[LQS] cosa nasconde sotto

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    In un mondo caotico, non è strano che le persone trovino conforto in quella manciata di cose immutabili loro concesse. Atlas cambia già abbastanza da solo, senza che nessuno glielo chieda, per questo è bello ogni tanto sedersi e osservare un tramonto, o un'alba. La sabbia che scorre in una clessidra, che lo fa sempre allo stesso modo - beh, non più altrove, ma qui ancora sì. Figure del genere vanno bene, fanno bene, anche se sono sempre le stesse. No, forse è proprio perché sono sempre le stesse. Purtroppo, di immutabile in una Stagione non c'è nulla. Farete bene ad abituarvici.
    Il sole può benissimo smettere di sorgere, un giorno. Ma voi all'inverno siete abituati. Così ci pensa di nuovo, come suggerito da un cattivo presagio... e decide di non tramontare mai.

    cosa nasconde sotto
    - la quinta stagione -
    hederath_1

    Hederath, un punto imprecisato
    È il settimo giorno della Quinta Stagione, ma ancora nessuno di voi sa esattamente cos'è. Quello che invece sapete è lo stesso che hanno notato proprio tutti gli altri, in questa parte del continente: il sole ha deciso di mettersi su Ravdösha, senza mai più togliersi di lì. Splende e splende, e i tovisiani scoprono cos'è il caldo. All'inizio è per tutti quasi divertente. Un bello scherzo lasciato in dote da questo strano, strano mondo. I bambini giocano più a lungo, il Baluardo è più illuminato che mai. In una landa così ghiacciata e abituata all'Inverno, quello perenne, un tocco d'estate è accolto con novità e stupore. C'è persino gente che viene dal Sud che lancia baci al cielo. All'inizio. Poi, la gente comincia ad avere paura.
    Il grosso dei meteomanti del Re descrivono il comportamento irresponsabile del sole come un fenomeno affascinante, un unicum di grande potenza. Solo quelli bravi ricordano invece Dalgon e capiscono che quello non è affatto il sole, ma sussurrano le loro conclusioni con terrore, e vengono derisi dagli stolti. Non passerà una settimana che le loro teorie riecheggeranno per tutta Hederath, poi tutto il Tövis, e sarà caos prima ancora della Fine. Quindi si solleverà una voce. Un unico ritmo. Nessun altro parlerà.

    B E N V E N U T I
    N E L L A Q U I N T A S T A G I O N E


    È il Re di Tutti i Re ad annunciare la quinta. Lo fa personalmente, con un tatto che renderà facili le battute sui Mangiapietra per i prossimi decenni, a chi rimane. A chi rimane. Non sembra importargli molto, ma c'è chi dice che il cuore dei Re è insondabile come i cieli per la loro altezza e la terra per la sua profondità. E allora benventi pure all'Apocalisse, perché no? Chi può, si salvi. Chi non può, preghi forte che qualche divinità bastarda delle vecchie ere si ricordi che un Atlas c'è stato, c'è ancora e la sua gente non se la passa tanto bene.
    Ma torniamo al Re. Parlerà a tutti. L'interezza dei suoi sudditi e di quanti pellegrini transitano per i confini del nord ascolteranno tutti la sua voce, uguali. Di per sé, questo è un fatto eccezionale, ma d'altronde... è una Quinta, e il sole come lo conosciamo non sta tramontando, quindi chi siamo noi per dire cosa è eccezionale e cosa no. Sua Maestà a questo non sa rispondere, ma la sua voce ha tutt'altri presupposti. Cercherà di rassicurare il suo popolo, nei limiti in cui può una voce nella testa che mostra connotati di onnipotenza. Dirà che il Nord ha affrontato calamità peggiori. Dopotutto, ha superato altre Stagioni... quando parla del Nord, però, il Re parla soprattutto della Terra. Quanto a chi ci vive sopra (o sotto, o in mezzo)... dirà che il modo più sicuro per sopravvivere è trovare un posto sicuro e aspettare la neve. Di attenersi agli antichi codici, che sono però così antichi che solo gli hederati li ricordano. Forse qualcuno a Ruavale. E poi... basta. Non ci sarà altro nelle sue istruzioni, e lui andrà via com'è arrivato: all'improvviso, senza darsi pena di rispondere a nessuna preghiera. Il suo è un ritmo molto pratico.

    E così, una fiumana di gente si mette in marcia alla fantomatica ricerca di un posto sicuro davvero, perché le loro case hanno smesso di esserlo in fretta, tanto l'Hederath è cambiato in sette giorni. Non ha subito la stessa sorte di Ravdösha, che la gente di qui osserva terrificata da lontano, e probabilmente non lo farà. I sentieri però non sono più gli stessi. Man mano che la neve scioglie il nord smette di somigliare ad un deserto bianco e diventa più... selvaggio, irregolare. La neve scioglie subito, i ghiacci no. Alcuni villaggi per questo allagano, altri prendono fuoco, e la gente di qui non è proprio abituata agli incendi. Ma c'è di peggio. Si parla anche di laghi ghiacciati, più ad est, usati per secoli come terreno sicuro sotto spessi strati di neve che adesso cedono, inghiottendo a centinaia. Nuove biforcazioni conducono a tane di mostri ridestati, ed ecco una nuova parte di gioventù tovisiana che se ne va. Il deserto diventa un canyon di ghiaccio che frantuma giorno a giorno. Accadono troppe cose strane, cui gli uomini del Nord, che sono pratici di molte difficoltà, non sono autenticamente preparati, e così la gente si raduna appresso a figure importanti, che di solito sono preti in cerca di un seguito facile e condannati a morire con il loro intero seguito, o Campioni dislocati sul territorio, o semplici Hederati. I mangiapietra riescono ancora ad orientarsi bene al Nord. Dopotutto, lo conoscono meglio di tutti gli altri. Ed eccovi qua.

    Ci siete finiti praticamente per caso, ma il vostro è un destino comune a quello di molti ancora in vita in giro per il Nord nel momento sbagliato della storia. È stata una settimana dura, quantomeno, e nessuno sa quanto durerà questa Stagione. Diciamo che, con tutta probabilità, avete scelto il quarto di secolo sbagliato per venire al mondo, o avere grosse grosse ambizioni. Come vivere, per dirne una. Ma tant'è, siete qui, che per quanti sono interessati alle vecchie mappe dell'Hederath è un luogo a metà fra Heder e Urvan delle vie profonde, giusto qualche miglia ad est del percorso abituale, vuoi perché Ravdösha mette paura, vuoi perché la cittadina di raccordo è scomparsa, inghiottita dalla neve, che si è mossa a valanghe per tutta la settimana senza lasciare scampo. Qui è anche un piccolo campo profughi gestito da due Campioni del Gelo: una gelida di nome Helishev e un mangiapietra di nome Dorvast. Lei uno spettro di quelle nevi che stanno sparendo, notabile per gli occhi che ancora ricordano gli effetti del Soffio e l'umore ballerino di una cocainomane in astinenza, lui la cosa più vicina ad una scultura di argilla in vera crisi di identità, ogni tanto sedia ogni tanto arma ogni tanto mezzo busto d'uomo ma mai qualcosa di maneggevole. Vi hanno accolti, strappati dalla vostra assenza di alternative o forse vi è semplicemente sembrato saggio unirvi di vostra sponte, ma adesso vi considerano una loro responsabilità. Come voi, ci sono altre cinquanta persone, e come tutti siete in procinto di discutere su quale strada battere e con quale obiettivo, perché di tutti i gruppi di Campioni sparsi nell'Hederath al tempo dell'apocalisse, siete finiti nell'unico con un Hederati non nel pieno delle proprie facoltà. Litiche, mentali. Qualunque esse siano. Almeno, lei sembra abbastanza distante da un prete.

    Solo su una cosa siete tutti d'accordo.
    Il Nord che scongela è un posto già abbastanza pericoloso.
    Meglio non guardare cosa nasconde sotto il ghiaccio, quando anche questo scioglierà.




    Qm PointBuona apocalisse a voi, per dirla come quel simpaticone di Ravulhuvar. Introducete i personaggi come volete, ma a prescindere da quanto tempo state seguendo i due campioni, fate tutti una prova di Carisma: vi servirà per entrare nelle grazie dei Campioni e stabilire esattamente qual è il vostro ruolo sociale. La prova è individuale, livello 2-3-4. Non c'è fallimento critico. Non ci sono successi critici.
    In linea di massima, svolgerete le prove chiamate da me nei post e chiamerete le vostre in supporto.
     
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    « Non ditemi che sta finendo il mondo per davvero. Uffa. »


    H A A N


    Haan_2
    Lì.
    La foresta è silenziosa. Nemmeno un alito di vento. Nemmeno il fruscio delle fronde, o un uccellino tra i rami. Anche i tuoi passi sono silenziosi e cauti, perché sai che non sei solo. I nobili sanno essere molto permalosi, e si può dire che il conte Pierluigi di Malaerba non ha apprezzato la tua breve permanenza a corte - non tanto quanto le sue due figlie.

    Nel cuore della notte, non è facile distinguere le sagome. Ti accorgi all'ultimo di tre individui che non sei riuscito a eludere. Porgi la mano all'elsa della spada curva - di Jessica, pregando di non doverne davvero fare uso. Allora te ne rendi conto: le tre figure non sono scagnozzi del signorotto. Gli Eavrath non cedono infatti la propria lealtà ad altri che all'enigmatico "Saggio-tra-noi", al giorno d'oggi. Ti prestasti alla loro causa, alcuni anni orsono, e speri che questa memoria non sia andata perduta. Tre nerboruti esseri semi-parnavici, dalle sottilissime piume nere come l'inchiostro, avvolti ciascuno in un piceo tabarro. I loro bracciali e le collane d'oro, che ne identificano il rango, sono celati sotto le falde. Le loro sclere azzurrine ti fissano, ad assicurarsi di essere al cospetto dell'uomo giusto; non puoi prevedere le loro intenzioni, ma capisci che non accetterebbero un no, come risposta.

    Una quarta figura emerge dalla tenebra, una figura più esile e coperta in un ampio cappuccio. Sembra questa, nonostante la statura, essere a capo dei tre taciturni guerrieri. Ne osservi i movimenti della veste, gioco di ombre e di luci, e con un brivido ti rendi conto di cosa nasconde, sotto.

    La donna più bella del mondo. Lo è diventata, per te, in questi lunghi mesi di separazione. I suoi occhi ti ghiacciano ben più di quelli, spettrali nella loro mancanza di pupilla, della sua scorta. Si avvicina mantenendo le iridi fisse sul tuo volto. Sai già cosa ti spetta.
    Uno schiaffo, più forte di quanto avevi previsto, sulla guancia. Sai bene perché.
    Un bacio, appena a lato della bocca. Sai bene perché.

    Qui.
    Dove, qui? Boh, non lo sai con certezza, è un punto imprecisato dell'Hederath in cui la ricerca vi ha condotti. Proprio allora, la stagione ha preso a cambiare, e qui è divenuta la vostra nuova casa. Se così si può chiamare. Per quanto, insieme, il futuro sembri meno difficile da affrontare, non puoi proprio dire di aver vinto al Festival di Alioth. La vita ti ha concesso un piccolo sollievo, prima di lanciarti in faccia qualcosa che sembra cioccolata, ma non ha un buon sapore.

    Buffo come i due idioti siano stati la vostra salvezza, quando il vento ha cominciato a cambiare. Letteralmente, un vento caldo, mosso da un sole che non tramonta mai, del quale non ti lamenteresti affatto... se solo si limitasse a dar conforto alla tua pelle, invece che rendere il deserto di ghiaccio una landa ancora più insidiosa. Ti guardi in giro: tempo di mettersi al lavoro, per il bene di questa vasta... latrina in mezzo al nulla. Non ti piace, ma questo è il patto... e per fortuna che c'è lei con te, o saresti probabilmente già spacciato, con la tua capoccia calda.

