[LQS] dove finisce

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    C'è sempre un altro segreto. È una cosa che gli uomini di questo mondo ripetono spesso, che siano o meno assettati di sapere. Lo dicono alle loro amanti, ai loro figli, a loro stessi. Ai propri allievi, se ne hanno. Comprendere un mondo così tanto in balia dei capricci di questa o quella divinità, dopotutto, non è semplicissimo. Così, fra i mortali si è diffuso una certo culto del segreto. Le Stagioni, per esempio. Quelle che hanno il nome di "Quinta". Se ne sono accavallate molte, nel corso dei secoli. Questo mondo è più abituato all'apocalisse di altri. Eppure restano ancora uno dei tanti misteri da svelare.
    Alle volte, però, sono le Stagioni stesse a fare luce su qualcosa di nascosto. Sventrando magari la costola di una montagna o di un vecchio mausoleo, rivelando così segreti vecchi di migliaia di anni. Solo che... non sempre qualcuno sopravvive abbastanza da tramandarli.

    dove finisce
    - la quinta stagione -
    dreyva

    Veh Dreyva, limite orientale.
    L'apocalisse non ha ancora bussato alle porte di Baktra e poiché le Paludi della Marcescenza non sono proprio quello che gli atlassiani potrebbero definire un rifugio sicuro già senza una Quinta a lanciare nuove calamità, nessuno in Veh Dreyva sa niente delle grandi ferite già inflitte al pianeta. No, forse in questo tempo di segreti è meglio parlare di ferite inflitte dal pianeta... ai suoi abitanti. L'intento, se c'è: quello è il vero mistero.
    Ma gli Halun non sono stupidi. Sono molte cose, certo, e ne hanno viste a migliaia nel corso della loro lunga storia. Non hanno mai visto una Stagione, per via del loro lungo lungo sonno, ma forse al loro tempo le apocalissi avevano un nome diverso. Fatto sta: tendono a sollevare più tentacoli di quanti ne servono dinnanzi ai fatti nuovi. Una buona forma di paranoia, durante una Stagione. Settimane di silenzi da Qytiria indispettiscono i governi locali, che bussano al trono del Re. Il filosofo non si lascia pregare troppo, e invia una delegazione al sud. Poi una seconda. Non invierà una terza, perché i buoni fratelli Halun non meritano qualunque cosa stia accadendo in qytiria. Baktra pensa soprattutto a se stessa, e più di tutti agli Halun. Vengono stabilite ronde frequenti ed inviati molti ricognitori entro i confini della regione, che riportano per lo più animali da compagnia imbizzarriti nei villaggi vicini e mostri più temerari. Nessuno degli eruditi di palazzo vuole pensare che si tratti di un'apocalisse in corso. Poi, un giorno, il cielo si fa nero, di un temporale più cattivo del solito. E comincia a piovere.

    Ci sono tanti segreti che gli eruditi di Atlas muoiono dalla voglia di svelare. Alcuni di questi riguardano il modo in cui la terra è stata spezzata dal Divoratore, e quel profondo inesplorato abisso che sono le Cascate del Nulla. E poi certo, i temporali al di là. Alcuni sostengono che l'acqua che il pianeta straborda finisca con l'alimentare le nubi di caos del Divoratore. Altri sono fermamente convinti che il continente di Atlas non sia che una gigantesca coppa, che le lacrime degli dèi dimenticati continuano a colmare. Poi, c'è chi è convinto che l'acqua degli oceani non torni in qualche maniera in superficie, sgorgando dai laghi o dalle montagne nei fiumi che rigenerano l'oceano. Mai nessuno è stato in grado di dimostrare chi ha ragione e chi torto.
    Ma durante una quinta basta aprire bene gli occhi. Ecco una balena. Persino in un mondo governato da draghi e divinità, una balena è qualcosa di speciale. Un animale grandissimo, che abita il Naatar e altro non potrebbe. Pochi atlassiani che non sono mai stati a largo delle coste del supercontinente ne hanno vista una, e se l'hanno fatto mai, è per via un ritratto di qualche studioso andato per mare, o qualche mozzo particolarmente creativo che ha inciso l'aspetto di questo grande mostro su una tavola di legno. Questa volta, però, la balena è qui proprio dal vivo. E sta volando. Galleggia, quantomeno, sopra un villaggio nell'est delle paludi. Nel bel mezzo del temporale. Non sembra sorretta da qualche corrente, però, né dalle molte nuvole. Sta semplicemente là sospesa, apparsa dopo un fulmine. All'inizio la vedono in pochi, perché fuori il vento urla tempesta e piove, ma una balena che vola è qualcosa di incredibile, e la gente si affaccia alle finestre o sull'uscio di casa per vederla bene. Un altro fulmine illumina il cielo, e adesso di mostri del mare che galleggiano ce ne sono due. Quando finalmente rimbomba il tuono, però... la balena e lo squalo bianco suo amico vengono giù, strappati al cielo da quella grande legge che è la forza di gravità, che apparentemente non è ancora del tutto morta.

