[LQS] se sei qui

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    Se c'è qualcosa che distingue questa Quinta da tutte le altre, è da ricercare nell'enormità delle sue incarnazioni. L'anomalia nell'anomalia: qualcosa che nessuno mai riconoscerà. Eppure, prima d'ora, mai una volta una Stagione aveva mostrato tanti volti diversi, uno di seguito all'altro. È stata indifferente (è sempre indifferente). È stata inclemente (è sempre inclemente). È senza tempo, senza ragione, senza freno. Adesso si rivelerà persino vendicativa, come una persona viva. Una questione personale, ingiusta. Cosa possono gli uomini quando hanno contro il mondo intero?
    se sei qui
    - la quinta stagione -
    seseiqui

    Rataan, il mondo al di là
    Comincia come un bel sogno. Tutto, di ciò che vedi, ti ricorda qualcosa, vero? Ma distante e ovattato, perché non è davvero la realtà. Passino pure la nave che ondeggia e l'orizzonte inconosciuto davanti a te. Il sole più caldo, poi le nuvole che puoi toccare. Aspetta, come? Guardi giù: quello sotto di te non è il mare che ricordi. In effetti, non è proprio acqua, quella che vedi. Ma solo una spuma bianca che ricorda che onde infrante sulla scogliera, e che minaccia di sciogliersi nel mare al di sotto. Ma al di sotto non c'è niente. Naturalmente ti sorregge. Ha un suo flusso, quello della tua coscenza, e la tua nave fantasma ondeggia in mezzo a lei. Che strano, vero? Ma vedi, il Rataan è il mondo al contrario. Una parte del mondo, in effetti: quella che tu conosci come Naatar, che però risponde a leggi diverse. La dimensione fantasma. A ben pensarci, è questa casa tua: lo stesso mondo, solo migliaia di miglia lontano da ovunque tu sia mai stato. Come ci sei finito non è una lunga storia, ma va sottolineato che questa volta tu non c'entri. Comincia tutto con una tempesta. Sei a largo delle isole del sud dell'Atlas che conosci bene quando succede. Non sai bene perché, ma all'improvviso spira un vento che non hai mai sentito in questo angolo del mondo, così freddo da quasi congelare il tuo equipaggio. E la tua nave, che lascia una copia di sé di un ghiaccio sottile che subito si stacca e affonda. Sarebbe anche stato un fenomeno bello, da raccontare, se non vi avesse minacciato tutti di morte. Ma la parte bella arriva l'attimo seguente. Intuisci che sta succedendo qualcosa, nella riva più prossima, perché si innalza un pinnacolo di ghiaccio. Attorno a te, il vento invece continua a soffiare, e accidenti come lo fa. Le nubi si fanno nere in un momento, e sei assolutamente certo di averne viste alcune alzarsi proprio dall'oceano, prima di essere sbattuto qua e là come un topolino in trappola. E nuvole che si alzano dall'oceano sono sempre un segno terrificante.
    Alla fine, attorno alla tua nave si forma un vortice. Non c'è errore di calcolo: ha puntato proprio voi. No, sai che il tuo equipaggio non ha colpa di tutto ciò. Ha puntato te, allora. Sì, deve essere così. La nave si solleva, e con quella tutti quanti. Dura un attimo. Poi un lampo. Quando riapri gli occhi, sei sul ponte, e non ricordi come ci sei arrivato. Il tuo equipaggio è dimezzato, ma ti accorgi di questo solo quando li cerchi uno per uno. Non trovi corpi mozzati né altro ti suggerisce tragedie, ma non ci sono più. Dispersi, su questo piano o fra le dimensioni. Un'esperienza che conosci, dopotutto, e che non piace proprio a nessuno.

    Belisar, se sei qui, è perché il fatto personale riguarda te, al completo. L'intero fottuto mondo di Atlas ha deciso di giocare ancora con te un'altra volta. Qualcosa che ha a che fare con la tua nascita, l'enormità delle tue benedizioni. Sei un'anomalia che non doveva venire al mondo, ma la magia ogni tanto fa quello che vuole, e le leggi naturali devono stare solo mute - dicono gli antichi. Ecco, no: questa volta no. La Quinta? Soltanto un mezzo come un altro. Un po' violento, Padre Terra ammetterebbe. Lo scopo? La tua annientazione. A partire dai tuoi affetti. Un'altra volta. Devi aver pestato i piedi proprio al dio sbagliato, in un'altra vita.
     
