[LQS] sommersi e persi

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    Durante una Quinta la parola chiave è il «caso». Lo hanno capito prima tutte le vittime, poi tutti gli studiosi che negli anni successivi hanno cercato di approcciare questa confusa materia. È solo per caso che, fra tutti luoghi di questo sporco mondo, proprio Dayrst sia stata invasa dai Croni. È solo per caso che proprio i venti di Zeigur abbiano deciso di soffiare altrove. Ed è ancora solo un caso se il nord sta scongelando. Non c'è ragione di credere che uno di questi episodi abbia una correlazione diretta con nessun altro. Non c'è ragione di credere che nessun episodio di una quinta abbia mai correlazione con nessun altro... tranne per il caso di Alioth Alhurhir. Le disgrazie della Dominante nascono da lontano, da quando un certo Matto ha portato a Dayrst qualcuno di troppo. Qualcuno che, col senno di poi, forse non avrebbe mai dovuto neppure incontrare.
    Alioth si sveglia, una mattina, e scopre che la Quinta esiste. Lo fa con largo anticipo, ma è scettica. Poi qualcuno finisce per credergli: un essere non poi così insignificante, il Doge. Che sente che qualcosa, ad ovest, in effetti non va. Un nodo si è incrinato. Grazie, Flaheartie. Ricordo con affetto un vostro sasso.
    Quando Alioth si sveglierà di nuovo, verrà a sapere che il Doge è scomparso.
    Quando lo farà per la terza volta, si troveranno tutti

    sommersi e persi
    - la quinta stagione -
    alioth2-17006489617493

    Alioth, La Dominante
    E pensare che era una buona giornata. Alioth si sveglia al finire dell'estate, una stagione che vede le sue strade pullulare di gente da ogni parte del mondo. Si tengono festival e fiere, balli e canti, ed ogni sera centinaia di fuochi diversi illuminano il cielo, prodigi magici straordinari che, per alcuni, è possibile godere veramente solo qui, sulla laguna, meglio ancora se dalla Residenza del Doge, che ospita mascherate di ogni tipo. Ieri è stata la volta dei Cento Aspetti, e ciascun invitato era vestito alla maniera di una divinità antica diversa: una serata dai sogni perversi, cui hanno prestato attenzione persino gli ambasciatori di Ruavale, con buona pace delle Cento Chiese che quelle divinità ancora le venerano. Oggi, secondo il chiacchiericcio della servitù sveglia della Residenza, ancora immersa nelle pulizie del caso, l'evento sarà nientemeno che la Tirannia dei Draghi, e chi vestito da innocente elfo e chi da famelico qytir o drago sarà chiamato a fuggire e rincorrere per i giardini. Una serata per un pubblico ancor più ribelle. In mezzo a tutta questa agitazione, però, c'è un singolo figuro agitato in maniera diversa che si muove proprio in mezzo ai giardini con lo stesso peso sul cuore che avrebbe avuto un vero elfo più di mille anni prima, terrificato all'idea che un vero drago potesse sbucargli da ogni angolo e farne di lui un pasto. Questo figuro, che è un parnavi che dalla forma ricorda un tacchino ed è ben abituato almeno ai cacciatori qytir, sta lo stesso fuggendo da qualcosa: è l'ultimo ad aver visto il Doge allontanarsi dalla Residenza e sparire per chissà dove, e lo attende un colloquio col suo Segretario. Il suo vai e vieni nervoso viene interrotto dagli strilli della servitù, quando un'ala gigantesca oscura il sole. Alla fine, è il drago che trova lui.

    Se solo il Doge avesse aspettato qualche giorno. Se solo Flaheartie non fosse riuscita a convincerlo così in fretta della verità. Se solo un Matto si fosse fatto gli affari suoi. Ma non si vive di ipotesi. Sta pensando questo il Segretario del doge quando vede la creatura inabissarsi proprio nella laguna, sollevare un'onda gigantesca e appena dopo la morsa del gelo prendere l'acqua i muri le vetrate. Quindi la scrivania, quindi lui. E poi tutto quanto, nell'arco di miglia. Mezza Alioth congelata. Eppure, di avvisaglie ce n'erano state tante. Ospiti dall'Ovest narravano di un gelo anormale proveniente dall'Hederath, e molti villaggi avevano lanciato allarme. Tutto inutile: la creatura era stata più rapida anche dei messaggeri. Ciò che resta della città incantata fugge in tutto l'entroterra, piangendo ciò che la Dominante era. Nei ghiacci muovono ombre gigantesche, segno di chissà quale progenie mostruosa rischia di venir fuori da un momento all'altro. Alcuni rimangono. All'ombra dei ghiacciai e dei nuovi mostri. Moriremo qui, dicono. Alioth è casa nostra. Basterà un giorno, e il freddo li prenderà. Non uccidendoli tutti, però. Non per forza. Alcuni diventeranno semplicemente blu. Non cianotici, ma freddi al tocco sì. Come se qualcosa di nuovo abitasse il loro corpo. Alla fine, a qualcuno viene in mente che quella creatura alata dopotutto non era un drago, e risponde ad un nome preciso: Ravdoös, il padre dei Gelidi.

    Ma Alioth non è nuova alle sfide impossibili. Non lo era il suo fondatore, non lo sarà la città. Non tutti gli aliothiani sono morti, o diversamente si sono arresi al Gelo. Chi lotta ancora c'è. Sotto i ghiacciai. In mezzo alle ombre gigantesche di mostri sconosciuti. Potenti incantesimi circolano fra i ghiacci. Agli osservatori esterni, sembra assistere allo stesso spettacolo di luci della notte prima. Alioth respira ancora, per la gioia dei suoi abitanti. Sommersi e persi, non resta che affidarsi ai mostri che ella stessa ha partorito. In attesa di quelli nuovi.




    Qm PointCi accordiamo su discord per il vostro inserimento. Potrebbe prevedere una serie di prove.
     
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    Il cielo sopra la Ravdosha è insolitamente terso, è tutto così azzurro da dare le vertigini a chi non è abituato. Il mondo sembra essersi messo a girare al contrario e per qualcuno, tutto questo è estremamente divertente. Molti altri stanno faticando anche solo per rimanere in vita, ma questa è una storia vecchia come il cucco: in ogni epoca, se è vero che piove sui giusti come sugli ingiusti, non è meno vero che le disgrazie non sono tali per tutti allo stesso modo.
    Sotto la guardia del sole immobile, instancabile sentinella della regione, due occhi di un blu pastoso scrutano la teoria aguzza dei ghiacciai che stanno per conoscere la fine della loro eternità. Poco più sotto, due labbra si increspano in un sorriso mentre una mano impartisce distrattamente delle coccole a un ovetto dorato traslucido.
    Il tanghero è felice: Dayrst è stata salvata (più o meno), lui si è fatto un nuovo amico e Tremotino promette di provocare un sacco di guai. Inoltre, la Quinta sta seminando il caos ovunque, ogni giorno presentando una succosa novità, un nuovo piccolo disastro. Insomma, non potrebbe andare meglio.
    Sembra che nulla possa rovinargli l'umore, ma non bisogna mai mettere limiti alla provvidenza. Qualcosa, in effetti, accade. E improvvisamente le sue sopracciglia si irrigidiscono, stringendosi fra loro fin quasi a toccarsi. Se qualcuno lo vedesse, farebbe bene a preoccuparsi. Se persino il Matto è corrucciato davanti a un avvenimento, deve trattarsi di un guaio davvero grosso.
    In realtà, nulla sembra essere cambiato - o almeno questo potrebbe dire chiunque non sia un ravdo. Per lui è diverso: conosce il gelo meglio di chiunque altro, ne avverte la presenza (e l'assenza).
    Si gratta il capo con aria (falsamente) afflitta, ché la cosa in realtà lo diverte, ma tocca rispettare certi canoni e un preciso canovaccio. In fondo, ogni eroe è eroe per caso, giusto?
    - Oh, questa poi!
    Si mette in piedi, prendendo sottobraccio il suo uovo - uovo che, prefigurando l'entrata in azione, inizia a tremolare, ballando.
    - Già, Morty, mi sa proprio che tocca a noi. E questa sarà un'enorme rottura di scatole.
    Potrebbe mostrarsi più emozionato, ma il mondo è di chi sa fingere distacco nel momento supremo. E questo, se proprio il momento supremo non è, ci va comunque abbastanza vicino.


    LA QUINTA STAGIONE
    - Atto II: sommersi e persi

    Alioth, sobborghi
    La Dominante si è svegliata come dovrebbe fare chiunque ti parli quando sei appena sveglio: fredda. Almeno una buona metà della città sembra la versione architettonicamente evoluta del Labirinto Eterno. I palazzi ricoperti di ghiaccio ospitano corpi che nella trasparenza appaiono sospesi; tutto è fermo, cristallizzato. Gli alothiani, per lo più, sono giustamente terrorizzati - anche se molti vogliono combattere, e nugoli di magia strisciano nei cunicoli freddi. Per il Matto, quella è come una gita nell'infanzia, il vento sul volto martoriato gli ricorda i bei tempi e l'aria frizzantina ha quel friccicorio che fa bene al suo cuore indiviso. Se ne sta arroccato su un pinnacolo, adocchiando la gente lì intorno, il suo uovo poggiato sulle pelose zampette del suo aspetto da elari-procione, mentre si chiarisce le idee sul da farsi. Il paesaggio è senza dubbio affascinante, ma la bellezza è un concetto piuttosto arbitrario, così come la sofferenza, e dunque l'Arcano risponde a uno dei giorni peggiori di Alioth nell'unico modo che conosce: sbeffeggiandola.
    Si è concesso del tempo per raschiare un po' di ghiaccio, formando delle palle di neve che saltuariamente tira ai passanti, quasi sempre mancandoli. Il vero divertimento sta nel vedere le loro reazioni da una distanza di sicurezza. Quando il gioco sta quasi per venirgli a noia, intravede una creatura interessante - strana persino per i ridicoli canoni dell'Atlante. Decide di venire giù a dare un'occhiata, portando con sé l'uovo - che levita a mezzo metro da terra andandogli dietro - e una palla di neve superstite.
    Quando è abbastanza vicino, lascia partire il suo proiettile; la palla di neve compie il proprio arco balistico centrando in pieno il bersaglio che - tuttavia - ha una reazione piuttosto pacata. Sembra essersene a malapena accorto, non mostra spavento né particolare stupore. Il Matto si guarda intorno, quasi a cercare qualcuno a cui dare la colpa, ma lo sconosciuto è più rapido. Gli si avvicina, dicendogli che è davvero un bravo procione. Prova persino a fargli una carezza, cui l'Arcano si sottrae rapido, internamente rabbrividendo al solo pensiero del contatto fisico.
    - Sono un elari, non un procione. Comprendi?
    Quasi vero. Elaine è solo uno dei suoi tanti aspetti, ma questa è una spiegazione più rapida di "sono ravdo polimorfo che ospita una cuorgemma fratturata". Il mucchietto d'ossa se lo farà andare bene.
    - Sì, ma somigli ad un procione. Sono belli, sono molto vivaci, sono anche un po' dispettosi. Sono comunque carini. Sembri proprio un procione. Un procione-elari.
    Il Matto sospira: - E tu sembri appena uscito da una dieta un po' drastica. Come ti chiami?
    - Ixtlilton, e le mie ossa sono molto sane. Anche se questo freddo non fa proprio bene. Non hai freddo?
    - Ci sono nato, in mezzo ai ghiacci. E ci sono pure morto, se è per questo. Ixtlilton è un nome complicato e inutilmente lungo. Ti chiamerò Ham.
    - Non sembri molto morto, Procione. Mi sembra che tu ti diverta a giocare come fanno i vivi. - Ham si interrompe, per qualche istante. - Credo di voler controllare se stanno tutti bene. Non sarei molto contento si fossero fatti tutti male. Che ci fai tu qui, invece?
    - Sono venuto a salvare il mondo. E il mio nome è... Fedor.
    - ... Sembri proprio un eroe-procione, Fedor. Meglio se non ti allontani troppo, in dubbio. Posso farmi più male dei piccoletti.
    Rapidamente, il Matto si passa una mano sul muso. Non si sente preso troppo sul serio, ma la cosa potrebbe anche rivelarsi utile. Uno scudo d'ossa è sempre meglio di nulla, no?
    - Va bene, Hammino bello. Che ne dici se andiamo a dare un'occhiata alla parte ghiacciata? - domanda. E mentre lo dice, la sua aura vibra. L'uovo balla la lambada e i ghiacci hanno preso possesso di Alioth. Non potrebbe andare meglio. Forse.



    Qui ci metto i dati tecnici, ma più tardi.
     
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    La fine! È la fine! - Un grido, le vesti nere tirate da mani supplicanti. I due occhi, e dietro l'illusione le due orbite vuote, fissano l'orizzonte.
    Una stalagmite dopo l'altra si innalzano dalla città, gelando l'edificio più importante, il palazzo del Doge. Un sospiro, inesistente come l'aria che non può respirare. Afferra le mani incespicanti, sollevando il figuro, e un sorriso innocente gli si dipinge sul volto. - Va' con gli altri, mangia qualcosa. - I guanti bianchi afferrano il cappuccio, e lo tirano più giù, fino a coprire le iridi.
    Lo scheletro fissa il Gelo, quindi muove passi avanti.