    Adesso tocca a voi. Siete in prossimità di questo villaggio, per motivi che con la Stagione, forse, non hanno nulla a che vedere. Non importa: la Stagione colpisce tutti allo stesso modo. Forse, se siete all'esterno sotto la pioggia, la prima cosa che vedete è proprio questo enorme cetaceo piovere dal cielo in mezzo ad urla spaventate, soffocate in un lago di sangue quando tocca il terreno e l'animale semplicemente si squarta in mille pezzi, e altrettanto fa della povera gente che trova sotto di lui o subito nei paraggi. Magari da bambini ci avete pensato: "che belle le balene che volano". Però poi cascano. Non è una bella visione quando succede davvero. Un altro fulmine, il cielo nero illuminato. C'è anche altro, che sta cadendo. La balena forse ha rotto il tappo, però, perché di creature... ne piovono a centinaia.
    Sopra le vostre teste.

    Recita un detto: dove finisce l'acqua delle Cascate?
    Beh, in Dreyva. Con tutti i suoi pesci. In una Stagione succede anche questo.




    Qm PointPoetiche, le Cascate del Nulla. Il cielo che piove pesci, meno. Ma è pur sempre una Quinta. Introducete i personaggi, affiancateli l'un l'altro da subito oppure no, ma fate tutti una prova di Atletica o Arcana per non fare la fine del villaggio bombardato dalla balena. La prova è individuale, livello 7-8-9. Non c'è fallimento critico. Non ci sono successi critici.
    In linea di massima, svolgerete le prove chiamate da me nei post e chiamerete le vostre in supporto.


    Edited by Tied - 15/5/2023, 15:49
     
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    Tristezza. Smarrimento. Delusione. Paura.
    Il cuore innocente della dolce (ex) Gran Sacerdotessa del tempio era tormentato dal miscuglio di questi sentimenti che, egoisticamente, continuavano a lottare tra loro per poter primeggiare su di lei.
    Era da più di una settimana che era stata cacciata dal luogo sacro a causa di quel ladruncolo: lui le aveva rovinato la vita.
    Quest'ultimo aveva rubato la reliquia custodita nel tempio, ma essendosi accorto successivamente dell'errore di valutazione, l'aveva lasciata in mano a Vinea. Ebbene, la falce si trattava di una reliquia maledetta, a detta degli altri sacerdoti, e quindi la fanciulla era stata cacciata perché ne era entrata in contatto diretto.

    Ed eccoci qui, con la poveretta che da quel momento in poi si era dovuta arrangiare da sola, dormendo nei posti più scomodi mai provati da lei, lavandosi nei fiumiciattoli, facendosi da sola il bucato e nutrendosi di quello che la natura le poteva offrire.
    Certo, avrebbe potuto chiedere ospitalità o quel minimo di aiuto, ma se ne vergognava. Già quando quei pochi passanti le regalavano del cibo maggiormente lavorato al solo vederla debolmente camminare, l'imbarazzo da ella provato superava quasi la fame, figurarsi mettersi lei in prima linea a pretendere qualcosa in più.
    Si trattava di una situazione totalmente nuova, essendo stata abituata negli ultimi anni a vivere in quella gabbia dorata in cambio di diventare la marionetta degli altri sacerdoti, i quali usavano il dolce visino della fanciulla per ingannare i fedeli e arricchirsi nei modi più disparati.
    Forse si trattava del karma. Alla fine, seppur dispiaciuta, era diventata una loro complice.

    Ma io sono buona...