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    Comincia come un bel sogno. Il cielo a tinte fosche ti saluta con le sue nuvole basse che sfiori con lo sguardo e potresti anche toccare, l'orizzonte è una linea indefinita che ti separa da ciò che potresti vedere oltre e non vedrai mai. L'aria sulla nave è tranquilla, ma sporgendoti vedi che non navigate sull'acqua - quella ve la siete lasciata alle spalle da un po', e questa bruma biancastra è solo una pallida imitazione della spuma dell'oceano che si infrange sullo scafo della Silenzio.
    Il mondo è al contrario e la cosa non sembra nemmeno disturbarti troppo; noi lo sappiamo, siamo le tue maledizioni e siamo sempre con te, ti conosciamo meglio di quanto tu non conosca te stesso. Potremmo indovinare i tuoi malumori, le tue reazioni, persino i tuoi pensieri; recitiamo a memoria le imprecazioni che lanci prima ancora che tu apra la bocca. Noi siamo nella tua testa, ma non siamo te. E nonostante tutto, siamo i tuoi migliori amici. Raccapricciante? Tu lo sei, noi lo siamo.
    Il mondo è al contrario, e come siamo finiti qui, nel sottosopra dell'oceano, a girovagare per il Rataan, è una storia che non abbiamo voglia di raccontare. Siamo qui: fantasmi in una dimensione fantasma, nulla di più indicato. La nave si lascia dietro una copia di sé, un miracolo di ghiaccio che subito affonda. Uno strano spettacolo a cui assistere, sperando non si tratti di una premonizione. Ti scappa da sorridere. In fondo, sei tu la premonizione.
    Il cielo diventa scuro come il nostro futuro, come gli spiriti che hai esorcizzato e accolto; nostri fratelli e sorelle che hai consumato per i tuoi scopi, perché il male superiore è sempre più importante. Tutto il male possibile, solo il bene necessario. C'è da chiedersi chi sia la vera maledizione, qui.
    Un pinnacolo di ghiaccio spezza la monotonia dell'orizzonte, dal promontorio si affaccia sul mare. Non è una minaccia imminente, ma non c'è nemmeno da stare allegri. Cumuli e nembi si sollevano dall'oceano in una manovra di accerchiamento che non promette d'accettare altro che la resa. La nave inizia un beccheggio che conosci bene, strilli qualche ordine barcamenandoti per rimanere in piedi, mentre vedi i tuoi uomini sballottati ovunque. Il vortice sotto di voi è una dichiarazione di guerra, ma non contro la nave. Sei tu la causa di tutto, è il mondo che cerca di liberarsi di errore di calcolo, dell'aberrazione che sei sempre stato. Il ragazzo prodigio è diventato un problema che la Quinta tenterà di risolvere.
    Fatti sotto - pensi, ma ti mordi le labbra. Sai bene che quando si tratta di una questione personale, c'è sempre qualche vittima. Farai di tutto per non essere tu.
    La nave si solleva. Non è un buon inizio.
    Comincia come un bel sogno, ma fa' attenzione: tu non conosci bei sogni.
    Tutto ciò che ti rimane è l'incubo.

    ~



    Senso di vuoto. Un nodo alla bocca dello stomaco, un pugno che si serra, la nausea improvvisa, il fiato mozzato. Subito dopo c'è la nausea, il desiderio di gridare (l'incapacità di farlo, perché per gridare ti serve il fiato). La vertigine, il panico. Il mondo che se ne fotte di ciò che temi, di quello che riconosci come un terrore e di quelle cose che invece saresti pronto a rivendicare con orgoglio. Al mondo non interessano le tue motivazioni, le tue parole; il mondo è lì per fotterti, come sempre, anche da questo lato.
    Benvenuto al tuo personalissimo giudizio universale.
    Adesso sorridi. Sei una celebrità.