    -


    Ora che sostava poco lontano dagli eventi della Quinta, era in grado di notare il modo in cui questa si era fatta strada anche dentro una delle capitali del mondo. Uno spettacolo triste, vedere quelle povere anime cercare rifugio, e non capire dove andare o cosa fare. Chi ha avuto fortuna è scampato al ghiaccio mistico, e chi ne aveva avuta molta meno, per quelli Ixtlilton poteva solo offrire una preghiera silenziosa, stringendo fra le ossa della mano destra una cordicella dorata. Avrebbe voluto poter piangere, ma non gli era concesso, quindi continuò semplicemente a prestare attenzioni a chi non poteva averle per sé. Si era abbassato per esaminare un corpo congelato quando, con un tiro invidiabile, una palla di neve lanciata a palombella gli atterrò sulla fronte. - Mh? - Si scosse di dosso ciò che era rimasto dall'impatto, poi cercò d'individuare il lanciatore. In breve notò un piccolo essere che si stava evidentemente guardando attorno di fretta. La direzione grossomodo corrispondeva. Avrebbe quasi voluto sorridere. Un piccoletto, in mezzo a quel disastro, aveva ancora la forza di giocare.
    Si sollevò, le ossa emisero un clicchettio mentre si assestavano, e si avvicinò al presunto colpevole con la destra alzata, palmo aperto.
    Per provare a dargli una carezza, che però viene schivata come se non fosse di suo gradimento. Si guardò la mano, e si ricordò di aver disattivato il suo aspetto alternativo. Mugugnò dentro i suoi pensieri, poi attaccò. - Che bravo che sei, procioncino. - Un complimento, quello che ci voleva per una situazione del genere.
    Eppure, non sembrava spaventato. - Sono un elari, non un procione. Comprendi? - Sembrava indispettito, ma Ixt era certo di non aver detto niente di male, per cui non aveva motivo di variare registro. - Sì, ma somigli ad un procione. Sono belli, sono molto vivaci, sono anche un po' dispettosi. Sono comunque carini. Sembri proprio un procione. Un procione-elari. - L'altro sospira, e il teschio si inclina a sinistra, comunicando perplessità. - E tu sembri appena uscito da una dieta un po' drastica. Come ti chiami? - La Manifestazione ci pensa un attimo, più sul pensiero della dieta che non sul nome, e risponde semplicemente. - Ixtlilton, e le mie ossa sono molto sane. Anche se questo freddo non fa proprio bene. Non hai freddo? - Stava per andare a cercare qualche altro vestito per coprirlo, ma si rivelò presto non necessario. - Ci sono nato, in mezzo ai ghiacci. E ci sono pure morto, se è per questo. Ixtlilton è un nome complicato e inutilmente lungo. Ti chiamerò Ham. - A lui non importava dei nomi, quindi lo avrebbe lasciato fare. Era divertente, anzi. - Non sembri molto morto, Procione. Mi sembra che tu ti diverta a giocare come fanno i vivi. - Si ferma, poi si controlla in giro, curioso. - Credo di voler controllare se stanno tutti bene. Non sarei molto contento si fossero fatti tutti male. Che ci fai tu qui, invece? - Era curioso, visto che chiunque stava provando a mettersi al sicuro, seppur non fosse concesso sapere quale posto fosse veramente sicuro. Istinto di sopravvivenza. Ma lui no, non sembrava preoccupato. - Sono venuto a salvare il mondo. E il mio nome è... Fedor. - Ixt ride, e lo fa di gusto. Anche se sembra serio, e forse lo è. Lo spirito di eroismo è una dote che apprezza nei vivi. - ... Sembri proprio un eroe-procione, Fedor. Meglio se non ti allontani troppo, in dubbio. Posso farmi più male dei piccoletti.
    Fedor sembra esitare per un po', passandosi la mano sul volto, forse per stropicciarsi la faccia, e poi propone di controllare la parte ghiacciata. Sicuramente è la cosa giusta da fare. Forse non quella più sicura, ma quella giusta.
    Andiamo, piccolo eroe. Si incammina, tenendolo vicino. In fondo è il suo compito proteggere, fin dove riesce.

    Ixtlilton
    Narrato - Parlato - Pensato - Parlato altrui



    Salute: 52
    Energia: 124
    Stress: 14

    Riflessi: 7
    Tempra: 8 (+2)
    Volontà: 8 (+2)

    Influenza: 9
    Notorietà: 8

    Arcana: 9
    Artigianato: 0
    Atletica: 0
    Carisma: 0
    Furtività: 0
    Natura: 9
    Percezione: 9
    Società: 0

    Specializzazioni:

    [Specializzazione: Identificare Creature Arcane, Arcana]
    [Specializzazione: Addestrare Creature Arcane, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Creature Innaturali, Natura]
    [Specializzazione: Addestrare Animali, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Bestie, Natura]
    [Specializzazione: Percepire Forza Vitale, Percezione]
    [Specializzazione: Percepire Movimento, Percezione]
    [Specializzazione: Identificare Veleni, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Malattie, Natura]
    [Specializzazione: Forma Alternativa, Arcana]

    Abilità Passive:

    Possente II, Angelo Custode, Difesa Maggiore II, Difesa Potente, Tenace II, Fortezza, Intrepido (Difende alleato,
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    Attive Usate: //

    Equipaggiamento:

    [Armatura] [Armatura Superiore IV, Nascosto] [+2/2 Tempra/Volontà] [5 pt.]

    [Arma] [Arma Superiore II, Arma Curatrice Superiore, Mangiamana] [9 pt.]




    Edited by D u s t - 24/11/2023, 21:59
     
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    Vi muovete per una città che non sembra realmente vittima di una Quinta. Non ancora, per lo meno. Le ferite sono troppo fresche, e così Alioth soggiace in uno stato di pensosa attesa. Vero è che le strade che percorrete sembrano meno vive di quella metà ghiacciata che vedete continuamente illuminarsi di chissà quali arcani. Qui, quasi nessuno fa uso della magia. La gente che vedete per le strade si muove a branchi, imitando canoni vecchi e nuovi, ma non ha davvero una direzione. Ce n'è anche molta che vi spia dalle finestre, indecisa anche di più. Non notate guardie: il grosso delle armate aliothiane deve essere rimasto intrappolato nel ghiaccio o essersi radunato altrove, mentre quei pochi che indovinate essere soldati, si sono spogliati di divisa e ogni onere, forse distrutti dalle perdite. Ma Alioth non ha ancora l'aspetto di una città in guerra come dovrebbe essere. Lo sarà fra mesi, quando i suoi abitanti ancora non congelati smetteranno di essere pasciuti come sono ora e si agiteranno almeno per fame, e magari Ravdoös avrà reclamato altri quartieri. Fino ad ora il ghiaccio non si è ancora mosso, ma è di questo che parlano tutti. La metà ghiacciata muoverà passi in avanti? Nel mentre, il cielo terso regala una leggera spruzzata di neve. Un fatto quasi miracoloso per la Dominante.

    In mezzo a questa fiumana di gente confusa, di cittadini che ha sostituito l'istinto di sopravvivenza col benessere placido della civiltà, e che aspetta ordini che magari non arriveranno mai, voi in qualche maniera spiccate. Persino per gli standard della Alioth per bene, quella costruita a misura del Doge oggi e dell'Altoprincipe secoli fa, perché una coppia strana come la vostra non si è davvero mai vista, se non in qualche bizzarrissimo circo itinerante. Per non parlare dell'uovo. Anche perché state andando dalla parte sbagliata, il che lascia lungo la vostra scia solo una quantità di cattive occhiatacce. Alcune spaventate, per lo più per l'aspetto del quivi battezzato Ham. Ad un certo punto vi ritrovate addosso un cucciolo di satiro troppo vivace staccatosi dal suo poco nutrito gruppo che vi ha galoppa incontro da lontano solo per additarvi. –Guardate, la Morte e il suo Gnomo Peloso!
    Ha un pelo bianchissimo, occhi azzurri e la metà umana marmorizzata a grandi chiazze olivastre e blu, che Fedor riconosce come segni del Soffio. La donna che corre per strapparvelo dalla giusta quantità di schiaffi a quel suo visino impertinente è anch'essa una galzani, ma sicuramente non la madre, a giudicare dai tratti unicamente felini. Forse un zia, o una lontana parente, perché quel tipo di galzani non è solito creare rapporti stretti con chi non condivide almeno un'oncia del suo sangue, per bastardo che sia. Si congeda dopo mille scuse, prendendo ad ampi ceffoni sul capo lo scemo della cucciolata.

    A parte lui, però, nessuno osa fermarvi. Né interrogarvi. Né avvertirvi dei pericoli che potreste affrontare - ognuno ad Alioth è libero di scegliere la propria morte. Almeno finché non raggiungete una linea di confine. Qui, indovinate che qualcuno si è davvero dato da fare, cercando di creare un perimetro fra la metà ghiacciata e quella che ancora non appartiene alla schiatta di Ravdoös. Lo indovinate soltanto, però, e con molta fatica, perché questo perimetro non è costituito da altro che non sia una lunga serie di staccionate di legno ottenute dalle carcasse sventrate di alcune abitazioni, con tutto che sembra già sepolto da tempo nella neve. Il tempo di fare le vostre riflessioni, sentite una voce.
    No, no no!
    Che arriva dall'alto.
    Dove pensate di andare, esattamente?
    Finché davanti a voi non compare un piccolo folletto svolazzante, che per altezza potrebbe starsene comodo nel palmo di un umano adulto. Ha due occhi completamente neri che non conoscono differenza fra sclera, iride, pupilla, o se c'è, non riuscite proprio a vederla, è tutto blu ed è armato dalla testa ai piedi, con la versione in miniatura dell'equipaggiamento aliothiano della guardia reale.




    Qm PointCHILDREN, PIXIES
     
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    Lo spettacolo di luci in lontananza non rendeva ancora chiaro quanto fosse messa male la città. Alla base del fatto restava che, comunque, Alioth aveva una metà congelata e l'altra metà aveva come unica attività il mettersi al sicuro. I pensieri di Ixtlilton non erano molto lieti, data la presente situazione. Più la vita di un posto era in pericolo, più il suo umore peggiorava, come una nuvola nera sopra la sua testa. Il suo compito era porre rimedio a quei disastri, non prevenirli, eppure non gli impediva di sentirsi in colpa allo stesso modo.
    Lo scheletro tese un orecchio inesistente alle parole di chi passa loro a fianco, ascoltando alla lontana le preoccupazioni nei loro cuori, la curiosità nei loro confronti. Guardò il piccoletto al suo fianco, e per un attimo fu sicuro che quella visione strana possa portare anche ad un piccolo cambiamento nelle giornate tristi di qualcuno. Forse era proprio così, si dice, quando un piccolo satiro si avvicina al duo e pronuncia con voce squillante una frase. - Guardate, la Morte e il suo Gnomo Peloso! - Ixtlilton volse lo sguardo verso lui. Emise una risata che fece sbattere le mascelle fra loro, e poi gli tese una mano verso la testa, che ritrasse quando vide una donna corrergli contro per riprendersi il piccolo. - Non ha disturbato, non lo sgridi. - Poi si rivolge di nuovo al bambino. - Ma non allontanarti da chi puoi fidarti. Ti terranno al sicuro. - Forse non più di un gruppo di guardie, o di sé stesso, ma lui adesso non sarebbe rimasto in un posto tranquillo. Salutò con un cenno i due e proseguì con Fedor.
    Oltre questa interruzione, il percorso non fu altro che ininterrotto. Questo fino a che non raggiungono una barricata, o almeno un chiaro blocco che vuole cercare di fermare qualsiasi cosa si trovi al di là. Da lì, una voce. - No, no no! - Ixtlilton alza il teschio nella direzione della voce. - Dove pensate di andare, esattamente?
    Lo scheletro sta per parlare, ma Fedor entra in un buffo dibattito con quella guardia che sembra a capo del posto di blocco. Li lascia scambiare qualche battuta, in fondo è anche il momento di distrarsi, ma quando vede che in parte il folletto sembra spazientirsi apre la mandibola. - No, siamo ad Alioth, di certo non un parco giochi. Il procione-elari voleva solo dire che siamo venuti ad aiutare. È concesso passare in questo caso, vero? Una mano in più fa sempre comodo.
    Li scrutò per vari attimi, poi chiese se avessero un permesso. Fedor continua con i suoi intermezzi buffi, il che sembra spazientire sempre di più il folletto, al quale accenno Ixtlilton sopprime la risata che stava per lasciare, dunque parla a sua volta. - Sì, siamo amici. Mi ha tirato una palle di neve e adesso siamo qua. Ad ogni modo, che permesso? C'è bisogno di una richiesta ufficiale? Non mi sembra il periodo adatto alla burocrazia... - Effettivamente, si augurava veramente di non dover fare una tiritera burocratica inutile. La risposta non sembrò piacere alla guardia, che minacciò prontamente i due, senza motivo apparente, di seguirlo dal comandante. Per quanto capisse l'agitazione, doveva ammettere che dovrebbe rilassarsi un po'. Fedor stava solo alleggerendo l'atmosfera e lui era stato onesto, quindi perchè prendersela?
    Proprio mentre lo pensava, Fedor pronunciò parole poco lusinghiere che, doveva ammetterlo, stavolta furono un po' fuori luogo anche secondo lo scheletro. Sospirò, poi fece di sì col teschio. - Non esagerate, su. Andiamo dal comandante, prendiamo il permesso ed entriamo. Problema risolto.
    Il folletto li scorta fino ad una villa costruita di fronte ad una piazza, piazza dove un accampamento era stato allestito alla bell'e meglio. Il duo viene accompagnato fino all'atrio, dove un grosso tavolo e svariate carte li attende, insieme ad un galzani dalla stazza imponente. Quest'ultimo è il primo a parlare, pronunciando una singola parola. - Quindi?
    Siamo venuti per aiutare. Sembra che ci sia bisogno di un... Permesso, che lei può darci. Il qui presente Ixtlilton è ben lieto di offrire aiuto in un momento di difficoltà. Non posso parlare per Fedor, ma sembra avere intenzioni simili. - Fu diretto e semplice, e anche molto amichevole. Non c'era bisogno di inasprire gli animi, specie quando volevano solo aiutare. Il galzani, però, non accettò subito, e chiese di mostrare le loro qualifiche. Ixtlilton rimase sorpreso. Forse si sarebbe dovuto presentare. - In qualità di protettore delle vite, signor comandante. Inoltre, sono piuttosto certo di poter scortare civili e soldati al sicuro nel caso ce ne fosse bisogno. So difendere molto bene, e ho anche qualche basica capacità di cura. Quantomeno nessuno di noi due dovrebbe morire anche entrando. - Avrebbe sorriso sornione, ma invece impettì la cassa toracica in un moto di orgoglio. Continuò però, soffermandosi sulla seconda parte della frase. - Piuttosto, i "cosi", cosa sarebbero?
    la risposta non gli venne data, ma lo stesso gli fu detto che v'erano molti feriti. Annuì gravemente con la testa quando gli chiesero di curarli, e si preparò all'impresa. Quello a cui non era preparato era che, dopo essere stato scortato alla tenda dei feriti, era vedere le vittime ridotte in quello stato. Senza che lo chiedessero ulteriormente, Ixtlilton si mosse in autonomia fra i feriti, applicando conoscenze di medicina (superiori alla media, rispetto a quanto annunciato) ed un pizzico del suo Sigillo dell'Energia Vitale, i feriti scamparono in molti casi a condizioni gravi e meno gravi. Si fermò solo dopo essere certo che, per il momento, non avrebbe più potuto fare niente, ma era già passato del tempo. Di fatto, il comandante gli si rivolse sbalordito. Le sue parole, però, minacciarono di far venire ad Ixt un mal di testa. - Non posso lasciarti andare. Non so cosa vi siete messi in testa entrambi di fare andandovene là dentro da soli, ma sei il miglior curatore che io abbia mai visto. Servi più ad Alioth che non contro Ravdoos.
    Ixtlilton si mise una falange sulla mandibola, pensando. - E del mio amico che ne farete? Non credo lasciarlo solo mi farebbe molto piacere. - Non si stava rifiutando, anzi, ma ad essere onesti era anche un po' preoccupato per quello che sembrava un innocente spericolato. - Non me ne andrò da Alioth, comandante, ma le chiederei di non impedirmi di aiutare dove ci sono ancora vite che possono essere risparmiate. - La voce spigolosa dello scheletro arrivò più seria. - Posso salvare anche chi ha mandato avanti, se non è già morto. Fare il guaritore è solo una mia passione. - Tolse le ossa dalla sua faccia, incrociando le braccia. - Mi rimetto al suo giudizio, ma se Fedor finirà sul fronte, le chiedo di mandare anche me. - Fece un cenno col capo come a dare più importanza all'affermazione, quindi si quietò.

