[Festival] Apertura!

[Festival di Magia: Topic Centrale]

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    APERTURA
    festival di magia della dominante


    { Alioth, Palazzo del Doge; Crespuscolo }

    La fiamma della candela si muove tremula, gettando un colorito terreo sul volto pollesco del parnavi. Il Colonnello, segretario e primo consigliere del più alto magistrato della Dominante, lancia un'occhiata in tralice al suo signore.
    Il Doge risponde a quello sguardo, indovinando in esso un certo scetticismo.
    «Ancora non ti convince?» domanda.
    Il segretario fa un gesto vago con la zampa. «Non devo esserne convinto, voi siete padrone di fare e disfare a piacimento».
    «Però...?»
    «Però le notizie che abbiamo ricevuto non sono consolanti. Avrei preferito fare l'annuncio in un altro momento».
    «Se dovessimo aspettare il momento buono ogni volta che desideriamo fare qualcosa, amico mio, finiremmo per non fare mai nulla».
    Pur con fatica, come se ogni gesto gli costasse interi anni di fatiche, il Doge si alza dalla sua poltrona.
    «Sia come sia, dobbiamo farlo» sospira. «Panem et circensem, non dimenticarlo. Inoltre...» continua, avviandosi alla porta. «...ricorda sempre che il nostro è un mondo destinato alla rovina. E noi, che di questo mondo siamo i custodi, abbiamo il dovere di offrire alla nostra gente una scusa per dimenticarsene e continuare a sperare».
    Il segretario annuisce, sconfitto. Riconosceva la bontà di quelle argomentazioni.
    «Andate, allora» dice. «Andate, mio signore. E date loro qualcosa da festeggiare».

    [...]


    I finestroni si aprono sulla placida sera di Alioth. Il crepuscolo è giunto e la città bianca è rischiarata da centinaia di fiammelle che ardono.
    La balconata principale affaccia sul Grande Canale e, oltre il corso d'acqua e tutto intorno - nelle vie laterali, sui balconi dei palazzi prospicienti e persino sui tetti - si staglia l'infinita marea di persone giunte fin lì per vedere il Doge, ascoltare le sue parole. La tensione è palpabile, figlia dell'attesa: il Doge vuole parlare ai cittadini e al popolo dell'Est. Ha un annuncio da fare, ma nessuno ne conosce il contenuto; in molti, fra la gente assiepata, tentano di indovinare le sue parole, o almeno il loro indirizzo. Ci sono stati grandi preparativi, questo è certo, ma tutto è stato tenuto nel massimo riserbo, una volta tanto. Ogni cosa è ammantata da un alone di solennità.
    Lentamente, come un vecchio sovrano, il Doge rivela il proprio volto chimerico; un passo alla volta raggiunge la balconata e dal brusio sospeso cominciato all'aprirsi dei finestroni si solleva improvvisamente un'ovazione. Il saluto di Alioth al proprio signore.
    Come nel migliore dei copioni il Doge si inchina a destra e a sinistra, saluta il suo popolo raccoltosi per ascoltarlo. Allarga le braccia, come a volerli cingere tutti in un abbraccio paterno - ché questo è il suo compito, essere il padre e il protettore della Dominante.
    Con un gesto del capo fa cenno al suo segretario, rimasto indietro di qualche passo. Questi ripete il cenno agli arcimaghi, l'incanto viene attivato e la voce del Doge risuona stentorea, amplificata dalla magia così che tutti possano udirla.
    «Cittadini di Alioth!» comincia. «Popolo dell'Est restaurato... figli miei! Non sono trascorsi poi molti anni da quando le nostre terre erano macchiate dal sangue e percorse dalla guerra. Alcuni di voi erano già in vita allora, e con orrore possono rimembrare quei tempi. Eppure, se guardo alla nostra città, alla nostra terra, quest'oggi, la vedo in pace. Florido si erge il baluardo delle repubbliche dell'Est, e con noi le Sette Sorelle. Di questo abbiamo avuto e avremo bisogno in futuro: pace, prosperità... e collaborazione».
    La voce del Doge si alza di tono, si infervora nel proseguire del suo discorso. Gli astanti rimangono in silenzio, aspettando l'annuncio - cercando di capire dove vuole andare a parare con quella premessa, chiedendosi se si tratti, alla fine della fiera, di notizie buone o cattive.
    «Proprio lo spirito di cooperazione che ci ha consentito di raggiungere questi traguardi, oggi mi permette di darvi una lieta notizia. Con la partecipazione e l'assenso dell'Accademia e di tutti i circoli magici della Dominante, in concomitanza con il Carnevale, è stato organizzato un evento di importanza storica».
    Come d'incanto, rispondendo alle parole del Doge, centinaia e centina di lanterne che erano state lasciate a galleggiare sul Canale Grande si accesero. Il corso d'acqua riverberò delle loro luci rossastre, rubando un boato di meraviglia alla folla stupefatta, mentre altre lanterne venivano lasciate al vento e iniziavano a sollevarsi dai palazzi e dai cortili, illuminando la notte di Alioth e coprendo il cielo stellato di puntini rossi - mentre sulle vie principali comparivano dal nulla bancarelle stracariche di dolci e chincaglieria varia, dai gioielli agli articoli magici; ovunque brillavano decorazioni e addobbi luminosi, arzigogolati orpelli rimandavano sulla pietra della città le loro luminescenze rossastre.


    f6pXHZ1

    «Popolo di Alioth!» tuona il Doge, ancora una volta.
    «In questo lieto giorno è mio immenso piacere darvi il benvenuto e aprire ufficialmente»
    «il Festival di Magia della Dominante!»

    Signore, signori, maschere e costrutti elementali di dubbia natura, benvenuti al primo Festival di Magia della Dominante.
    Questo è il topic centrale, deputato al gioco libero, in cui possono intervenire tutti i player. Potete andare in giro, dialogare fra voi, fare amicizia, un po' quello che vi pare. Per i più facinorosi, avverto che il Servizio d'Ordine del Doge non ci penserà due volte - in caso di rissa - a tirarvi due immensi autoconclusivi e buttarvi nel canale con una fiammella accesa, a mo' di lanterna. Fate i bravi.
    Ogni 7-10 giorni, il QM della scena interverrà facendo succedere qualcosa o sbloccando parti della città o mini-eventi interni al festival a cui potrete partecipare o visionare. Ciò non toglie che siete comunque invitati a prendere all'evento aprendo voi stessi delle giocate inerenti al Festival o ambientate al suo interno (ricordate di apporre nel titolo l'apposito tag [Festival]).
    In questo topic non c'è una turnazione: potrete postare tutte le volte che vorrete, interagendo con gli altri o meno, e con tutti i personaggi che desiderate. Di nuovo, mi raccomando di fare i bravi. Siamo qui per divertirci.
    Adesso un po' di contesto.

    Le Bancarelle sono posizionate lungo tutte le vie principali di Alioth. Vendono dolciumi, chincaglieria varia, oggetti magici, monili, provenienti da ogni angolo dell'Est. I furti saranno severamente puniti. Se vorrete parlare con un commerciante per acquistare qualcosa, potrete farlo segnalandolo nel vostro post o contattando l'utente Apocryphe , QM dell'evento.

    Altre porzioni di evento verranno svelate prossimamente.
    A breve verrà aperto il canale discord apposito per qualsiasi domanda.
    Buon divertimento!
     
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    Eltanyn "Il Drago"

    Quella giornata era stata particolarmente rilassante per il mangiafuoco. Le persone attorno a lui gli trasmettevano un'aria di festa e d'altronde non poteva che essere così: per la prima volta era stato annunciato il Festival di Magia della Dominante.
    Qualche serata prima, durante uno dei suoi spettacoli improvvisati per le strade, aveva udito alcuni signori discutere riguardo un annuncio che il Doge avrebbe fatto l'indomani. A quanto pareva, nessuno aveva idea di che tipo di notizie avrebbe potuto dare, ma qualcosa solleticava la sua curiosità. Per questo motivo si era diretto verso il Palazzo e aveva deciso di assistere a quello che poteva essere un evento particolare. In effetti, forse, fu quasi un evento storico. Centinaia di persone si erano riunite sotto la balconata del Doge per ascoltare ogni sua parola. Fu un discorso degno delle migliore aspettative, contornato addirittura dal lancio di moltissime lanterne ad illuminare la serata. Doveva ammettere che, per quanto non fosse un amante dei nobili e dei governanti in generale, quel Doge sapeva il fatto suo.
    Chi lo avrebbe detto che si sarebbe tenuto un festival della magia proprio nella città in cui si trovava in quel momento. Avrebbe potuto sfruttare l'occasione per mettere in mostra le sue abilità con la Danza del Fuoco, racimolando qualche soldo in più, e magari avrebbe anche potuto scovare qualche nuova tecnica da applicare alle sue coreografie o qualche oggetto particolare. Gli era sempre piaciuto il clima festivo, non poteva negarlo.
    Si aggirava, quindi, fra le strade in festa, osservando con meraviglia le decorazioni e le bancarelle attorno a lui. Chissà se avrebbe trovato una zona abbastanza spaziosa per esibirsi, nel frattempo lasciava cadere gli occhi sugli oggetti in vendita - più per curiosità che per altro. Era un festival in piena regola, il mercato sembrava non finire mai.
    Ad un certo punto, durante la passeggiata, la sua attenzione fu attirata da un manifesto appeso recante la pubblicità di un torneo di magia, in onore del festival. Un sorriso particolare gli accese il volto: adorava le sfide. Non gli ci volle molto prima di trovare la zona adibita alle iscrizioni, non vedeva l'ora di partecipare. Un banditore piuttosto simpatico continuava a far risuonare la sua voce in mezzo alle vie per pubblicizzare il torneo. Eltanyn gli andò vicino per farsi notare e si iscrisse senza pensarci due volte.
    Avrebbe dunque ripreso la sua passeggiata pensando a che tipo di coreografia magica avrebbe potuto mettere in piedi. Doveva essere qualcosa di spettacolare!


    Scheda
    Energia: bianca
    Stato energetico: 100%
    Stato Fisico: illeso (32/32)
    Equipaggiamento:
    CITAZIONE
    Brazier: [Equipaggiamento Offensivo][Bastone][Materiale: Legno Ignifugo/Acciao][Lunghezza: 150 cm da disteso, 90 cm da chiuso; Diametro: 6cm]
    Stato equipaggiamento: 8/8

    CITAZIONE
    Gomitiere e Spallacci in cuoio: [Equipaggiamento Difensivo][Gomitiere e Spallacci][Materiale: Cuoio]
    Stato equipaggiamento: 8/8

    Abilità Passive:
    CITAZIONE
    Danza del Drago: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Capacità da Acrobata][1 Slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Agilità][4 Slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Riflessi][4 Slot]
    [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Possibilità di creare fiamme ed effetti di fuoco a livello scenico][0 Slot]

    CITAZIONE
    Sensi di Drago: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Dono di Famiglia - Auspex Pericoli][1 slot]

    CITAZIONE
    Dragon Scale: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Resistenza a veleni ed Alcolici][1 slot]

    Abilità attive usate: ///


    Edited by RimialNyx - 18/1/2022, 18:46
     
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    « Caro Wordsworth,
    mi trovo ad Alioth, e credo di rimanervi per un po'. Sta per avere luogo qui il Festival di magia,
    magistralmente organizzato dal Doge. Le strade sono così brulicanti di vita, e innumerevoli lanterne
    raccontano al vento le loro storie. Sono sicura ti piacerebbe. Spero di incrociarti casualmente, come
    nostro solito. Il tempo sembra scorrere più lentamente da quando ci siamo separati.