    CITAZIONE
    Azioni
    Faccio una prova di Carisma 3 spendendo 3 stress. Narrativamente sarebbe dovuto in gran parte alla vicinanza con Amatheya, che si fa ben volere dai Campioni.
    Bonus:
    Malus:

    Stats
    Conto:
    Livello: 5
    Risorse di Base:
    Energia: 40 | Salute: 40 | Stress: 10
    Punti Competenza: [10/10]
    Arcana: 4 | Furtività: 3 | Atletica: 2 | Percezione: 1
    Classi di Difesa: [5/5]
    Riflessi: 2 | Tempra: 1 | Volontà: 2
    Lingue parlate:
    Atlassiano, Elfico, Aliothi

    Abilità Artefatto: [5/5]

    Bussola del cercatore: tale bussola, infusa di magia oscura come tutti gli oggetti che ti porti dietro da decenni, con un po' di pazienza puoi farla puntare nella direzione di ciò che cerchi al momento. Se ti trovi in un gran casino ora, è solo perché hai voluto mostrarla alla tua nuova compagna in un istante di deficienza. Ti dà una chance in più di ritrovare una creatura, persona o cosa perduta, a patto di averne un'immagine abbastanza precisa in mente. Il quadrante stesso, color avorio, vira progressivamente sull'arancio all'accorciarsi della distanza dall'obiettivo. Data la sua importanza per te, la mantieni in un piano immateriale di oscurità, al quale solo la tua mente può accedere per recuperarla.
    [Attrezzi del mestiere (+1 Percezione: Inseguire)][Nascosto][2 Slot]
    Jessica: C'è pure una spada a una mano di ben maggior valore, che è diversa da tutte le altre e sulla cui lama è incisa la parola Jessica: è del capitano, prenderla sarà molto più difficile. [prova di furtività] Riesci a prendere la spada senza che il Capitano se ne accorga, per adesso. Non appena la afferri senti qualcosa dentro cambiare: una addizione che ti rende un po' diverso da ciò che eri, un po' migliore. Sembra che lei abbia una parvenza di una coscienza e che tu le piaci, così tra le altre cose ora puoi farla apparire nella tua mano ogni volta che desideri. Goditela finché puoi, ché le donne sanno essere delle persone estremamente lunatiche. (there were dragons)
    [Attacca su Riflessi][Arma curatrice I][Versatile I (Tempra)][Nascosto][3 Slot]

    Abilità Personali: [5/5]

    Convivio d'Inferno: al culmine dello scontro, se danneggiato o in preda a quella frenesia istintuale di cui provi grande ribrezzo, ecco che i segni sulla tua pelle si ramificano su di essa e sul mondo esterno, formule di antica fattura che evocano la Congrega di Asmeretk. Orrificante stato in cui il tuo corpo si trasforma in un piceo fulcro abissale dalla vaga forma umanoide, con mille occhi di brace, ammantato da nere creature striscianti: scolopendre che si perdono indefinite nel buio con l'essenza delle arti precluse. La Congrega, mente alveare la cui volontà può confliggere col tuo intelletto superiore, ingloba e divora la carne e il sangue degli sconfitti, traendone possenza. Una volta riacquisito il controllo, sarai risanato; ma a quale prezzo.
    [Passiva di Recupero: Trionfo (Salute)][2 Slot Abilità]
    Ombra di Madràk: una creatura ha sfidato la tua furia interiore al punto che il tuo sangue ribolle e percepisci il nero potere espandersi sulla pelle. L'inchiostro maledetto dalla fronte, ti attraversa e si propaga a terra, in acqua o anche nell'aria, come serpe immateriale scatta e morde in una frazione di secondo, lasciando un'ustione nell'area colpita.
    [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 12][1 Slot Abilità]
    Occhio di Ea'Vraan: senti scorrere le sfolgoranti correnti del mondo. Un anello di luce aurea o celeste si frappone tra il nemico e te, proteggendoti come un vero scudo. Il talento non è stato ereditato da Asmeretk, ma ti è stato conferito da Gorthan l'Illuminato, come ringraziamento per averlo aiutato a rintracciare i propri fratelli dispersi e addormentati.
    [Difesa attiva di Volontà][Costo Variabile I (3/5)][Effetto 4/6][1 Slot Abilità]

    Istinto di conservazione: schivare quel fendente di spada è decisamente una buona idea.
    [Difesa attiva di Riflessi][Costo 8][Effetto 10][1 Slot Abilità]
     
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    L'orologio dell'apocalisse si è mosso. Gli ingranaggi stridono, la polvere cade dal quadrante. Le lancette segnano sette minuti alla mezzanotte: il Sole si ferma sopra l'Hederath. Nessuno sa perché.
    La Quinta Stagione è iniziata.






    Alcuni impazziscono. Scappano, abbandonando le loro case, il lavoro, la famiglia e corrono. Seguono il primo comandamento dell'istinto: darsela a gambe. Amen. Peccato che non c'è posto sicuro al mondo. Ma loro questo lo sanno eppure le gambe non possono fermarsi. Così cessano di esistere i fornai, i contadini, i preti e persino le puttane. Esistono solo i fuggitivi, ora. E guardandoli puoi comprendere le verità, i concetti portanti dell'esistenza sui loro lineamenti disumani: fanculo, la vita è una sfida egoistica di sopravvivenza e io la vincerò. Sai che notizia: il continente trema, i ghiacciai si sciolgono, l'Astro Celeste smette di ruotare e le persone scappano pensando solo a loro stesse. Dov'è la novità? Eppure, fino a quando non ci sei dentro non puoi immaginare. Non puoi immaginare il pianto di un neonato nel cuore di in una città fantasma.
    C'è chi ne approfitta. Chi prende possesso delle cose lasciate indietro, delle abitazioni abbandonate, dei campi incolti, delle chiese vuote, dei bordelli silenziosi. I demoni codardi che si nascondevano nelle anse intestinali più putrescenti ora vengono cagati fuori. E innalzandosi sopra piedistalli lucenti (ancora per poco) questi uomini gridano. Il mondo è mio! E le parole volano ma non rimbombano. Si perdono, inghiottite dal tremore del mondo, violentate dalle urla del cataclisma. Soli, nient'altro che anime vacillanti: non contano niente. Ma loro lo sanno. La ricchezza di cui hanno preso possesso vale quanto la pisciata di un ubriacone sul Sole alto sopra l'Hederath: un cazzo!
    Altri negano. Rifiutano, non accettano la realtà così com'è. Prima o poi, dicono, la situazione si risolverà da sola. Questione di tempo e il Sole tornerà a ruotare. La Quinta Stagione non esiste, è solo un'invenzione. Una teoria mai confermata, scialacquata dai potenti per spaventare le genti. Per soggiogare i deboli nel terrore. Affinché essi non rivendichino i diritti che spettano loro per natura. Se guardate bene verso Nord il Sole non è così tanto fermo come dicono, dopotutto. Si muove, impercettibilmente ma si muove. Basta crederci. È già successo in passato, è scritto negli antichi manoscritti di Alioth. Dobbiamo restare tranquilli, continuare a vivere come abbiamo sempre fatto. Perché solo chi non cadrà nell'inganno beffardo del mondo blasfemo sarà salvatore di se stesso.
    Solo in pochi hanno scelto di resistere, hanno deciso di combattere. Non tutti sanno bene contro cosa, per nome di chi, con quale mezzo. Ma c'è colui che queste cose le sa. Che nemmeno di fronte ad un'Armageddon possiede la libertà di ignorare la proprio volontà. Poiché egli è la propria volontà. Egli desidera la propria volontà. L'inarrestabile spirito di violenza è giunto infine nell'Hederath, illuminato dal Sole cocente come un perentorio giudizio divino. Lui è qui per portare ordine. Roden è oramai un'avventura trascorsa, dimenticata. Non v'è tempo per riposare, l'apocalisse è iniziata. La si vede riflessa negli occhi scioglienti di Helishev, la si sente martellare nel cuore sgretolante di Dorvast. Guerra e sangue, rivendica il plebiscito. I colpevoli verranno individuati e inchiodati alle croci per mezzo di migliaia di chiodi arrugginiti. E quando nell'apice dell'agonia infine comprenderanno i loro peccati e vedranno la luce del quieto sentiero, chiederanno finalmente perdono. Ma ciò che otterranno sarà una tiepida pisciata in testa: giustizia. Perché se esistesse un Dio buono, l'armatura sarebbe il buco del culo di quel Dio.



    R o z w a l d

    Livello: 5

    Salute: [40/40]
    Energia: [40/40]
    Stress: [10-3= 7/10]

    Competenze: Atletica 5, Percezione 4, Natura 1
    Difese: Riflessi 1, Tempra 1, Volontà 3
    Prestigio: Rango 5

    Equipaggiamento:
    - armatura pesante (equipaggiamento semplice)
    - Giustizia: spadone a due mani (arma superiore II; versatile I)

    Passive:
    - Corpo vuoto (immune a colpo fatale per punti deboli)
    - Infaticabile (malus 0/-1 per spese grandi/ingenti)

    Attive:

    Riassunto: Rozwald consuma 3 stress per affrontare la prova di Carisma a potenza 3
     
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    * Cosa nasconde sotto *
    - La Quinta Stagione -
    Le certezze possono sgretolarsi o sciogliersi come neve sotto il Sole. Chiunque avesse inventato un simile detto l'avrebbe pagata cara. Parecchio.
    Ravdösha non era più il luogo prediletto di prima. Una bara di ghiaccio destinata a liquefarsi, missione compromessa, una soluzione tappabuchi al soldo di un mago fidato che tuttavia non sarebbe durata in eterno. Nulla lo era, duro scoprirlo nella via più drastica. Quinta Stagione, suonava come l'inizio di un Requiem, con l'aspettativa di essere portato a termine piuttosto che giacere abbandonato e incompleto. Che seccatura, i cambiamenti drastici. Ad alcuni avrebbe portato una ventata di novità, ma le menti analitiche detestavano l'incremento improvviso di entropia. Non davano il tempo di razionalizzare, di studiare ed elaborare una controffensiva, pur sapendo di aver perso in partenza il confronto. Caos: propensione naturale e senza sforzo al disordine. Combatterlo significava generare qualcosa di non previsto dalla Natura, forzare le cose con una dose generosa di fatica. Molta più di quella utilizzata per costruirsi la propria vita in quel lembo di terra chiamato Atlas. Eppure, da qualche parte, vi era per forza un illuso convinto di lottare per un bene superiore.
    La spesa vale l'impresa. Anche quest'altro idiota meriterebbe di tacere per il resto dei suoi giorni.

    Per l'ennesima volta nell'arco di qualche minuto un gesto si ripeteva. Due dita infilate sotto il colletto della pelliccia, allontanando il tessuto appiccicoso dalla pelle sottostante del collo. Movimento semplice quanto goffo per chi lo praticava, accompagnato da smorfie affatto nascoste e dal disagio di chi non vi era abituato. Nessuno lo era, specie in quelle terre impervie i cui abitanti incarnavano l'essenza stessa del Gelo o si mascheravano con la pietra delle montagne. Anche se impervio, ormai, si riferiva ad altro. Un Tövis senza ghiaccio condannava un Ravdöshi a perdere parte di sé, la forza insita dell'elemento, lo stesso che li plasmava e li conservava a prescindere dalla razza di partenza. Il caldo non avrebbe stravolto anche ciò. Guardia alta, vigilanza costante.
    Dar'yana se ne fregava delle cause relative alla Quinta Stagione. Complotti, teorie, tesi, non il suo campo. Contavano le conseguenze e la salvaguardia dei propri tornaconti. Una locanda che non aveva clienti: aveva poco senso mantenerla attiva, trascinando con sé l'immancabile carretto - laboratorio alchemico portatile. Per essere sempre pronta ad armeggiare nel prediletto campo, ora più che mai. Alchimia come strumento di combattimento per una catastrofe, ipotesi da verificare tutto sommato. Leggera stretta al ciondolo quando lo strattone al collo parve più forte del solito, timore che il sudore le avesse fatto perdere l'unico oggetto di valore posseduto. Un oggetto da svelare all'occorrenza. Come accadeva per la doppia identità. Qualcuno poteva averlo già notato, una bambina Gelida che aveva aiutato i profughi in difficoltà, occasioni da contare sulla punta delle dita. Il più del tempo

    Ed eccola, in sella al fido facocero delle nevi, non abbastanza capace di svettare rispetto alla figura mastodontica di Gronk alle sue spalle. Non seduto a sua volta sull'animale, ma posto appena dietro colei che un tempo gli salvò la vita. Curiosa replica dei due Campioni del Gelo di fronte, Gelida ed Hederati da ambo i lati, con la minore del quartetto a scrutare in cerca di segnali. Di cosa? Riconoscimento, forse, da parte di coloro che un tempo erano stati suoi compagni, talvolta sottoposti. Identificarsi sotto le sembianze di Irina, compito tutto sommato fattibile per loro se avevano assistito alla nascita della figlia; "segreto" svelato quindi dal temperamento di Dar'yana inconfondibile e quasi mai assopito. Tranne nei casi in cui la più empatica desiderava partecipare. Giocare, parafrasando con il modesto e fin troppo sentimentale vocabolario di cui disponeva, così diverso dal verbo preferito di un generale con l'attitudine al controllo: pianificare.
    Schiena eretta, postura quasi innaturale e rigida, tentativo di darsi un contegno nonostante il luogo e le apparenze. Occhi profondi a scrutare i visi di tutti nel campo, azzurri e splendenti di una benedizione ancora viva per fortuna, ultimo rimasuglio di certezza ancora insito e poco propenso ad abbandonarla. Trasmutazione completa, non sarebbe più regredita a banale umana. Mai più. Tuttavia, la scelta di unirsi al gruppo sembrava dimostrare il contrario. Domanda lecita, dunque, su chi Dar'yana rappresentasse in quel momento. L'illusione di farcela, la rassegnazione dell'inevitabile, il pessimismo dovuto a una fine che sopraggiungeva in crescendo. Ma come l'Uroboro non staccava mai la testa dalla propria coda, così ogni ciclo era destinato a ripresentarsi ed esaurirsi. Ripetizione. Forse in quello si nascondeva la chiave. La Storia, quella di chiunque, era un insieme di corsi e ricorsi. Nulla si inventava per davvero, tutto si proponeva ancora e ancora. Ci si preparava con armi diverse, adatte a contesti diversi. Restava solo da scoprirle. O mostrarle sotto una guida competente.

    (Al prossimo turno lo faccio più carino, lo specchietto)
    Salute 40/40
    Energia 40/40
    Stress 8/10

    Competenze Artigianato IV - Natura IV - Carisma II | Influenza V
    Classi di Difesa 1[r] - 2[t] - 2[v]
    Ferite: ---
    Status: ---
    Bonus: ---
    Malus: ---

    Equipaggiamento:
    - Albedo [Mangiamana II][Nascosto]

    Passive:
    - Rigenerazione: +2 Risorse a scelta all'inizio di ogni turno
    - Ispirazione: +3 Risorse a scelta ogni 15 danni inflitti

    Attive:
    //

    Prove effettuate Carisma (4)

    Riassunto: Dar'yana spende 2 punti stress per superare la prova di Carisma da 4.
     