    Ixtlilton
    Narrato - Parlato - Pensato - Parlato altrui


    Azioni: Prova di Natura da 13 Superata (9 + 4)


    Salute: 52
    Energia: 124
    Stress: 10 (14 - 4)

    Riflessi: 7
    Tempra: 8 (+2)
    Volontà: 8 (+2)

    Influenza: 9
    Notorietà: 8

    Arcana: 9
    Artigianato: 0
    Atletica: 0
    Carisma: 0
    Furtività: 0
    Natura: 9
    Percezione: 9
    Società: 0

    Specializzazioni:

    [Specializzazione: Identificare Creature Arcane, Arcana]
    [Specializzazione: Addestrare Creature Arcane, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Creature Innaturali, Natura]
    [Specializzazione: Addestrare Animali, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Bestie, Natura]
    [Specializzazione: Percepire Forza Vitale, Percezione]
    [Specializzazione: Percepire Movimento, Percezione]
    [Specializzazione: Identificare Veleni, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Malattie, Natura]
    [Specializzazione: Forma Alternativa, Arcana]

    Abilità Passive:

    Possente II, Angelo Custode, Difesa Maggiore II, Difesa Potente, Tenace II, Fortezza, Intrepido (Difende alleato,
    +1 azione)


    Attive Usate: //

    Equipaggiamento:

    [Armatura] [Armatura Superiore IV, Nascosto] [+2/2 Tempra/Volontà] [5 pt.]

    [Arma] [Arma Superiore II, Arma Curatrice Superiore, Mangiamana] [9 pt.]


     
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    Attraversare Alioth è come passeggiare sospesi tra due mondi: uno devastato dal gelo, l'altro che non vuole arrendersi all'evidenza e si rifiuta di abbandonare le proprie - pur terribili - abitudini, come quella di indicare gli stranieri al passaggio, ricorrendo alle superstizioni più assurde pur di trovare un nemico. Certo, Fedor e Ham sono una coppia quantomeno eccentrica da veder sfilare in mezzo alle strade in quel bailamme, lo capisce perfino l'Arcano e infatti, stupendo persino se stesso, non manda quel bambino a far compagnia al moccioso di Dayrst o a giocare in mezzo ai ghiacci. Potrebbe addirittura essere compassione, la sua: quell'ingrato figlio di buona donna porta i segni del Soffio, e non è l'unico.
    Le barricate rappresentano il confine ultimo consentito ai civili. Il Matto le guarda con aria di compatimento. Non finisce mai di stupirlo quanto stupidi possano rivelarsi degli uomini disperati, specie quando non vogliono ammettere la loro disperazione. L'arrivo di un folletto sentenzioso non contribuisce a rendere le cose più semplici, ma non sarà questo a guastargli il buonumore.
    Il folletto li interroga, apostrofandoli in malo modo:
    - Dove pensate di andare, esattamente?
    - Ciao, Avurje! - risponde l'Arcano. - Pensavamo di farci una passeggiata tra i ghiaccioli. Vieni con noi?
    -Ennò! Non penso proprio! Che stiamo al parcogiochi?
    E a quelle parole giustappone un gesto piuttosto eloquente che li invita ad andarsene.
    Ham interviene con quel suo tono placido, così semplice da farlo risultare quasi sciocco.
    - No, siamo ad Alioth, di certo non un parco giochi. Il procione-elari voleva solo dire che siamo venuti ad aiutare. È concesso passare in questo caso, vero? Una mano in più fa sempre comodo.
    Il folletto sembra non sapere come rispondere a una cosa del genere, poi si risolve:
    -Sì ma... ce l'avete il permesso?-
    Il Matto prova a mentire, una sorta di automatismo, a quel punto.
    - Ma certo che lo abbiamo, il permesso!
    Il folletto nemmeno lo degna di una risposta. Si mette invece a parlacon Ham, e il Matto inizia a far vagare la mente. Insomma, quel permesso sembra essere di vitale importanza, deve esserci una qualche catena di comando che bisogna rispettare da quelle parti. La cosa lo avvilisce: quando hanno paura, le creature di Atlas si affidano sempre all'Ordine, come se questo potesse poi fare una qualche differenza.
    Poi il folletto accenna qualcosa riguardo l'ovetto - il suo ovetto del cuore. Qui il Matto inizia a spazientirsi. Il folletto li invita a seguirlo presso il comandante di quella baracca. Li minaccia - se minaccia può essere considerata quella di una creatura alta sì e no quindici centimetri. Il Matto non ha voglia di prendere a schiaffi un insetto, seppur magico, e tutto sommato potrebbe rivelarsi interessante.
    - Siete nella merda ghiacciata fino al collo, ma vedo che non perdete l'abitudine alla burocrazia inutile. Come ti pare, andiamo a vedere quest'altro pupazzo.
    Fa una pausa, poi sorride - e quel sorriso è parte di una promessa.
    - Ma ti avviso: prova a toccare il mio uovo e sarà l'ultima cosa che toccherai.

    Il folletto li precede, scortandoli fino a un accampamento militare di terza categoria allestito nel bel mezzo di una piazza; pare esserci già una breccia tra i ghiacci, forse aperta dai soldati stessi. Questo, in qualche modo, significa qualcosa. Forse ogni tanto mandano dentro qualcuno a fare la guardia al Gelo. E poi sarebbe lui quello matto.
    Lui e il suo degno compare vengono fatti accedere a una villa che deve essere il nuovo quartier generale delle forze di difesa Aliothiane. L'enorme atrio - roba da patrizi, indubbiamente - è occupato al centro da una grossa scrivania coperta di scartoffie e da una mappa srotolata che dovrebbe rappresentare la metà congelata della Dominante. Il Comandante è un galzani leonino che si rivolge ai due come farebbe con due scocciatori - categoria cui il Matto si compiace di appartenere, la gran parte del tempo. Non dice nulla, lascia che a parlare sia Ham - sia per la sua innata dote diplomatica, sia perché a quanto pare il folletto ha decretato che sia lui, tra i due, quello con cui parlamentare. Buon divertimento, scheletrino.
    Si crea subito un fraintendimento: Ham dice di voler aiutare, e il militare assume che li abbia mandati l'Accademia. L'Arcano si passa una zampa sul viso, più demoralizzato che sorpreso. Non gli è ancora capitato di incontrare una guardia che non fosse al contempo un completo imbecille.
    Chiedere a che titolo vengano ad aiutare non fa che esasperare la situazione.
    E qui succede che Ham si rivela essere un guaritore, e giù a curare feriti e perdere tempo - tempo che Fedor dedica a coccolare il suo ovetto svolazzante e tremarello, finché non gli viene posta la stessa domanda. Quello è troppo, ma forse c'è un modo per uscire da quella situazione senza fare a pezzi il quartier generale.
    - Io sono nativo della Ravdosha - dice il Matto. Poi solleva una zampetta pelosa e molto carina, iniziando a enumerare sulla punta delle sue paffute dita:
    - Conosco queste calamità meglio di voi, sono più attrezzato di chiunque dei vostri uomini per affrontare il gelo e i suoi effetti. I civili di cui vi preoccupate tanto hanno già addosso i segni del Soffio e non sembrano sopportarli benissimo. In tutto questo turbinare di merda, avete solo da sperare che qualcuno si degni di aiutarvi. O pensate che Ravdoos si fermerà a compilare le scartoffie quando deciderà di prendersi il resto di Alioth? Ad ogni buon conto... mi manda Tremot-- ugh. Riven. Riven Wordsworth. Amico personale del Doge e vincitore del Torneo di Magia.
    Il Comandante non la prende bene e probabilmente in altra situazione avrebbe ordinato di servirgli del procione farcito a pranzo, ma qualcosa lo trattiene. Probabilmente sa di non potersi permettere di fare un torto al Doge, ai suoi amici e a tutta Alioth. E poi, se Ham si è rivelato così utile, anche il suo amico procione qualcosa dovrà pur fare di buono, no? No, appunto. Ma questo lo vedremo.
    -No, abbiamo da sperare che non si presentino pazzi suicidi che tengano occupati i miei uomini in stronzate. I Wordsworth, eh. Suppongo non abbiate una lettera di presentazione. E il doge non è disponibile.
    Poi si arrende. Ha altro a cui pensare, e se due sconosciuti vogliono andare a crepare fra i ghiacci, che agiscano pure. Si rivolge al folletto, indicandolo come scorta.
    Il Matto sorride, uscendo dal quartier generale.
    - Hai visto, Avurje? - dice, rivolto al suo piccolo accompagnatore. - Alla fine sei venuto con noi in mezzo ai ghiaccioli, proprio come avevo detto. Non sarebbe stato più semplice farci passare?


    Il Matto
    Aspetto attuale: Elaine, la Fata.

    Risorse: 60/60 (salute) - 100/100 (energia) - 13/15 (stress)
    Classi di Difesa: 10 - 7 - 8
    Ferite: Nessuna.
    Status: Nessuna.
    Bonus: +1 Attacco (dal Legame con Ezra, lv. 3); +2 Arcana dall'equip.
    Malus: Nessuno.
    Competenze: Arcana X - Carisma X - Furtività X - Società X
    Specializzazioni: Polimorfismo, Manipolazione dello Spazio, Manipolazione del Tempo.
    Prestigio: Influeza XVI - Notorietà XIV
    Equipaggiamento:
    - Cuore Indiviso: Attrezzi Superiori del Mestiere, Nascosto, Droga, Colpo di Genio.
    - Il Matto (Arcano Maggiore): Arma Superiore II (+2 Arcana); Mangiamana Superiore II; Nascosto; Versatile I. Attacca su Volontà e Riflessi, Difende su Riflessi.

    Passive: Ispirazione, Trionfo II, Testardo II, Ferocia, Analisi, Infaticabile.
    Azioni:
    1) Prova di Carisma: Spesa: 2 (stress). Effetto: 12 (10 Arcana +2 stress).