    Ezra Qooraj.
    »

    Quando ho posato i miei occhi su di te per la prima volta, immediatamente mi è venuto in mente quanto splendido fosse il tuo sorriso. Ho sentito musica nelle tue risate; ho visto poesia nelle tue parole. Mi hai chiesto perché avevo quello sguardo sul viso, come se un'ombra fosse caduta su un paesaggio bagnato dal Sole, carico di premonizioni, scurito a causa di una rivelazione. Il momento in cui ho provato a dire a me stesso che non ero innamorato è stato il momento in cui ho compreso di esserlo. Un momento di verità tutto nostro, Ezra. Se mi chiedi di raggiungerti, io correrò da te. Attendo con ansia l'ora di rivederti, il tempo pare che scorra più lentamente quando siamo separati.
    « Wordsworth, ah? » è il valore delle parole, il loro peso. Sorride con dolcezza: continua a chiamarlo in quel modo nonostante ora siano molto più intimi di quanto non fossero quando si sono conosciuti alcuni mesi prima. Forse vi è un significato più profondo: l'affermazione del fatto che quel che gli ha detto è qualcosa di puro, di sincero. Ripone nella propria borsa la lettera della principessa, il cui contenuto viene impresso per magia tra le pagine della Luwan insieme ad appunti, mappe e rituali. Si tratta di qualcosa di speciale del resto, qualcosa che non vuole dimenticare. Alioth è distante, ma essere il rampollo di una ricca famiglia nobile significa avere a disposizione un gran numero di alternative. Gli ci vogliono solo poche ore per trovare un capitano che lo conduca al continente. Una sacca di solidi ed un paio di giorni ed è quasi giunto a destinazione; altri tre giorni di viaggio infine per raggiungere la Dominante. Riven entra in città qualche istante dopo la conclusione del discorso del Doge. Si muove attraverso i canali con una piccola gondola, condotta da un gondoliere che conosce bene quelle acque. Nel frattempo assiste con occhi pieni di meraviglia allo spettacolo che inaugura il festival della magia anticipatole da Ezra: centinaia di lanterne galleggiano in aria, si sollevano dai palazzi e dai cortili illuminando la notte finché non diventano puntini rossi e spariscono. Una esclamazione di stupore, un semplice « Wow », è tutto ciò che riesce a dire. Durante i pochi minuti che gli servono per arrivare a una delle vie principali della capitale, ammira i ponti di pietra e marmi pregiati che collegano la vasta teoria di isole che formano la capitale, il susseguirsi di palazzi aristocratici, teatri e circoli di magia e le magnifiche vetrate che caratterizzano quasi tutti gli edifici. Messi di nuovo i piedi a terra comincia a camminare lungo le strade affollate, facendosi spazio a stento tra il mare di persone. Centinaia di Ritmi ed emozioni differenti inonando il suo cervello, lo fanno sentire euforico perché è da tanto che non prova qualcosa del genere. Si affaccia di tanto in tanto sulle infinite bancherelle posizionate lungo tutte le strade, a scoprire che stanno vendendo e - in particolare - se vi è qualcosa che attira la sua attenzione: un gioiello da regalare, od un artefatto di cui riesce a percepire il potere. Naav fluttua intorno la sua testa per tutto il tempo, gli sguardi di bambini ed adulti incuriositi da quella stravagante esistenza rivolti in direzione di quest'ultima. Non trovando qualcosa che - almeno per ora - gli interessi, Riven ne approfitta per acquistare alcuni dolciumi, che butta giù interi godendo appieno del loro sapore dolce: la sua dieta è composta per lo più da minerali e pietre preziose, ma ciò non vuol dire che non possa mangiare quel che mangiano gli uomini - dopotutto ha delle papille gustative proprio come gli esseri umani -. Nonostante le bancherelle siano piuttosto attraenti, cerca di non fermarsi più di un momento. C'è una persona che (casualmente) deve incontrare, e non desidera altro che vederla: è per questo che sta sorridendo come uno scemo da quando è arrivato.

    WL3bkHH

    PBfs4T1
    RIVEN WORDSWORTH

    Energia: 100%.
    Stato Fisico: 32/32.
    Stato Psicologico: eccitato.

    Abilità passive:
    may you touch dragonflies and stars, [0 slot totali]
    - abilità passiva di caratterizzazione scenica: mutaforma.
    dance with fairies and talk to the moon ~ [5 slot totali, di cui 2 razziali]
    - abilità passive di caratterizzazione: auspex: ambiente e creature;
    - abilità passiva di caratterizzazione: percezione approfondita dei ritmi;
    - abilità passiva di caratterizzazione: lettura delle emozioni;
    - abilità passiva di caratterizzazione: antimalia.
    rhythms alchemy [9 slot totali]
    - abilità passiva di metagioco; effetto pieno di abilità offensive ad area;
    - abilità passiva di metagioco: effetto pieno di abilità difensive ad area;
    - abilità passiva di metagioco; scelta dei bersagli con abilità ad area;
    - abilità passiva di conoscenza: fisica;
    - abilità passiva di conoscenza: chimica;
    - abilità passiva di conoscenza: medicina;
    - abilità passiva di conoscenza: geologia.
    naav [1 slot totale]
    - abilità passiva di caratterizzazione: auspex: pericolo;
    - abilità passiva di caratterizzazione scenica: punto di casting extra.

    Abilità attive:
    //.

    Equipaggiamento:
    — echo equipaggiamento offensivo, nel fodero [8/8].
    — luwan equipaggiamento offensivo, forma libro, legato alla cintola [8/8].
    — naav equipaggiamento offensivo, levitante [8/8].
    — corazza equipaggiamento difensivo, non con sé [8/8].



     





    Edited by Neéro - 24/1/2022, 15:00
     
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    Le legna scoppiettavano; tutt'attorno, il silenzio di una campagna addormentata. In lontananza, il frusciare costante delle acque dell'Umihy e il bubolare dei gufi. Gli occhi dell'uomo con i capelli brizzolati fissavano il fuoco da bivacco, eppure lo sguardo era smarrito e il pensiero distante. L'ultima volta che aveva dormito sotto il cielo stellato era stato in occasione del nono compleanno di Annabelle. Quel giorno avevano riso, danzato e giocato fino a notte fonda. Felici.

    Cervantéz si asciugò il volto e provò a dormire.


    La sua era una comune maschera di carnevale aliothiana composta di un tessuto variopinto a sfumature marine, che gli copriva metà volto. L'aveva acquistata ad una bancarella lungo la strada, fuori dalla zona urbana, e l'aveva indossata prima di varcare le soglie della Dominante. Il carnevale attirava le genti di Alioth come falene ad una lanterna, ciononostante la possibilità che qualcuno di Leoke lo potesse riconoscere era minima, specie in mezzo ad una folla gremita. Ma azzerare tale rischio, celando i propri lineamenti dietro una maschera, Cervantéz lo aveva ritenuto un accorgimento ancor più avveduto, tutt'altro che esagerato.

    Nei pressi di un'arteria secondaria, a metà circa del ponte sud-ovest, uno dei tanti che collegava la piazza centrale al resto delle isolette della Dominante, era possibile ammirare, svettante e diritta come la coda di una freccia, la cima della torre della biblioteca, parte integrante dell'Accademia della Magia.
    Cervantéz era fermo da un po' a rimirarla, smanioso. Non troppi giorni prima aveva letto che il frammento di un artefatto leggendario era conservato proprio là, all'interno delle mura dell'Accademia, e che i suoi poteri possedessero capacità ben oltre i limiti concessi alla magia delle creature mortali. L'uomo con i capelli brizzolati non sapeva se tale frammento potesse davvero rappresentare la soluzione dei suoi problemi. Non aveva trovato ulteriori informazioni a riguardo, tra le righe dei libri della biblioteca di Leoke. Riuscite però ad immaginare, e comprendere, le pene e i sentimenti di un uomo che, dopo aver perduto tutto, si trovava ad un tiro di schioppo dalla possibilità, anche se solo remota, della cancellazione dei propri sbagli, a qualche passo dalla propria assoluzione?

    Un pesce dorato balzò fuori dal canale, richiamando su di sé lo sguardo dell'uomo con i capelli brizzolati. Laggiù, nella via che costeggiava gli edifici più imponenti, in mezzo a mercanti, bancarelle, viaggiatori, mendicanti e pescatori, v'era la sagoma di quello che pareva a tutti gli effetti un bambino. Ritto sulle proprie gambe rinsecchite, il ragazzo puntava il dito in direzione del ponte di sud-ovest, anzi, più precisamente, sembrava proprio indicare Cervantéz.
    Colto da uno spavento improvviso, l'uomo con i capelli brizzolati si allontanò con un balzo dal parapetto di marmo, rimescolandosi lesto nella ressa della gente. Che la sua paura fosso frutto dell'angoscia e della paranoia, non ne aveva dubbio, eppure era peraltro certo che quel bambino avesse davvero indicato lui. E che, come un giudice inquisitore, lo avesse esortato alla confessione dei suoi reati e delle sue colpe.

    Cervantéz si appoggiò contro la parete di un edificio ai margini della piazza centrale. La maschera celava un volto pallido, sudato e tremolante, quello di un uomo che solo fisicamente era là, ma la cui mente vagava tanto distante da non accorgersi dell'eco delle smisurate parole di passione e di speranza del doge né del fragore della gente.


    Energia Bianca (5, 10, 20, 40)
    Salute Buona (24) - lieve attacco di panico
    Energia Ottima (100)

    Equipaggiamento
    Armatura naturale (8)
    Annabelle, spada bastarda (8)

    Passive
    passiva giustifica evocazioni
    passiva di caratterizzazione; auspex pericoli
    passiva di caratterizzazione; auspex creature
    passiva di caratterizzazione razziale; auspex ambientale magico
    passiva di caratterizzazione; condivisione sensoriale con le proprie evocazioni
    passiva di caratterizzazione; antimalia
    passiva di metagioco; potenza abilità offensive ad area uguale al costo
    passiva di metagioco; scelta bersagli abilità ad area
    passiva di caratterizzazione personale di Doppelgänger; occultamento

    Attive
    -
    -

    Riassunto
    Fase difensiva

    Fase offensiva

    Note Per qualsiasi approfondimento del bg, non menzionato direttamente nel post, potete chiedermi in privato. Leoke è il villaggio di Alioth dove Cervantéz è cresciuto e si è fatto una famiglia. Famiglia che però ha perduto, da pochissimi giorni, a causa delle sue azioni.
     