    Quante volte la falce che si portava dietro, o comunque il misterioso spirito al proprio interno, aveva sentito ripetere quella frase dalla sacerdotessa.
    Eh sì, perché in assenza di altra compagnia, Vinea aveva raccontato la sua storia almeno dieci volte all'arma, tant'è che le era sembrato di sentire una volta un "Basta...".
    Eppure lo spirito fanciullesco non si era mai più palesato dopo la prima e unica volta. Ogni tanto, soprattutto quando la paura e l'ansia la coccolavano, le sembrava di vedere una sagoma apparentemente umana. Si trattava di essa o di qualcun altro?
    Ad ogni modo, la povera sventurata aveva raccontato del periodo di addestramento con gli altri ragazzini, di come lei fosse la più debole, e della sua sfacciata fortuna che aveva deciso quel giorno di renderla l'unica sopravvissuta e di permetterle di ricoprire così quel ruolo tanto agognato da tutti loro.
    A tal proposito, chissà che fine avevano fatto: i perdenti erano coloro che cadevano in quel buco apparentemente senza fine, e lei ne aveva mandato dentro solo uno, l'ultimo.
    Ancora oggi il senso di colpa le teneva compagnia, soprattutto nelle notti più buie, eppure la sacerdotessa si ripeteva che non era stata colpa sua.
    Ricordiamocelo: lei è buona.
    Ma se era sempre stata buona, perché i genitori l'avevano abbandonata davanti al tempio in giovane età?
    Per soldi? Per avere un fardello in meno? Per devozione verso quel luogo?
    Ciò probabilmente sarebbe rimasto un mistero ancora per molto tempo, eppure ella si sforzava di ricordare come fosse il loro rapporto e la loro possibile motivazione.

    In quei momenti di sofferenza e di smarrimento, Vinea cercava di non piangere mordendosi le rosee labbra e trattenendo le lacrime, proprio come in quel momento esatto.
    Teneva sempre lo sguardo rivolto verso il basso, con una quasi fastidiosa umiltà e il vittimismo come compagni d'avventura.
    Ormai non stava più tenendo conto di dove si stava dirigendo, era come in una bolla che la estraniava da tutto il resto del mondo.

    Paradossalmente, si rese conto un po' tardi di trovarsi vicino ad un villaggio sconosciuto.
    Forse lì avrebbe potuto ricostruirsi una vita, tipo guadagnandosi vitto e alloggio, sì, certo.
    Allora perché i suoi occhi le stavano mostrando una scena apocalittica, al posto della luce della salvezza?
    Il cielo sembrava adirato, pronto a punire ogni essere vivente al di sotto di esso con...

    Una... balena...?

    Le uscì con voce spezzata, così come la sua speranza di ricominciare proprio da lì.
    A starsene lì sarebbe morta come tutti gli altri finiti sotto al grande cetaceo.
    Vinea non si trovava ancora nel centro del paese, ma sicuramente la moltitudine di pesci che stava per essere scagliata giù dal cielo avrebbe potuto colpire anche lei.
    Dove poteva nascondersi?
    In un angolino, come l'altra volta?
    Se ci si mette da parte non può capitare nulla di male, no?
    Però se il peso di quelle creature avesse fatto crollare quel suo luogo sicuro?
    Tante domande apparivano, e intanto lei rimaneva lì bloccata.
    La sacerdotessa non voleva nemmeno far del male alle creature innocenti, quindi usare la falce era fuori questione.
    Ciò che la disperazione la costrinse a fare fu abbracciarsi con le braccia tremanti e chiudere gli occhi.
    Certo, un atteggiamento sgradevolmente arrendevole, ma cosa vi aspettavate da questa fanciulla? Non poteva certo trasformarsi in un'impavida col solo schiocco delle dita.

    Sono innocente. Sono innocente. Sono innocente.

    Continuava a ripetere con voce sempre più acuta e velocemente.
    Eppure, alcune volte, anche dai sentimenti negativi può nascere qualcosa di buono.
    Forse è per quello che per difendersi e nel contempo non far del male a nessuno, una bolla dedicata solamente a lei si palesò rinchiudendola e cercando di proteggerla.
    Nel suo essere trasparente, le sfumature color magenta richiamava lo stato d'animo della sventurata.
    Quanto ancora sarebbe durata la sua sofferenza?

    CITAZIONE
    Spendo 2 punti Stress per raggiungere Arcana 8 per la prova.