    Riassunto: Quello che si è detto in supporto: Folletto > Comandante > Meme.
     
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    Alla fine del vostro colloqui con lui, il comandante prende tre decisioni. La prima è permettere ad Ixtlilton di raggiungere il fronte, accomodando così la sua richiesta e promettendogli, forse imponendogli, un contigente armato a cui associarsi. La seconda è permettere lo stesso anche a Fedor, come caldeggiato dallo stesso Ixtilton, seppure con modalità... meno entusiastiche: il contingente è lo stesso, ma la sua vera scorta si compone solo di un soldato a scortarlo. Meglio ancora a fargli da guardia.
    La terza, per la verità, ve la annuncia e basta, ma vi lascia andare prima di dirvi alcunché. A giudicare dallo stato di agitazione dell'accampamento che vedete in capo a un quarto d'ora dal vostro congedo, però, deve avere a che fare almeno una buona parte dell'esercito. Per qualche motivo, il momento di muoversi è più vicino che lontano per tutti.

    Venite scortati in giro per il campo proprio dalla stessa guardia che vi ha sorpresi al confine della città gelata, e che oramai conoscete come Avurje. Il nome non lo rende esattamente felice, ma sembra lo stesso stargli bene, perché non ha alcun interesse a rivelarvi il suo nome vero, o almeno è quanto vi accorgete quando vi conduce nella tenda ospitante il contingente che vi è stato assegnato. Vi ritrovate circondati da non più di trenta persone, e se non fosse per le loro divise di Alioth, nessuno scommetterebbe mezzo solido sul darli come appartenenti alla stessa la stessa unità. Contate almeno quattro galzani, due qytir, un numero imprecisato di qurashi, diversi umani e un più nutrito gruppo di almeno otto Elari che sembrano conoscere molto bene la guardia di Fedor, almeno da come la accolgono calorosamente, per quanto non abbiano alcun tratto in comune con lui, né fra loro, a dirla tutta. Pochi fra loro sono gelidi. A capo di questa unità c'è un umano, che intuite dall'abbigliamento leggero essere forgiato dall'accademia, a differenza di quella che deve essere la sua seconda in comando, bardata di tutto punto. Alto un metro e novanta, l'uomo posa il suo sguardo sottile su di voi come farebbe fattore consumato alla vista di due nuovi cuccioli da addestrare: senza dolcezza e con la consapevolezza nei suoi occhi gialli che sarà lui più utile a voi che non il contario.
    Cosa abbiamo qui.
    Chiede, la voce alta che sovrasta ogni rumore quando riceve la nota ufficiale con la firma del comandante che il vostro Avurje ha gelosamente conservato fino alla consegna.
    A lei, Vestra, capitano!
    Una lettura svelta, che non sembra poi suggerirgli un'opinione così diversa da quella che si era già fatto, ammesso di voler fare della mimica facciale una scienza.
    Molto bene. Piovono regali dall'alto, signori, quindi vedete di ringraziare la vostra buona stella. Anzitutto, finite di prepararvi alla svelta, partiremo fra mezz'ora.
    Quello che volevano sentire tutti, a giudicare dal boato dirompente che vi suggerisce almeno quanti di loro vadano a steroidi piuttosto che ad acqua. E sono almeno due terzi del contingente.
    Secondo poi, avremo tre ospiti che, se anche non dovessero promettere di esserci utili, hanno quantomeno potenziale per farci divertire un po'.
    Ecco, appunto. Per la verità, anche questa nuova notizia viene accolta bene, e avete il tempo di fare conoscenza con almeno alcuni di loro prima di muovervi fuori dal campo. Una buona metà sembrano amichevoli, anche troppo, per un'unità di crisi.

    C'è voluto più tempo di quanto vi sareste augurati, ma eccovi qui. Avete appena messo piede nella parte gelata della città, e a poco valgono le cappe di cui si sono dotati tutti: quello che sentite è un freddo pungente, fastidioso, sfiancante. Malato, come fa notare l'Avurje.
    Il vento del nord rinvigoriva, una volta. Questo non lo fa.
    Lo nota anche Fedor, ma le sue conoscenze gli permettono di andare anche oltre e dire che i gelidi creati da questo freddo così particolare rischiano di essere qualcosa di molto diverso da quelli che tutti conoscono. Di buono c'è solo la vista. Dopo che avete superato le strali di ghiaccio spesso forate dai maghi di Alioth, la metà gelata si presenta come una teoria di colori del tutto nuova. Finite in una piazza, dove il gelo non ha attecchito proprio ovunque. Alcuni edifici sono inglobati in blocchi di ghiaccio per intero, mentre altri solamente a metà. E poi gli incantesimi: è questo che vedevate, da fuori. Alcuni maghi hanno provato ad opporsi al gelo, ma le loro arti sono ora intrappolate nel ghiaccio, che vi regala un'istantanea di magie straordinarie: barriere, fuochi immobili, lampi di energia intrappolati. Di quando in quando, questi sfrigolano, o si accendono di colore come luminarie, lasciando di quando in quando meravigliati. Qualcuno si lascia sfuggire persino che –è una meraviglia–. E lo sarebbe davvero, se non fosse per le persone intrappolate allo stesso modo degli edifici o alle pendici degli incantesimi. Dopotutto, è difficile vederli: per loro non ci sono più colori né luci.
    Il primo problema che vi si para davanti è però il seguente: stando alle informazioni che il Capitano si è prodigato di darvi prima di entrare, la piazza dovrebbe avere almeno due vicoli liberi, scavati nel ghiaccio proprio come l'entrata, ma ecco, questi vicoli, voi proprio non li vedete. Ogni strada si interrompe in una lastra di ghiaccio.
    Benvenuti alla vostra tipica calamità aliothiana, signori. Per questo meraviglioso tour concessoci per grazia del Doge, ricordate che tutte le informazioni che avete non saranno mai corrette fino in fondo. Talvolta, non si avvicineranno neppure alla realtà! Neppure quando le avrete scritte voi.
    Pausa. Il capitano è un po' teatrale.
    Soprattutto quando le avrete scritte voi.




    Qm PointSupporto? Eh, sì.
     
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    Il giudizio negli occhi del capitano non gli sfuggì, ma non lo impensierì minimamente. Non poteva non capire che in quella situazione, pensava sicuramente di aver appena avuto una notizia che era l'equivalente dell'avere due corpi in più da far sopravvivere. Il gruppo è variegato, e le voci che si alzano in aria servono in parte per rincuorare lo spirito buono di Ixtlilton.
    Gli annunci dell'uomo slanciato sono accolti, tutto sommato, in una maniera che sembra quantomeno positiva, e questo non fa altro che piacere allo scheletro, che sembra essere particolarmente contento di vedere persone che anche di fronte a questi problemi non si perdono d'animo.
    Tralasciando quelli che tutto sommato sono fraintendimenti di un animo innocente, Ixtlilton fa un inchino in direzione di tutti ma se ne sta in silenzio.
    Dopo essere stati portati nella parte disastrata della città, iniziano i primi spettacoli bizzarri da vicino.
    In primis, la piazza in cui si ritrovano è circondata da edifici o completamente congelati, o solo per metà dentro un iceberg. Forse una fortuna, forse no.
    Per secondo, dentro il ghiaccio incanti di vario genere splendono di luce, e questo è curioso. Come si congela una magia, in fondo, Ixt non se lo è mai chiesto, sebbene potrebbe con il giusto tempo provare a capirlo. Un peccato che al momento sia preoccupato nell'osservare contento la vita che gli sta attorno.
    Fino a quel punto, era tutto piuttosto normale per essere una calamità. Eventi inspiegabili, truppe di fortuna, passaggi da pulire, insomma il pacchetto completo.
    Poi però lo scheletro ricorda le parole del capitano che diceva loro che avrebbero trovato due vie di sbocco per proseguire dalla piazza. Vie che, a tutti gli effetti, sembrano essere sbarrate da del nuovo ghiaccio. Ecco, ora sembrava tutto in regola.
    Il capitano sembra divertirsi, nonostante questo, e tutto sommato Ixtlilton ne è felice. Un leader arrabbiato avrebbe abbassato il morale di tutti e non sarebbe servito a molto.
    Fedor si avvicina al capitano, chiedendogli se vuole aprire la strada, e quest'ultimo acconsente, iniziando a dirigere il contingente. Ixtlilton si ritrova vicino a quattro dei membri, a cui accenna un inchino del capo in segno di ringraziamento. Per Fedor solo il folletto, ma sembrano andare d'accordo, quindi non ci si sofferma oltre.
    Incuriosito dalla situazione, lo scheletro che ha capito le intenzioni del suo compagno di avventure, si avvicina un po' alle lastre e concentra i suoi sensi oltre le lastre e nelle loro vicinanze. Ode qualche rumore, ma non sembra niente di fuori posto. Il ghiaccio che si crepa e ricongela, pensa. Non era esattamente così.
    Fedor seziona una porzione del ghiaccio, che fa sparire come se non fosse mai esistita, e le ossa delle mani di Ixtlilton si scontrano fra loro in ciò che dovrebbe essere un applauso. Solo dopo un attimo si accorge del liquido che cola, e della testa che sbuca da un vicolo vicino.
    Liquidi vitali. Un morto, un sopravvissuto, il lutto.
    Non ha il tempo di pensare, solo di reagire.
    I primi ad essere protetti sono quelli del contingente. Il mana puro si concentra, l'Icore riveste le ossa dello scheletro d'argento, e una pianta carnivora si manifesta sopra le loro teste. Il mana si muove, un vortice che si concentra nel suo ascidio, e il pieno gruppo di teste non ha ripercussioni. La pianta abbassa il tappo, e poi riversa l'energia magica in eccesso su Ixtlilton. Le costole si incrinano.
    Poi pensa a sè. Non ha tempo per proteggere il procione, che sembra più concentrato nello sputare fuori attacchi pericolosi anche solo da maneggiare. Riesce a vedere uno sprazzo di ciò che fa, mentre una serie di rose sboccia fuori delle ossa incrinate, come nutritesi del suo dolore, ed emettono un'onda di potere viola che indebolisce la concentrazione di energia nemica. Le ossa del braccio destro si incrinano.
    Il Sigillo si illumina, e un'energia azzurra lo riveste. I fiori sulle sue ossa scompaiono, e l'energia appare anche su Fedor, seppur la colorazione sia più verdastra. Il contingente, o almeno i maghi in esso, riversano sul mostro del fuoco dopo che il suo compagno lo comunica a tutti.
    Ixtlilton è ancora perplesso. Osserva Fedor, e lo fa guardingo. Ha visto cosa fa, ha visto con che potere gioca. Non dovrebbero stare in mano a nessuno abilità del genere, e sicuramente non su di un solo individuo. Era un caso che si fossero incontrati?
    Non ha il tempo di darsi una risposta, perchè il nemico non è stato abbattuto nonostante la salva di proiettili magici.
    E così si erge di nuovo a scudo. Di nuovo, la pianta carnivora si erge a protezione del gruppo, e l'energia che viene riversata è poca, ma aumenta le crepe nel braccio.
    Fedor difende da solo il primo attacco, ma al secondo dei rovi custodiscono il suo corpo in un'armatura inviolabile.
    Quando vede gli attacchi diretti a sé è ormai tardi per pensarci. I colpi lo prendono, le sue ossa si spezzano in vari punti, e si ritrova con i pochi organi esposti. Il Sigillo brilla di luce verde, e stavolta le ossa ritornano al loro posto in gran parte, come se avesse subito pochissimi danni dall'attacco.
    Ha giusto il tempo di alzare la testa e vedere Fedor impalare due lance nel mostro, che cade esanime.
    La luce argentea attorno alle ossa dello scheletro scompare, il Sigillo torna al suo colore spento. Le ossa sono ancora crepate, ma il dolore è giusto. Ha fatto quello che doveva. Vede vari membri del contingente avvicinarsi e ringraziarlo, momento in cui si assicura di chiudere le vesti per non mostrare le ossa danneggiate, e con la mano segnala a questi di non disturbarsi. - Grazie del vostro lavoro, davvero.
    Il capitano sembra sorpreso, o forse solo stanco, e non c'è da stupirsi in entrambi i casi.
    Fedor, invece, gli appare magicamente sulla spalla, abbarbicandosi a lui come si potrebbe fare con un albero. - Spero tu stia bene, Hammino bello. Grazie! - Al che lo scheletro risponde solo con una risata piena. - Sì, sì, sto bene Fedor. È il mio dovere proteggere tutti. Ma attento ai giocattoli che usi. - E sebbene lo scheletro non sia severo, il significato è che ha grossomodo capito cos'era quell'enorme concentrazione di energia, e non ne è molto contento. Nonostante questo, è comunque felice che siano sopravvissuti tutti, procione compreso.
    Si avvicina ai corpi dei due mostri, e si inginocchiata davanti prima all'uno e poi all'altro, offrendo una preghiera silenziosa. Non importava che fossero nemici, avrebbe preferito non fosse finita così, ma era successo tutto troppo velocemente. Doveva fare più attenzione.
    Si avvicina al capitano. - Prossima tappa, signor Capitano?