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    Narset Windgrace
    - Artigiana della Corporazione -

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    _ __Overture



    Grain chiamava con insistenza, producendo un suono metallico ed argentino al contempo, il richiamo di quando c'era qualcuno d'indesiderato alla porta. E solitamente erano TUTTI indesiderati a quell'ora del giorno. Aggrottò le sopracciglia scure e posò la tazza sul piattino, facendo tintinnare il tutto, un suono che a sua volta pareva scocciato quanto la donna dalla pelle nera.

    "Lake, dannazione, vai alla porta!" abbaiò Narset verso la porta dello studio, senza ricevere alcuna risposta.

    "LAKE!" ancora una volta non vi furono segnali di vita da parte del tizio che da diversi mesi aveva preso dimora presso la sua casa secondaria "Dannato Divoratore... sei un inutile ammasso di carne alticcia"

    Si alzò allora di scatto, slacciò velocemente il pesante grembiule di cuoio e si diresse con passo pesante verso la porta d'ingresso, prendendo al volo una delle pistole appese al muro dentro le fondine. Con una mano spalancò la porta, mentre con l'altra sollevava l'arma per mirare in direzione dell'unica sagoma che si stagliava sullo sfondo luminoso della via. Fece partire un primo colpo d'avvertimento, che non servì a spaventare il nuovo giunto che continuò imperterrito a rimanere immobile ad un paio di metri, cominciando però a tremare e producendo una sommessa vibrazione che andò spandendosi lungo il cancelletto di legno su cui aveva la mano. Sparò allora un secondo colpo, questa volta seguito da dolci parole:

    "Fuori dalla mia proprietà, pezzo di merda!"

    Non ci volle molto perché un tramestio concitato provenisse dalla casa: quando aveva messo mano alla pistola, Narset, sapeva che il rumore dell'arma avrebbe svegliato il coinquilino, meglio di un secchio d'acqua gelida. Ed eccolo lì, Lake, accompagnato dalla sua migliore amica: la sbronza. Gli avrebbe volentieri spaccato il calcio dell'arma in testa, se quest'ultima non fosse stata fin troppo dura ed avrebbe rovinato di conseguenza la pistola. Rimase dunque ad ascoltare la veloce discussione fra i due uomini- che verteva sulla consegna della merce della Corporazione per il festival-, un'espressione algida sui lineamenti scuri, nonostante in lei ruggisse l'irritazione. Non aveva bisogno di un altro imbecille fra i piedi che le ricordasse cosa doveva fare.

    "Tranquilla, Narshet... ci pensho io..." biascicò Lake, posando poi una mano su Prejudice per far sì che la moretta la abbassasse. Narset degnò Lake di un solo gelido sguardo, grugnendo piano e chiudendolo letteralmente fuori di casa, nuovamente avvolta dal confortante ronzio della macchina che chiamava 'casa'.

    Rinfoderò Prejudice e raggiunse la sua camera-studio, seguita a ruota da Grain. L'artigiana fece salire la piccola creatura di metallo sulla scrivania e prese a controllarla delicatamente.

    "Bene Grain" mormorò quasi con dolcezza, disattivando per qualche istante la creatura. "Facciamo qualche controllo sulla mobilità e l'etere"

    Osservò con cura ogni movimento della bestiolina, muovendo piano ogni giuntura e soppesando possibili problematiche con occhio critico, scoprendo alla fine con un certo tronfio orgoglio che andava tutto bene. Aprì allora il piccolo sportelletto nel petto del costrutto per controllare e sistemare alcune microscopiche parti che aveva cominciato a sostituire diversi giorni prima. Rimase immersa dentro il proprio giocattolo senza rendersi conto del tempo che passava fino a quando non avvertì l'ennesimo costrutto emettere suoni intermittenti per ricordarle che doveva trovarsi alla piazza centrale per il discorso del Doge. Sbuffò posando gli attrezzi sul tavolo e richiudendo dolcemente lo sportello che dava sul cuore di Grain. La volpe si rianimò quasi magicamente, gli occhi di vetro che rilucevano di un intenso azzurro, e compì un aggraziato salto oltre la donna. Narset rise.

    "E' ora di andare"

    Grain si mosse, quasi provasse disagio all'idea di mescolarsi fra le moltitudini di anime che quel giorno avrebbero colmato la Dominante. Lo stesso disagio che sentiva Narset.

    ***

    La gondola si muoveva lenta, fendendo le acque placide dei canali, spingendosi lenta fra altrettante gondole che cercavano invano di arrivare il più vicino possibile alla piazza centrale, dove il Doge sarebbe apparso per aprire i festeggiamenti del nuovo carnevale e fare un annuncio. Di qualsiasi cosa si trattasse non era certo interessata: la Corporazione le dava abbastanza grattacapi e lei era lì, in quel preciso giorno, solo per vedere che anche lo stand che rappresentava fosse in ordine.

    "Fermati qui" intimò la donna al gondoliere, indicando una possibile discesa. La lentezza della piccola barca la stava snervando. Avrebbe continuato a piedi e probabilmente sarebbe stata più veloce. Grain la precedette, balzando dalla punta dell'imbarcazione ai bassi gradini in pietra bianca. Le apparvero più sporchi, rovinati rispetto all'ultima volta che era stata in centro città, ma i bassi tacchi degli stivaletti produssero ancora il medesimo suono, quel 'tlak tlak' inconfondibile, e questo un minimo la rincuorava: anche se le cose cambiavano, c'era sempre un particolare che mai sarebbe mutato.

    Le gambe fecero forza per gli ultimi gradini e con un paio di colpi delle mani guantate mandò via della polvere immaginaria dalla gonna. Era un gesto divenuto quasi spontaneo, qualcosa che faceva da quando aveva iniziato a lavorare nei laboratori della Corporazione e che riproponeva ogni volta che si sentiva fortemente a disagio. Ya'mah le diceva sempre che doveva lasciarlo lì quel pulviscolo, che le si attaccasse addosso, che quello non l'avrebbe né ferita né fermata, che le parole e gli sguardi altrui dovevano scivolarle sul corpo, sui vestiti come una pioggia passeggera, senza farsi spogliare. Non c'era mai riuscita, continuava a farlo anche per sentire ancora dentro di sé la latente presenza del maestro che pareva redarguirla ancora una volta del gesto. Sorrise leggermente.

    "Lady Windgrace"
    la voce calda di Regar le arrivò più alta rispetto a quella del resto delle persone che la circondavano. D'altronde poteva sentire la musicalità nel suo tono, il dolce sapore che accompagnava le sue parole. Regar, rispettato braccio destro dello zio, era sempre stato accompagnato da un Ritmo piacevole ed ora capiva quando lo diceva Ya'mah. "Credevo si sarebbe persa il discorso del Doge"

    Esitò un momento e le labbra scure della donna si animarono di un sorriso di circostanza. Ritmo piacevole, persona fastidiosamente gentile. Non poteva sparire o tirarsi indietro... devo far scivolare addosso ogni preoccupazione e pensiero nocivo... fastidio. Seguè Regar senza fiatare. Non percepiva nemmeno lo stimolo d'iniziare una conversazione qualsiasi, che potesse trattare di bulloni, tempo atmosferico o qualcosa di più complesso come la politica. Lo sguardo della donna rimase basso, fisso su Grain che saltellava e zampettava ovunque... fino a quando ogni sua percezione venne squassata e attratta da un evento inaspettato.

    Fu avvolta dalla luce, fulgida e scarlatta, vorace come solo il fuoco poteva essere nel suo estendersi sulla materia. Ed attorno a lei si materializzarono persone, come se fino a quel momento fosse stata sola, che nel bagliore della moltitudine di lanterne assomigliano tutti a fiammiferi neri, pronti a estinguersi se troppo vicini alla vampa. E così com'era venuto, il rumore si acquietò, divenendo un leggero brusio di sottofondo od un sapore appena percettibile sulla punta della lingua. Nelle sue orecchie vi era una nuova canzone, non di Grain, in perenne movimento attorno a lei... non dei meccanismi o del vociare concitato delle persone... era molto più particolare e piccolo, il suono di molecole che rispondevano ad una determinata emozione che tanto stonava con le altre. Narset si guardò attorno nella grande piazza: era difficile capire da dove venisse quell'eco, quel terrore primordiale e graffiante.

    Gli occhi nocciola si mossero rapidi, posandosi senza toccare ogni singola testa, fino ad un dito: un'appendice tesa in maniera accusatoria in direzione di qualcuno. Prima che potesse fissare nella mente quelle spoglie misere, il magro essere, era svanito nella ressa, nella luce delle lanterne e nella voce del Doge, ma lei sapeva di cosa si trattava... di cosa probabilmente andava cercando. E quell'esser era lì per cercare chi produceva quel Ritmo colmo di panico.

    Grain smise di muoversi casualmente, cheta vicino al bordo della gonna della padrona, mentre le soffici code impercettibilmente mandavano un fremito: pareva che il complesso automa avvertisse le medesime emozioni della creatrice e sondava con lei la folla, passando in rassegna con il proprio sguardo zaffirino ogni maschera e mantello. Narset zittì ogni rumore inutile e distese la voce del cuore meccanico, allungando impalpabili dita lungo parte della piazza, sino ad un muro, nascosto a tutti quegli occhi che, volti al cielo, ignoravano chi stava a terra.

    "Trovato" mormorò piano.

    Fendette agile la folla, schivando mani leste e corpi travestiti, arrivando quanto più vicina a quel muro le fosse consentito. Era ad un braccio da lui, forse un po' di più, ma quel ritmo non poteva che essere il suo. Non aveva quasi avuto il tempo di fissarlo, riuscendo solo ad intravedere una maschera azzurrina e capelli di un uomo non più giovane. Qualsiasi fosse il motivo per cui lo stavano cercando, lui non doveva stare lì. Perché lo faceva? Prevalentemente perché aveva lavorato sodo per vendere gli artefatti della Corporazione, e veder il proprio operato svanire per un omicidio in centro alla Dominante le faceva salire un certo qual nervosismo.

    "Vi sta cercando e vi ha trovato..." iniziò la donna, appoggiandosi con la schiena alla parete, il tono della voce abbastanza alto per farsi sentire esclusivamente dall'uomo che le stava accanto "Rimanere lì impalato renderà questa festa memorabile, anche se non nel modo in cui sperava il Doge." spazzolò la gonna con una mano, avvertendo una latente disapprovazione da parte del maestro "Non vi aspettavate che vi avrebbe trovato qui e che nascondervi fra molti vi avrebbe dato una possibilità di salvarvi. Ma lui vi sente e luoghi come questo in cui dar la caccia gli crea piacere. Quanto siete disposto a correre?"


    Cose


    CITAZIONE
    S t a t o
    ▌Scheda: Here
    ▌Salute: 24/24.
    ▌Mana: 100%.
    ▌Energia: Bianca.