    Parlato
    Pensato

    Livello del Personaggio: 11

    Risorse Base
    Salute: 40
    Energia: 64
    Stress: 11 - 2 (prova) = 9

    Punti Competenza
    Arcana: 6 + 2 stress (prova) = 8
    Natura: 6
    Società: 6
    +1 Specializzazione in Natura

    Punti Prestigio
    Rango: IV
    Notorietà: III
    Ricchezza: I
    Influenza: I

    Classi di Difesa
    Riflessi: 2
    Tempra: 5
    Volontà: 4

    Specializzazione in Natura: trattamento delle malattie rare

    Abilità Passive

    Chierico
    Rigenerazione
    Trionfo
    Come Indenne


    Abilità Artefatto

    Equipaggiamento Superiore II +2 Arcana
    Arma Curatrice II
    Mangiamana II


    Edited by Crystal9407 - 17/5/2023, 20:20
     
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    Paradox tirò un sospiro di sollievo.
    Su un volto poco umano, liquido, si potrebbe intravedere una qualche sorta di sorriso placido. La pioggia scrosciava su quelle curve dalle fattezze di un umano snello, mentre sulla sua opaca nera pelle scivolavano le gocce come fosse vetro. Ad ogni suo passo le pozzanghere sembravano diventare un tutt’uno con i suoi piedi dalla forma indefinita e trasparente.
    La pioggia gli piaceva da sempre, benché il “sempre” non è altro che le sue ultime due orette.
    Era da poco che si era svegliato da un lungo sonno -benché anche in questo caso “lungo” era molto relativo, visto che non si ricordava nemmeno cosa era prima di addormentarsi- trovandosi nelle terre del miasma per puro caso. La Quinta Stagione si stava consumando anche lì, creando caos in quel metodo al mondo ignoto, ma per Paradox questa era la normalità.
    Quando guardava in alto e vedeva i pesci nuotare in cielo, supponeva che era nel quotidiano che ciò accadesse. Non metteva in dubbio nulla di ciò, lo disturbavano di più le persone che con le guance attaccate alle finestre delle loro case guardavano al cielo con stupore quell’enorme cetaceo. Infatti Paradox, casualmente in quel villaggio alla fine del mondo, guardava più con stupore lo stesso stupore dei villici.
    Così, pian piano, realizzò che qualcosa di storto stava accadendo, un qualcosa che non andava di certo bene.

    Si sedette per terra cercando di realizzare cosa ci fosse che non gli tornasse.
    Alzò il pollice: i pesci volavano come al solito in cielo.
    Alzò l’indice: la pioggia bagnava tutto ciò che toccava.
    Alzò il medio: pensò una cosa, ma ci pensò troppo e se la dimenticò.
    Alzò l’anulare: non si ricordava più chi era, ma quello era normale.
    Alzò il mignolo: i fulmini erano molto luminosi, questa era una novità confortante.
    Alzò un nuovo mignolo creato sul momento: la balena stava cascando.

    Si, la balena stava cascando, era normale, non era in fondo una cosa che una balena non poteva fare, no? Al tonfo onde di sangue e grida di terrore andarono a completare la sinfonia della follia, cosa che anche quella era del tutto normale per Paradox.
    Tirò nuovamente un respiro di sollievo, era veramente una bella giornata quella.
    Però forse un problema c’era, non sentiva più così tanta pioggia sulla sua pelle. Potevamo chiamarlo istinto di sopravvivenza, o persino curiosità, forse un mix tra i due, ma sta di fatto che quel qualcosa gli fece alzare la testa per un solo attimo. Infatti alzando lo guardo i suoi occhietti luminosi videro la figura di un enorme polpo fiondarsi a una velocità allarmante contro di lui.

    Paradox: «Non bene.»