    Ixtlilton
    Narrato - Parlato - Pensato - Parlato altrui


    Azioni:

    Primo Turno
    Attiva Fortezza (+4 Volontà, -1 Attacco)

    1) [Difensiva] [Riflessi, Tempra, Volontà] [Arcana; Versatile II, Trasposizione] [Critico] [C: 17] [E: 26(+4)= 30 ] [Subiti: 12 - 4 (Difesa Maggiore II) = 8] (Sul contingente)
    (Attiva Angelo Custode, +2 Volontà)
    (Attiva Intrepido, + 1 Azione per aver difeso alleato.)

    2) [Difensiva] [Riflessi, Tempra, Volontà] [Arcana; Versatile II, Sanguisuga IV] [Alto] [C: 12] [E: 18+6 (24) (36 se danneggiato)] [Subiti: 6] (Sé stesso)

    3) Azione Base di Mangiamana+Arma Curatrice Superiore II su Arcana, recupera 10 Energia (9 - 1 Fortezza + 2 Arma Superiore II) (Sé Stesso)

    4) Azione Base di Mangiamana+Arma Curatrice Superiore II su Arcana, recupera 10 Energia (9 - 1 Fortezza + 2 Arma Superiore II) (Il Matto)


    Secondo Turno
    1) [Difensiva] [Riflessi, Tempra, Volontà] [Arcana; Versatile II, Trasposizione] [Critico] [C: 17] [E: 23] (Contingente)
    Attiva Angelo Custode (+2 Riflessi)
    Attiva Intrepido (+1 Azione per difesa alleato)

    2) [Difensiva] [Riflessi, Tempra, Volontà] [Arcana; Versatile II, Anti-Arcana] [Critico] [C: 20] [E: 23+2 (27+2 vs. Arcana)] (Il Matto, Difende dal secondo attacco, Impreciso Fulmineo)

    3) Incassa Attacco Base (D: 9)
    sul secondo attacco si attiva Difesa Maggiore II (17-4 = 13)
    Totale Danni = 22
    Azione Base di Arma Curatrice Superiore II su Arcana, recupera 10 Salute (9 - 1 Fortezza + 2 Arma Superiore II) (Sé Stesso)

    4) Azione Base di Arma Curatrice Superiore II su Arcana, recupera 10 Salute (9 - 1 Fortezza + 2 Arma Superiore II) (Sé Stesso)


    Salute: 34 (52 - 18)
    Energia: 68 (124 - 56)
    Stress: 10

    Riflessi: 7
    Tempra: 8 (+2)
    Volontà: 8 (+2)

    Influenza: 9
    Notorietà: 8

    Arcana: 9
    Artigianato: 0
    Atletica: 0
    Carisma: 0
    Furtività: 0
    Natura: 9
    Percezione: 9
    Società: 0

    Specializzazioni:

    [Specializzazione: Identificare Creature Arcane, Arcana]
    [Specializzazione: Addestrare Creature Arcane, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Creature Innaturali, Natura]
    [Specializzazione: Addestrare Animali, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Bestie, Natura]
    [Specializzazione: Percepire Forza Vitale, Percezione]
    [Specializzazione: Percepire Movimento, Percezione]
    [Specializzazione: Identificare Veleni, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Malattie, Natura]
    [Specializzazione: Forma Alternativa, Arcana]

    Abilità Passive:

    Possente II, Angelo Custode, Difesa Maggiore II, Difesa Potente, Tenace II, Fortezza, Intrepido (Difende alleato,
    +1 azione)


    Attive Usate: //

    Equipaggiamento:

    [Armatura] [Armatura Superiore IV, Nascosto] [+2/2 Tempra/Volontà] [5 pt.]

    [Arma] [Arma Superiore II, Arma Curatrice Superiore, Mangiamana] [9 pt.]


     
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    Si procede così, sballottati da una autorità all'altra. Occuparsi in siffatta maniera di una crisi del genere è una miseria che si commenta da sola, e il Matto si limita a zompettare fischiettando di fianco all'Avurje che gli fa da guardia - pur non avendo ben compreso se la presenza del folletto serva a difenderlo o controllarlo. Probabilmente entrambe le cose, ma non reputa che valga la pena interrogarsi troppo a riguardo.
    La tenda di comando che li accoglie è una sarabanda di volti e razze differenti, tutti uniti dalla volontà di combattere e difendere Alioth dalla Quinta. Una volontà vagamente suicida, ma è qualcosa che potrebbe rivelarsi divertente. Il capitano - una pertica d'umano che sembra venuto fuori dal manuale del maghetto dell'Accademia - accoglie i nuovi venuti con una certa ironia e lo sguardo di chi non gli darebbe un'oncia di credito. La sua vice è dell'identico parere ma bardata come certi cavalli cerimoniali delle tribù del nord, armatura e tutto. Insieme formano una strana coppia - non più strana di un enorme scheletro parlante e di un procione-elari, comunque. La morte e il suo nano peloso. Cerash lo sa e non commenta, c'è altro che attira il suo interesse: il gruppo di fate che accoglie l'arrivo di Avurje come quello di un amico che non si era certi di rivedere. Si avvicina anche lui. Le elari lo hanno sempre affascinato, o almeno così gli dice il Cuore Indiviso, e la cosa lo mette a disagio. Non sempre gli viene facile scindere ciò che lui - Cerash - prova realmente da sentimenti e ricordi che sopravvivono nelle anime della sua funestata cuorgemma.
    - Avurje! Non mi avevi detto di avere delle amiche così carine - esclama, ormai vicino al gruppo.
    Le elari che si accalcano intorno alla sua piccola ma risoluta guardia sono bellissime, piccole opere d'arte in movimento. In quel momento, Cerash potrebbe giurare di non aver mai visto nulla di così elegante e tanto vicino alla perfezione. La voce irritata - e profondamente maschile - delle fate spezza l'idillio con comica tragicità.
    - Amiche a chi.
    Avurje, dal canto suo, soffia come un gatto poco incline alle cortesie rituali. Quell'intromissione deve infastidirlo quasi quanto il fatto di essere stato destinato a fare la guardia a un procione mezzo fuori di testa, imbroglione e scostumato. Insomma, uno stronzo.
    Uno stronzo di vedute aperte, però, che regala a quelle fatine il sorriso migliore che gli riesca di produrre, mentre agita la mano con aria affettata.
    - Via, via, non prendetevela! Siete carine anche quando vi arrabbiate - dice, in quel suo tono irritante che Avurje avrà già imparato a detestare.
    E proprio a lui si rivolge il Matto:
    - Che hai da soffiare, tu? Non sei mica Ravdoos. Non mi sembra che tu mi abbia dato alternative su come chiamarti.
    - Ecco: non chiamarmi affatto! - replica l'elari, con un'uscita di scena fin troppo drammatica per le sue dimensioni e che lascia interdetti gli astanti. Cerash non sembra aversene a male, in fondo trova piacevole avere qualcuno da stuzzicare e Ham non gli ha dato molta soddisfazione in questo senso, anche se pare un bravo ossicino.
    - Come sei sgarbato! - commenta una elari.
    Il Matto scrolla le sue procioniche spalle voltandosi verso di lei, e rimanendone come folgorato, gli occhi vitrei della triglia che ha passato qualche giorno di troppo sul banco del pesce.
    - Il tuo amico mi ha preso in antipatia da subito - risponde. - Il che è strano, solitamente sono quasi simpatico.
    Poi, interessato più a impressionarla che a parlare del folletto, domanda:
    - Hai mai visto un uovo che balla?
    - Conoscevo un Elari così, credo. Sarei molto affascinata.
    Il Matto si rivolge quindi al suo uovo prediletto che, per tutta risposta, inizia a tremolare tutto emozionato da quell'improvvisa attenzione.
    - Ooooh. Sì, somiglia a un mio lontano Zio. Mai visto niente del genere, da queste parti. Da dove esce?
    - Errr... diciamo che viene da moooolto lontano. Un viaggio speciale che ho fatto. Potrei portarti, la prossima volta. Come ti chiami?
    - Oratrice. Oratrice Selanique D'Avalyse Cardinal. E non so: ho visto ben due mondi, potrei avere gusti difficili.
    - Adorabile. Che ne dici di vederne un terzo? Il mio nome è Fedor.
    Il Matto si prende una piccola pausa, durante la quale l'uovo non smette di ballare, poi riprende:
    - Già che siamo in confidenza, posso farti una domanda?
    - Fedor? Solo Fedor? Chiedi pure.
    Il Matto indovina - o forse immagina - una piccola nota di delusione nella voce della bella elari dalle ali sottili e dal vitino di falena. Un solo nome, nessun cognome. E chissà che risate se sapesse che per lo più è noto come il Tanghero. Non esattamente il soprannome adatto a far breccia nel cuore o fra le cosce di una bella donna. Pardon, di una bella fata.
    - Solo Fedor - replica, cercando di non apparire scortese. - Il vostro capitano è sempre così allegro quando si tratta di rischiare la pelle?
    In generale, il clima è molto gioviale durante gli ultimi preparativi. Forse un po' tropp, considerata la situazione. Lì dentro sembrano tutti matti, e quanto a follia lui è una discreta autorità: da mezzo secolo se ne va in giro cambiando aspetto e seminando caos ovunque gli capiti, basandosi solo sull'umore del momento, e tuttavia quell'allegra masnada di rincoglioniti sembra stia per recarsi in osteria piuttosto che in guerra. Una guerra contro una Quinta, poi.
    Fuori come piantine di basilico, tutti loro. E questa cosa a Cerash piace parecchio.
    La fata, tuttavia, non risponde se non con un sorriso enigmatico, iniziando a danzargli attorno, tra segni d'approvazione delle sue comari. Qualcosa gli suggerisce che possa trattarsi di una sorta di rito di iniziazione, il loro modo di accettarlo nel gruppo, e lui non resiste alla tentazione di fare un po' il cascamorto. Gli capita così di rado di averne l'occasione.
    - Chissà quanti ne avrai conquistati, così.
    Anche l'ovetto inizia a ballare vorticando intorno a loro, celebra il momento. L'elari ridacchia al commento, si nasconde dietro una compagna.
    - Ci vediamo quanto avrai cinque minuti, Fedor.
    - Avrò sempre del tempo per te, Oratrice.
    Il commiato è esemplare, con tanto di lieve inchino.
    Il resto della tenda di comando è tutto un muoversi svelto e tintinnare di armature e armi. Si è quasi pronti alla partenza.
    Il Matto si avvicina al gruppo dei qurashi che aveva adocchiato sin dall'ingresso. Un po' come gli altri membri della compagnia, danno l'impressione di considerarli come poco più che un diversivo: piacevole, ma sostanzialmente inutile. Quanto poco sanno, piccoli cuccioli dell'estate trascinati nell'inverno della Quinta.
    Uno di loro in particolare attira l'attenzione dell'Arcano Maggiore: sembra provenire dagli abissi profondi, ha l'aria strana e lo sguardo perso nel vuoto. Quando il Matto si avvicina, il qurashi istintivamente fa un mezzo passo indietro. Cerash solleva una zampa.
    - Aye, aye - dice, fermandosi a una distanza di sicurezza. - Tutto bene, Levi?
    - Brutto qua. Fondo bello.
    - Com'è che sei finito in questo casino?
    - Mi ha pescato il capitano.
    - E ti ha costretto a rimanere qui? Non mi sembra esattamente... adatto a te.
    - Opporsi... bruuutto... più di stare qui. Ma io utile. E qui tanto cibo. Vita, eh.
    - Capisco, più o meno. Se quando avremo finito qui vorrai tornare a casa... Beh, fammelo sapere.
    In fondo, per lui si sarebbe trattato di una sciocchezza. Il qurashi lo fissa per un po' con uno sguardo ebete, poi gli fa un cenno universale di intesa.
    Il Matto si guarda intorno. Non c'è più tempo per le pubbliche relazioni, a quanto pare: è ora di andare.