    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • Percezione Approfondita dei Ritmi.
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌Pride & Prejudice: Pistole magiche. {Set_Offensivo_8}
    ▌Ossa del Titano: Armatura naturale. {Difensivo_8}
    ▌Grain: Volpe meccanica. {Pet Scenico}


    N o t e:


      



    Edited by Deer Fren - 25/2/2022, 23:09
     
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    Il cuore di Cervantéz arrancava come un toro imbizzarrito. In ginocchio sul pavimento della stanza, i suoi occhi fissavano l'ombra. Questa si muoveva sinuosa, danzando sulla superficie ruvida della parete. Seguiva sì il contorcersi aggraziato della fiammella nella lanterna eppure dava anche l'impressione di agitarsi in maniera indipendente, senza assecondare del tutto il ballo del fuoco. Cosa fosse quell'ombra, l'uomo con i capelli brizzolati non ne aveva la più pallida idea.

    L'attenzione di Cervantéz fu richiamata all'improvviso da un colpo di tosse. La creatura che aveva evocato, poco prima, si era sollevata in piedi. Un tenue sorriso di speranza esplose allora sul volto dell'uomo con i capelli brizzolati. Un grosso sospiro di sollievo: ce l'aveva fatta. Il suo sguardo stava incrociando un paio d'occhi scuri e banali, mai tanto banali come in quella circostanza. Li aveva visti mille altre volte, quegli stessi occhi, riflessi nello specchio, eppure mai gli erano parsi tanto dozzinali come allora. Tanto da essere inconfondibili: lo sguardo di Cervantéz stava incrociando i suoi stessi occhi. Stava davvero guardando se stesso.
    Doppelgänger improvvisò un passo, poi un altro. Aveva un'aria confusa e sperduta ma sembrava ottenere, momento dopo momento, sempre più coscienza, sempre più consapevolezza di sé, dell'uomo con i capelli brizzolati e di loro; di ciò che avessero fatto e del motivo per cui l'avessero fatto. Doppelgänger esplose in una smorfia compiaciuta, soddisfatta di sé e del proprio operato, benché tecnicamente lui non avesse fatto proprio un bel niente.
    Cervantéz ricambiò l'entusiasmo della propria copia. Arrivò fin quasi ad emozionarsi, a mettersi a piangere dalla gioia, ma prima di averne il tempo accadde l'imprevisto. L'ombra, che fino a quel momento aveva danzato in silenzio scivolando lungo la parete ruvida della stanza, si spinse in avanti. Emerse, potremmo dire, prendendo volume e acquistando concretezza. Un intreccio ritorto di pelle oscura e carne tenebrosa. L'ombra, così come Doppelgänger, prese vita. E, attimo dopo attimo, coscienza. Prese consapevolezza di sé e dello scopo della propria esistenza. Trasse dunque un ruggito distorto, frantumando l'ultimo granello di coraggio rimasto a Cervantéz.
    L'uomo con i capelli brizzolati si gettò contro la porta della stanza, singhiozzando come un bambino disperato. Doppelgänger corse invece verso la finestra, guaendo come un cane impaurito.

    L'ombra brontolò una frase, usando una lingua tanto antica da non poter esser capita da nessuno dei presenti. Ma se viceversa questi avessero conosciuto il linguaggio primordiale, avrebbero allora compreso le seguenti parole: Io sono l'esistenza.
    L'ombra si mosse. In quattro balzi raggiunse Cervantéz e gli penetrò il petto. L'uomo sentì un dolore lancinante che gli spezzò il fiato, la capacità di urlare e la voglia di scappare. L'ombra lo imprigionò, lo divorò e infine lo risputò. Lo rigettò come si rigettano i rifiuti: con sfrontatezza.
    Il brizzolato cadde a terra, privo di forze. Sbatté con violenza la testa contro il pavimento ma non svenne. Avrebbe tanto voluto, ma non gli venne concesso tale privilegio. I suoi ultimi ricordi di quella maledetta notte furono il rumore orripilante dei passi dell'ombra che si allontanava, l'urlo della sua bambina e il sapore acre delle proprie lacrime.



    «Cosa?» Ansimò Cervantéz con un filo di voce «Rallenta»
    La ragazza aveva un aspetto al contempo elegante e sbrigativo. E il suo modo di fare rispecchiava pari pari la sua apparenza. Aveva senz'ombra di dubbio un lessico ben fornito ma allo stesso tempo inondava il dialogo di così tante informazioni da non permettere al suo interlocutore di comprendere tutto e subito.
    L'uomo con i capelli brizzolati dovette ripetersi mentalmente ciò che le aveva detto la ragazza almeno tre, quattro volte, prima di farsi un'idea, seppur vaga, di ciò che gli era stato comunicato. Complice anche lo stato avvilito e sconvolto in cui si trovava al momento, non riuscì comunque ad unire tutti i puntini.
    «Vogliate scusarmi ma temo che mi abbiate conf-» Quand'ecco che un'improvvisa, profonda e pesante sensazione gli torse le viscere, in uno spasmo agghiacciante. Una sensazione spiacevole che preannunciava un pericolo imminente. Ma non era dalla ragazza che proveniva la minaccia, ne era certo. Di lei, a quanto pare, poteva fidarsi.
    «Chi?» Le chiese, ansioso «Chi è che mi sta cercando?»
    «Non qui. Non adesso» Tagliò corto lei «Siete un ottimo bersaglio. Ve l'ho già chiesto: quanto siete disposto a correre?»
    Dietro la maschera, Cervantéz si incupì. Erano trascorsi ventitré giorni dalla notte del disastro. Prima, la sua vita non aveva mai avuto inciampi né incidenti di percorso. Adesso, invece, era tutto un gran casino. Per l'appunto, nel bel mezzo del Festival di Carnevale della Dominante, una ragazza lo stava esortando a scappare perché qualcuno lo stava seguendo. Come poteva tutto ciò non essere collegato e riconducibile a quella maledetta notte di ventitré fottuti giorni prima e a quel dannato rito proibito?
    E se fosse...? Un pensiero gli balenò nella testa, improvviso come il lampo durante un temporale. Di colpo il suo respiro si appesantì, le sue mani tremolarono e un brivido gelido lo percosse. La paura lo pervase.
    «Andiamo!» Si decise, senza fronzoli.

    L'uomo con i capelli brizzolati seguì la ragazza. Salirono per vie secondarie, zigzagando in mezzo alla folla, finché non raggiunsero un angolo appartato della città. Cervantéz non aveva idea di dove si trovasse né del percorso che avesse fatto per arrivarci. La sua mente era altrove, completamente alla deriva.
    Entrarono in un capannone che pareva abbandonato. In lontananza, gli echi dei festeggiamenti.
    L'uomo con i capelli brizzolati si fece forza e tentò di ritornare in sé. Guardò la ragazza e solo allora si accorse dello strano animale che si portava appresso. Non sembrava fatto di carne. Doveva senz'altro trattarsi di qualcosa di magico. Ci sarebbe stato il tempo di chiederle anche di quello, perché no, una volta che la faccenda fosse risolta. C'erano però questioni più urgenti, al momento, di cui discutere. Chi era quella ragazza? E soprattutto, cosa sapeva lei dell'uomo con i capelli brizzolati e della sua vita? Cosa conosceva della sua storia? Era al corrente del rito proibito che aveva eseguito? Come? Non poteva restare con le mani in mano, doveva scoprirlo.
    L'uomo con i capelli brizzolati le si avvicinò ma non ebbe il tempo di chiederle alcunché. Un rumore alle sue spalle lo interruppe.

    Da una delle finestre in fondo al capannone discese, in un balzo felino, un essere tenebroso. Atterrò su tentacoli di carne oscura e poi si fece avanti. I suoi passi emettevano lo stesso rumore orripilante, ma il suo aspetto era diverso dall'ultima volta. Una spiacevole, devastante, sorpresa per Cervantéz. L'ombra indossava degli stivaletti di pelle e un grembiulino di lana verde. La pelle del viso era bianca, malata e tutta ricoperta di pustole. Ma anche così la sua fisionomia era inconfondibile.
    L'uomo con i capelli brizzolati cadde in ginocchio. La mano destra premuta contro il petto, il fiato corto. I suoi occhi fissi sull'ombra, sulla copia sbagliata della sua bambina.


    Energia Bianca (5, 10, 20, 40)
    Salute Piena (24) - angina pectoris
    Energia Ottima (100)

    Equipaggiamento (8/8)
    Corpo immateriale, Armatura naturale
    Annabelle, spada bastarda

    Passive
    passiva giustifica evocazioni
    passiva di caratterizzazione; auspex pericoli
    passiva di caratterizzazione; auspex creature
    passiva di caratterizzazione razziale; auspex ambientale magico
    passiva di caratterizzazione; condivisione sensoriale con le proprie evocazioni
    passiva di caratterizzazione; antimalia
    passiva di metagioco; potenza abilità offensive ad area uguale al costo
    passiva di metagioco; scelta bersagli abilità ad area
    passiva di caratterizzazione personale di Doppelgänger; occultamento

    Attive
    -
    -

    Riassunto
    Fase difensiva

    Fase offensiva

    Note Per qualsiasi approfondimento sul bg, non menzionato direttamente nel post, potete chiedermi in privato.
     
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    Narset Windgrace
    - Artigiana della Corporazione -

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    _ __Overture



    C'era tanta confusione in quell'ometto dalla testa ingrigita. E non aveva bisogno del Ritmo per dirlo. Poteva sentire distintamente il suo respiro mutare e scorgere la pelle lucida di sudore sul collo e quelle zone di pelle non coperte e su cui la luce traeva uno strano scintillio malato. La voce di lui era stentorea, agitata e rivelava cose che anche il più sciocco fra gli stolti avrebbe indovinato ad occhi chiusi.

    Aveva provato a dissuaderla con quella voce stanca, dicendole che lui non c'entrava nulla con quella situazione al limite dell'assurdo, ma si era zittito in fretta. Si era insinuata una nuova sensazione, un prurito quasi doloroso, come una spada di Damocle sospesa a pochi centimetri dal loro collo, tale che persino Narset si sentì tremare i polsi ed a fatica resistette all'impulso di metter mano alle pistole e sparare a caso sulla folla. Una pessima scelta che sarebbe pesata ovviamente sullo zio e la Corporazione. Doveva pensare con logica, spingere ogni pensiero il più lontano possibile. Trovato!, pensò la donna mentre lui le chiedeva ansioso chi fosse sulle sue tracce. Aveva girato di poco il viso, giusto quel tanto da fissarlo e sperando che capisse che in gioco vi era anche la sua di vita in quel momento. Stava cercando di aiutare un perfetto sconosciuto da un pericolo ignoto... un'idea geniale.

    "Non qui... non adesso" aveva mormorato Narset "Siete un ottimo bersaglio. Ve l'ho già chiesto: quanto siete disposto a correre? Risponderò poi per quello che potrò"

    Aveva mentito. Una buona bugia piazzata nel posto giusto ed al momento giusto le avevano permesso di portarsi appresso lo strano uomo ed il suo problema. Si staccò allora dal muro, fisso la volpe meccanica e con un movimento della testa la esortò a muoversi. Un passo davanti all'altro, lungo vie e calle, su pavimenti che conosceva a menadito da quando era piccola e che portavano in uno luogo abbastanza sicuro. Non tanto per lei, quanto per le persone che si trovavano lì per i festeggiamenti.