    Pensò ad alta voce, conscio che ciò avrebbe potuto non giovare alla sua forma quello che stava per accadergli. Eppure un quesito lo tormentò: come risolvere questa situazione? Non è che avesse così tanto tempo per pensare, l’animale acquatico proveniente dal cielo si sarebbe schiantato al suolo a breve, ma quello che accadeva nella sua mente e l’esterno erano scissi in due tempi molto differenti tra loro.
    All’inizio pensò che sarebbe stato ottimale spostarsi più in là, ma oramai il tempo era troppo corto per qualsiasi movimento; oltretutto non era nemmeno certo che spostandosi non ne sarebbe caduta un’altra di creatura marina, tornando al punto di partenza.
    Quindi la soluzione era quella di resistere al colpo, ma cosa sarebbe stato abbastanza resistente per sopravvivere a tale tragedia? Però non poteva cambiare ciò di cui era composto il suo corpo, o forse sì? Perché riuscì a pensare a questo? Troppe domande in un momento in cui gli serviva una sola risposta.
    Forse l’idea più giusta era quella di uccidere il polpo, ma uccidendolo avrebbe veramente risolto il problema? Altre domande, non andavano per nulla bene.
    Non c’erano nemmeno case o edifici che potevano realmente dargli riparo, molto probabilmente si sarebbero frantumate come quelle su cui era caduta la balena.
    L’urgenza del pericolo non lo metteva in agitazione, era più o meno lucido a ragionare sul come evitare di finire in una situazione veramente spinosa.
    Spinosa…
    Certo! Era quella la risposta!
    Tutto felice si alzò in piedi di scatto, alzando il braccio verso il cielo. Puntò l’indice proprio in alto in direzione di quel problema così fastidioso, ma il dito esplose in fiotti di liquido nero. Come un velo, questo iniziò ad avvolgere Paradox, formando un cono che lo riparò da testa a piedi. Improvvisamente il liquido si solidificò in una forma solida e robusta: la base circolare poggiava ben salda al terreno, allungandosi e stringendosi verso l’alto con forme a spirale, apparendo come una lunga lancia da giostra dalla punta estremamente appuntita.
    Saldato con i piedi bene a terra, sapeva che se il terreno non avesse ceduto il polpo sarebbe finito impalato proprio sulle nuove nere forme di Paradox.
    Aveva consumato alcune energie di troppo per creare una forma del genere, più grande del suo attuale corpo, ma la soluzione gli era piaciuta così tanto che poco gli importava.
    Dentro di sé tirò un ultimo sospiro di sollievo: questa era proprio una bella giornata.

    Spendo 2 Punti Stress per aumentare Atletica a 8 e uso Atletica per la prova

    Paradox
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato


    Livello: 11
    Salute: 46
    Energia: 58
    Stress: 11 (-2 Turno 1°) = 9

    Statistiche



    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano

    Equipaggiamento



    Ossa Antiche
    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]
    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.

    Muscolo del Polimorfo
    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]
    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.

    Abilità Personali


    Specializzazioni
    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.

    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.

    Passive
    Carne dell’Infinito:
    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]

    Follia Razionale:
    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]
     
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    Veh Dreyva - limite orientale

    La luce del Faro sondava il mondo per individuare le minacce al continente.
    Una torre - l'unica rimasta - che poteva illuminare per un istante i luoghi limitrofi dell'Isola.
    Veh Dreyva era una di queste.

    Un tempo c'erano molte strutture come il Faro.
    Avevano lo scopo di permettere ai Guardiani di agire nei vari angoli del continente.
    L'Oscurità, purtroppo, è cresciuta in maniera inarrestabile.
    E ha portato dentro di sé macerie e cadaveri.

    Quando il Faro ha captato la pericolosa anomalia, Gwen sussultò.
    Ebbe la sensazione che qualcosa di più grande stava per succedere.
    Un fenomeno di proporzioni pari agli eventi che nel lontano passato avevano colpito Atlas.
    La Guardiana non perse un istante di più e corse per raggiungere il mappamondo magico del Faro.

    Era interessante.
    Rappresentava in maniera non perfetta la geografia del continente.
    Nonostante i segni rudimentali e antichi, su una cosa vi era precisione assoluta.
    La posizione di tutti i luoghi su cui Gwen poteva magicamente comparire.

    Come i guardiani prima di lei, la giovane si preparò per la sua nuova missione.
    Molte volte aveva già fallito, tante altre aveva dovuto scegliere dove andare e cosa sacrificare.
    Non ci sarebbe stata nessuna priorità sopra la Stagione in arrivo.
    L'enorme balestra scomparì dietro la sua schiena e il suo indice toccò le esatte coordinate sul mappamondo.

    La sua immagine si smaterializzò e ricomparì a contatto della reliquia situata nella regione paludosa.
    Una lastra di marmo incastrata nel terreno su cui vi erano disegnati dei simboli arcani.
    Corse più veloce che poté per raggiungere il luogo dove aveva cominciato a piovere.
    Non era una pioggia qualunque, creature marine cadevano da un cielo confuso con il mare.
    Una balena era stata la prima di esse, dalle dimensioni eccessive e surreali.
    Sotto il suo peso, molte vite erano state spezzate e un bagno di sangue si diluiva ed espandeva con le lacrime dall'alto.