    La parte gelata di Alioth accoglie la compagnia con un freddo pungente, fastidioso. Cerash, che ha sangue ravdoshi nelle vene, lo avverte a dispetto della pelliccia da procione: quel gelo ha in sé qualcosa di crudele e profondamente sbagliato. Non somiglia al soffio di Ravdoos, non per come lo ricorda lui.
    - Il freddo del nord rinvigoriva, una volta. Questo non lo fa - dice Avurje.
    Il Matto è d'accordo, ma non dice nulla. I suoi occhi tradiscono la concentrazione e anche un po' di meraviglia: gli incanti racchiusi nel ghiaccio sfrigolano, dipingendo quell'enorme teca traslucida con l'esplosione di opalescenze policrome. Sarebbe uno spettacolo degno della Dominante, se non fosse per i profili delle persone che in quegli stessi doccioni di ghiaccio sono rimaste intrappolate e li guardano senza vederli, sospesi. La cosa, per certi versi, gli ricorda la situazione di Dayrst. Solo che qui le cose promettono di essere un tantinello più rognose. Tanto per cominciare, i vicoli che da quella piazza avrebbero dovuto condurli nel cuore della zona congelata non sono liberi per un cazzo. Il Capitano la prende con filosofia e commenta con una prosopopea un po' ironica e un po' teatrale. Il morale della truppa sembra comunque non risentire troppo della brutta notizia - in fondo, da quelle parti le brutte notizie sembrano ormai essere l'ordinaria amministrazione. La domanda che si stanno facendo tutti è: e adesso che si fa?
    Il Matto si avvicina al capitano. Lo guarda dal basso in alto, un sorriso sornione su quel tenero musetto.
    - Che ne dici, Capitano? Devo fare un po' di spazio? - domanda. Il tono non è nemmeno troppo impertinente, anche se in realtà sta pensando che è arrivato il momento di far vedere a quella pertica (e anche a Oratrice) cosa è in grado di fare, quando ne ha voglia.
    Il Capitano sembra rifletterci un attimo, poi annuisce.
    - E sia - risponde, per poi iniziare a dare istruzioni ai suoi uomini.
    Il Matto si concentra sul vicolo ghiacciato più prossimo fra quelli che sarebbero dovuti essere liberi. Avurje gli svolazza di fianco.
    - Almeno non farmi fare brutta figura - sibila il folletto.
    Cerash sorride. Il Cuore Indiviso sussulta. Finalmente si va in scena.
    Solleva entrambe le zampe. Potrebbe benissimo farne a meno, ma ha due ottime ragioni per questo: vuole che tutti abbiano chiaro chi è sta per aprire la strada. Inoltre, la sua teatralità non può essere inferiore a quella del Capitano.
    Individua la forma ghiacciata, si concede il tempo di essere preciso - non vuole intaccare gli edifici che stringono la stradina. Seziona il ghiaccio, una colonna alta almeno un paio di metri e profonda cinque volte tanto. Poi un rumore di vetri infranti che qualcuno - nello specifico una testa coronata del Lesathar - ha imparato a conoscere e temere, e il ghiaccio si ritrova a mollo nel mare, centinaia di stadi più a est. Il Matto sorride, ma è un sorriso che gli muore in fretta sul muso: dal moncherino del ghiaccio, una sostanza viscosa e riflettente si sparge al suolo, una sorta di specchio liquido e rivoltante.
    - (...Sangue?)
    Non fa in tempo a rispondersi. Dal vicolo vicino il ghiaccio si solleva come destandosi da un sonno profondo. Adocchia il suo amico trucidato dall'azione di Cerash, quindi lancia un urlo violentissimo. Ham è rapido a intervenire, scudando tutti i presenti. Quanto al Matto... Lui potrebbe fare da solo, e invece lascia che il ghiaccio urlante lo colpisca, che il vento crudele gli sferzi il muso fin quasi a strappargli la pelliccia di dosso, che piccoli frammenti di ghiaccio e nevischio gli graffino il volto. La sua volontà vacilla, prima che se ne renda conto sente il contatto del suo ginocchio contro la dura e fredda pietra del basolato. Com'è che diceva quel tale?
    - (Inchinati alla tempesta. Poi, spaccale il culo).
    Il freddo non è più importante, nemmeno la sua mente piegata e non ancora distrutta.
    Il Cuore Indiviso gli parla, sono tante voci che si accalcano. Riesce a districare le parole, sa cosa vogliono dirgli.
    - Colpitelo con luce e fuoco, se potete! - urla agli uomini della compagnia - è grosso, ma lento.
    Poi torna a concentrarsi sul golem, e i suoi occhi brillano di una lucida follia.
    Adesso ci divertiamo.

    Una luce dorata, flebile, come una porta infinitesima che si apre su un mondo precluso a chiunque tranne che a lui. Una luce che si moltiplica, e sono tanti piccoli quadrati che si sovrappongono e vanno a formare l'Arcano sospeso al suo fianco e una copia dello stesso, due lance dorate dalla punta leggermente arcuata. Un istante dopo, la prima delle due viene scagliata contro il golem. L'Arcano percorre una traiettoria prevedibile eppure, all'ultimo momento utile, il Matto sbatte le palpebre e la lancia viene teletrasportata altrove, colpendo il mostro poco sopra la testa. L'altra lancia sta già correndo verso le nubi che pesano sulla Dominante, le squarciano rivelando un raggio di sole che solo per un istante fa brillare la testa del golem. L'Arcano muta la propria forma, la lancia scompare e viene sostituita da una porta schiusa sull'abisso dell'entropia, che ribolle e freme. Il simbolo del Matto risplende nel cielo di Alioth e un sussulto di meraviglia si spande tra i ranghi della compagnia.
    - Mecoooo--mplimento! - urla qualcuno.
    Cerash sorride di rimando, proprio nell'istante in cui la porta emette un suono sordo che fa tremare la terra, come se qualcuno - un dio anziano e malmostoso - avesse appena percosso il continente con il suo bastone. Così il caos si riversa sul mostro, affliggendolo e piagandolo, sciogliendolo in parte, ma senza ucciderlo. Allora attacca anche la compagnia, in fondo il mostro è grosso ma non sembra in grado di schivare gli attacchi, anche se prova a difendersi in qualche modo; è il momento del fuoco, e per qualche istante sotto le fiaccole il golem scompare. Il ghiaccio sublima, si disperde in una nebbia che li avvolge tutti e non promette nulla di buono. Una di quelle promesse che sarebbe meglio non veder mantenute.
    La nebbia riacquista consistenza solo per rispondere colpo su colpo. Uno sperone di ghiaccio grande quanto il braccio di un umano adulto viene scagliato contro il Matto, che tuttavia sposta lateralmente il capo, schivandolo con sufficienza.
    - Troppo lento - dice.
    L'attacco successivo però è un blocco di ghiaccio enorme, qualcosa che lo costringerebbe a impegnarsi in difesa, ma quello è il momento in cui Ham - il caro ossicino - si rivela utile (e anche piuttosto potente, a dirla tutta). Difende praticamente tutti i presenti, incluso Cerash, che approva con un cenno del capo, rinvigorito dalla sofferenza che l'entropia ha causato al golem. Adesso può dedicarsi all'attacco.
    Il golem riprende la sua forma originale, occupando nuovamente il vicolo. La testa di ghiaccio, appena sollevata, li sfida.
    - Ты не пройдешь!
    Non puoi passare!
    Cerash sorride.
    - Amico, così mi offendi.
    L'Arcano sospeso in cielo torna a dimensioni più umane, meno spaventose, una sorta di piattaforma dorata sospesa una decina di metri sopra il bersaglio.
    Cerash ghigna - quello stesso ghigno che è stata l'ultima visione anche per la progenie del Divoratore.
    - пусть это пари? - domanda, anche lui in ravdo.
    Un istante, e il procione - così paffuto e così letale - ora è in pieni su quella pedana, il podio del boia che si appresta a concludere l'esecuzione. Attende che la compagnia colpisca ancora, poi solleva la zampa e mostra gli artigli con un certo compiacimento, mentre altre due lance, più grandi delle precedenti, compaiono sopra di lui. Abbassa la zampa impartendo l'ordine, e a quel gesto giustappone un commiato non privo di una certa dignità.
    - до свидания, товарищ.
    Le lance calano dal cielo come un giudizio divino, frantumano ciò che rimane del ghiaccio, ne violano l'essenza. E il golem non è più.
    Un boato, la compagnia che festeggia sul nemico caduto, molti si accalcano intorno a Ham ringraziandolo per averli difesi.
    Cerash torna giù soddisfatto, la solita aria di sobria strafottenza. Guarda il folletto, lo trova scontento.
    - Allora, Avurje? Ti ho fatto fare bella figura?
    L'elari non sembra approvare, anzi. Si allontana infastidito. Il Matto vorrebbe dire qualcosa, ma lo raggiungono le parole del Capitano e i complimenti di Oratrice. C'è di meglio di cui preoccuparsi che un folletto indispettito e borioso.
    - Ce li hai proprio grossi. I numeri.
    - A-riamh cho math ri do bhòidhchead, a bhean.
    Fa un inchino a Oratrice. Vorrebbe parlare ancora, ma c'è qualcosa che deve fare.
    Un istante dopo è abbarbicato sulla spalla di Ham.
    - Spero tu stia bene, Hammino bello. Grazie! - dice, incrociando pollice e indice della zampa sinistra a formare un cuore e sorprendendo sé stesso. Quanto è passato dall'ultima volta che ha sinceramente ringraziato qualcuno? Quanto tempo dall'ultima volta che ne ha effettivamente avuto motivo? Troppo, probabilmente. L'uovo balla contento, ora che tutto è passato, e il Matto sorride. Sa che non è ancora finita, sa che sono solo all'inizio di quella storia, ma si sta divertendo, cosa piuttosto rara per lui. Le sue ferite sono completamente guarite e si sente in forze - bontà del Cuore Indiviso, che si è prontamente nutrito dei resti magici del golem.
    - Tutto molto bello, ma è il caso di muoversi - tuona la Vice del Capitano, riportando tutti con i piedi per terra.
    Sì, c'è ancora molto lavoro da fare.
    - (E non vedo l'ora).


    SPOILER TURNO 1

    Il Matto
    Aspetto attuale: Elaine, la Fata.

    Risorse: 18/60 (salute) - 40/100 (energia) - 9/15 (stress)
    Classi di Difesa: 9 - 6 - 7
    Ferite: Nessuna.
    Status: Nessuna.
    Bonus: +1 Attacco (dal Legame con Ezra, lv. 3); +2 Arcana dall'equip +2 Attacco da Ferocia.
    Malus: -1 a tutte le Classi di Difesa (Già calcolato)
    Competenze: Arcana X - Carisma X - Furtività X - Società X
    Specializzazioni: Polimorfismo, Manipolazione dello Spazio, Manipolazione del Tempo.
    Prestigio: Influeza XVI - Notorietà XIV
    Equipaggiamento:
    - Cuore Indiviso: Attrezzi Superiori del Mestiere, Nascosto, Droga, Colpo di Genio.
    - Il Matto (Arcano Maggiore): Arma Superiore II (+2 Arcana); Mangiamana Superiore II; Nascosto; Versatile I. Attacca su Volontà e Riflessi, Difende su Riflessi.

    Passive: Ispirazione, Trionfo II, Testardo II, Ferocia, Analisi, Infaticabile.
    Azioni:
    1) Prova di Arcana: Spesa: 4 (stress). Effetto: 14 (10 Arcana +4 stress).
    2) Divergenza [Offensiva] [Arcana su Riflessi] [Consumo: Alto] [Impreciso] [Esaltante II: Se infligge danno, +6 in Attacco per il turno]
    [Costo: 10] [Effetto: 23]
    3) Purificazione del Folle [Offensiva] [Arcana su Volontà] [Consumo: Immenso] [Finale: se usato a soglia critica, ha effetto di costo pari a 1.5]
    [Vampirico (S): ottiene come Salute 1/4 del danno inflitto]
    [Costo: 42] [Effetto: 78/84]


    Riassunto: Subisco i danni in pieno e vado a Soglia. Faccio la prova, condivido le informazioni, scaglio un primo attacco (se va a segno, +6 all'attacco successivo). E poi gli rompo il culo con un Intenso Immenso. Nel complesso si minacciano 101-107 danni.


    -----------------

    SPOILER TURNO 2

    Il Matto
    Aspetto attuale: Elaine, la Fata.

    Risorse: 60/60 (salute) - 42/100 (energia) [Spese Grandi] - 9/15 (stress)
    Classi di Difesa: 9 - 6 - 7
    Ferite: Nessuna.
    Status: Nessuna.
    Bonus: +1 Attacco (dal Legame con Ezra, lv. 3); +2 Arcana dall'equip +2 Attacco da Ferocia.
    Malus: -1 a tutte le Classi di Difesa (Già calcolato) Infaticabile blocca il Malus di Spese Grandi.
    Competenze: Arcana X - Carisma X - Furtività X - Società X
    Specializzazioni: Polimorfismo, Manipolazione dello Spazio, Manipolazione del Tempo.
    Prestigio: Influeza XVI - Notorietà XIV
    Equipaggiamento:
    - Cuore Indiviso: Attrezzi Superiori del Mestiere, Nascosto, Droga, Colpo di Genio.
    - Il Matto (Arcano Maggiore): Arma Superiore II (+2 Arcana); Mangiamana Superiore II; Nascosto; Versatile I. Attacca su Volontà e Riflessi, Difende su Riflessi.

    Passive: Ispirazione, Trionfo II, Testardo II, Ferocia, Analisi, Infaticabile.
    Azioni:
    1) Difesa Base: Non subisco danni. (Arcana 10 -1 Spese Grandi -9 Riflessi).
    2) Attacco Base Arcana su Riflessi. Minaccia 23 danni (10 arcana + 2 Arma Superiore +1 Legame +2 Ferocia +8 Fatale).
    2) Attacco Base Arcana su Riflessi. Minaccia 23 danni (10 arcana + 2 Arma Superiore +1 Legame +2 Ferocia +8 Fatale).


    Riassunto: Recupero 10 di Salute da Vampirico (S) avendo inflitto 42 danni. Recupero ulteriori 10 di salute dalla cura di Ixt. E ulteriori 22 di Salute e 2 di Energia da Ispirazione. Mi difendo dal base (e vengo difeso da Ixt) senza riportare danni. Poi attacco a mia volta con 2 base minacciando totali 46 danni.
    Nel caso in cui non morisse il mob, prossimo turno ho +4 Arcana +4 Riflessi da Testardo.


    SPOILER DI FINE TURNO


    Il Matto
    Aspetto attuale: Elaine, la Fata.