    La cupa struttura quadrata di un magazzino smesso della Corporazione si stagliò contro il cielo scuro sopra la Dominante, vestigia di un passato che Narset sentiva ancora sulla pelle e nella vibrazione del suo cuore meccanico. Si posò una mano sul petto un momento, sfiorando con la mente il ricordo di quando accompagnava Ya'mah e delle volte che sgattaiolava in quel luogo per nascondersi dalla furia della nonna. Anche quel giorno entrò da una piccola finestra nascosta e che pareva chiusa ad una prima occhiata; fece entrare velocemente l'uomo e richiuse alle sue spalle la porta in spesso legno.

    La donna si terse la fronte con il dorso della mano, guardandosi un momento attorno: nell'ampio magazzino non era rimasto molto, se non attrezzi smessi, casse vuote e cordame, nulla che avrebbe potuto essere utile in combattimento, ma almeno erano abbastanza distanti dalla folla e questo le bastava.

    Avvertì l'uomo avvicinarlesi da dietro e si volse per fronteggiarlo, giusto in tempo per vedere qualcosa scivolare dentro il capannone da uno dei finestroni posizionati in alto ed a cui mancavano i vetri. Il suono che emise nel ricadere a terra le ricordò quello di stracci bagnati od interiora buttate a terra, un grumo di carne tentacolare che cercava malamente di emulare la vita umana. Le venne solo da pensare che fosse rivoltante, come il suono che emetteva il Ritmo che l'accompagnava, e che aveva leggermente percepito tra la folla. Ora lo sentiva dentro di sé.

    "Tu non dovresti essere qui... tu non dovresti esistere. Cosa vuoi?" ringhiò Narset appoggiando una mano sul calcio di una delle pistole che le pendevano al fianco. Grain le si accucciò accanto ai piedi, le orecchie tirate all'indietro contro la testa ed un basso ringhio nella gola metallica. Narset rimase a fissare l'ammasso di carne nera venire avanti, mostrandosi in tutto il suo orrido splendore: non era più un ragazzetto, ma un bambina... o qualcosa che doveva sembrare tale, ma che invece appariva unicamente come un incubo divenuto reale.

    "Per il Divoratore..." mormorò la donna, incapace di comprendere come potesse esistere su Atlas un simile abominio. Sobbalzò vistosamente quando vide l'uomo cadere in ginocchio, tenersi il petto con una mano, e l'aliothiana credette per un momento che gli stesse venendo un infarto.

    "Dannazione! sbraitò, tirando fuori una pistola e puntandola contro il mostro, per poi rivolgersi all'uomo a terra "Non penso sia un buon momento per sentirsi male, non crede? Potrei aver bisogno di una mano per rispedire questo orrore da dove è venuto"
    Cose


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    ▌Ossa del Titano: Armatura naturale. {Difensivo_8}
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    Inspirò ancora l'aria frizzante, un sorriso smagliante che si allargava sul viso di Tiago come vento a gonfiare la vela sui pennoni. Viria era convinta che avesse perso l'olfatto appresso ai vapori del laboratorio, ma non l'aveva perso completamente. Insomma, la differenza fra l'aperto e il chiuso la sentiva ancora parecchio. Per le finezze del distinguere i più bei profumi o la qualità del cibo, beh, se ne sarebbe curato con calma una volta che il grosso delle calibrazioni e delle misurazioni fosse stato risolto. Da quel punto di vista, le rilevazioni della collega grazie al suo fiuto più attento e minuzioso erano state (forse ironicamente?) un aiuto incalcolabile. Quando avrebbe avuto qualche momento di tranquillità avrebbe potuto pensare ad una maniera per alleggerirle le lenti, senza intaccare la protezione che queste le garantivano agli occhi lesi. L'esplosione della miscela #042 era stata un incidente deplorabile, ma non interamente imputabile a Tiago a volerla dir tutta. Poi poteva lamentarsi quanto voleva, era nella natura delle donne farlo, eppure ogni esperimento comporta in parte dei rischi. Era stata mera sfortuna che quella volta ci fosse stata lei a maneggiare il contenitore invece di lui. Scosse il capo con veemenza ed espirò, l'alito che usciva come un filo di vapore dalle labbra come se stesse fumando una sigaretta. Non aveva senso lambiccarsi ancora su quella faccenda. Aveva bisogno di quella passeggiata anche per liberarsi dei pensieri di troppo. Aveva grandissime giornate davanti a sé, e quel brivido di anticipazione tipico degli esami gli stava infiammando l'animo. Dovrà essere tutto perfetto.

    Quasi senza rendersene conto le gambe lo avevano portato fuori dalla viuzza nella strada più grande, ove la gente chiacchierava eccitata dell'annuncio del Doge e si mormoravano voci su chissà quali personalità avrebbero compiuto bizzarri miracoli arcani per allietare le folle. Avrebbe potuto fermare qualcuna di quelle creature tanto in visibilio e chiedere cosa avesse poi mai detto il Doge di Alioth di tanto intrigante, così da capire cosa mai avrebbe potuto animare un tale interesse verso gli esponenti di spicco del mondo magico, ma decise di trattenersi: volle ricostruire tassello per tassello l'accaduto origliando il passaparola dei passanti. «Dici che potrebbe esserci anche il professor Dimitrji? È tornato apposta in questi giorni dai viaggi dell'Hederath...» «Chissà se oseranno più delle solite parate.» E man mano che ascoltava, i suoi occhi iniziavano a notare nuovi dettagli. Festoni, decorazioni, vociare, tintinnare di soldi. Lo stupì riuscire a riconoscere immediatamente i segnali di vita di un mercato. Era molto che non camminava per le strade che ospitavano il bazaar di Alioth, non da quando aveva iniziato a gestire in remoto la spesa di ingredienti inviando famigli per massimizzare il tempo nel laboratorio, e pur se non riusciva a percepire a dovere gli aromi della carne e dei dolci appena sfornati da chissà quali forni extradimensionali, riuscì a percepirne lo spirito. «Dici che lo faranno anche l'anno prossimo questo festival?» «Ma che festival vuoi che ci sia, siamo ad Alioth. Festival della magia un par di ciufoli, è solo che non sapevano cosa festeggiare.» Tiago voltò il capo verso la persona che aveva risposto berciando, un vecchio ingobbito tenuto sotto braccio presumibilmente dalla figlia. «Sì mi hai sentito bene sciocca, ho detto festival della magia un par di ciufoli. Mica festeggiamo la pesca solo perché andiamo a pescare, nossignore. Vi diamo il cibo con cui vi sfamate e nemmeno un ringraziamento.» Mentre la folla continuava a fare avanti e indietro nella macedonia di voci e passi affrettati, Tiago rimase di sasso. Pur confuso dal ragionamento incredibilmente e incomprensibilmente acido del vecchio, il nocciolo della novità era a dir poco sensazionale. È questa. È l'occasione perfetta. Strofinò pollice e indice immaginando di starvi stringendo i ruvidi granelli del composto #102, il più stabile e performante fra gli ultimi prototipi concepiti della polvere nera. Ancora una volta l'intuito di Viria nei confronti delle occasioni speciali era stato giusto, un peccato essersi distratto dall'orario ed essersi perso l'annuncio. Un festival della magia? Divertimento assicurato attendeva i bifolchi e gli ignoranti - e chi era Tiago per privarli di questo? - ma questa era un'occasione per qualcosa di ben più importante. Il caos delle bancarelle aveva assunto improvvisamente una dimensione nuova: un palcoscenico su cui poter performare uno spettacolo.

    Avvertì l'impulso di fare retrofront e tornare al laboratorio, rinchiudersi fino all'alba per affinare il tutto, magari finalmente cercare di preparare il discorso con cui, almeno secondo l'idea originale, avrebbe dovuto esporre la tesi accademica sull'alchimia della polvere nera e delle formule scartate. Lo avrebbe adattato per questa circostanza straordinaria, ovviamente, ringraziando e lodando il Doge per l'occasione che aveva offerta, l'Accademia per i fondi concessi e altre fesserie varie. Desistette tuttavia: ogni genio aveva bisogno di un meritato riposo. E se le giornate successive erano sembrate impegnative prima, ora lo erano almeno quattro volte tanto. Una serata in più di piaceri terreni, pensò, se la poteva ben concedere. Si mise a canticchiare una filastrocca in moravico che gli era stata insegnata da piccolo, avvicinandosi per esaminare una ad una le bancarelle, piluccando qui e lì qualche dolce offerto e pagando per l'occasione, profumatamente pure visto il suo nuovo umore splendido, una nuova penna d'oca adornata da disegni cangianti, che si curò di riporre nel suo libretto degli appunti.

    Avrebbe avuto tanto di cui scrivere.


    Edited by •pendulum• - 30/1/2022, 00:58
     
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    Signora del Buio

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    Fuyu Icelyne

    Era stato un viaggio molto lungo quello che lo aveva condotto nel bel mezzo di un festival.
    Tutto era iniziato da quando era sfuggito nuovamente alle grinfie di quei maledetti aguzzini mandati da suo padre. Era da ben quattro anni che continuava a spostarsi e a scappare per non essere catturato, ma ancora Isaac Icelyne non si era arreso all'idea di riappropriarsi di lui. Lo voleva annientare, sembrava fosse diventata la sua ragione di vita, specialmente nell'ultimo periodo. Era vero, periodicamente tornava a Lothringen e probabilmente avrebbe dovuto evitarlo, ma il più delle volte optava per città lontane. Si era addirittura imbucato in una carovana di mercanti per attraversare le terre aride di Lesathar e, dopo un periodo passato in quelle zone, aveva nuovamente varcato i confini per tornare ad Atem Lehelet. Per quanto si spostasse, tuttavia, si trovava sempre con qualche inseguitore alle spalle. A volte sembrava quasi che lo aspettassero. Non aveva avuto un attimo di pace negli ultimi mesi: un ragazzino trasformato in una preda succulenta, inseguito da cacciatori affamati.
    Infine, i suoi continui pellegrinaggi, lo avevano condotto nuovamente nella regione di Laendriel, dove - finalmente - era riuscito a seminare i suoi aguzzini. O almeno così credeva... sperava.
    Si era rifugiato in un paesino sperduto nel nulla, quasi al limitare della foresta di Suhayl, dove nessuno sembrava conoscerlo. Non era molto popolato, il che risultava complicato quando doveva rubare qualcosa, ma sembrava un posto molto pacifico. Riuscì a passare qualche giorno di serenità immerso nel verde e nei suoi pensieri, senza nessuno che lo costringesse a fuggire. Aveva persino trovato un panettiere simpatico che gli regalava, di tanto in tanto, il pane rimasto invenduto. Era un signore molto disponibile e sembrava aver capito subito la sua situazione. Non gli aveva mai fatto domande: non gli aveva neanche chiesto il suo nome, aveva semplicemente deciso di aiutarlo. Naturalmente, anche quella pace terminò dopo un po'. Per evitare di mettere a rischio la vita del panettiere, aveva deciso di rimettersi in viaggio verso Alioth.
    Era sempre stato curioso di visitare La Dominante, sin da bambino, ma era sempre stato restio ad andarci per via dell'ammontare di guardie che vi erano in quella città. D'altronde era "la casa" del Doge. Si convinse ad andare solo perché gli serviva un posto gremito di gente dove poter sparire, come un ago in un pagliaio. Era stufo di continuare ad essere inseguito e gli sembrava l'idea più logica quella di nascondersi in mezzo a centinaia di persone. Oltretutto, durante il suo viaggio, aveva sentito parlare di un evento che si sarebbe tenuto al palazzo del Doge: ci sarebbero state centinaia di persone ad ascoltarlo e chissà quanti visitatori nella città. Era il periodo migliore per andare lì.