    Una visione indimenticabile.
    Gwen osservò esterrefatta coi suoi occhi senza Luce.
    Bianchi come chi non poteva vedere altro che l'Oscurità da combattere.
    Istintivamente portò una mano alla schiena, l'arma sacra ricomparì pronta per essere tenuta davanti al petto.

    La sua prima preoccupazione era l'integrità di chiunque potesse essere sopravvissuto nelle vicinanze.
    Ma ciò a cui doveva stare davvero attenta: non perdere se stessa sotto un'altra caduta di pesci.
    Cercò una direzione favorevole e ricominciò a correre più veloce che poté.
    L'arma scomparì dalle sue mani - per suo volere - così da non rallentare la sua fuga.
    La fortuna avrebbe mosso i suoi piedi, il destino avrebbe scelto quando fermarli.
    La sua volontà avrebbe retto oltre qualsiasi risultato.



    Statistiche:

    Livello: 12
    Salute: 68
    Energia: 40
    Stress: 8
    Riflessi: 4
    Tempra: 4
    Volontà: 4

    Competenze:

    Arcana: 4
    Atletica: 6
    Artigianato: 4
    Carisma: 3

    Equipaggiamento:

    Balestra Sacra. Un'enorme balestra a due mani legata indissolubilmente a Gwen.
    [Atletica su Volontà][Ammazzacreature I: Creature Oscurità][Indistruttibile][Nascosto]
    Acque Benedette dal Lago. Un'ampolla che contiene un liquido proveniente dal Lago da dove è tornata in vita.
    [Consumabile][Panacea: 8]

    Specializzazioni:

    Guardiana del Faro. Nonostante Gwen non abbia potuto seguire lo stesso percorso della Guardiana precedente, ciò non preclude un bagaglio interessante sulle strutture antiche. Il ruolo che occupa nel continente non sono altro che aggiunte alla sua influenza che può esercitare su altri.
    [Specializzazione Artigianato: Tecnologie Antiche]
    [Specializzazione Carisma: Diplomazia]

    Cercatrice di Luce. Uno dei compiti di una Guardiana è quello di prevenire che le forze del Male, le Oscurità, si impossessino della Luce.
    [Specializzazione Arcana: Conoscenza Oscurità]

    Abilità Passive:

    Eco dell'Ultimo Lamento. Ora che Gwen ha assunto un nuovo ruolo nella solitudine dell'isola dove si trova l'ultimo baluardo contro le Oscurità, le sue responsabilità sono aumentate sensibilmente. Sulle sue spalle grava il peso di rimanere l'ultima linea di difesa per il Faro.
    [Generoso][Angelo Custode][Fortezza][Come Indenne][Rigenerazione: +2][Intrepido: quando difende con successo]

    Riassunto:
    - Prova di Atletica.
    Consumo: 3 Stress.