    Risorse: 60/60 (salute) - 95/100 (energia) - 9/15 (stress)
    Classi di Difesa: 10 - 7 - 8
    Ferite: Nessuna.
    Status: Nessuna.
    Bonus: +1 Attacco (dal Legame con Ezra, lv. 3); +2 Arcana dall'equip.
    Malus: Nessuno.
    Competenze: Arcana X - Carisma X - Furtività X - Società X
    Specializzazioni: Polimorfismo, Manipolazione dello Spazio, Manipolazione del Tempo.
    Prestigio: Influeza XVI - Notorietà XIV
    Equipaggiamento:
    - Cuore Indiviso: Attrezzi Superiori del Mestiere, Nascosto, Droga, Colpo di Genio.
    - Il Matto (Arcano Maggiore): Arma Superiore II (+2 Arcana); Mangiamana Superiore II; Nascosto; Versatile I. Attacca su Volontà e Riflessi, Difende su Riflessi.

    Passive: Ispirazione, Trionfo II, Testardo II, Ferocia, Analisi, Infaticabile.
    Azioni:
    ///


    Riassunto: Mi riprendo +5 di En da Ispirazione e +48 di en da Trionfo II andando a 95/100 di energia.


    Note:
    - пусть это пари? Scommettiamo?
    - до свидания, товарищ. Addio, compagno.
    - A-riamh cho math ri do bhòidhchead, a bhean. Mai grandi quanto la tua bellezza, mia signora.


    Edited by vøx - 18/12/2023, 05:40
     
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    C'è un momento, nelle fasi più concitate dello scontro fra voi e il golem di ghiaccio, quando volano incantesimi e magia da ogni dove, in cui l'est maltrattato comincia a tremare. Non è stato qualcosa che qualcuno nelle vostre condizioni era in grado di notare, concentrati tutti com'eravate ad aprirvi una strada, e il grosso di voi avrebbe fatto fatica a indovinarlo persino in condizioni di pace. Ma altrove, e in particolare fuori dalla metà gelata, eccome se se ne sono accorti: il gelo s'è mosso, spostandosi in avanti e divorando tutto per due metri buoni in ogni direzione sul livello del mare, e chissà quanti sotto. Di voi, qualcuno che potrebbe rispondere persino a quest'ultimo quesito c'è. Costui si è accorto dell'intero respiro del ghiaccio con calcoli precisi al millimetro, come snocciolerà a breve, anticipando la risposta del Capitano allo Scheletro. Si tratta di uno dei qurashi, proprio quel pesce dell'abisso a cui Fedor ha dato il nome Levi e che adesso trotterella fino al capitano con quei suoi piedi troppo lunghi da sembrare pinne deformi. Dopotutto, tutto ciò che è suo lo è, e se non portasse notizie così catastrofiche, vederlo camminare tutto agitato avrebbe i contorni di una cosa buffa: potete decifrare così il pensiero dell'uomo in attesa, la cui espressione passa da quella di un teatrante divertito a quella di chi ha perso qualcosa di molto, molto caro in un accidente.
    Avvicinatevi e sentite.
    Taglia corto lui, che vi mette al corrente di ogni cosa. Due metri è una misura relativamente contenuta, ma nessuno osa fare l'avvocato del demonio, di voi che avete anche soltanto visto la calca degli accampamenti, quando non ci avete proprio provvisuto per mesi. La fata gelida che va per il nome di Avurje, in particolare, appare sconsolato: è possibile che molti dei suoi compagni che pelustratavano le mura siano rimasti congelati del ghiaccio, e sono almeno un paio di simili a tirargli su il morale, come la fata su cui ha messo subito gli occhi Fedor.
    È il caso che ve lo ripeta, e che i nuovi sappiano.– Riprende il capitano. –Non possiamo tornare indietro a vedere come stanno tutti e prestare loro soccorso. Nella più rosea delle ipotesi, questo fenomeno avrà sigillato di nuovo l'entrata, e ci abbiamo messo giorni e una divisione per aprire una faglia grossa abbastanza per entrare qui. Rispetteremo feriti e caduti solo avanzando.
    Finalmente, l'uomo si rivolge ad Ixtlilton e indica poi una singola via con la mano guantata, che è per pura coincidenza quella più libera, scenario del combattimento.
    È la più breve verso il Naatar e qualunque bestia sia nascosta lì.– E non c'è nient'altro da aggiungere.

    Prendete il vicolo, e vi immergete in una calle che non sembra terminare mai, abbastanza larga per farvi procedere di quattro in quattro, qualche volta persino di cinque in cinque. Attorno a voi una nutrita quantità di esercizi commerciali e laboratori congelati a cui non manca nulla, tranne che le persone. Avurje, che è uno di quei tipi che ama combattere lo scoraggiamento a parole, ci tiene ad informare gli stranieri che la ragione è solo una: l'esercito ha già provveduto a sgomberare gli edifici dei loro ospiti congelati, e il più possibile, perché sono state viste alcune creature muoversi nel ghiaccio per nutrirsi dei loro corpi. Quando lo dice, non c'è emozione alcuna nella sua voce: semplicemente, così stanno le cose. Cionondimeno, i laboratori così mezzi divorati nel ghiaccio e lasciati a marcire sembrano gettare addosso uno sconforto autentico alla vostra divisione, come vedete chiaramente dalle spalle ingobbite appena, almeno fino a quando non raggiungete un negozio che sembra essere cristallizzato nel ghiaccio da sempre, e che attira l'attenzione di tutti, se non per caratteristiche estetiche, per il puzzo di magia che lo pervade. E che, come insegnano i maghi dell'Accademia, è il segno più pericoloso di tutti, perché la magia non ha mai ragione di stimolare l'olfatto di nessuno, come vi ricorda la vice del capitano, che sembra proprio uscita dall'istituto con tutti i crismi.
    Poi la vedete, proprio dietro il vetro colorato che era l'entrata. La figura ovattata di una bambina, confezionata nel suo vestitino estivo, di cui il ghiaccio vi suggerisce solo i contorni, che bussa verso di voi, per attirare l'attenzione anche dei più insensibili. Vi ha visti, vi saluta.
    Per qualunque immonda aberrazione sia, bisogna dire che è ben educata.
    Osserva il capitano. Qualcuno vuole forse dargli torto?




    Qm PointAMICO O NEMICO EH CHE DITE
    VEDIAMO COME BALLANO QUESTI 50 PT
     
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    La gioia per la vittoria dura poco, ma Cerash non se la prende troppo. Ha vissuto abbastanza a lungo e tiene in sé un numero di anime sufficienti a rendersi conto che ogni felicità è effimera, e anche quel senso di soddisfazione che aveva provato fino a un attimo prima è perduto prima ancora che possa rendersene conto. Questa è l'umana miseria: bisogna sempre andare avanti.
    Levi ha delle notizie da riferire, e non sono di quelle buone. Due metri di ghiaccio in più in ogni direzione, numerose possibili vittime, l'uscita chiusa alle loro spalle. Andare avanti, dice il Capitano. Come se ci fossero mai stata alternative.
    Si prosegue tra le macerie della Alioth congelata, tra quelli che una volta erano esercizi commerciali di un qualche rispetto e che oggi sono avvolti da banchi gelidi e traslucidi. Avurje spiega che le persone sono state già portate in salvo, dove possibile. C'era qualcosa che sembrava molto ben disposto a nutrirsene. La cosa non lo sorprende, e nemmeno lo scoraggia. Non si aspettava nulla di diverso, arrivando lì. L'umore generale è piuttosto basso, almeno finché non si vede un'ombra - l'eco di una bambina senza volto che saluta da dietro una lastra di ghiaccio. Il Capitano la chiama aberrazione, Cerash ne è vagamente infastidito.
    - (Lo sei anche tu. Lo siamo tutti noi.) - gli suggerisce una voce dal Cuore Indiviso.
    Lo sa benissimo. Non vuole sentirselo dire da un incapace rotolato fuori dal letamaio dell'accademia.
    Ham è abbastanza rapido e deciso: stacca via la lastra di ghiaccio che occlude la porta (insieme all'intera porta, già che c'è) e saluta la 'bambina'. Si tratta in realtà di una bambola, molto ben costruita, e tenuta in vita da una cuorgemma. Non dovrebbe stupire l'improvvisa empatia di Cerash nei suoi confronti.
    - Oh beh - sussurra - poteva andare peggio.
    -...avete finito di fare amicizia? Sì? Perché avremmo da lavorare, noi.
    Il Capitano non sembra gradire il siparietto. Il Matto lo ignora. D'altra parte, non è uso alle gerarchie e a simili stronzate.
    Il ritmo della bambola è particolare. Cerash lo percepisce, ma comprenderlo è tutto un altro discorso. Hvitserk viene in suo aiuto:
    - (Dice di chiamarsi X Æ A-12).
    L'Arcano scuote il capo.
    - Troppo complicato. Ti chiamerò Orianna. Ori. Ti piace?
    Ori annuisce, quindi gli porge la mano. Questa cosa basterebbe per mandare in pappa anche il più stronzo alothiano, ma il Capitano continua a disapprovare. Cerash, dal canto suo, prende la mano della bambola nella sua procionica zampa. Le creature da proteggere sono appena aumentate.
    Ham applaude alla scena.
    - Vedi che sei proprio un bravo procione - dice.
    Il Matto solleva gli occhi al cielo. Ha una pessima reputazione da mantenere, ed eccolo lì a coccolarsi una bambolina con una parvenza di vita. Da quando si è preso in carico il suo ovetto, sembra che vada così. La paternità deve averlo cambiato.
    Un urlo straziante interrompe la scena, solleva le preoccupazioni. Proviene dall'interno del laboratorio.
    - Se fossi in voi - Interviene il capitano - Non spingerei più in là di così la vostra fortuna.
    - Credo sia l'Armadio delle Curiosità, negozio di articoli di magia di dubbio gusto di un certo mago noto in città. Mi sfugge giusto il nome - gli fa eco Avurje.
    Cerash ha già sentito quel nome, e lo collega all'istante a un altro nome piuttosto conosciuto nell'Est restaurato.
    - Azin? Questa è la bottega del Mago Pazzo? Oh, Grande Arcano! Meraviglioso.
    Sente che qualcosa gli scivola via: è la mano di Orianna, che corre a abbracciare Ham scuotendo la testa. Deve aver capito che lo scheletro sta cercando altre forme di vita - autentiche o artificiali che siano, e ne ha trovate. La bambola, però, non vuole che si spingano oltre, proprio come il Capitano.
    Il Matto le accarezza la testa.
    - Dovremmo salvare anche gli altri...?
    Ori non risponde, abbassa la testa. Scegliere è una cosa difficile, l'Arcano lo sa, e tuttavia prende le sue decisioni sempre nella maniera più leggera possibile. C'è buonissima ragione anche per questo: una vita tanto lunga, e tanto noiosa, val bene che sia scossa - in qualunque modo possibile. Per questo fa un passo avanti, e poi un altro, verso il retrobottega.
    - Siamo fottuti - commenta Avurje. Potrebbe non avere torto.
    - Ed eccolo che se ne va. Avurje, seguilo. Voi altri, non un passo di più.
    Ignorando l'ordine del Capitano, anche Orianna e Oratrice seguono il Matto. E Ham, ovviamente.
    Il retrobottega è un bailamme di oggetti incantati che riposano in ogni dove, su scansie, tavoli, mensole e qualsiasi altro piano d'appoggio ortodosso e non. Al passaggio del gruppetto, diversi oggetti reagiscono fluttuando nella penombra azzurrastra. Avurje, coi nervi a fior di pelle, taglia in due una pericolosissima tazza, guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione.
    Poi un'altra bambola: un bambino con un assurdo copricapo puntuto, seduto a un tavolo, imita uno studente. Non sembra particolarmente attivo. Cerash prova a chiamarlo, ma non reagisce nemmeno quando lo tocca direttamente. Ham chiede spiegazioni a Orianna, che riesce a trasmettere qualcosa con i gesti e il proprio ritmo. Magia. Quella bambola non è attiva. La cosa non è difficile da aggirare, per chi ha un cuore traboccante di anime: Cerash solleva una zampa, poggiandola sul corpo della bambola e lasciando fluire un po' di magia in essa. La creatura si anima all'istante, guardandolo e ringraziandolo con un cenno. Saluta Orianna, che non risponde in alcun modo.
    - Ti chiamerai En. Spero non siate in molti, o finirò i nomi.
    Sta per procedere ancora, quando sente qualcosa trattenerlo, e un dolore intenso venire dal fondoschiena. Si volta. Ori e En gli stanno attaccati alla coda, strattonandola e indicando l'uscita con insistenza.
    - Ohè, che modi sono?! - domanda, quasi fossero i suoi figli. (Per certi versi, lo sono).
    I due non vogliono proprio saperne di proseguire. Ham ha detto che più avanti c'è qualcosa di terribile, che somiglia al golem che hanno già affrontato. Cerash si guarda intorno, cercando lo sguardo di Oratrice.
    - Fa freddo - dice la fata. E in effetti, la temperatura è calata da quando si sono addentrati nel retrobottega, e la cosa promette di peggiorare andando avanti.
    - Non è luogo adatto ad una elari, questo. Dovrete scegliere uno scenario più adeguato, Fedor, mi spiace.
    A volte, andare avanti non è possibile se ci si vuole anche prendere cura degli altri. Cerash si arrende, voltandosi verso l'uscita. Se le altre bambole sono disattivate, non dovrebbero soffrire, o almeno così si racconta.
    Quando vengono fuori, il Capitano non sembra approvare la presenza delle due bambole, che rapidamente si nascondono dietro Ixt.
    - Vi prego, fate rapporto. Era buono il tè? Ci avete messo lo zucchero? La scorzetta di limone? L'ombrellino?
    Cerash scrolla le spalle.
    - Non abbiamo trovato ombrellini, solo questi due cuccioli. Ci hanno impedito di proseguire, è probabile che oltre ci sia qualcosa di... molto pericoloso.
    -Per carità, lasciatelo lì a morire - replica il Capitano, poi si volta verso il vicolo, e l'uscita. - Dopo di voi.
    Cerash lancia uno sguardo alle bambole, sorridendo pacifico, e fa l'occhiolino a Oratrice, prima di superare il Capitano, preparandosi ad aprire la strada. Ha tuttavia una brutta sensazione addosso, e non riguarda esattamente il soffio di Ravdoos o la creatura malata che si nasconde nel Naatar. In quel momento, ha intuito che non torneranno indietro tutti. Una premonizione, se vogliamo chiamarla così. E il Capitano potrebbe essere il primo a salutarli.