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    Allora, vediamo di capirci. – Parla Helishev, il capo in comando. Per meglio dire, la gelida che ha proprio tutta l'aria di non voler essere in nessun altro posto al mondo e sfoggia un ghigno che sembra voler dire "col fottuto cazzo che mi perdo l'Apocalisse". Frase che, a ben vedere, le avrete già sentito ripetere almeno un paio di volte. – Il Sud è uno schifo di laghi ghiacciati che stanno sciogliendo e non abbiamo alcuna voglia di finirci dentro e morire divorati da chissà quali mostri. L'Est ha passaggi così stretti fra le montagne innevate che potremmo rischiare di morire seppelliti da valaghe quasi ogni minuto. L'Ovest... bah, al Divoratore quello. Nessuno sa che cazzo gli è preso.
    Si rivolge a voi e a un piccolo nugolo di persone - tutti assieme siete una decina - in una tenda improvvisata per ospitare quanti hanno il diritto apparente di poter dire qualcosa, che sia sensato oppure no. Voi tre lo avete, questo diritto, perché almeno una fra la gelida e l'hederati vi hanno considerato, se non utili, almeno meritevoli di attenzione. Gli altri sono ciò che resta di importante dei villaggi che il gruppo ha superato. Un medico umano, almeno un paio di galzani-pantera delle nevi da braccia e temperamento importanti, un paio di gelidi fra cui un vecchio capovillaggio notabile per abilità oratorie. Siete tutti qui convocati per parlare di cosa fare e possibilmente come farlo.
    Resta il Nord. Quello estremo, tipo il Baluardo. – Ride, perché sa che è un pensiero stupido. – Non arriveremo così lontano sulle nostre gambe e basta, di sicuro. Poi, probabilmente è meglio non farlo. Ad ogni modo. Nord. Possiamo trovare rifugio in qualche avamposto connesso alla capitale. Ce ne sono molti sulla strada per il Baluardo. A trovarla.
    "Bene, buttiamoci!" Dicono così i galzani, eccitati come cagnolini prima di una passeggiata.
    Sì, sì. Il vostro entusiasmo è apprezzabile, micioni. Ma. Non so se ve ne siete accorti, abbiamo proprio uno stracazzo di problema. Il nostro sasso è rotto. Niente bussola.
    Il sasso risponde un laconico: – Eh eh.
    Questi terreni... – Riprende lei, negli occhi il livore più acceso di un tono. – Diventano più complessi ogni giorno che passa e meno battuti ogni minuto. Il sole sta a farsi i fottuti affari suoi su Ravdosha e non vediamo uno schifo di stella da settimane.
    Si ferma, e vi guarda uno ad uno, come se si aspettasse che qualcuno di voi chiedesse le conclusioni di quanto appena annunciato. Quindi...?
    Quale diavolo è, il Nord, esattamente? Potete dire che il sole è fermo? Sicuri sicuri? Quanto fermo? Quanto bene sappiamo calcolare la nostra posizione in relazione solo a quello? Perché quello abbiamo.
    Poi c'è il problema delle provvigioni, che è solo un altro dei centocinquanta che dobbiamo risolvere. Qualunque viaggio sarà lungo e sfiancante. Il sasso non mangia, quindi a posto. Noi altri non abbiamo questa fortuna. C'è sole, ma escludo la possibilità che un albero da frutto compaia all'improvviso in mezzo alla neve per bontà divina. Non solo. I rifugi delle comunità più piccole, a quest'ora, potrebbero già essere sommersi, da neve o peggio, acqua, e le loro scorte andate perdute per sempre. Fatevi venire in mente qualcosa di utile.





    Qm PointSuperate tutti più o meno bene la prova, e poiché si parla di una scala di successi, accadono le seguenti cose: Haan viene praticamente reclutato come Scout, a Rozwald è richiesto di usare la spada a difesa degli esodati mentre Dar'yana è a tanto così *gesticola* dall'essere la figlioccia di Helishev.
    Recatevi pure in supporto. Nessuno di voi tre ha bisogno di sostenere alcuna prova per prendere parola, almeno la prima volta, ma Helishev ha DAVVERO un brutto carattere e non è troppo incline alle stronzate, perciò potreste cambiare il vostro favore nei suoi confronti da un momento all'altro. Dar'yana può tranquillamente esprimersi per due volte su due argomenti distinti, ma anche proporre di mangiare la Luna perché è fatta di formaggio e ciononostante Heli potrebbe lo stesso continuare ad ascoltarla con gli occhietti sbrilluccicanti. Tale è la differenza delle vostre prove.
     
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    Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un essere umano, Rozwald non batté ciglio (anche perché non ne possedeva di ciglia da battere, l'armatura). Si può dire che le parole di Dar'yana scivolarono su di lui come gocce di pioggia sul vetro di una finestra: senza turbarlo. Ma non c'era da che meravigliarsi data la struttura che animava l'armatura.
    Certo, lei conosceva e comprendeva la natura degli atlassiani. Ma, ahimè, tendeva spesso a dimenticarsi delle peculiarità che li contraddistinguevano da essa stessa. Come l'imprescindibile bisogno di nutrirsi e abbeverarsi. E fintantoché si trattava di una ristretta manciata di individui, tale questione era relativamente semplice da risolvere, persino in un territorio tanto impervio come il Nord. Ma riuscire a sfamare un intero reggimento di profughi era di certo tutt'altro affare.
    Per non parlare di quell'impreteribile dettaglio dello sviluppo e del deterioramento, che proprio non riusciva mai a ricordare. Che il ciclo della vita di un essere umano imponeva due età vulnerabili: quella dell'adolescenza e quella della vecchiaia. Tanto deboli, quegli esseri, che per due terzi della loro esistenza non erano in grado di battersi. E questo impreteribile dettaglio rendeva, in effetti, difficile condurre il reggimento di profughi attraverso le terre della minaccia nel Ravdösha senza aspettarsi un clamoroso fallimento e un ingente quantità di vittime.
    C'era da dire nevvero che un animo nobile e cavalleresco avrebbe lottato senza paure né rimpianti. Avrebbe difeso la propria patria e il futuro della sua terra con cieca temerarietà. Avrebbe sfidato la propria sorte e duellato col destino con serena consapevolezza, arma in pugno e cuore stridente. Ma ecco che l'armatura si rinvenne: gli uomini non sono cavallereschi. Sono degli inutili codardi che preferiscono nascondersi e scappare.
    Rozwald non si arrabbiò per la durezze delle parole di Dar'yana né si rattristì, offese né si incupì. Al netto di tutte le considerazioni la donna aveva ragione: ciò che il vigilante di metallo aveva avanzato non erano che idee stupide. Da non potersi applicare ad un reggimento di profughi inetti, molti dei quali magari non avevano nemmeno mai retto una spada in vita loro.
    Rimase indifferente a quelle parole, l'armatura. Con un vuoto quanto inospitale sguardo (si fa per dire) Rozwald fissò la donna. Capiva le ragioni dietro il suo maleducato portamento. Erano ragioni piuttosto umane.
    Le sorrise. Ma lui non possedeva un sorriso. Per quanto ne sapeva Dar'yana era una persona per bene.


    R o z w a l d

    Livello: 5

    Salute: [40/40]
    Energia: [40/40]
    Stress: [7/10]

    Competenze: Atletica 5, Percezione 4, Natura 1
    Difese: Riflessi 1, Tempra 1, Volontà 3
    Prestigio: Rango 5

    Equipaggiamento:
    - armatura pesante (equipaggiamento semplice)
    - Giustizia: spadone a due mani (arma superiore II; versatile I)

    Passive:
    - Corpo vuoto (immune a colpo fatale per punti deboli)
    - Infaticabile (malus 0/-1 per spese grandi/ingenti)

    Attive:

    Riassunto:




    Edited by H I G - 30/5/2023, 19:04
     
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    * Cosa nasconde sotto *
    - La Quinta Stagione -
    Mente analitica pronta a registrare tutto. O quantomeno il necessario. Le problematiche si sovrapposero l'una con l'altra, tutte di notevole importanza e da risolvere al più presto. Non si poteva pensare di partire senza aver chiarito la strategia migliore per muoversi. Dar'yana lo sapeva. Lo sapeva quand'era stata Campionessa del Gelo, quando aveva assunto il comando del primo plotone, quando le era stato concesso di guidare il suo clan alla vittoria. E alla supremazia di Ravdösha nel Tövis assieme al Baluardo, fedele alleato, lo stesso a cui appellarsi dopo quella strage naturale che era divenuta la Quinta Stagione. Voce schiarita, cristallina nel parlare per la prima volta dopo lungo tempo di silenzio, limpida da dodicenne ma tagliente e gelida nelle intenzioni. Era Dar'yana a comandare e lo si sarebbe capito senza troppe difficoltà.
    « Dubito che Gronk ricordi a sua volta come arrivarci, al Baluardo... » Occhiata di disapprovazione verso l'Hederati. « E non credo esistano mappe della zona. Di acqua ne avremo a sufficienza lungo il cammino, che sia liquida o ancora neve. Resta il cibo da ricavare con la poca selvaggina della zona, sempre che ci siano cacciatori qui. » Altra occhiata, stavolta in giro per captare qualche segnale dagli altri. "Altri" alias il mezzelfo e il metallico automa. Su quest'ultimo aveva posato da un po' lo sguardo, l'alchimista che fremeva dalla voglia di curiosare il meccanismo che lo alimentava per capire come funzionasse. Un'intera giornata a tu per tu le avrebbe consentito di affinare le tecniche da artigiana...
    "Oh, non fargli del male, Madre. Sembra una persona buona."
    "Fa' silenzio, Irina!"
    « Se pure ce ne sono, le mappe sono obsolete. Nessuno ha mai veramente indagato cosa c'è sotto il ghiaccio perenne. Questi sono tutti nuovi sentieri. »
    Puntuale la risposta di Helishev, non ancora esaurita dall'aver fornito le informazioni necessarie. Era vero, neanche Dar'yana avrebbe saputo orientarsi nel nuovo mondo in cui si era tramutato il non più freddo Nord. Dannato caldo, aveva distrutto la terra che le apparteneva! Ebbe solo un fugace pensiero al Labirinto, il luogo in cui era rinata. Cosa stava accadendo nel profondo di quel misterioso luogo? Lo stesso fato della bara a Vas-Ravdösh, probabile.
    « Questo caldo è una cosa nuova. Dobbiamo aspettarci mostri fuori dal letargo e parecchio incazzati, che vorranno competere per le creature commestibili. Ma si può fare, magari creando un grosso gruppo. »

    Cenno a concordare. Logico che servissero più di qualcuno dotato di forza bruta e istinto alla caccia, non i primi sprovveduti che passavano di là. I Galzani sembravano piuttosto papabili - e sacrificabili - per un compito simile. Anche per indole tribale, profonda quasi quanto quella che intercorreva fra i Ravdöshi. Combattere, rafforzarsi, con alla base il rispetto bellico. Non aveva l'istinto per cacciare bestiame, Dar'yana, come lo aveva per le persone o i propri obiettivi alchemici. Delegare i compiti a persone più competenti evitava lo sfascio di un gruppo e così sarebbe stato.
    « Ovviamente posso dare una mano come cacciatore. Non ho questi sensi affinati ma la ho un artefatto che può aiutarmi a rintracciare le prede, agevolando le operazioni. »
    Piccola rotazione di busto per osservare meglio chi aveva parlato, corpo rigido e impettito sul minuta costituzione della figlia, occhi fissi senza ancora barlume reale di rabbia. Elemento inaspettato. Non si sarebbe immaginata che un simile individuo possedesse umo strumento del genere. Curiosità professionale, chissà se fosse possibile replicare o addirittura potenziare un manufatto del genere. Certo era che, così facendo, sarebbe venuto meno il cuore della caccia, il brivido del sangue conquistato con sudore e merito. Era come barare a carte, ma con una pista in palio ben più alta dei solidi. Durante uno scenario apocalittico si poteva davvero parlare di scorciatoia? Sempre che il tipo non avesse mentito al riguardo, oppure che non avesse ben chiare le vere potenzialità dell'oggetto. In ogni caso, comodo così.
    « Che comodità. »
    Helishev la lesse nel pensiero, con tanto di reazione diffidente dei Galzani. Pugni appena chiusi, nocche sbiancate dal solito azzurro pallido della pelle da Gelida. Ci mancava solo che si inimicasse la forza bruta su cui fare affidamento. C'era da dire, però, che posta a tal modo sembrava possedere un oggettino alquanto interessante. Anche in quel caso Dar'yana pensò a come analizzarne il funzionamento con avido interesse, puntualmente disturbata dalle frottole empatiche della figlia. E come se non bastasse, il peggio doveva ancora venire.