    Edited by Gekoro - 23/5/2023, 13:35
     
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    La Quinta non colpisce tutti allo stesso modo, e voi ne siete l'esempio più autentico. Siete forse ad una manciata di metri l'uno dall'altro, ma a dividervi è un microcosmo di intenzioni che potrebbe sembrare incolmabile. Da un lato c'è chi è nato per calamità come queste e sguaina la spada (o carica la balestra) pronto ad affrontare il mondo intero, dall'altro c'è chi si nasconde magari raggomitolandosi in posizione fetale (o generando barriere) perché con l'apocalisse non vogliono proprio averci nulla a che fare. Infine, c'è chi decide di fare di polpi giganti uno spiedo (vorreste fosse una metafora, vero?) perché ne coglie la creativa opportunità.
    Gwen è l'ultima ad arrivare al villaggio, ma probabilmente la prima ad aprire gli occhi sulla catastrofe. La guardiana del Faro veste i panni dell'eroe appena in ritardo che è uscito pressoché incolume dalla sua apocalisse personale, con chissà quale mostruosità che è morta schiantandosi contro di lei - ma troppo lontana anche solo per sporcarle il vestito, perché gli eroi devono vestire perfetti. Neppure la corsa in mezzo ai miasmi sembra averti toccata, e sei quindi nel pieno dei primi soccorsi. Ovviamente, a loro - a tutti loro - è andata molto peggio che a te. Quando la balena è piombata sul villaggio il suo mastodontico corpo si è strappato in mille punti a contatto con l'edificio che ha frantumato e le sue viscere sono schizzate fuori, colpendo come un'onda anomala tutta la piazza, e con essa la gente accorsa a guardare il fenomeno. Noti subito i morti, prima dei vivi, e i loro cadaveri fatti a pezzi. Un bambino è rimasto infilzato da un osso dello scheletro della bestia, una famiglia è rimasta schiacciata sotto il peso di un lembo della sua carcassa, e te ne accorgi dalla figlia unica superstite che tiene la mano della madre, che sbuca fra le macerie di carne. Assieme a loro, umani e halun che condividevano la città sono morti, tutti dando le spalle alla calamità. In fuga. Disperati.
    Poi, i sopravvissuti. E quanti hanno combattuto. Per alcuni di loro c'è poco da fare. Senti i lamenti di una donna da una casa - le è crollato il soffitto addosso ed un'occhiata più accurata ti suggerisce che sotto l'addome non ha più niente. Vedi anche un halun che ha perso gli occhi per via dei detriti vomitati da chissà dove, e poi due maghi umani che hanno provato ad erigere barriere finite in frantumi. Ovunque, gente che ha cercato di proteggersi dentro gli edifici o al di oltre, adesso seppellita da macerie. Naturalmente, ci sono anche le cose strane, ma quelle il tuo occhio le raggiunge appena dopo.
    C'è una bolla di sangue, per esempio, che se ne sta ferma in un'area un po' periferica, attorno a lei viscere che minacciano di schiacciarla sotto il loro peso, senonché... non lo fanno. Al di sotto c'è Vinea, e fra la barriera e quello che deve essere un qualche maledetto organo della balena è incastrato qualcosa. Ma c'è anche un polpo alle porte della città che noti essere impalato su non sapresti dire bene cosa. Naturalmente, questi è Paradox.




    Qm PointTutti in supporto. Vinea, attenta a dissolvere la barriera. Gwen, hai iniziativa su tutti. Paradox, tu... attento alla vita. In generale, siete tutti e tre incolumi, ma Gwen è l'unica pienamente libera.
     
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    La situazione era davvero spinosa adesso, sia per la carcassa che aveva appena infilzato con le sue doti mutaforme e sia per il povero Paradox che aveva fatto male i calcoli finendo incastrato sotto a essa. Effettivamente si era salvato dalla caduta, ma ora era sotterrato sotto la sua lancia e sotto l’animale marino esanime.
    La questione era di certo dubbia, ma in fondo sarebbe stato divertente se non lo fosse stato?
    L’idea di dover sopravvivere nel caos totale di quel mondo in cui era appena rinato lo eccitava, una situazione del genere era quasi quello che cercava, benché gli desse comunque fastidio essere intrappolato sotto a quel cadavere. Eppure, percependo il sangue e carne ancora più o meno calda della creatura, sentiva sulla punta del suo corpo l’acqua fredda della pioggia.
    Purtroppo non aveva creato un foro abbastanza grande per passarci, o almeno in quella forma umana. Il corpo della melma infatti si rimodellò, come sua dote, per l’occasione: contraendosi e ammassandosi in una forma più stretta e fluida. Il foro a quel punto era sufficientemente largo per attraversarlo. Rapidamente si infilò in esso passandolo da parte a parte serpeggiando nelle interiora della carcassa.
    Paradox uscì fuori dalla cima del polpo come un guizzo d'acqua da un corpo strangolato, ricomponendosi a mezz’aria.
    Eppure prima di atterrare, proprio come se il suo gesto non fosse stato perdonato dalle divinità degli oceani, un tentacolo alto del polpo si direzionò nel verso del polimorfo. Sfortunatamente se ne accorse solo all'ultimo, facendosi colpire in volo e sbilanciandosi nella caduta, colpendo rovinosamente il viso a terra.
    Il fango era soffice, eppure la faccia gli faceva abbastanza male a causa della caduta, anche se difficilmente si poteva definire una faccia quella.
    Poteva andargli peggio, per fortuna che l'istinto l'aveva in parte protetto.
    Diventò per un attimo una pozzanghera nera, come a ricomporsi, per poi ricostruire il suo corpo semi umano in poco tempo.

    Paradox: «Uuuuhuuuuu!»