    Effettivamente, i ragionamenti del ragazzino si rivelarono corretti. Una volta raggiunta La Dominante, l'ammontare di persone crebbe esponenzialmente e con l'apertura del Festival della Magia, era semplicissimo nascondersi nella folla. Per non parlare della facilità con cui si poteva procurare monete e simili. Era come un mercato dieci volte più grande, con tantissime persone distratte dalle bancarelle e dalle meraviglie attorno a loro: prede facili per Fuyu. Era pur vero, tuttavia, che non voleva attirare l'attenzione delle guardie - che naturalmente erano incrementate in proporzione all'evento - e ridusse al minimo indispensabile i furtarelli per la città.
    Quella mattina, infatti, decise di godersi semplicemente il festival. Passeggiò fra le bancarelle, con il cappuccio perennemente tirato sui capelli bianchi, osservando con curiosità ogni merce venduta dai mercanti. Le ore trascorsero velocemente e, quando il sole raggiunse il suo zenit, decise di fare una pausa. Si appoggiò con la schiena ad un palazzo e si lasciò scivolare a terra. A quell'ora la folla diminuiva intorno alle bancarelle, per aumentare nelle zone dove si poteva acquistare del cibo. Lo stomaco gli brontolò con vigore. In tasca aveva qualche moneta ma avrebbe preferito risparmiarle per la cena. Sospirò stanco mentre si passava una mano sul viso. Si sentiva solo, tremendamente solo.

    Scheda
    Energia: bianca
    Stato energetico: 100%
    Stato Fisico: illeso (32/32)
    Equipaggiamento:
    CITAZIONE
    Lacrima argentea: [Equipaggiamento Offensivo][Pugnale][Materiale: Acciaio/Legno][Lunghezza Lama: 30 cm; Larghezza Lama: 4cm]
    Stato equipaggiamento: 8/8

    CITAZIONE
    Mantello e Anfibi: [Equipaggiamento Difensivo][Mantello][Materiale: Cuoio]
    Stato equipaggiamento: 8/8

    Abilità Passive:
    CITAZIONE
    Abitanti del mondo: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Poliglottismo][1 Slot (Razziale)]

    CITAZIONE
    Parkour: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Capacità acrobatica/parkour][1 slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Agilità][4 slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Riflessi][4 slot]

    CITAZIONE
    Stealth: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: capacità stealth][1 slot]

    Abilità attive usate: ///
     
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    Dark Side of Super Sayan

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    Wow... Fernand, beh, di certo avrà un bel daffare, mi ritrovai a pensare ad alta voce, osservando la gente per le strade della capitale dell'Est. Mi faceva indubbiamente strano vedere tutta quella gente interessata alla magia.
    Avevo vissuto gran parte della mia vita nell'Accademia di Magia, tra le lodi ed i rimproveri dei vari professori, ma di certo non mi aspettavo che l'istituto dove ero cresciuto potesse uscirsene con un evento del genere: per quel che li avevo conosciuti, i membri dell'accademia erano spesso dei musoni fissati solo e soltanto con le arti arcane, tutto il contrario di ciò che si stava mostrando per le strade; la magia era ovunque, dall'etere alle persone, dalle abitazioni ai mercati, chiunque ne faceva sfoggio in quella celebrazione degli arcanismi, una manifestazione così tanto lontana dalle mura della scuola, che mi pareva impossibile fosse partita da loro, La vita può essere davvero strana, mi ritrovai a commentare, sogghignando mentre osservavo la città.
    Da dove? Ve lo state chiedendo eh? Beh, dalla cima dei tetti della metropoli più bella dell'Atlas, ovviamente!
    Tra balzi tra un palazzo e l'altro, scivolate lungo i soffitti spioventi ed arrampicate sulle mura delle residenze locali, mi destreggiavo agile come un folletto, al pari di ogni giorno: era ormai noto, in quella zona della città quantomeno, che io facessi ciò; più di una volta, scappando dalle lezioni con insegnanti ben più noiosi e narcotizzanti di Fernand, mi ero trovato a scorrazzare per quelle vie, ed anche le guardie, dopo avermi ripreso un paio di volte, avevano lasciato correre. Ai tempi ero un discolo, e per quanto non approvassero il mio fuggire, alla fine mi presero in simpatia... non facevo nulla di male in fondo, beh, eccetto che a me stesso alle volte, non lo nego.
    Ed in quel giorno di festa, mio malgrado, non fu differente la situazione...
    Stavo discendendo da un palazzo mediamente alto, scivolando lungo il tetto spiovente di questi verso una palazzina alta si e no un trio di metri, quando, santo cielo, lo vidi: pelo grigio ed arruffato, occhi cremisi ed assetati di sangue, uniti a lunghe zanne d'un bianco osseo... non potei che sgranare gli occhi, impietrito dinnanzi a quella vista che mi fece congelare per la paura. C'era un... uno stramaledettissimo... TOPO! Non riuscii neppure a parlare, tanto la sola vista di quella bestiaccia mi faceva tremare, e beh, oltre a ciò, mi fece perdere la concentrazione.
    Non notai, distratto dalla paura, come nello scivolare lungo il tetto, mi stessi portando sin troppo verso il suo bordo che dava sulla strada; l'urlo poco mascolino che cacciai, mentre cadevo al suolo lì da tre metri d'altezza, testimoniò il mio arrivo sulla scena. Atterrai dapprima su una tenda, probabilmente testimone dell'entrata di una qualche bottega, che mi attutì il colpo, per poi finire, sfondandola, dritto per dritto di schiena sulla pavimentazione stradale della città, proprio di fronte ad un ragazzo incappucciato e seduto di fronte al palazzo da cui ero caduto.
    Ahi... Ahi... Ahi... che botta, mi ritrovai a sentenziare con voce mozzata dal dolore; la tenda sì, mi aveva attutito il colpo, ma questi comunque non era di certo sparito del tutto. Mi sarei ritrovato un livido enorme nei giorni successivi, questo era sicuro.

    Energia Bianca
    Stato Energetico:100%
    Stato Fisico: Ferita bassa da botta alla schiena(30/32)
    Equipaggiamento:
    CITAZIONE
    //

    Abilità Passive:
    CITAZIONE
    Istinti Animali:
    [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Auspex dei Pericoli]

    CITAZIONE
    Apprendista Giramondo dell'Accademia della Magia
    [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Manipolazione dell'elemento del vento a fine scenico]
    [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Parkour]
    [Abilità Passiva][Giustifica: Magia Curativa]
    [Abilità Passiva][Conoscenza: Organizzazione e conformazione dell'istituto dell'Accademia Magica di Alioth]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Agilità]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Riflessi]

    Abilità Attive Usate:
    CITAZIONE
    //

    Riassunto:
    CITAZIONE
    (Fase Difensiva)
    ///

    (Fase Offensiva)
    ///

    »Luke Lynchester »17 anni »Guaritore »Galzani » Scheda
    « Let Me Make You Proud »
    codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
     
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    Navì Calien

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    Hunter C. Windtayls

    La decisione era stata presa non più di un paio di giorni prima, eppure ancora il pensiero del futuro montava in te un’ansia che non riuscivi ad esprimere a parole. Ansia mischiata ad eccitazione. Una vita di avventure e di viaggi, proprio come nei libri. Le tue labbra si incresparono in quel che voleva essere un sorriso. Alzasti lo sguardo appena in tempo per scansare un passante. Quella brutta abitudine di rimanere sovrappensiero ti sarebbe costata cara prima o poi. Le strade di Alioth erano più trafficate del solito quella sera, e il motivo era ben intuibile. Avevi deciso di ritardare di qualche giorno la partenza per assistere all’annuncio del Doge. A parere di Eleonor era un evento memorabile e raro, e sarebbe stato un peccato perderselo. Probabilmente era una scusa per farti rimanere più a lungo, o forse era davvero qualcosa che valeva la pena vivere in prima persona. O magari entrambe le cose.
    La curiosità aveva vinto ancora una volta e ora ti ritrovavi a passeggiare con calma verso il Grande Canale. I sussurri dei cittadini di Alioth viaggiavano veloci e si mescolavano tra loro, incorporei come fumo. Sentivi la tensione aumentare giacché l’ora del discorso del Doge si faceva sempre più vicina. Non eri mai stato il tipo da folla numerosa così scegliesti un punto poco affollato e lì rimanesti, in attesa.

    Così com’erano venute la tensione e l’ansia svanirono, scacciate dalle parole del Doge. La vista delle lanterne a coprire la volta rossastra di Alioth sarebbe rimasta impressa nella tua memoria per molto tempo. Il sorriso di prima ricomparve sulle tue labbra, ma stavolta aveva un sapore diverso: era sincero. Restare in città non era stata poi una così brutta decisione. Per quanto il torneo avesse suscitato un certo interesse, non era qualcosa che aveva attirato la tua attenzione. Tuttavia, uno dei tanti banditori aveva ben presto condiviso dettagli che avevano riacceso la tua innata curiosità. Dare un’occhiata non ti avrebbe di certo portato via tempo prezioso.

    Ben presto la vista delle bancarelle occupò per intero il tuo campo visivo. Ninnoli e chincaglierie da ogni dove brillavano dai loro giacigli multicolore. Avresti potuto trovare qualcosa da portare a casa, era stato il tuo primo pensiero, seguito subito dopo da una lista quasi interminabile di equipaggiamenti “indispensabili” per il tuo prossimo viaggio.