    «Viaggiamo in direzione del Sole. La bussola è rotta, le stelle non compaiono, non cresce muschio sugli alberi di queste gelide foreste. E anche se mi sbagliassi non possiamo escludere che lo strano comportamento del Sole possa aver cambiato l'orientamento del muschio o di altri vegetali. Il nostro unico punto di riferimento, fermo e affidabile, per quanto ne sappiamo, è il Sole. »
    Oh no. Sbuffo di impazienza. Segnale non buono. Iridi spostate questa volta cariche di collera.
    « E seguendolo finiremmo dritti in Ravdosha, che è da dove la gente sta cercando di scappare. E una volta lì? »
    Domanda che la Gelida aveva posto con tanto di scetticismo, incrementato dallo sguardo severo che l'altra più piccola stava rifilando all'uomo metallico. Un solo gesto e sarebbe comparsa Albedo, pronta a manifestare il potere del Soffio del Gelo della criomante, tramutandolo in qualcosa che potesse far silenzio. O ancor più facile schioccare le dita perché Gronk - inerme e con la faccia di chi non comprendeva un'acca di niente - le passasse gli strumenti da lavoro. Qualunque cosa, purché non sparasse cazzate una dietro l'altra.
    " Taci, idiota. ORA. "
    « E una volta lì non ci lasciamo perdere l'apocalisse, per un fottuto cazzo! Se la gente è in fuga da Ravdosha forse è lì che dovremo essere noi: a difendere chi ha bisogno di aiuto, a vedere cosa sta succedendo. A combattere. »
    « Certo, certo. Portiamo dozzine di bambini e il doppio degli anziani a combattere in palazzi di ghiaccio sciolti e a menare fendenti al cielo. Apprezzo il tuo entusiasmo, ma forse è il caso di difendere i profughi che abbiamo al seguito, prima di affrontare non sappiamo un cazzo di cosa. »
    Maledetto idiota buono a nulla. Non si era reso conto del controsenso prima di dare fiato alla bocca metallica che si ritrovava? Se avesse continuato a tirar fuori frasi grossolane e senza senso come quelle, potevano dire addio all'alleanza instaurata nel gruppo. Con la voce di Irina nella testa, poi, fu facile perché Dar'yana desse fondo allo sprezzante disgusto che provava in situazioni simili.
    "Sembra proprio divertente, mi fa ridere!"
    « Un'altra parola fuori posto e metterò mani sui tuoi bulloni per farti tacere, uomo di latta. »
    Quanto detestava le perdite di tempo! La contrapposizione tra voce bambinesca e durezza dell'espressione era piuttosto palese, attenuandosi di poco nel tornare a fronteggiare la simile.
    « Vale la pena provare l'artefatto del mezzelfo, ammesso che lavori come dice. Altrimenti basterà l'istinto dei più guerriglieri, qui. »
    Non si intendeva affatto di paesaggi, soprattutto ora che erano stati pesantemente modificati dalla Quinta Stagione, per cui confidava nelle capacità di altri a stilare un percorso. Qualcuno che non sparasse sciocchezze a caso, magari. Invece no. Faccia di bronzo, forse letteralmente, che accolse con indifferenza glaciale. Qualunque cosa volesse suggerire, il tipo di latta era entrato nel mirino di futuro piantagrane. Inoltre la fece spazientire l'ulteriore ciarlare a caso su elementi di cui Dar'yana non sapeva come intervenire. E a suo giudizio, inutili. Non era decisamente il caso di mettersi lì a filosofeggiare o ergersi a cervellone senza motivo. Bisognava attuare piani concreti. Fine della discussione. Occhi al cielo e sbuffi di disapprovazione, trovando pace nel soppesare la Gelida di fronte a lei. Pareva che fosse l'unica a cui fare affidamento. Il Soffio designava sempre i meritevoli di tale benedizione. Di certo non avrebbe scelto quei due.

    Salute 40/40
    Energia 40/40
    Stress 8/10

    Competenze Artigianato IV - Natura IV - Carisma II | Influenza V
    Classi di Difesa 1[r] - 2[t] - 2[v]
    Ferite: ---
    Status: ---
    Bonus: ---
    Malus: ---

    Equipaggiamento:
    - Albedo [Mangiamana II][Nascosto]

    Passive:
    - Rigenerazione: +2 Risorse a scelta all'inizio di ogni turno
    - Ispirazione: +3 Risorse a scelta ogni 15 danni inflitti

    Attive:
    //

    Prove effettuate //

    Riassunto: //
     
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    « Sbrigati che posti in tempo per i task, su. »


    H A A N


    Haan_2
    Qui.
    Parole fredde e pratiche, dritte al punto, quelle di Helishev. Un po' più fuori dal mondo il buon vecchio Rozwald, del quale non puoi che apprezzare, e forse temere, l'entusiasmo. Entusiasmo che le due gelide spezzano sul nascere.

    Ad ogni modo, eccola la tua proposta:
    « Posso dare una mano con la selvaggina. Probabilmente ci sono qui cacciatori migliori di me » nel particolare ti stai riferendo ai gemelli leopardoni, ma senza indicarli - che ci rientrino o meno, è un po' uno stereotipo razziale « ma due occhi in più possono far comodo. Due occhi e un artefatto che punta sempre verso le prede che stai inseguendo, come può essere una caprilepre scomparsa tra gli arbusti. » La generalessa sembra apprezzare, mentre i suoi micetti non si mostrano alquanto convinti. Hai il beneplacito della bambina. Ti domandi se possa esistere un secondo uso possibile della bussola, sulla base di quanto affermato circa eventuali movimenti del sole. Si può inseguire il sole? Bah, non ha troppo senso. Ma magari ci ragionerai su ancora un po', perché forse un uso c'è ma ti sfugge come neve che si fonde nell'abbraccio delle dita.

    Stai esternando i tuoi pensieri, quando: « Le ombre! Osservando le ombre possiamo scoprire se il sole si muove. Prendiamo un oggetto di altezza nota, misuriamo l'ombra che proietta nelle varie ore della giornata e possiamo vedere se il sole resta fermo, se si muove irregolarmente o con dei cicli precisi. Nel primo caso abbiamo un punto fisso, nel secondo no, nel terzo... » E qui fai una piccola pausa, non tanto drammatica, ma perché forse non hai considerato tutto tutto. « Servirebbe qualcuno che abbia studiato queste cose, per trovare il centro dell'orbita e usarlo come punto fisso, mi sa. »

    Noti Helishev sudare. Anche i due galzani sudano con lei, il che è una cosa strana. Ma mai quanto l'altro capo, letteralmente un capo di pietra, con le goccioline di sudore sulla fronte. Ecco appunto, in dieci non fate il cervello di un uomo di scienza.

    Malgrado questo, ti rimetti a far girare gli ingranaggi, che magari qualcosa di utile ne esce lo stesso.

    CITAZIONE
    Prove:
    Azioni
    //
    Bonus:
    Malus:

    Stats
    Conto:
    Livello: 5
    Risorse di Base:
    Energia: 40 | Salute: 40 | Stress: 10
    Punti Competenza: [10/10]
    Arcana: 4 | Furtività: 3 | Atletica: 2 | Percezione: 1
    Classi di Difesa: [5/5]
    Riflessi: 2 | Tempra: 1 | Volontà: 2
    Lingue parlate:
    Atlassiano, Elfico, Aliothi

    Abilità Artefatto: [5/5]

    Bussola del cercatore: tale bussola, infusa di magia oscura come tutti gli oggetti che ti porti dietro da decenni, con un po' di pazienza puoi farla puntare nella direzione di ciò che cerchi al momento. Se ti trovi in un gran casino ora, è solo perché hai voluto mostrarla alla tua nuova compagna in un istante di deficienza. Ti dà una chance in più di ritrovare una creatura, persona o cosa perduta, a patto di averne un'immagine abbastanza precisa in mente. Il quadrante stesso, color avorio, vira progressivamente sull'arancio all'accorciarsi della distanza dall'obiettivo. Data la sua importanza per te, la mantieni in un piano immateriale di oscurità, al quale solo la tua mente può accedere per recuperarla.
    [Attrezzi del mestiere (+1 Percezione: Inseguire)][Nascosto][2 Slot]
    Jessica: C'è pure una spada a una mano di ben maggior valore, che è diversa da tutte le altre e sulla cui lama è incisa la parola Jessica: è del capitano, prenderla sarà molto più difficile. [prova di furtività] Riesci a prendere la spada senza che il Capitano se ne accorga, per adesso. Non appena la afferri senti qualcosa dentro cambiare: una addizione che ti rende un po' diverso da ciò che eri, un po' migliore. Sembra che lei abbia una parvenza di una coscienza e che tu le piaci, così tra le altre cose ora puoi farla apparire nella tua mano ogni volta che desideri. Goditela finché puoi, ché le donne sanno essere delle persone estremamente lunatiche. (there were dragons)
    [Attacca su Riflessi][Arma curatrice I][Versatile I (Tempra)][Nascosto][3 Slot]

    Abilità Personali: [5/5]

    Convivio d'Inferno: al culmine dello scontro, se danneggiato o in preda a quella frenesia istintuale di cui provi grande ribrezzo, ecco che i segni sulla tua pelle si ramificano su di essa e sul mondo esterno, formule di antica fattura che evocano la Congrega di Asmeretk. Orrificante stato in cui il tuo corpo si trasforma in un piceo fulcro abissale dalla vaga forma umanoide, con mille occhi di brace, ammantato da nere creature striscianti: scolopendre che si perdono indefinite nel buio con l'essenza delle arti precluse. La Congrega, mente alveare la cui volontà può confliggere col tuo intelletto superiore, ingloba e divora la carne e il sangue degli sconfitti, traendone possenza. Una volta riacquisito il controllo, sarai risanato; ma a quale prezzo.
    [Passiva di Recupero: Trionfo (Salute)][2 Slot Abilità]
    Ombra di Madràk: una creatura ha sfidato la tua furia interiore al punto che il tuo sangue ribolle e percepisci il nero potere espandersi sulla pelle. L'inchiostro maledetto dalla fronte, ti attraversa e si propaga a terra, in acqua o anche nell'aria, come serpe immateriale scatta e morde in una frazione di secondo, lasciando un'ustione nell'area colpita.
    [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 12][1 Slot Abilità]
    Occhio di Ea'Vraan: senti scorrere le sfolgoranti correnti del mondo. Un anello di luce aurea o celeste si frappone tra il nemico e te, proteggendoti come un vero scudo. Il talento non è stato ereditato da Asmeretk, ma ti è stato conferito da Gorthan l'Illuminato, come ringraziamento per averlo aiutato a rintracciare i propri fratelli dispersi e addormentati.
    [Difesa attiva di Volontà][Costo Variabile I (3/5)][Effetto 4/6][1 Slot Abilità]

    Istinto di conservazione: schivare quel fendente di spada è decisamente una buona idea.
    [Difesa attiva di Riflessi][Costo 8][Effetto 10][1 Slot Abilità]


    Edited by Mantis - 31/5/2023, 23:53
     
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    Quando infine Helishev vi congeda, le sensazioni non sono migliori di quando vi siete riuniti al mattino. La sensazione che in pochi sappiano davvero cosa fare è sempre più forte, ma d'altronde è una stagione. Una Quinta, materia autentica da leggenda, ma in fondo solo un altro dei cento modi di questa terra di dire ai suoi abitanti "morite in fretta, così apriamo un altro capitolo". Magari uno senza divinità fameliche in giro e vecchie benedizioni a caso. Ma questi atlassiani sono bestie pestifere, in grado di sopravvivere a tante Apocalissi. Quantomeno, la gelida conta di esserlo altrettanto.
    Immaginavo qualcosa del genere. – Confiderà la gelida all'amico di pietra, un tono rassegnato, nel segreto della solitudine. – Dobbiamo vedere di sistemarti. Non c'è alternativa a questo.

    Alla fine, la gelida delinea un piano semplice. Una squadra di ricercatori, di cui i galzani, Haan e Rozwald, che è così desideroso di azione. Una di raccoglitori, perché sia mai che madre terra non rivomiti qualcosa di commestibile, baciata com'è dal sole. Almeno due squadre a difesa del grosso dei profughi, di cui una capitanata da Helishev stessa in compagnia di Irina, che è l'unica ad avere un po' di sale in zucca, fra quelli con cui ha parlato. La seconda squadra rimpolpata da molti profughi stessi, i più forti e sani, che possano imbracciare armi. Tutti insieme marceranno, e tanto, chi prima e chi dopo. Con pause piccole, perché nessuno resterà fermo ad aspettare che le creature risvegliate dal disgelo facciano di lui ciò che vogliono. Senza ingenuità, tutti sanno che prima o poi dovranno combattere, e questo sembra chiaro persino a quanti fra i profughi non sono armati e non lo saranno mai.

    Il nostro obiettivo – Dirà la donna a tutti, perché cento occhi sono meglio di due, e quelli spalancati di un esercito di profughi possono dire la loro. – è una Sentinella. Mai stati al Baluardo? Mura gigantesche, che custodiscono grandi magie perdute. Quelle che dobbiamo ringraziare per la fine dei draghi, insomma, e altre puttanate antiche come questa. Quindi ecco, se vedete qualcosa che può assomigliare ad una Sentinella o a un Mangiapietra, urlate.
    La logica è semplice. Una Sentinella potrebbe essere in grado di aggiustare Dorvast, o attirare nuovi Mangiapietra utili alla causa di una massa di profughi durante una Quinta. Se anche così non dovesse essere, è pur sempre un ammasso di tecnologia Hederati sepolta nella neve da secoli, perfettamente in grado di resistere anche al fiato di un Drago, quindi un rifugio importante abbastanza. Ce ne sono, di nascosti, in tutto l'Hederath. Perché celati dalla neve. Nessuno sa dove, a parte i Mangiapietra sensibili. Ma al tempo del disgelo... le cose possono cambiare, e vecchi tesori rivelarsi. È su questo che conta Helishev per la sopravvivenza a medio o lungo termine di tutti voi.