    ~



    Calma. Improvvisa, addirittura fastidiosa. Che cazzo ci sarà da calmarsi? Qual è la prossima catastrofe? Il mondo non ha smesso di girare, dopo il lampo. La tua nave procede sul mare di bruma, ma il tuo equipaggio è dimezzato. Non ci sono cadaveri, né arti mozzati o feriti gravi, solo dispersi. Il mondo ha deciso di giocare con te, un gioco perverso di cui sei già stato vittima. L'ultima volta non è esattamente finita bene. Potresti andartene, certo; potresti andare via di lì, tornarne a casa - ammesso che tu l'abbia, un posto da chiamare casa. E gli altri?
    - Nova?! Nova, dove sei?! - domandi.
    Nova, la tua seconda opportunità. Non risponde. Lo sguardo sui volti dei tuoi uomini ti rivela l'amara novità: Nova è tra i dispersi. Non c'è verso che tu te ne vada di lì senza di lei.
    C'è vita intorno a voi, riesci a sentirlo; è come se l'intero mondo al contrario fosse vivo di per sé. La cosa non ti mette a tuo agio, questo renderà tutto più complicato. I tuoi occhi si fissano sul pinnacolo di ghiaccio: è distante, e non è una minaccia, ma è tutto quello che riesci a vedere, al momento. Devi farti un'idea della situazione, e visto dove ti trovi una direzione vale l'altra.
    Tracci la rotta, o almeno la indichi.
    Kehmal, il tuo nostromo, un qurashi con trent'anni d'esperienza e un occhio solo, ti guarda con una certa esitazione. Stai chiedendo di andare controcorrente. Lo guardi con un filo di esasperazione, raggiungi l'impavesata di tribordo, spingi una mano sulla bruma bianca e lasci fluire uno strale nero. Ecco, quelle siamo noi: maledizioni.
    Una creatura difficile da identificare - un pesce di qualche tipo? - dai tratti cupidi e grigi si ritrova sotto la nave, la rivolta nella direzione giusta. Certo, manovrare così non è l'ideale, ma in qualche maniera funziona. Anche il Kehmal avrebbe preferito metodi più ortodossi, ma non dice nulla.
    Uno scossone danneggia la nave, non un buon segno. Kehmal si lascia sfuggire una bestemmia, tu ne lasci partire cinque o sei di quelle importanti, qualcuno a Ruavale potrebbe essere caduto fulminato, ma la cosa non ti interessa. Uno dei tuoi è finito in mare, bisogna intervenire. Il lampo rosso, l'inversione, per attrarlo e riportarlo indietro. L'uomo ti ringrazia, ma ha ustioni da magia su buona parte del corpo. Meglio che non accada di nuovo.
    Un nuovo strale d'abisso, una nuova maledizione ripara la falla, la occupa, ma è solo un mero palliativo. Reggerà, ma per quanto ancora? Un altro scossone del genere e finirete a picco. Lo sai tu, lo sa anche Kehmal che di sottecchi ti guarda implorante.
    La bruma biancastra sembra quasi offesa dalla tua decisione, ti rema contro. Il pinnacolo di ghiaccio è distante, ci vorrà del tempo. Allora decidi che è il caso di fare qualcosa per fare più in fretta: ti rechi a poppa, aggrappato alla parte posteriore del castello. Il lampo azzurro, per respingere ogni cosa, puntato verso la bruma, funziona come propulsione. Andrete avanti un po' più spediti, adesso. Nel mentre, osservi il mondo intorno a te, cerchi i dispersi, o un qualsiasi spunto che ti dia modo di capire come uscire di lì.

    Al momento, tutto è relativamente calmo, a parte te. Qual è la prossima catastrofe.
    Sorridi. Quello è il tuo nome. Ti chiamano così, nell'Oltre.
    La prossima Catastrofe sei tu.
    Venite a prendermi.