    Energia: bianca
    Stato energetico: 100%
    Stato Fisico: illeso (32/32)
    Equipaggiamento:

    CITAZIONE
    Kaze No Shippo: Katana lunga 80cm (Manico incluso) e larga circa 3cm, estremamente sottile. La lama è stata lavorata con cura utilizzando una tecnica particolare che ne ha reso la superficie di un color cobalto. Sulla parte affilata è inciso il nome della spada nei caratteri inventati da un Hunter più giovane. Infine, la lama è stata trattata con un incanto che permette all'utilizzatore di incanalare l'energia del vento.
    [Equipaggiamento Offensivo][Katana][Materiale: Acciaio/Legno][Lunghezza Lama: 60cm; Larghezza Lama: 3cm]

    » Protezioni:
    Cappotto rinforzato in cuoio
    Scarponi di cuoio
    [Equipaggiamento Difensivo][Cappotto][Materiale: Cuoio]

    » Abilità Passive:
    CITAZIONE
    Topo di biblioteca: Hunter ha una naturale propensione verso lo studio della storia del mondo e la lettura in generale. Questo bonus gli consente di assimilare più velocemente varie nozioni da libri o documenti.
    [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Studioso] [1 slot]

    CITAZIONE
    Rosa dei Venti: Anni di pratica hanno permesso ad Hunter di impugnare una katana come fosse letteralmente un'estensione di sè stesso. Questa abilità gli permette di passare la spada da una mano all'altra con scioltezza e precisione. In questo modo può mantenersi costantemente in movimento durante un combattimento.
    [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Spadaccino][1 slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Agilità][4 slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Riflessi][4 slot]

    Abilità attive usate: ///


    Edited by Chrys Windtayls - 5/2/2022, 18:18
     
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    Keemen Seere

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    Fuyu Icelyne

    Rispondendo a Luke Linchester

    Socchiuse gli occhi mentre inspirava profondamente per soffocare il nodo alla gola che stava per formarsi. Erano passati già quattro anni dalla sua fuga e dalla morte di sua madre, cinque da quella di suo fratello, eppure gli capitava ancora di soccombere alla solitudine. La sentiva maggiormente quando si fermava o quando osservava i ragazzini della sua età. Capiva che fosse un sentimento normale da provare ma non gli piaceva cadere in quella spirale di sentimenti negativi perché era sempre più difficile uscirne. Anche in quel momento gli stava capitando la stessa cosa: si era seduto per terra, appoggiato ad un palazzo, stanco e i pensieri erano tornati a quei giorni. Quelli in cui era sempre insieme ad Haru, quei pochi attimi in cui suo padre non rovinava la loro vita. Era stato bello avere un fratello e il vuoto lasciato da Haru non poteva essere colmato in alcun modo.
    Alla solitudine si unì la fame. Sentiva lo stomaco lamentarsi vigorosamente ma non era intenzionato a spendere soldi per il pranzo quel giorno: preferiva conservarli per la cena o i morsi della fame non lo avrebbero fatto riposare. Per ingannare il suo corpo e la sua mente, frugò nella borsa con la mano alla ricerca di un pezzetto di pane stantio e un dolcetto ripieno di marmellata di fagioli rossi. Non era molto ma sarebbe bastato per non sentire i rumori molesti del suo stomaco. In quegli anni aveva imparato a non mangiare di fretta - anche quando praticamente moriva di fame - in modo da godersi maggiormente i pasti, per quanto frugali fossero. Il pane non era un granché ma il sapore dolce del mochi lo mandava in estasi. Per un attimo si sentì quasi felice.
    Concluso il suo "pranzo", decise di restare all'ombra del palazzo in attesa di una folla più consistente. Magari sarebbe riuscito a rubacchiare qualche moneta senza destare troppi sospetti. L'ora di punta, tuttavia, non sarebbe arrivata prima di un paio d'ore e a lui non restava altro che riposare. Il che non era il massimo dato che la sua mente continuava a riportagli alla mente Haru. Avrebbe adorato questo festival... Pensò con una nota di tristezza.
    Un urlo decisamente poco mascolino lo riportò nuovamente al presente. Un... "micione viola" era appena caduto da un tetto finendo sul tendone dell'ingresso di una bottega di fronte a lui. Ovviamente poi rovinò a terra, di schiena. Si alzò istintivamente, sorpreso dalla situazione. Guardò dapprima il galzani e poi il tetto spiovente, poi tornò ad osservare il ragazzo. Sentiva i suoi lamenti di dolore (niente di troppo preoccupante) e pensò che forse avrebbe potuto approfittarne. Raggiunse velocemente il felino e si chinò su di lui. Tutto bene? Gli chiese mentre faceva un cenno al mercante, che era appena uscito per controllare il disastro. Portiamolo dentro, dovrei avere qualcosa per aiutarlo. Aiutami, ragazzino. Disse bruscamente, innervosito dalla visione della tenda distrutta. Fuyu nascose un sorriso furbo. Avrebbe aiutato il galzani ad alzarsi, se glielo avesse concesso, e lo avrebbe invitato ad entrare nella bottega come richiesto dal mercante. Che brutta caduta! Avrebbe commentato, incitando il ragazzo a parlare.

    Scheda
    Energia: bianca
    Stato energetico: 100%
    Stato Fisico: illeso (32/32)
    Equipaggiamento:
    CITAZIONE
    Lacrima argentea: [Equipaggiamento Offensivo][Pugnale][Materiale: Acciaio/Legno][Lunghezza Lama: 30 cm; Larghezza Lama: 4cm]
    Stato equipaggiamento: 8/8

    CITAZIONE
    Mantello e Anfibi: [Equipaggiamento Difensivo][Mantello][Materiale: Cuoio]
    Stato equipaggiamento: 8/8

    Abilità Passive:
    CITAZIONE
    Abitanti del mondo: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Poliglottismo][1 Slot (Razziale)]

    CITAZIONE
    Parkour: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: Capacità acrobatica/parkour][1 slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Agilità][4 slot]
    [Abilità Passiva][Potenziamento: Riflessi][4 slot]

    CITAZIONE
    Stealth: [Abilità Passiva][Caratterizzazione: capacità stealth][1 slot]

    Abilità attive usate: ///
     
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    C'è una canzone nel cuore del mondo, e sono certo che non sia tanto diversa dalla melodia che sto udendo adesso. Lo scalpitio di piedi, le urla, le risate e più, a fondo, su di un piano che soltanto un Hederato può sentire, la gioia, la tristezza, la felicità, il dolore, lo stupore. Ci sono bambini che guardano meravigliati la mercanzia esposti e genitori sorridenti che li osservano col sorriso sul volto, uomini e donne che si tengono per mano e si baciano sotto le tante luci che decorano le strade principali della Capitale e giovani ragazzi che versano lacrime perché una storia d'amore è finita durante una giornata di festa. Chissà cosa ne penserebbe Nepomuceno, egli che è il Dio del Cambiamento e la che trae forza dal mutare costante e perpetuo delle cose, di una giornata come questa, durante la quale non vi è neppure un granello di polvere che resta fermo, immobile al proprio posto. Naav, che è stato creato utilizzando un frammento infinitesimale della sue essenza e la Ritmomanzia, non vibra neppure per un istante. Anzi, per la prima volta da diverso tempo ormai, sembra che sia sereno nonostante la sua naturale tendenza a reagire alla più debole parvenza di pericolo. Decine di guardie in armatura pesante, il cui volto non si riesce ad intravedere attraverso il metallo che vestono, si assicurino che tutto proceda senza intoppi, e Riven non può che esserne grato. Continua a passeggiare, rimirando le bancherelle in attesa di quel fatidico incontro. Afferra Luwan, che riposa nella sua forma libresca e che tiene legata alla cintola, e comincia a sfogliarne le pagine, disegnando senza l'ausilio di calamaio o di penna ciò che attira la sua attenzione. Quando alza il capo verso l'alto, il suo sguardo è immediatamente catturato dalle torri e dalle guglie dell'Accademia della Magia. Magari in futuro studierà nella sua biblioteca, approfondendo la sua conoscenza dell'alchimia. La Ritmomanzia, dopotutto, è differente da ogni altro genere di alchimia: è qualcosa di meno materiale e più primordiale, qualcosa che si fonda sulla vera natura delle cose e su ciò che esse avvertono a prescindere da quale possa essere il loro aspetto o la loro natura. Combinandola con forme più ordinarie, sarebbe probabilmente riuscito a migliorarla. Si volta a guardare l'ampolla che fluttua in aria ed appoggia la mano contro la sua superficie, e il piccolo slime che è costretto a vivere al suo interno si schiaccia quanto più riesce contro di essa in segno di affetto verso il proprio creatore. Deve diventare un alchimista più abile, sì: lo deve anche a Naav. Inizia a riflettere in un flusso interminabile di pensieri e ad appuntare quel che ritiene più importanti, quando si scontra senza preavviso contro un altro individuo. Sta per chiedergli scusa e superarlo, ma appena lo guarda vede in lui un po' di sé stesso. « Ci siamo già incontrati prima? » chiede incuriosito, poi cerca risposte nel Ritmo che produce.

    WL3bkHH

    PBfs4T1
    RIVEN WORDSWORTH

    Energia: 100%.
    Stato Fisico: 32/32.
    Stato Psicologico: eccitato.

    Abilità passive:
    may you touch dragonflies and stars, [0 slot totali]
    - abilità passiva di caratterizzazione scenica: mutaforma.
    dance with fairies and talk to the moon ~ [5 slot totali, di cui 2 razziali]
    - abilità passive di caratterizzazione: auspex: ambiente e creature;
    - abilità passiva di caratterizzazione: percezione approfondita dei ritmi;
    - abilità passiva di caratterizzazione: lettura delle emozioni;
    - abilità passiva di caratterizzazione: antimalia.
    rhythms alchemy [9 slot totali]
    - abilità passiva di metagioco; effetto pieno di abilità offensive ad area;
    - abilità passiva di metagioco: effetto pieno di abilità difensive ad area;
    - abilità passiva di metagioco; scelta dei bersagli con abilità ad area;
    - abilità passiva di conoscenza: fisica;
    - abilità passiva di conoscenza: chimica;
    - abilità passiva di conoscenza: medicina;
    - abilità passiva di conoscenza: geologia.
    naav [1 slot totale]
    - abilità passiva di caratterizzazione: auspex: pericolo;
    - abilità passiva di caratterizzazione scenica: punto di casting extra.

    Abilità attive:
    //.

    Equipaggiamento:
    — echo equipaggiamento offensivo, nel fodero [8/8].
    — luwan equipaggiamento offensivo, forma libro, legato alla cintola [8/8].
    — naav equipaggiamento offensivo, levitante [8/8].
    — corazza equipaggiamento difensivo, non con sé [8/8].

    Note:
    Incontro col pg Tiago Grice, di •pendulum•.



     



     
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    Apertura

    Si rigirava fra le dita il dado, sotto gli occhi speranzosi dell'uomo dietro la bancarella vestito con un turbante sormontato da una piuma gialla e una verde, e una barba ricciuta sul mento squadrato. «Devo intendere che questo stupendo articolo sia di vostro interesse?» Tiago si lasciò sfuggire un sogghigno, per poi ricomporsi con un colpo di tosse e poggiare il dado nuovamente sul tavolino senza lasciarselo sfuggire dalle dita. Era stato presentato come Dado del principe fortunato, e stando alla presentazione del mercante questo reagiva alla positività nell'aria permettendo di tirare sempre numeri alti sulle sue sei facce. «Buon uomo, un dado come questo è certo "interessante" per una serata fra compagni di bevute. Ma-» risollevò il dado per poi ripoggiarlo con forza, e questo emise un luccichio flebile che lo pervase su ogni faccia finemente decorata con gemme e motivi hederati. Somma ironia che un dado, simbolo di completa casualità, invocasse invece simboli di un popolo che invece si lascia invece influenzare dalle pulsioni risiedenti nelle loro menti.