    Per il resto, quanto alla sopravvivenza immediata, la geloeletta fa davvero di tutto per cercare di guidare i profughi nella direzione giusta. La vedete leccare gli alberi, interrogare qualunque arbusto, studiare con aria interrogativa il cielo e quel sole malato che non cala più. Ma anche con tutta questa luce, le lande del nord sono ancora troppo desolate, mentre del tentativo di Haan, nessuno ci ha davvero capito un tubo. Siamo al mezzodì quando la donna ordina una ricognizione più accurata più avanti, per cercare qualcosa di commestibile, mentre acconsente alle lamentele dei profughi più stanchi per una pausa. Poiché in ogni direzione sembra tutto piuttosto uguale e un posto vale l'altro, Helishev comanda a tutti di fermarsi proprio dove stanno, su una striscia di neve non ancora sciolta. Lascia inoltre nutrire almeno i più deboli di quelle che sono le scorte alimentari rimanenti.




    Qm PointSiete finalmente in viaggio, ma avete una meta incerta e scarse probabilità di raggiungerla. È già meme così, ma dovrete comunque cercare di farla funzionare. La squadra ricercatori, a cui è stato aggiunto il nostro eroe di latta, si distacca dal corpo principale ed è chiamata ad una prova in supporto di Percezione, per vedere se scorgete qualcosa. La prova è 4-5-6-7 e non è individuale.
    Anche Irina è chiamata a interagire in supporto, ma ha più libertà e al momento non è chiamata a nessuna prova.
     
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    Non soffiava un alito di vento.
    L'armatura camminava in testa al gruppo. Dietro di lui il giovane Haan si districava agilmente, quasi non sentisse la fatica della calura. Doveva essere abituato ai climi tropicali, il ragazzo. Era una fortuna, per lui, trovarsi nel profondo nord in una circostanza apocalittica come quella. Una circostanza che rendeva di certo l'Hederath dannatamente più ospitale.
    Rozwald lo aveva conosciuto tempo addietro. Erano stati compagni di una strana avventura. Un ragazzo buono, dopotutto.
    L'armatura si voltò per osservare i suoi compagni. Lo sguardo (si fa per dire) indugiò sui due galzani. Non li conosceva. Di loro condivideva l'idea e l'intenzione impulsiva di "buttarsi", qualsiasi cosa significasse. Ma nient'altro. Non poteva esser certo che fossero persone per bene di cui potersi fidare.
    Ed era proprio per una tale propensione all'azione che adesso loro quattro si trovavano dove si trovavano: in avanscoperta. L'obiettivo primario: trovare cibo commestibile; il secondario: cercare una traccia da seguire. Ma anche individuare nemici da evitare (o combattere). E ancora: ricavare informazioni utili su quel cazzo che stava accadendo nel Nord.

    L'armatura si fermò. Una coraggiosa gocciolina di condensa scivolò lungo il freddo metallo dell'elmo. Atterrò sull'emoticon rossa del pettorale, esplodendo in mille frammenti.
    Qualcosa non andava. Rozwald arrestò il gruppo con un gesto brusco. Mosse qualche passo verso sinistra e poi verso destra. Alla fine riferì ciò che vedeva.
    « Una radura, poco più avanti »
    « Innaturale » Aggiunse, sottolineando il proprio stupore.
    « Come se qualcosa di enorme avesse sradicato e abbattuto gli alberi. Forse una mandria? » Chiese un po' a tutti ma in particolare ai galzani. Data la loro natura era logico presumere che conoscessero la risposta meglio di Haan.
    « Verificarlo da qua è difficile » Replicò Goz, sulla difensiva « Dovremmo avvicinarci per capirlo meglio »
    « Ad ogni modo » Lo interruppe Artak « Niente di troppo mansueto, direi »
    « Perdonatemi » Si intromise Haan « Quando dite 'niente di troppo mansueto' cosa intendete di preciso? Secondo il vostro istinto varrebbe la pena avvicinarsi o meglio mantenerci a distanza? »
    « Che non conosco dei cazzo di scoiattoli in grado di fare quel macello, ragazzo! » Intervenne Artak, fin troppo ironicamente « Li vedi quegli alberi? Sembrano spezzati da qualcosa di pesante che non sembra trovarsi nei paraggi. Cosa sia, poi, il Divoratore mi fulmini se so dirtelo da quaggiù! Potrebbe essere un grosso animale o una mandria di bestie imbizzarrite. Se è così potremmo isolarne qualcuna e ricavarci qualche buon pezzo per cena »

    Il discorso del galzani filava. Il gruppo si inoltrò nella foresta. Il sentiero si avviluppava in salita e gli alberi si facevano sempre più fitti. Questo rese l'avvicinamento alla radura non troppo silenzioso. Di quando in quando, infatti, qualche uccello spiccava il volo. Peccato non avere con sé arco e frecce. Avrebbero potuto approfittarne per raccogliere cibo.

    Una volta nella radura Rozwald si accertò che nessuno li stesse osservando. Poi, esaminando il terreno circostante notò tracce di sangue. Niente di buono.
    « Non è opera di un animale » Convenne Gor.
    « Forse di due se non addirittura tre » Specificò Artak.
    I galzani si gettarono a terra, a quattro zampe. Infilarono il naso nel sottobosco, scandagliando ogni centimetro della radura come dei segugi.
    « Un troll! » Fece uno dei due all'improvviso « Guarda là che zamponi! »
    « L'altro invece non ho idea di cosa sia » Confessò Gor.
    « Altro? » Borbottò l'armatura, non del tutto certa di comprendere le informazioni ricevute.
    « Sento una certa puzza di magia accanto alle impronte » Proseguì il galzani, senza prestare attenzione a Rozwald.
    E in effetti, ora che vi faceva caso, il vigilante di metallo riuscì a distinguere contorni di bruciature qua e là. Che si trattasse di uno stregone?
    « Una delle due creature è probabilmente morta; l'altra morente » Si sbilanciò Artak « Il sangue qui ha un colore e una consistenza inequivocabili. La battaglia deve essersi spostata quando uno dei due se l'è data a gambe »
    « Non resta che seguire le tracce di sangue » Concluse Gor indicando la via che si inoltrava nel cuore del bosco.
    « Fate strada » Ordinò allora l'armatura.
    Per tutta risposta i Galzani si scambiarono uno sguardo perplesso prima di squadrare Rozwald dalla testa ai piedi. Come a dire: sei tu l'essere d'acciaio che non è fatto di carne, vai avanti te.

    La codardia non è di per sé un segno di malignità. È più un complesso e funzionante meccanismo di sopravvivenza egregiamente sviluppato dall'evoluzione e dall'esperienza. Qualcosa di positivo e, Dio me ne scampi, utile. Ma, per una forma di ineluttabile volontà come l'armatura, tale fine peculiarità dell'animo umano era sì comprensibile ma non accettabile. Per Rozwald la codardia era un indubitabile segno di debolezza. E la debolezza, per come la vedeva lui, non era che l'anticamera della malvagità.
    Ecco perché, prima di incamminarsi in testa al gruppo, l'armatura perse qualche istante a rimirare i due galzani. Come a volerne analizzare gli istinti più reconditi.
    « Mh! »

    Impiegarono più del previsto ma alla fine il gruppo trovò qualcosa: una carcassa. Da lontano pareva la sagoma di un uomo ma a mano a mano che si avvicinavano, quatti quatti e con gli occhi bene aperti, i quattro ricognitori compresero di avere a che fare con qualcosa di più grosso e selvaggio di un comune essere umano.
    « Il troll! » Gongolò silenziosamente Artak, fiero che il suo fiuto avesse indovinato la natura della creatura fin dalla radura.
    « Quanto può essere forte un troll a confronto della nostra sparuta squadra? » Se ne uscì Haan di botto.
    Rozwald si voltò a scrutarlo con sguardo duro (si fa per dire). Non era tanto l'appellativo 'sparuto' col quale il ragazzo aveva designato il gruppo, di cui anche l'armatura faceva parte, ad averlo infastidito. Era piuttosto la preoccupazione che coloriva le parole del mezz'elfo. Che fine aveva fatto l'Haan che con sorprendente intraprendenza aveva tenuto testa ad un drago di pietra?
    « Ad ogni modo » Proseguì il ragazzo, sforzandosi di dare un'impressione riflessiva e intelligente « Il cadavere del troll è commestibile? »
    « Beh » Rispose Artak « Forse bollito. Ma anche fosse commestibile non sarebbe sufficiente per sfamare tutta la carovana »
    « Se lo lasciassimo qua potrebbe attirare altri animali » Osservò Haan « Altre prede, voglio dire »
    Ma anche predatori, suggerivano i suoi occhi preoccupati.
    « C'è altro sangue sul corpo del troll » Li interruppe Gor « Guardate, qua è più denso e ha un tono più marcato »
    « Anche l'altro dev'essere ferito » Completò Artak.
    Rozwald fece per prendere parola ma Haan lo anticipò. Il ragazzo si era allontanato dalla carcassa del troll e stava analizzando le tracce di bruciature sul terreno. I due galzani lo avevano osservato con sufficienza.
    « È vero » Disse, con un profondo sospiro « Stando a queste tracce l'altro è di certo ferito. Ma... » Si interruppe, deglutendo.
    « Ma non si tratta di magia comune, questa » Concluse « È meglio non sottovalutarlo »
    Quelle considerazioni avrebbero collimato con quanto Rozwald aveva intenzione di comandare. Sarebbe stata probabilmente una sciocchezza, dividere il gruppo, ma era strettamente necessario. Da una parte era trascorso fin troppo tempo da quando l'avanguardia si era separata dal resto della carovana. Era necessario rientrare a fare rapporto. Riferire le informazioni ottenute e tentare di cacciare selvaggina, nel mentre. Che poi era sempre stato quello l'obiettivo primario della spedizione.
    Dall'altra c'era la questione "stregone". Un essere dalle grandi capacità magiche era presumibile fosse in grado di rintracciare il gruppo di Helishev con facilità. E far loro qualcosa di cattivo. Molto cattivo, con ogni ragionevole certezza. Se non v'erano dubbi sul fatto che fosse ferito, era di certo quello il momento più adatto per approfittarne. Era quello l'attimo per combatterlo.
    « Dividiamoci » Dichiarò Rozwald, per niente sorpreso dagli sguardi di contrarietà che i galzani gli lanciarono.
    L'armatura fissò Haan. A lui avrebbe affidato il compito più sicuro.
    « Tu e Artak ritornate da Helishev, riferite loro del troll e dell'altro. Gor ed io proseguiremo nel bosco alla ricerca dello stregone o di qualsiasi cosa s-»
    Il galzani non lo lasciò nemmeno terminare. Dalle sue obiezioni nacque una sorta di discussione alla quale Rozwald non avrebbe di certo partecipato.
    Alla fin fine a lui non importava. Non importava niente di niente. L'unica cosa che lo muoveva era la furia omicida e la sete di bontà.
    Fece spallucce e si incamminò da solo, senza voltarsi.

    Non si voltò nemmeno quando un fievole rumore di passi alle sue spalle gli fece capire che Haan lo aveva seguito. Benché tale scelta rendeva onore al ragazzo, l'armatura non provò alcunché. Non per cattiveria (perché dopotutto Rozwald è l'emblema della bontà, non dimenticatelo) quanto piuttosto perché incapace di farlo. Vedete, lui non aveva umanità. Lui era pura volontà. Nient'altro che una forza irrefrenabile.



    R o z w a l d

    Livello: 5

    Salute: [40/40]
    Energia: [40/40]
    Stress: [7-3= 4/10]

    Competenze: Atletica 5, Percezione 4, Natura 1
    Difese: Riflessi 1, Tempra 1, Volontà 3
    Prestigio: Rango 5

    Equipaggiamento:
    - armatura pesante (equipaggiamento semplice)
    - Giustizia: spadone a due mani (arma superiore II; versatile I)

    Passive:
    - Corpo vuoto (immune a colpo fatale per punti deboli)
    - Infaticabile (malus 0/-1 per spese grandi/ingenti)

    Attive:

    Riassunto: Roz consuma 3 stress per una prova di Percezione a livello 7. Si incammina seguendo le tracce del presunto stregone o chicchessia

     
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    « Un post diverso dal solito. Sotto minaccia di Tied. »


    H A A N


    Haan_2
    Marciamo. Per terre di gelo e di fuoco, marciamo. Sono al tuo fianco, anche se i tuoi occhi non mi vedono e il tuo olfatto non sente il mio odore d'antico. Libero ti lasciai, nella presa delle mie unghie e delle mie elitre.
    Marciamo, perché il volgo brama nutrimento, brama carne. I tuoi compagni hanno trovato una pista, le tracce delle prede, e ad essa ci volgiamo. Carne e sangue.
    Lo sento, ti fidi della bontà di colui che già un tempo trovasti dalla tua stessa parte. I due lacché in pelliccia non riscuotono le tue profonde simpatie, e la stima è reciproca, ma contempli le loro abilità. Di certo è pure grazie a esse che raggiungiamo il cadavere. La carcassa, di un troll. Il perdente di una battaglia, che ha dato del filo da torcere anche all'altro contendente. Un altro animale, forse più possente, ferito e verosimilmente in fin di vita. Ti domandi, esternandolo, quanto sia forte un troll, per stimare la possanza della creatura più avanti, o ovunque essa sia. Hai affrontato forse di peggio, ma senti di non voler sfidare troppo la sorte. Non ricevi soddisfazione.
    Non dovrei affacciarmi così alla finestra del pensiero, ma il sapore della carne mi richiama. Ti lascio la libertà di domandare. Il corpo accasciato a terra può placare la fame di un uomo?
    Affermativo. Ma i galzani si dimostrano poco entusiasti, e forse anche in parte per giustificare un leggero ribrezzo, ci fanno notare che da solo quel banchetto non basterebbe a sfamare tutti i rifugiati. Ma noi, sì.
    Fai presente che potrebbe attirare dei mangiacarogne, servire da esca ma pure - ti avverto deglutire - da richiamo per razziatori pericolosi. Suggeriamo di disporne, magari trasportarne qualche taglio mentre cerchiamo l'altra bestia, ma ancora una volta invano.
    Analizzi le ferite, e allora scopri una traccia di magia, e lo fai ben presente ai tuoi pari. Una magia peculiare e non umana, appartenente a qualcosa che va oltre un comune avversario per l'umanoide straziato. Ustioni, ustioni elementali da freddo che si fanno via via più tenui. Buon segno per voi: la bestia è stremata, il duello non avrà vincitori. Dobbiamo solo seguire la pista. E sperare. Un animale braccato e disperato può riservarvi il suo ultimo colpo di coda.