    Il Matto
    Aspetto attuale: Elaine, la Fata.

    Risorse: 60/60 (salute) - 91/100 (energia) - 9/15 (stress)
    Classi di Difesa: 10 - 7 - 8
    Ferite: Nessuna.
    Status: Nessuna.
    Bonus: +1 Attacco (dal Legame con Ezra, lv. 3); +2 Arcana dall'equip.
    Malus: Nessuno.
    Competenze: Arcana X - Carisma X - Furtività X - Società X
    Specializzazioni: Polimorfismo, Manipolazione dello Spazio, Manipolazione del Tempo.
    Prestigio: Influeza XVI - Notorietà XIV
    Equipaggiamento:
    - Cuore Indiviso: Attrezzi Superiori del Mestiere, Nascosto, Droga, Colpo di Genio.
    - Il Matto (Arcano Maggiore): Arma Superiore II (+2 Arcana); Mangiamana Superiore II; Nascosto; Versatile I. Attacca su Volontà e Riflessi, Difende su Riflessi.

    Passive: Ispirazione, Trionfo II, Testardo II, Ferocia, Analisi, Infaticabile.
    Azioni:
    ///


    Riassunto: Quanto detto in supporto. -4 energia per animare En.
     
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    Ixtililton, se solo ne avesse uno, avrebbe storto il naso all'affermazione del capitano. Onorare i caduti era dargli un luogo di riposo sereno, non lasciare i loro corpi dov'erano. Per lui era indifferente, in realtà. La morte faceva parte del Ciclo, e non poteva salvare tutti, questo lo sapeva già, era stata una ferita troppo grande per non averlo ancora compreso. Quello che lo infastidiva era l'ipocrisia dell'affermazione, una evidentemente dovuta ad un voler raggiungere un obiettivo. Lo scheletro disapprovava, ma non aveva modo di esprimerlo con la sua espressione. Quindi tacque, perchè risultare disuniti in quel frangente non avrebbe giovato a nessuno. Non quando era consapevole che se non ci fossero stati lui e Fedor, gran parte di quelle persone, probabilmente compreso il capitano, sarebbe ancora in quella piazza, esanime. Non voleva mettere nessuno in pericolo.
    Segue dunque il capitano senza proferire parola, lanciando occhiate in giro, cercando segni di qualcuno che non sia ancora congelato in quello strano spettacolo che li circondava. Non era facile per lui non sentire il bisogno di scavare quel ghiaccio, ma aveva anche imparato che spesso certe azioni avevano conseguenze.
    Quella zona in cui si fermano però è pregna di magia, tanto da disturbare i sensi. Se pure la vice non avesse detto qualcosa, Ixtlilton avrebbe percepito a sua volta che qualcosa non andava, così come lo avrebbe fatto il piccolo procione.
    Quello che però coglie la sua attenzione, ed evidentemente anche quella degli altri, è la vista di una figura sfocata dietro una lastra di vetro. Un piccolino, evidentemente. Il commento del capitano viene ignorato, lasciando posto invece a lui che gli accenna semplicemente: - Vado a vedere.
    Fa per aprire la porta, e questa lo fa. Nel senso che viene via, insieme al ghiaccio e i cardini. Cade a terra, ma ignora l'avvenimento per parlare a chi aveva di fronte. - Ciao, piccola. La saluta di rimando alzando la mano scheletrica. - Stai bene?
    Una domanda a cui non risponde, quantomeno non vocalmente. Non che sia sorprendente per lui, visto che non aveva un volto. Però semrba dire si sì, quindi si acquieta mentre invece l'eloquente procione comincia uno scambio da cui ne esce vincitore e con un nome per la piccolina. La Manifestazione applaude, suono che alla fine altro non è il rumore delle sue ossa che sbattono fra loro. - Vedi che sei proprio un bravo procione.
    Poi sente la voce del folletto che sembra emtterli in guardia. Ixtlilton, piuttosto, si preoccupa di vedere se c'è altro di salvabile, lì dentro. E c'erano, almeno altri undici.
    Solo che c'era anche altro. Qualcosa di paragonabile ai golem di prima. Cominciava a diventare ovvio che fossero creature o mutazioni legate all'evento catastrofico, ma ancora non riusciva a connettere i punti, e affrontare un'altra mostruosità in quel momento non gli andava proprio.
    Gettò un'occhiata verso Ori, quando gli si abbarbicò addosso cominciando a protestare esattamente come una bambina. Fedor si addentra all'interno del negozio nonostante proteste di varia natura e genere, e lo scheletro non si esime dal seguirlo. La bambola insiste nel seguirli, per cui le passa un braccio attorno le spalle e se la tiene stretta. - Ok, stammi vicina. - Poi parla al gruppo dietro di loro. - Torniamo subito. Non è la sola, e inoltre non posso lasciare da solo il procione. Se avete bisogno, chiamate.
    Insieme a loro la fata che Fedor sembra essersi coccolato di più entra, e questo non piace al nostro fidato amico. Non sa difendersi da sola, e l'aveva dimostrato già abbastanza. Si stava mettendo in pericolo. E lui avrebbe dovuto proteggere di nuovo tutti, perchè nessuno sa quando puoi o non puoi fare qualcosa.
    La piccolina evitava di lasciarla fuori. Era quasi certo che le avrebbero fatto qualcosa, quelli fuori, quindi portarla con loro era comunque più conveniente. La fata, invece, era un peso, per loro e per sé stessa. Stesso dicasi del folletto, che taglia a metà una tazzina in maniera palesemente inutile.
    L'unico che fa qualcosa è Fedor, appena trovato un nuovo simile di Orianna. Ixtlilton chiede alla bambola cosa abbia l'amichetto che non risponde, e grossomodo riesce a far capire ad entrambi che manca della magia. Una scintilla per "accenderlo", insomma.
    Il procione fa affluire in lui magia e, apparentemente, lo anima. Lo rinomina En. Poi entrambe le bambole si oppongono alla loro avanzata, e c'è da dire che al contrario delle loro azioni, sembrano quelle della fata a fargli cambiare registro. Fedor prende l'uscita, e con questa azione Ixt tirò un sospiro di sollievo. Si incamminano fuori, e il capitano li accoglie con ovvio sarcasmo. Lascia che sia Fedor a rispondere al capitano, anche perchè era stato il primo a farlo. Quando dice di andare avanti, lo scheletro si inserisce alla cima della fila senza fiatare. Ciò che era certo è che si stavano lasciando dietro un pericolo. Ma affrontarlo adesso diminuiva le loro forze ulteriormente, inoltre Ixt, a seconda della potenza del nemico, stavolta non avrebbe avuto necessariamente tutte le energie per proteggere ogni componente. Era una partita persa in partenza. Se fosse anche solo bastato a rallentare uno scontro e fargli recuperare le forze, sarebbe stato sufficiente.
    Il problema era questo presentimento che non avrebbe potuto salvare tutti. Lo spinse giù, come un boccone amaro, affondato sotto la serenità di aver tolto Orianna e En da quel luogo.
    Aguzzò i sensi, cercando di non lasciare nessun dettaglio fuori posto fuori dalla sua vista. La pessima sensazione l'aveva allertato, e non gli piaceva. Fa cenno alle due bambole. - Vicini al procione o a me. Non allontanatevi. - E aprì la pista per tutti.

    Ixtlilton
    Narrato - Parlato - Pensato - Parlato altrui


    Azioni:
    - Prova di Percezione [Percepire Forza Vitale] da 14 (9 Percezione + 3 Spec. Percepire Forza Vitale + 2 Stress)

    Salute: 34
    Energia: 68
    Stress: 8 (10 - 2)

    Riflessi: 7
    Tempra: 8 (+2)
    Volontà: 8 (+2)

    Influenza: 9
    Notorietà: 8

    Arcana: 9
    Artigianato: 0
    Atletica: 0
    Carisma: 0
    Furtività: 0
    Natura: 9
    Percezione: 9
    Società: 0

    Specializzazioni:

    [Specializzazione: Identificare Creature Arcane, Arcana]
    [Specializzazione: Addestrare Creature Arcane, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Creature Innaturali, Natura]
    [Specializzazione: Addestrare Animali, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Bestie, Natura]
    [Specializzazione: Percepire Forza Vitale, Percezione]
    [Specializzazione: Percepire Movimento, Percezione]
    [Specializzazione: Identificare Veleni, Natura]
    [Specializzazione: Identificare Malattie, Natura]
    [Specializzazione: Forma Alternativa, Arcana]

    Abilità Passive:

    Possente II, Angelo Custode, Difesa Maggiore II, Difesa Potente, Tenace II, Fortezza, Intrepido (Difende alleato,
    +1 azione)


    Attive Usate: //

    Equipaggiamento:

    [Armatura] [Armatura Superiore IV, Nascosto] [+2/2 Tempra/Volontà] [5 pt.]

    [Arma] [Arma Superiore II, Arma Curatrice Superiore, Mangiamana] [9 pt.]




    Edited by D u s t - 14/1/2024, 17:13
     
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    Dopo la sosta nell'Armadio delle Curiosità di Azin il pazzo vi ritrovate con un gruppo appesantito di due membri, che fanno proprio di tutto per attirare l'attenzione. Pur restando formalmente nei limiti che avete loro imposto, tenendovi sempre ad almeno un braccio di distanza, e talvolta tenendovi per la mano o un gruppo di peli, le due bambole esplorano una Alioth che in fin dei conti hanno vissuto solo in un negozio. Ori è la più curiosa, e non sta mai ferma: la calle è stretta abbastanza perché lei possa saltare a destra e a sinistra e toccare con la mano libera le case che la fiancheggiano, prima da un lato e poi dall'altro. En è più timido e ogni tanto si ferma a guardare una vetrina o l'altra, senza allungare le mani, ma è palese sia felice di questa nuova libertà come la sorella. A tenere in riga i due su ordine del Capitano sono di nuovo Avurje e Oratrice: il primo impegnato a lottare con Ori, la seconda ad impedire che En rallenti il ritmo dell'intero gruppo. Alla fine del vicolo scoprite una biforcazione, ma un lato è totalmente gelato e non avete esattamente scelta, perciò proseguite per la via libera. Lo scenario cambia appena: adesso a costeggiarvi è una lastra di ghiaccio più bassa della via su cui camminate, e una ringhiera vi separa dal metterci piede. Ogni tanto spuntano relitti di barchette ormeggiate ai lati della lastra, che Ori pensa per un attimo di usare come pista di pattinaggio, prima di rabbrividire, nei termini in cui può una bambola, quantomeno, sotto lo sguardo incendiato del Capitano. Come se potesse incenerirla da un momento all'altro.
    Ed esattamente.– Chiede infine Vestra, rivolgendosi indifferentemente ad uno fra Ixt e Fedor. –Cosa volete farci, con questi due?
    Persino En sposa l'idea di Ori, e gesticola simulando l'idea con le manine. Se lo scenario non fosse completamente ghiacciato, e quindi grave come voi sapete, le statue di ghiaccio che vi circondano potrebbero tranquillamente scambiarvi per una scolaresca in gita di piacere. È questo l'elemento nuovo: figure congelate di persone impegnate, la metà di loro, in situazioni del tutto mondane, che vi circondano.

    Siete più o meno a metà del nuovo vicolo quando sentite un tonfo e trovate Ori a terra.
    Legna per ardere. Ecco cosa ci facciamo.
    Ma En è abbarbicato ad Ixt, e indica in ogni modo possibile la statua, o per meglio dire l'uomo congelato, contro cui Ori è andata a sbattere, la quale è molto confusa e si rimette in piedi a fatica, per quanto spaventata dal Capitano, prima di girarsi verso Fedor e indicare la statua a sua volta.
    Che vogliono, adesso?
    Nessuno ha visto nulla. Non Oratrice che stava osservando En, e ci tiene ad informare tutti della cosa. Né Avurje, se il silenzio è assenso. No, in questo caso è assenza.
    Il piccolo elari non c'è più. Ori fa un balzo ed indica, a braccia spalancate, il vuoto. Era qui, sembra dire. Quindi la figura congelata di questo soldato. En ripete entrambi i gesti. A entrambi manca giusto la parola. E menomale.




    Qm PointAVURJE DOVE SEI
     
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12 replies since 22/11/2023, 12:10   261 views
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