    «Parliamoci chiaro. Il prezzo che offre è dovuto alla pellicola di protezione magica, e questo tipo di incantesimi ha la sventura di diventar manifesti nel momento in cui sono messi alla prova. E i dadi, specie nei momenti di foga, vengono tirati molto forte, sa?» Scosse il capo, simulando un'aria sconsolata. «Se un dado è magico, è truccato: bisogna comprendere che agli occhi dei più ignoranti ogni incanto ha lo scopo di ingannare.» Lasciò l'articolo sul piccolo cuscinetto adagiato al fianco del cartellino col prezzo, cercando di non lasciar trapelare il piacere che riceveva nel vedere l'incurvarsi verso il basso del sorriso del povero venditore. «Vuole un consiglio? Abbassi il prezzo. Attirerà una clientela più nutrita, meno...scettica.» Un'occhiata eloquente, come a dire so cosa stai nascondendo, per poi tornare al sorriso cortese. Il mercante sembrò pensarci per qualche momento, torcendosi la barba. «Forse potrebbe risultarvi più appetibile per uhm, quattro?...quattro aurei?» Nuovamente Tiago dovette fare una fatica non indifferente per non scoppiare a ridergli in faccia. Bisognava ammirare la sua faccia tosta, vendere quelle chincaglierie a prezzi simili in una fra le città di magicamente adepte di tutta Atlas era un'impresa forse più ardua che tentare di scuotere l'ambiente accademico con audaci teorie alchemiche. Che dire? Ognuno sceglieva le proprie battaglie. Non aveva effettivamente pianificato di fare altri acquisti quella sera, anche se l'offerta iniziava ad intrigarlo. Forse poteva tirare ancora la corda, tanto per diletto. Lo studente si chinò in avanti, squadrandolo dritto negli occhi. «شاید شما باید آن را تاس ریتم بنامید؟» L'uomo sussultò, assicurandosi che i più incuriositi non lo avessero udito, quindi si schiarì la voce con un colpo di tosse ed elargì il sorriso più ampio che Tiago avesse visto in quella sera ricca di contafrottole e mercanti. «دوست من , voi avete un eccellente fiuto per gli affari, glielo devo concedere. È vostro per soli tre aurei e tre argentei. Un prezzo che non rappresenta la cura di questo magnifico pezzo, ma per un uomo del vostro calibro basterà si sparga voce del saggio acquisto per ricompensarmi, non ne ho dubbio.» Tiago tirò un sospirò rassegnato, indi mise mano alla sacchetta dove teneva le monete. Iniziava a ricordare perché non faceva più la spesa di ingredienti di persona. Quando il pover'uomo lo aveva apostrofato con poco riguardo per invitarlo alla propria bancarella, il giovane aveva pensato di divertirsi borbottando ad alta voce qualche pignoleria sulla sua merce, così da allontanargli qualche cliente e insegnargli a pensarci due volte prima di chiamare per strada uno studente di prim'ordine dell'Accademia come fosse una gallina da spennare. Non era nella sua natura gingillarsi con giochi d'azzardo, men che mai con dadi incantati per reagire agli impulsi dei Ritmi, ma la situazione stava iniziando ad essere fastidiosa.

    Smollò con una smorfia cortese il prezzo rinegoziato dagli originali cinque aurei e cinque argentei, quindi intascò il dado e si allontanò rapidamente mescolandosi ancora nel fiume di gente. Forse avrebbe potuto regalarlo a Teagan, un piccolo ringraziamento per avergli procurato tutti gli strumenti fra fornelli, ampolle, mortai e formulari di base che ora popolavano il laboratorio. O magari come anticipo per il lavoraccio che gli avrebbe dovuto fare come parte delle preparazioni al Grande Momento. Tiago non era mai riuscito a interessarsi a dovere ai Ritmi, non con lo stesso fervore di Teagan, per quanto riconoscesse loro il fascino di cui erano ammantati. Anche se il pensiero di essere costantemente recettivo e in balia ad una serie di impulsi, tali da muovere le azioni di un'intera razza e a compiere gesta degne dei libri di storia, gli infondeva uno strano sconforto. Preferiva di gran lunga il frenetico imperversare di pensieri ansiosi, che bastava chetarli col giungere della notte o un buon sorso di liquore di Alioth.

    «Ci siamo già visti?» La domanda rischiò di non venir udita, protrusa come un solitario esile filo d'erba dall'orto incolto di suoni e chiacchiericci e gossip di ogni sorta in tutte le lingue del mondo; e pur udendola, preso come era dai pensieri di come liberarsi di quell'affarino, gli ci vollero diversi attimi prima di fermarsi e voltarsi verso la fonte della voce, un ragazzo che doveva avere la sua età, capelli bianchi e complesso pallido. «Io...non credo?» Lo scrutò per qualche momento, soppesando un attimo la situazione. Già pronto a salutarlo sbrigativamente con un sorriso ed una buona serata, avrebbe prontamente continuato a camminare e tornare ai propri affari e pensieri, evitandosi la rogna di dover ricordare i volti di tutti i perdigiorno che aveva mai potuto incrociare. Se fosse stata una serata normale. «O forse...?» Non era un tratto poi tanto comune, i capelli così chiari a quell'età. Persino in un posto variegato come la Dominante. Doveva pur averlo visto da qualche parte, forse facendoci caso per poi lasciar andare? Ripercorse le giornate e le settimane, considerando che gli ultimi tre mesi li aveva perlopiù passati in laboratorio o in biblioteca. «Ah, ma certo.» Si diede un colpetto sulla fronte. «Sei il ragazzo delle salamandre.» Era il primo pomeriggio, non aveva pranzato perché l'assistente impiastro del bibliotecario stava avendo problemi a rintracciare un particolare trattato sulla vivisezione delle salamandre che gli serviva per documentarsi su alcuni ingredienti. E provvidenzialmente, dopo due ore che tamburellava impaziente sul bancone pensando a chissà quali invettive con cui accogliere il ritorno dell'assistente, il ragazzo era passato di lì e chiacchierando era riuscito a strappargli qualche parola, e dopo qualche momento di discussione doveva aver menzionato le salamandre. E coincidenza voleva proprio che sapesse indicargli precisamente dove si trovasse. Guardava spesso qualche volume sull'alchimia, aveva detto. Si era presentato ad un certo punto, ne era certo, e la memoria dei Grice era formidabile quando si trattava di nomi. «Devi essere Ryzen.» Tiago era più selettivo, invece.
     
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    Seras Silk
    - Un buffone festaiolo -

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    _ __Apertura



    Si svegliò di soprassalto, quando per poco non scivolò giù dalla sedia, urtata da uno dei camerieri della locanda.

    "S-scusi, signora... non volevo urtarla" aveva balbettato il ragazzetto cercando di scusarsi malamente per il suo improvviso gesto.

    Seras aveva tirato su la testa dal braccio che aveva usato come cuscino fino a quel momento, un filo di bava lungo il mento e l'espressione di una foca addormentata su cui si è seduto un tricheco. Si guardò attorno con uno sguardo acquoso e stanco, cercando di ricordarsi dove diamine fosse finita quella volta e soprattutto chi fosse.

    "Signora lo dirai a quel bucaiolo di tuo padre" aveva biascicato mentre cercava di tirarsi a sedere, ignorando la voluta occhiataccia del garzone prima che uscisse di corsa.

    La Yùner si passò una mano sul volto, cercando di cacciar via quella fastidiosa sensazione di aver la faccia di gelatina che gli dava il sonno dopo una sbronza. Era stata una giornata strana ed il caos del Carnevale della Dominante acuiva quel suo mal di testa che aveva infestato a lungo la sua scatola cranica. Si era rifugiata in quella piccola locanda, lungo una delle calle, e da lì non aveva più mosso il culo, cercando di uccidere il dolore o se stessa con litrate di alcolici di ogni tipo... non era bastato a farla andare al Creatore, ma almeno il mal di testa si era diluito in un fastidio al basso ventre.

    Sollevò una mano vacillante, cercando di richiamare uno qualsiasi dei camerieri od i proprietari. Una donnetta si avvicinò quasi subito e, dopo una bassa risata di naso, commentò il fatto che fosse un'ottima bevitrice. Avrebbe voluto risponderle che era difficile riuscire ad affogare una possessione demoniaca, ma non aveva alcuna intenzione di venir sbattuta fuori malamente ed esorcizzata in pubblica piazza.

    "Mia cara, cosa crea tanto scompiglio?" fece la Yùner

    "Oh, il Doge sta per iniziare il suo discorso di apertura del Festival... un evento incredibile..."

    Seras scivolò giù dalla sedia, ignorando il ciarlare della cameriera e gettando il compenso pattuito per i suoi bagordi. Troppi soldi... avrebbe dovuto rimpinguare in qualche modo le sue finanze. Ma prima doveva assolutamente svuotare la vescica. Come tutti sanno 'l'alcol non si compra, ma si affitta'.

    Si mise allora a lato della strada, nascosta da alcune botti impilate, sollevò la gonna e diede sfogo all'impellente bisogno. Subito sentì i muscoli di gambe e cosce rilassarsi, così come le spalle, fino a quando una profonda voce maschile ed una pacca sul sedere non interruppero il suo tranquillo momento di pace:

    "Signorina, avete bisogno di una mano per sistemare il vostro intimo?"

    Sì, come no. Sapeva bene che mano voleva dargli il marpione, ma aveva scelto la Yùner sbagliata. Con l'espressione più innocente del mondo si volse interamente col corpo verso il molestatore, senza interrompere il getto di urina che andò ad irrorare abbondantemente i pantaloni dell'uomo. Questi la osservò sconcertato, passando dal viso della donna ai propri pantaloni, ed emise poi un verso strozzato di disgusto, cercando poi di allontanarsi dal caldo liquido. Seras gli corse dietro, continuando a schizzare l'uomo e gridando civettuola:

    "Aspettate! Non volevate aiutarmi?"

    Abbassò la gonna solamente quando fu abbastanza certa che quelle che scorse sul volto del marpione in fuga fossero lacrime. Probabilmente ci avrebbe pensato due volte ad approcciare qualcuno in quel modo, soprattutto verso una donna... anche se lei non lo era completamente. Amen. Con una scrollata di spalle volse lo sguardo in direzione delle vie più illuminate, certa che in quella direzione avrebbe trovato qualcosa di più divertente da fare e dunque si incamminò. Le strade erano state grandemente illuminate ed addobbate, tanto che anche per lei sarebbe stato difficile rubacchiare, ma si decise che avrebbe goduto semplicemente del bel tempo e le interessanti esposizioni dei banchetti. Colori, odori e meraviglia mulinavano attorno a lei, accarezzando e stuzzicando i suoi sensi, facendole prudere le mani... una mano che andò a posarsi su una natica che aveva conosciuto qualche tempo prima, in una strana avventura con altri tizi strani.

    "Mettiamo in chiaro una cosa: non mi alzerò prima di aver finito questo fottuto piatto di polpette" mormorò in maniera sensuale all'uomo cornuto che le stava davanti.


    Cose


    CITAZIONE
    S t a t o
    ▌Scheda: Here
    ▌Salute: 32/32.
    ▌Mana: 100%.
    ▌Energia: Bianca.


    M a e s t r i e
    ▌Passive:
     • Giustifica Biocinesi
     • Auspex Creature.
     • Mimesi.
     • Power-up Destrezza.
     • Movimenti Animali.
    ▌Attive:

    E q u i p
    ▌Santino Germanus Muscamaior: Santino plastificato dalla dubbia provenienza. {Oggetto Scenico}


    N o t e:


      

     
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