    Marciamo. Chi con maggiore convinzione e fervore, chi più racchiuso nei propri pensieri.
    Marciamo. Sulla scia di sangue della morte, marciamo. Nessuno si volga indietro.
    CITAZIONE
    Prove: Arcana 6 (-2 stress)
    Azioni
    //
    Bonus:
    Malus:

    Stats
    Conto:
    Livello: 5
    Risorse di Base:
    Energia: 40 | Salute: 40 | Stress: 5 (10 - 3 - 2) MI ERO DIMENTICATO I TURNI PRECEDENTI DELLA PROVA DI CARISMA PERDONATEMI
    Punti Competenza: [10/10]
    Arcana: 4 | Furtività: 3 | Atletica: 2 | Percezione: 1
    Classi di Difesa: [5/5]
    Riflessi: 2 | Tempra: 1 | Volontà: 2
    Lingue parlate:
    Atlassiano, Elfico, Aliothi

    Abilità Artefatto: [5/5]

    Bussola del cercatore: tale bussola, infusa di magia oscura come tutti gli oggetti che ti porti dietro da decenni, con un po' di pazienza puoi farla puntare nella direzione di ciò che cerchi al momento. Se ti trovi in un gran casino ora, è solo perché hai voluto mostrarla alla tua nuova compagna in un istante di deficienza. Ti dà una chance in più di ritrovare una creatura, persona o cosa perduta, a patto di averne un'immagine abbastanza precisa in mente. Il quadrante stesso, color avorio, vira progressivamente sull'arancio all'accorciarsi della distanza dall'obiettivo. Data la sua importanza per te, la mantieni in un piano immateriale di oscurità, al quale solo la tua mente può accedere per recuperarla.
    [Attrezzi del mestiere (+1 Percezione: Inseguire)][Nascosto][2 Slot]
    Jessica: C'è pure una spada a una mano di ben maggior valore, che è diversa da tutte le altre e sulla cui lama è incisa la parola Jessica: è del capitano, prenderla sarà molto più difficile. [prova di furtività] Riesci a prendere la spada senza che il Capitano se ne accorga, per adesso. Non appena la afferri senti qualcosa dentro cambiare: una addizione che ti rende un po' diverso da ciò che eri, un po' migliore. Sembra che lei abbia una parvenza di una coscienza e che tu le piaci, così tra le altre cose ora puoi farla apparire nella tua mano ogni volta che desideri. Goditela finché puoi, ché le donne sanno essere delle persone estremamente lunatiche. (there were dragons)
    [Attacca su Riflessi][Arma curatrice I][Versatile I (Tempra)][Nascosto][3 Slot]

    Abilità Personali: [5/5]

    Convivio d'Inferno: al culmine dello scontro, se danneggiato o in preda a quella frenesia istintuale di cui provi grande ribrezzo, ecco che i segni sulla tua pelle si ramificano su di essa e sul mondo esterno, formule di antica fattura che evocano la Congrega di Asmeretk. Orrificante stato in cui il tuo corpo si trasforma in un piceo fulcro abissale dalla vaga forma umanoide, con mille occhi di brace, ammantato da nere creature striscianti: scolopendre che si perdono indefinite nel buio con l'essenza delle arti precluse. La Congrega, mente alveare la cui volontà può confliggere col tuo intelletto superiore, ingloba e divora la carne e il sangue degli sconfitti, traendone possenza. Una volta riacquisito il controllo, sarai risanato; ma a quale prezzo.
    [Passiva di Recupero: Trionfo (Salute)][2 Slot Abilità]
    Ombra di Madràk: una creatura ha sfidato la tua furia interiore al punto che il tuo sangue ribolle e percepisci il nero potere espandersi sulla pelle. L'inchiostro maledetto dalla fronte, ti attraversa e si propaga a terra, in acqua o anche nell'aria, come serpe immateriale scatta e morde in una frazione di secondo, lasciando un'ustione nell'area colpita.
    [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 12][1 Slot Abilità]
    Occhio di Ea'Vraan: senti scorrere le sfolgoranti correnti del mondo. Un anello di luce aurea o celeste si frappone tra il nemico e te, proteggendoti come un vero scudo. Il talento non è stato ereditato da Asmeretk, ma ti è stato conferito da Gorthan l'Illuminato, come ringraziamento per averlo aiutato a rintracciare i propri fratelli dispersi e addormentati.
    [Difesa attiva di Volontà][Costo Variabile I (3/5)][Effetto 4/6][1 Slot Abilità]

    Istinto di conservazione: schivare quel fendente di spada è decisamente una buona idea.
    [Difesa attiva di Riflessi][Costo 8][Effetto 10][1 Slot Abilità]
     
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    * Cosa nasconde sotto *
    - La Quinta Stagione -
    Compromesso raggiunto. Divisione della spedizione in base ai compiti, inviando i cacciatori in esplorazione come pattuito. Assieme a loro i due di prima, due - pizzico di sadismo da parte di Dar'yana - prede sacrificabili, tranne forse l'omone di latta che poteva tornarle utile. Disassemblato, però. La sensazione che le sorti di tutti finissero in malora per colpa loro incrementò velocemente. Non lo avrebbe accettato, ora che si poteva definire il luogotenente della simile Gelida o addirittura suo co-capo. A lungo lo sguardo gelido soppesò il punto in cui il gruppo si era addentrato. Una smorfia comparve presto sul giovane volto dell'undicenne.
    « Spero non combinino guai. » Commentò spostando le iridi su Helishev per un frangente. « E detesto tutto questo caldo, non lo sopporto. »
    In realtà ben poche cose Dar'yana era in grado di sopportare. Se stessa, gli Hederati e le loro invenzioni, il freddo tövisiano, l'Alchimia. Una lista che forse avrebbe potuto includere altre voci, a seconda di quanto fosse di malumore in quel momento. Non avrebbe comunque superato le dieci voci in totale a prescindere. Andare d'accordo con la Gelida implicava guadagnarsi il suo rispetto. D'intelletto o di forza bruta, purché fosse considerabile pari o superiore a lei. Sentì Helishev ridere in sottofondo, non di scherno quanto di accondiscendenza. Buon segno, legame rafforzato.
    « Ci sono i due peluches, con loro. Sono stati molto operosi i primi giorni, coi profughi. Se la caveranno. O almeno, spero avranno la decenza di non condurci dritti nella tana di un drago, o stronzate simili. »
    Peluches. Anche più divertente che denominarli bestie pelose. Forse lo avrebbe adottato anche lei come espressione, probabilmente in segno più dispregiativo che vezzeggiativo.
    « Mai stata al sud? Ricordo ogni giornata come fuoco nei polmoni. »
    La Gelida recepì maggiore tranquillità nella domanda, posta senza evidenti doppi sensi. E così sarebbe stata la risposta, priva di fronzoli.
    « Di rado, solo per questioni di affari. » La testa continuava a oscillare in segno di diniego, non diretto alla simile. « Dici bene. Non avrei saputo descriverlo meglio. Ed è terribile. »
    Tanto bastava per riassumere la sensazione di pura intolleranza a temperature sopra i dieci gradi. E ora doveva combattere contro la Quinta Stagione: un corpo minuto, alimentato dal Soffio del Gelo quasi dal primo anno di età, partiva con un deficit di gracilità al caldo considerabile. Debole nel corpo, doveva in qualche modo sopperire.

    Nuovo elemento nel campo visivo subentrato senza preavviso. Dapprima come un puntolino lontano, privo d'interesse, qualcosa di insignificante che poteva essere ignorato o addirittura non intravisto. Tutto vedeva Dar'yana, specie quello che era fuori posto. E lo strano movimento classificò l'oggetto ignoto come degno di attenzione, non una pianta o un sasso in lontananza ma qualcosa di senziente. Un'invenzione Hederati? Un essere naturale? Qualunque cosa fosse, si stava avvicinando al gruppo prendendo la direzione più rapida che li conduceva a loro. Brivido sulla schiena, sensi all'erta di colpo.
    « Laggiù. Fate attenzione, c'è movimento. »
    Sussurrò a mezza voce Dar'yana, l'indice puntato verso il puntolino con sguardo granitico. In sella al facocero sembrava quasi una statua di un condottiero, in netto contrasto con il sembiante da giovane Gelida. Tale rimase, stolida, rigida, anche quando il successivo e prolungato silenzio richiamò sull'attenti tutto il capannello di profughi dietro di loro. Heli ebbe il sangue freddo di dare disposizioni, laddove Dar'yana cercava di non perdere di vista un solo movimento. Onde evitare attacchi improvvisi, occorreva qualcuno di vedetta. Nessuno meglio di se stessa avrebbe saputo ricoprire al meglio un ruolo simile.
    « Potrebbe essere solo il caldo. » Considerazione di tutto rispetto, ma fin troppo ottimista. « Mantenete la posizione. »
    Non stava parlando più con lei. Coda dell'occhio a controllare che tutti ascoltassero Heli, senza perdere di vista l'obiettivo. Che crebbe. E si moltiplicò. In qualche modo, osservandolo a lungo, si percepiva un'andatura lenta, appesantita, scoordinata. Essere senziente, senza dubbio. Anzi plurale, a giudicare dai tre-quattro esseri distinti. Mano pronta, espressione seria, finché una sola parola non squarciò il silenzio aprendo una prospettiva che la Ravdöshi non aveva contemplato.
    « Bambini. »

    " Ti prego, Madre... "
    Irina scalpitò come non mai. Come accadeva di rado, premeva per emergere e stabilire un contatto. Coetanei ne aveva incontrati pochi, ogni volta rivelatesi occasioni da sfruttare per aprire la visione del mondo, bloccata in decisioni e ideologie quasi sempre non sue. Repressa tuttavia all'istante da un pensiero imperioso di Dar'yana. Zero spazio per l'empatia, affatto necessaria in un momento critico. Se fosse stato necessario un approccio diverso, avrebbe considerato l'idea di permettere alla figlia di manifestarsi; fino ad allora la tolleranza in merito risiedeva tre metri sotto una coltre spessa di ghiaccio.
    « Cosa? Bambini qui? »
    Gli occhi appena più sbarrati cercavano una parvenza di logica. Ma non ve ne era. Non apparente.
    « Attenzione lo stesso, potrebbe essere una trappola. »
    Colpire gli sprovveduti con l'innocenza di un bambino. Anche Dar'yana, in qualche modo, rientrava in quella dicitura: donna racchiusa nel corpo da bambina. Ma con le idee ben chiare sul non farsi cogliere impreparata. Non avrebbe torto un capello a un infante, tranne se fosse stato strettamente necessario per la salvaguardia sua e del gruppo. E si augurò non fosse quello il caso.
    « Probabilmente c'è un qualche avamposto qui vicino. Alcune comunità preferiscono abbandonare bambini e infermi piuttosto che doversene prendere cura. Li rallenterebbero. Niente di così strano, la legge del gelo prevede anche questo. Ora il gelo non c'è... ma non per questo siamo meno in pericolo di prima. Dopotutto, il nostro buon Re ha suggerito a tutti di affidarsi alle vecchie leggi, no? »
    Domanda retorica di Heli, l'ultima, non necessitava di una vera risposta. Uno dei bambini inciampava in continuazione, notò Dar'yana, la quale non poté determinare se fosse dovuto a qualche genere di malanno o altre condizioni. Un altro invece ebbe il coraggio di farsi avanti, al cospetto delle due. Suono della lingua a lei cara, pur non presentando alcun elemento caratteristico dei Figli del Gelo. Dove la pelle avrebbe dovuto essere chiara, tendente all'azzurro, presentava chiazze scure di sporco concentrato; al posto di vigore e massiccia costituzione, un fisico smunto di chi aveva patito fatica, fame, fiacca o un insieme delle tre. Sospetto breve della Volkova quando lo vide sobbalzare alla risposta in atlassiano: non se lo aspettava o celava altro? Avrebbe sondato la conversazione tra i due per confermarlo o confutare le ipotesi.