    Belisar
    The Halved Miracle

    Risorse: 40/40 (salute) - 120/120 (energia) - 9/15 (stress)
    Classi di Difesa: 10 - 5 - 10
    Ferite: Nessuna.
    Status: Nessuno.
    Bonus: +1 Attacco (dal Legame con Nova, lv. 3); +2 Arcana dall'equip; +1 Supp (dal legame con Lilandra, lv.3).
    Malus: -4 in Attacco da Non-trasformato.
    Competenze: Arcana X; Carisma VII; Furtività VIII; Percezione X; Società VI
    Specializzazioni: Manipolazione degli Spiriti Malefici, Magia dei Nodi (Repulsione e Attrazione), Invisibilità, Visione a 360°, Teletrasporto interdimensionale
    Prestigio: Notorità XX; Influenza XIV
    Equipaggiamento:
    - Porta dei Sei Reami: Attacca su Tempra, Difende su Tempra. Attacco Ampio Superiore II; Gioco Sporco II (Debole, affligge Classe di Difesa); Arma Insidiosa II; Attrezzi Superiori del Mestiere.
    - Catene della Corruzione: Attacca su Temora, Difende su Riflessi. Arma superiore II; Nascosto.

    Passive: Avvelenatore Mostruoso, Maledizioni Potenti, Colpo di Genio, Saggio, Infaticabile, Ispirazione, Attacco Finale, Intrepido, Trasformazione.
    Azioni:
    Prove.


    Riassunto: Quello che si è detto in supporto. Tre prove, spesi 6 di stress.
     
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    Se sei qui, se tutti siamo qui, e per qui intendiamo controcorrente su una nuvola del Raatan, è perché devi essere nato indiscutibilmente un po' tocco, in mezzo a tutte quelle altre tue benedizioni. O almeno, è quello che deve star pensando il qurashi Kehmal, e se non lui un altro dei membri del tuo equipaggio, se non entrambi. Forse tutti assieme. Non c'è altra spiegazione, vedi. Va bene la sfiga, ma a rischiare di spezzare la nave in due sei stato tu, tutto da solo. Potevi assecondare il corso degli eventi. E invece no, via subito a fare manovre impossibili in un mondo impossibile! Ce l'hai proprio a morte, col destino, se per prenderlo a calci devi ribaltare la nave e tutti quelli che ci sono sopra. Che brutta vita. Peccato non avere camomilla a bordo.

    Ma nessuno te lo dice, neppure si azzarda a introdurre il discorso. Se non altro hai un equipaggio che non ci tiene (ancora) troppo ad essere ridotto subitamente in cenere. In una situazione come questa è un bene, e nessuno apre bocca. Non lo fanno il primo minuto, quando la sensazione è forte e gli occhi sono su di te o guardano a terra sconsolati. Non dopo dieci, quando il pensiero che va per la maggiore è: tanto siamo tutti fottuti lo stesso, e gli sguardi che ti fissano sono più che altro di disperazione. Né dopo mezz'ora, quando la rassegnazione lascia il tempo alla speranza. Sei Belisar. Li hai salvati tutti. Puoi farlo ancora. E però. La vita di chi va per mare è lenta. Lo sanno tutti, qui. Come sanno pure che il pinnacolo che state inseguendo non è esattamente vicino. E allora che fare? Beh, un accidenti di niente è un'idea come un'altra, mal cullati dalle onde di spuma. Qualcuno di buona leva si mette invece a fare da vedetta. Ogni tanto attira la tua attenzione alla vista di qualcosa di inconsueto. Belisar, Belisar: che roba è questa? Purtroppo non è mai uno dei tuoi. Qualche mostro lontano, qualche fenomeno magico incomprensibile e di dubbia utilità. Di quando in quando una statua che somiglia a una persona, ma nessuno che tu riconosci. Finché ad invocare il tuo nome non è qualcuno di molto distante.

    Il suo è un grido d'aiuto, ed è uno dei tuoi. Trovare la sua posizione è difficile per tutti, salvo te: lo vedi su un ammasso di nuvole, in alto nel cielo, o almeno in alto rispetto a voi, alla destra della nave. Il poverino è circondato da quattro orche rosse che fluttuano nel cielo muovendo le proprie pinne come un falco fa con le ali rigide, per mantenersi in quota, proprio un attimo primo di attaccare la preda. Povere creature. Non hanno idea del mostro che hanno offeso.
     
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2 replies since 7/1/2024, 19:38   81 views
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