    « C'è... posto? » Quasi il tremolio di voce e la titubanza s'insinuarono in lei, colpendo al cuore l'anima della vera bambina in ascolto.
    « La terra è grande. Cosa vi è successo? » Risposta laconica e domanda diretta. Ottimo lavoro, Heli.
    « Ci hanno cacciato. Ci siamo nascosti in una grotta. Ha cominciato a piovere.»
    Paio di occhi percepiti addosso, come in cerca di approvazione. Dar'yana lo fissò a lungo, dall'alto verso il basso come il facocero le consentiva, nella più piacevole delle attività a seguire l'alchimia. Scoprire menzogne. Appagante indugiare sui tremolii di voce o insicurezze, ancor di più confutare il fragile castello di bugie facendolo crollare all'istante. Dovette tuttavia ricredersi, dopo qualche minuto in silenzio a osservare il capo del piccolo clan. Era palese che non mentisse, sulla storia che aveva raccontato perlomeno. Di nuovo mise a tacere la voce di Irina. Laddove l'empatia era repressa nasceva la fredda e spietata logica.
    « In quanti siete? E dov'è questa grotta? »
    « Sette. No. Sei. » Veloce a ritrattare, elusione nel contatto visivo. Da tenere in considerazione. Iridi a seguire la zona indicata, come a volersi sincerare che effettivamente quel punto fosse in linea d'aria con possibili spelonche. Un'ora di cammino o poco più come distanza approssimativa. Soli, abbandonati come ipotizzato dalla simile, senza viveri. Altre bocche da sfamare, in sunto. Questione urgente, alla quale se ne aggiungeva un'altra ancora più impellente: lasciare che si integrassero, permettendo loro di seguirli, o lasciarli andare al loro destino? Decisione ardua, non da intraprendere con solo pochi membri della comitiva. Serviva una visione d'insieme completa: non si poteva arronzare alcunché senza avere ogni dettaglio sotto controllo, a composizione del quadro generale.
    « Noi stiamo aspettando che i nostri gruppi di ricognizione tornino. »
    Sempre la chiarezza da parte di Dar'yana su quale fosse il piano. Così come l'argomento su cui premeva indagare a fondo.
    « Sapete cosa sia una Sentinella o ne avete mai vista una? »
    E fornì le indicazioni base per quanto concerneva i soggetti in questione. Delusione per l'esito - diamine, avrebbero potuto risparmiare giorni di marcia seguendo un obiettivo sicuro - neanche troppo velata. Piccato il volto di Dar'yana a quel punto, che non badò di ulteriori sguardi al piccolo gruppo di infanti, seduti ad aspettare. Irina sì. Li sentiva, percepiva la stanchezza e forse un briciolo di speranza per essere riusciti a sopravvivere tanto da raggiungere possibili salvatori. Come loro ella aspettò, pregando di avere modo per mostrarsi a loro. Una bambina che si sarebbe comportata come tale, pregi e difetti annessi.
    Dar'yana scrutava l'orizzonte, pensando al presente. Irina pazientava, aggrappandosi al prossimo futuro.

    Salute 40/40
    Energia 40/40
    Stress 8/10

    Competenze Artigianato IV - Natura IV - Carisma II | Influenza V
    Classi di Difesa 1[r] - 2[t] - 2[v]
    Ferite: ---
    Status: ---
    Bonus: ---
    Malus: ---

    Equipaggiamento:
    - Albedo [Mangiamana II][Nascosto]

    Passive:
    - Rigenerazione: +2 Risorse a scelta all'inizio di ogni turno
    - Ispirazione: +3 Risorse a scelta ogni 15 danni inflitti

    Attive:
    //

    Prove effettuate //

    Riassunto: //
     
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    La Quinta pone sempre grossi quesiti, il più delle volte divisivi, tali da sfaldare un gruppo, se non le convinzioni di una persona. Se c'è una cosa che avete capito, è che della vostra morale se ne fotte.
    Un esempio: lasciare che dei bambini si aggiungano ad una già lunga lista di profughi, o scacciarli come pesti e abbandonarli al loro destino? È crudeltà, ma magari loro nascondono un segreto terribile. E quale mai può essere? Sono bambini, no? Che fine ha fatto il settimo?
    Ma anche: accontentarsi di un cadavere di fortuna un po' bizzarro come un troll, pur sempre fresco, o continuare a cacciare, magari in previsione di una bestia ancora più grossa, così che possiate sfamare tutti al meglio? In che condizioni può essere? Vale la pena rischiare la propria pelle?
    La verità, ed è una cosa che capirete piuttosto in fretta, è che una risposta giusta non c'è. Conta una cosa sola. Sopravvivere. Questa è la legge, forse l'unica, della Stagione più importante.

    C'è un membro, del gruppo dei nuovi piccoli arrivati, che se la passa davvero male. Certo, sono tutti sporchi di fango e chissà che altro, ed hanno addosso un odore terribile, ma questo è facilmente giustificabile con l'assenza di un qualche corso d'acqua pulita: il sole dalla Ravdosha è forte, ma non fa miracoli, e la neve che scioglie ha così tanti sedimenti da creare autentici pantani. L'acqua buona è un bene fattosi improvvisamente prezioso, qui al nord. Ma quest'unico bambino ha l'aria di un qualcosa che non va più radicato di tutti gli altri. Nelle gambe, nelle ossa. Cammina un poco e poi finisce a terra, se non per qualche amico che lo sostiene. È facile immaginare perché ancora lo fanno. Hanno già perso così tanto. La loro casa, la loro comunità. Fortuna che il vostro gruppo ha un medico, che la gelida subito mette all'opera per dare una controllata a questi dannati. Naturalmente è malato, ma non è una sorpresa. Dopotutto, anche fra i vostri profughi ci sono malati. Ma c'è di più. Una buona notizia: non è infettivo, a scanso di azioni estreme. Una cattiva: le azioni estreme le ha compiute lui, e probabilmente pure tutti gli altri. Il medico torna dalla gelida in capo e la prende da parte. Dar'yana-Irina può facilmente sentire.
    – Non so se sono malati tutti, ma lui sì. Ha qualcosa al cervello. – Prosegue a spiegare che deve avere ingerito un qualche animale già cibatosi di carne umana. Vuole unire i puntini da solo, così suggerisce che il settimo bambino mancante è probabilmente caduto vittima di una qualche bestia feroce risvegliata dalla quinta, e che poi loro devono aver in qualche maniera ucciso e successivamente mangiato. Può essere la causa che li ha fatti cacciare dalla vecchia comunità.
    Cazzo. – Sarà l'unica risposta di Heli.
    Ed eccoli dimenarsi tutti irrequieti, quando l'amichetto comincia ad avere le prime convulsioni.
    – N-non è che non abbiamo abbastanza medicine. Cioè, non le abbiamo dipendentemente da quanto ci muoveremo ancora. È che non le sprecherei comunque su di lui. – Dice il medico.
    C'è un uomo, che si avvicina alla scena. Un buon padre di famiglia. Ha perso un figlio, ma è comunque stato molto operoso fin qui con tutti gli altri. Ha trasportato alcuni malati, di peso o sul proprio asino. Prende parola, e suggerisce di ucciderlo anzitempo per non farlo soffrire oltre. Lo fa a voce alta, senza troppe cerimonie. Non è un gelido, ma è lo stesso un uomo del nord. I bambini lo guardano inorriditi.

    Gli esploratori già escono da una decisione oggetto di contesa, che ha visto l'armatura ignorare qualunque protesta e porsi alla testa del gruppo. Gor e Artak, i due galzani, questa volta seguono in coda e per la verità sono piuttosto perplessi. In qualche maniera, sentite di non poter contare su di loro, ma non perché non sembrino affidabili: la realtà è più subdola. Non gli piacete, il che è largamente vero per l'armatura e di certo meno per il mezz'elfo, ma è comunque un sentimento diffuso in entrambi. Lo capite da come guardano voi e l'ambiente che vi circonda, o da come si scambiano commenti sottovoce. Ma non avete il tempo di pensare solo a loro. Dopotutto, siete alla ricerca di una bestia magica che ha fatto fuori un troll. In onestà, seguire le tracce che questa ha lasciato non è difficile: se non è il sangue, è la magia fuori controllo a guidarvi, che ha lasciato impronte ovunque, dagli alberi al suolo. Alcuni tronchi sono divelti, ma sembra più dovuto alla stazza della creatura che ad altro, che sul terreno fattosi in discesa deve aver urtato qua e là. Alla fine la sentite, prima ancora di vederla. Il suo è un respiro affannoso, pesante, e così da lontano somiglia al soffio di un drago, piuttosto che a quello di una bestia comune. Ad ogni buon conto, la creatura è andata a nascondersi ai piedi di un piccolo fiume irregolare, dall'aspetto recente, indubbiamente nato nella Quinta. Se ne sta in una rientranza della roccia, o almeno così sentite. Per quelli che sono i suoi lamenti, non sembra esattamente morente, ma di certo sta soffrendo, e di quando in quando dalla grotta vengono fuori fiammate elementali. Al contrario vostro, lei non vi ha notato affatto, troppo presa dai suoi problemi, ma prima che possiate prendere qualunque inziativa, è lei a muovere un passo fuori. La vedete dall'alto: è una bestia imponente, quadrupede, robusta, che ricorda un leopardo delle nevi, se ne avete mai visto uno, ma è mastodontico, almeno due volte un uomo al garrese. Ha una folta pelliccia che, ogni tanto, avvolge di un fuoco magico che si propaga dalla testa cornuta alle zampe anteriori fino alla coda, ma ogni volta che lo fa la spossa, per qualche motivo. Non sembra particolarmente abituata a questo potere né al nuovo clima, e la vedete irritarsi con l'acqua del fiume che non risponde alle sue esigenze. Ha diverse ferite, ma distinguerle adeguatamente sotto tutta quella pelliccia è difficile. Parla uno dei due galzani, che sembra conoscere l'animale: è un Lanokhor, vi fa sapere.
    Si riteneva estinto da almeno quattrocento anni.




    Qm PointN/A. Scadenza formale il 12.
     
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    * Cosa nasconde sotto *
    - La Quinta Stagione -
    Schiocco della lingua contro il palato molle. Dar'yana non perdeva alcun dettaglio di quanto le accadeva di fronte e non le piacque affatto la piega che gli eventi presero. Benché i ragazzini si fossero accovacciati ad aspettare l'arrivo degli esploratori, uno di loro continuava a vacillare con aria malaticcia. Socchiuse gli occhi, avendolo già inquadrato poco prima, ma non possedendo competenze mediche né l'altruismo di curarsi degli altri aveva lasciato correre. Forse però quell'eccessiva sicurezza le sarebbe costata cara. Aveva dimenticato come Atlas fosse piena di malattie, gravi e non, ma quasi tutte con un elemento molto più che temibile: il contagio. Una catena inesorabile, dal soggetto zero di partenza a diffondersi come macchia d'olio verso le persone circostanti. Il medico che accorse al richiamo della simile non placò ancora il tumulto dell'altra. Pestilenza. Nigredo, la putrefazione, la materia che necessitava di distruzione per ergersi a nuova forma purificata. La fine che avrebbero guadagnato tutti, se davvero quella carovana si fosse tramutata in un vagante focolaio; non osò pensare di aver reso ciascuno di loro un potenziale serbatoio d'infezione, digrignando i denti qualora fosse stata costretta al gesto estremo su di sé senza essere riuscita a separarsi da Irina. Sospiro - enorme - di sollievo. L'avevano scampata, per ora. C'era da gestire il risvolto etico morale, però, compito che a Dar'yana piaceva assai di rado.
    « A quanto pare servirà prendere una decisione senza il resto del gruppo. » Richiamò l'attenzione di Helishev appena possibile. « L'uomo ha ragione, sarebbe meglio che quel disgraziato sia soppresso per placare ogni sua sofferenza. Ma a quel punto non me la sentirei di portarmi gli altri cinque dietro. »
    Lo sguardo indifferente di Heli la diceva lunga su come fosse del tutto incline a non curarsi troppo delle sorti di altri profughi. Dar'yana concordava. Irina protestava come non mai, supplichevole nella preghiera lagnosa di lasciarla andare, di potersi occupare di loro.

    « No, non priveremo loro di un amico per poi portarci cinque potenziali vendette dietro. »
    Esattamente il risvolto peggiore che la donna aveva ipotizzato. Uccidere il malato avrebbe comportato di certo sentimenti di vendetta da parte degli altri. La Quinta Stagione aveva causato fin troppo scompiglio, non serviva garantirsi cinque mine vaganti in più. Erano bambini, ma se avessero avuto sufficiente forza di volontà sarebbero riusciti a creare parecchi danni. Un veleno versato nelle provviste o nelle borracce d'acqua, anche più facile che sgozzare con un pugnale la gente nella notte. Pulito e silenzioso. Ignorati gli sguardi confusi e spiazzati, gelida convinzione in Dar'yana che si concretizzava in solida decisione. La stessa che la simile espresse.
    « Direi che possiamo far decidere loro. »
    Messa su quel piano tutto avrebbe assunto un contesto diverso. Obbligarli a seguire una scelta li avrebbe rivoltati contro di loro. Metterli di fronte all'evidenza e lasciare che essi stessi prendessero la decisione migliore... avrebbe attenuato i danni. Si trattava di compiere un sacrificio minore per scongiurarne uno peggiore, dura come decisione per un bambino ma le circostanze lo rendevano necessario. I bambini Gelidi lo imparavano presto, era tempo che anche loro si adattassero alla dura legge della sopravvivenza. Nessuno, Dar'yana compresa, aveva mai garantito di portarli in salvo; aspettative non deluse dunque, né vi erano promesse infrante su cui cercare di far leva. Coltello dalla parte del manico. Fu allora che per qualche minuto imperversò la silenziosa supplica, scatenando inflessibili risposte.
    " Madre... per favore, non è necessario. Non ha nemmeno una malattia infettiva! "
    " Ho già deciso, Irina. "
    " Ma se solo si potesse stabilizzare o curare...! "
    " Non si può curare chi è già destinato a soccombere. Spreco di medicine e viveri. Saranno gli altri a decidere se morire con lui o lasciarlo andare. "
    " Aspetta, aspetta... "
    Tipico di una bambina piangere per degli sconosciuti. Nulla si smosse nell'animo della madre, pronta a far leva sulle doti di leader che le erano state riconosciute dalla stessa Helishev.

    Risposta secca, come una campana a lutto prima dell'esecuzione del Requiem finale. Non c'era granché da tergiversare, considerando i tempi stretti che intercorrevano.
    « Proprio così. »
    A nulla valsero le proteste di Irina, Dar'yana la decisione l'aveva ormai intrapresa. Che le piacesse o meno.
    « Non possiamo aspettare che tornino gli altri per parlare di questo nuovo risvolto. » Esordì la Gelida osservando i bambini ancora in piedi. « Siamo già troppi e il vostro compagno ha ben poche speranze di sopravvivenza. Lui ha scelto il suo destino, ora tocca a voi. O rimarrete tutti qui o sarete consapevoli che proseguirete solo in cinque. Create altri problemi e a quel punto nessuno tra voi sarà il benvenuto. »
    Emozioni assenti in lei, esplosione opposta da parte dei bambini. Pianti - quasi ovvio che accadesse - e strana apatia, ma nella norma ancora. Fino a lui, il leader, odio che trasudava da tutti i pori. Lungo sguardo a soppesare quel bambino. Manifestava la tipica velleità giovanile, ma irruenta nello sperimentare probabilmente qualcosa di nuovo; troppo inesperto per saper celare le vere intenzioni al prossimo, ma abbastanza impulsività da poter commettere atti violenti. Se avesse istigato il resto del gruppo sarebbe stato un problema portarseli dietro, anche se per loro spontanea volontà. Pensieri in subbuglio, lontano tuono a presagire il ritorno di un clima da lei desiderato. Ma non guardò il cielo, guardò i bambini in un crescendo intimidatorio di sguardi di ghiaccio. Non le importava che odiassero lei nello specifico, ma in quel momento doveva placare qualsiasi innesto capace di creare rivolte indesiderate. Prima che scoppiasse nell'inevitabile, da considerare non solo relativo alla prematura dipartita degli stessi infanti, era necessario gestire la situazione. Così lo fissò a lungo per scardinare dalla testolina qualsivoglia pensiero negativo causato dal perentorio discorso, finché non le parve scorgere un certo attenuarsi di quei nefasti sentimenti. Il tutto collimò con la decisione drastica: far finire le sofferenze del loro amico e, forse, aggregarsi. Dar'yana era stata chiara al riguardo, qualsiasi accenno a nuove malattie nascoste o atti ribelli e sarebbero stati cacciati dal gruppo. Senza sé e senza ma.

    Ora sì che Irina poteva intervenire, soprattutto per bloccare quegli inutili piagnistei, decisione stabilita nel mentre Heli parlò dei funerali Ravdöshi. Annuì. Aveva seppellito suo marito e tanti altri commilitoni, troppa gente per non sapere cosa fosse un funerale. Ma in quel momento tutto cambiò. Le palpebre si chiusero sulle iridi azzurre e nell'istante in cui le risollevò erano diventate verdognole. Irina era comparsa, per accostarsi al dolore dei piccoli sventurati come Dar'yana non sarebbe mai riuscita. Scese dalla groppa di Svin'ya: forse per altezza sarebbe stata simile a loro, non fosse per la natura di Gelida che la rendeva leggermente più imponente di un'umana. Abbassò il capo mesta.
    « Mi dispiace tanto per il vostro compagno. Avrei preferito ci fosse stata una soluzione diversa. »
    C'erano lacrime nei suoi occhi. Lacrime di cordoglio e di pietà. Ma ormai la scelta era stata presa da sua madre. E non era riuscita a impedirlo. Si sentì impotente nell'aver innescato forse altri pianti disperati, incapace di arginare tanta sofferenza provocata dall'apatia. La stessa che sentiva in lei, colpa anche del condividere i ricordi della madre, compresa la spietata indole con la quale li aveva messi di fronte alla scelta impossibile.
    « Lo faremo in Verogelo. Non mi aspetto di farlo di notte, visto che una certa stella ha deciso di non tramontare più, ma ci atterremo alle scritture. »
    Irina non la ascoltò. Il viso era ancora rigato dalle lacrime e lo sarebbe stato ancora per molto. Almeno finché Dar'yana non avesse ripreso il controllo.

    Salute 40/40
    Energia 40/40
    Stress 4/10

    Competenze Artigianato IV - Natura IV - Carisma II | Influenza V
    Classi di Difesa 1[r] - 2[t] - 2[v]
    Ferite: ---
    Status: ---
    Bonus: ---
    Malus: ---

    Equipaggiamento:
    - Albedo [Mangiamana II][Nascosto]

    Passive:
    - Rigenerazione: +2 Risorse a scelta all'inizio di ogni turno
    - Ispirazione: +3 Risorse a scelta ogni 15 danni inflitti

    Attive:
    //

    Prove effettuate Carisma - Intimidire (6)

    Riassunto: Dar'yana spende 4 punti stress per superare la prova di Carisma - Intimidire da 6, così da placare le ire del leader.
     
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    « Mi sono un po' rotto di Mantis e dei suoi png. Lasciate parlare me una cazzo di buona volta. »


    H A A N


    Haan_2
    Marciamo. Al crollare del mondo, marciamo tutti verso un orizzonte lontano ed incerto.
    Marciamo per fuggire alla morte, o per incontrarla al culmine del sentiero. Come avversaria o come compagna di caccia.
    Sembrano passate ore e ore nel silenzio, quando udiamo infine gli affanni della bestia. Tanto prossimi da far gelare il sangue, probabilmente, a un viaggiatore che ci tenga alla pelle. Ricorderò sempre la vista della creatura, apparsa all'improvviso sul fondo del crepaccio ai piedi della nostra sparuta compagnia: una belva possente, fiera, dall'aspetto regale pur nella sofferenza. Un lanokhor, tiene a informarci Artak, un relitto di ere concluse che si affaccia su un mondo che non è più a sua misura. L'ultimo, forse della sua specie, risvegliato dall'antico torpore per scontare una condanna peggiore della stasi. La meraviglia lascia presto il seggio, tuttavia, alle questioni pragmatiche. Siamo venuti a cacciare un predatore dalle magiche doti, come ben evidenziato dal manto di fulgide fiamme che lascia ben pochi dubbi, se ve ne fossero stati. Il lanokhor secondo Artak era, o si può dire è, una delle creature che ancora popolano gli incubi dei bimbi, tanto è profonda la traccia della sua ferocia. Per quanto debilitato sia l'esemplare, è un bene che non ci abbia notati subito, il che ci pone di fronte a una scelta: allontanarci per avvertire il gruppo - rischiando che fugga o vada a morire di una qualsiasi infezione in anfratti remoti, senza poterne recuperare la carcassa -, oppure sfruttare il vantaggio per tendergli un'imboscata. Ne discutiamo col tono di voce più basso possibile, quasi semplicemente col labiale... non fosse che il vecchio Roz di labbra non ne ha, come tiene particolarmente a rammentarci ogni quindici passi. Propone, il Cavaliere Vuoto, di investigare la natura arcana della preda, al fine di discerner- discernernxsdcf- di comprendere quali siano le sue forze e i suoi punti deboli. Fosse facile senza metterla in allerta! Propongo piuttosto, se non vogliamo farci scappare la cena o di esserlo noi, di utilizzare la tecnica degli antichi cacciatori Sbinfirr e in sostanza lasciargli capitombolare in testa quel bel masso pesante alla mia destra. Un buon modo per far fuori una preda che già secondo l'esperienza dei gattoni dev'essere abbastanza fiacca... e anche saporita, a giudicare dall'espressione di Gor. Ma come fa a saperlo, se non se ne vedono da 400 anni? Vabbè, direi di mettere in atto la strategia, a meno che non vogliamo provare a domar... ma è troppo tardi, perché per una volta Roz, al posto di dare aria al lamentofono, fa esattamente ciò che si diceva un attimo fa.
    Il risultato non è esattamente quello che avevo in mente. Quel latrato terrificante ad esprimere tutta la sofferenza di un magnifico animale raggiunto non da un colpo di grazia, bensì da una fitta agli arti posteriori che si spezzano come lastre di ghiaccio sotto il macigno rovinato dalla rupe. Un pessimo colpo dal mio alleato, ma il dolore passerà presto, sotto i colpi dell'abisso che presto otterrà pure la sua essenza.

    Eccoti qui, mio piccolo Haan. Sei stanco ma non troppo, soddisfatto delle tue braccia immerse nel sangue. Sai che, per merito del tuo lavoro, diverse bocche troveranno di che colmarsi, e del domani si vedrà, beh, domani. La verità è che forse la tua nuova compagna sta esercitando una buona influenza su di te, più di quanto io possa ambire in questo tempo. La tua debole umanità dovrà cadere a pezzi, giorno dopo giorno, e questo potrà renderti grande.

    Quando tutto è finito, devo dire che mi sento un po' spossato.

    CITAZIONE
    Prove:
    Azioni
    turno I
    1) Ombra di Madràk [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 12]
    2) Ombra di Madràk [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 12]
    3) azione base di Arcana (4) con Jessica [Arma curatrice I][Versatile I (Riflessi/Tempra)][Nascosto]
    turno II
    1) Ombra di Madràk [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 11]
    2) Ombra di Madràk [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 11]
    3) azione base di Arcana (4) con Jessica [Arma curatrice I][Versatile I (Riflessi/Tempra)][Nascosto][effetto 3]
    Bonus:
    Malus: -1 (per spese energetiche) al secondo turno

    Stats
    Conto:
    Livello: 5
    Risorse di Base:
    Energia: 8 (40-32) | Salute: 24 (40-16) | Stress: 5
    Punti Competenza: [10/10]
    Arcana: 4 | Furtività: 3 | Atletica: 2 | Percezione: 1
    Classi di Difesa: [5/5]
    Riflessi: 2 | Tempra: 1 | Volontà: 2
    Lingue parlate:
    Atlassiano, Elfico, Aliothi

    Abilità Artefatto: [5/5]

    Bussola del cercatore: tale bussola, infusa di magia oscura come tutti gli oggetti che ti porti dietro da decenni, con un po' di pazienza puoi farla puntare nella direzione di ciò che cerchi al momento. Se ti trovi in un gran casino ora, è solo perché hai voluto mostrarla alla tua nuova compagna in un istante di deficienza. Ti dà una chance in più di ritrovare una creatura, persona o cosa perduta, a patto di averne un'immagine abbastanza precisa in mente. Il quadrante stesso, color avorio, vira progressivamente sull'arancio all'accorciarsi della distanza dall'obiettivo. Data la sua importanza per te, la mantieni in un piano immateriale di oscurità, al quale solo la tua mente può accedere per recuperarla.
    [Attrezzi del mestiere (+1 Percezione: Inseguire)][Nascosto][2 Slot]
    Jessica: C'è pure una spada a una mano di ben maggior valore, che è diversa da tutte le altre e sulla cui lama è incisa la parola Jessica: è del capitano, prenderla sarà molto più difficile. [prova di furtività] Riesci a prendere la spada senza che il Capitano se ne accorga, per adesso. Non appena la afferri senti qualcosa dentro cambiare: una addizione che ti rende un po' diverso da ciò che eri, un po' migliore. Sembra che lei abbia una parvenza di una coscienza e che tu le piaci, così tra le altre cose ora puoi farla apparire nella tua mano ogni volta che desideri. Goditela finché puoi, ché le donne sanno essere delle persone estremamente lunatiche. (there were dragons)
    [Attacca su Riflessi][Arma curatrice I][Versatile I (Tempra)][Nascosto][3 Slot]

    Abilità Personali: [5/5]

    Convivio d'Inferno: al culmine dello scontro, se danneggiato o in preda a quella frenesia istintuale di cui provi grande ribrezzo, ecco che i segni sulla tua pelle si ramificano su di essa e sul mondo esterno, formule di antica fattura che evocano la Congrega di Asmeretk. Orrificante stato in cui il tuo corpo si trasforma in un piceo fulcro abissale dalla vaga forma umanoide, con mille occhi di brace, ammantato da nere creature striscianti: scolopendre che si perdono indefinite nel buio con l'essenza delle arti precluse. La Congrega, mente alveare la cui volontà può confliggere col tuo intelletto superiore, ingloba e divora la carne e il sangue degli sconfitti, traendone possenza. Una volta riacquisito il controllo, sarai risanato; ma a quale prezzo.
    [Passiva di Recupero: Trionfo (Salute)][2 Slot Abilità]
    Ombra di Madràk: una creatura ha sfidato la tua furia interiore al punto che il tuo sangue ribolle e percepisci il nero potere espandersi sulla pelle. L'inchiostro maledetto dalla fronte, ti attraversa e si propaga a terra, in acqua o anche nell'aria, come serpe immateriale scatta e morde in una frazione di secondo, lasciando un'ustione nell'area colpita.
    [Attacco di Arcana su Riflessi][Costo 8][Effetto 12][1 Slot Abilità]
    Occhio di Ea'Vraan: senti scorrere le sfolgoranti correnti del mondo. Un anello di luce aurea o celeste si frappone tra il nemico e te, proteggendoti come un vero scudo. Il talento non è stato ereditato da Asmeretk, ma ti è stato conferito da Gorthan l'Illuminato, come ringraziamento per averlo aiutato a rintracciare i propri fratelli dispersi e addormentati.
    [Difesa attiva di Volontà][Costo Variabile I (3/5)][Effetto 4/6][1 Slot Abilità]

    Istinto di conservazione: schivare quel fendente di spada è decisamente una buona idea.
    [Difesa attiva di Riflessi][Costo 8][Effetto 10][1 Slot Abilità]
     
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30 replies since 8/5/2023, 22:18   1053 views
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