    Gridò a pieni polmoni -per quanto i polmoni non gli avesse- tutto contento alzando le braccia al cielo in un saltello altrettanto felice, un po' per vittoria personale e un po' perché si stava divertendo veramente tanto. La sua esultazione fu breve ma intensa, anche perché altro stava accadendo e di certo non poteva perderselo.

    Cercò le più interessanti, con un giro attorno a sé stesso infatti intravide una creatura curiosa.
    Era una giovane donna umana, una dalle tante all’apparenza, ma più particolare di altre. Questa stava puntando una balestra proprio contro Paradox, ma lui non fece alcun caso a quel monito di minaccia. La osservò semplicemente incuriosito, con fare quieto come se nulla della tragedia attorno a lui stesse accadendo, anche se l'istinto gli urlava di proteggersi da essa, ma non aveva ancora compreso per quale motivo. Non conosceva ancora il dolore da perforazione di una freccia, tantomeno non calcolò la possibilità che fosse lui preso di mira in quell’istante.
    Quello che trovò più logico era quella donna forse stava controllando per bene che non ci fosse dello sporco sulla sua arma, tipo fango, che si accorse che ce ne era molto sul suo corpo ora.
    Pensò che era molto diligente da parte della paladina, ma non era una cosa che particolarmente interessò Paradox.
    Ciò che invece riuscì a ghermire l’ingenua curiosità di Paradox furono proprio le parole successive che ella pronunciò. Essa infatti aveva consigliato a lui, e forse ad altri, di allontanarsi da quel posto.
    “Perché?” Pensò lui tra sé e sé, mentre continuò a osservare la guardiana che con fare perlopiù serio sembrò essere intenzionata a dirigersi da qualche parte di pericoloso.
    Così, sapendo che ovunque accadessero bizzarrie c'era da divertirsi la iniziò a seguire a sua volta, ignorando quel monito da parte sua che non aveva a pieno compreso.
    Senza dir niente, ma tutto contento, andò a passo quieto in direzione della guardiana.
    Nel seguirla anche un’altra creatura umana, molto simile all’altra ma dalle vesti cerimoniali simili a una qualche sorta di sacerdotessa, si raggruppò con lei. Paradox la guardò con interesse, ma senza dir nulla e studiandone le movenze, colto da quell’estrema curiosità che lo contraddistingueva. Infatti a un certo punto, avvicinandosi a due umani adulti loro simili, questa riuscì a curare le ferite di uno di loro.
    Fino a quel punto la creatura entropica non aveva seguito nulla del discorso, fin quando una domanda fatidica non gli fece venir voglia di rispondere: cosa fosse successo?
    Ovviamente Paradox non aveva la risposta, ma sapeva più o meno cosa avessero visto i suoi occhi.

    Paradox: «Allora…»

    Iniziò a parlare Paradox, anche qui per nulla consapevole della grande sfiducia che quei uomini avevano nei suoi confronti.

    Alzò il pollice
    Paradox: «La balena volava, come di norma.»
    Alzò l'indice
    Paradox: «La balena è caduta, ma è caduto anche un polpo...»
    Si cancellò il medio riassorbendolo nella mano e alzò in direttissima l'anulare.
    Paradox: «Ho bucato il polpo e lui mi ha colpito, ma poco male, cioè un po' male fa ancora... quindi...»

    Ci pensò su qualche secondo.

    Paradox: «Effettivamente c'è qualcosa che non mi torna, mi sembrano tutti molto agitati...»

    Forse era riuscito a capire che qualcosa non tornava in quel luogo distrutto dall’apocalisse in corso, ma per lui era tutto nuovo e faceva fatica a distinguere la normalità dall'anomalo. Non c’era in lui alcuna emozione o empatia che potesse fargli collegare che era in corso una vera e propria tragedia.
    Ciò non venne infatti visto in alcun modo dai due maghi, palesemente terrorizzati. Infatti poco dopo tornarono alle chiacchiere, portando Paradox a non riuscire più ad ascoltare simili discorsi a lui noiosi; la cosa stava stagnando troppo per lui, la magia del momento era scomparsa.
    Smise infatti di ascoltare poco dopo le parole della giovane Vinea.
    Sbuffo, come annoiato e senza saper cosa fare, cercando altro che gli potesse sollazzare la sua curiosità. Guardandosi intorno trovò una specie di polpo umano che barcollava nel buio muovendo i suoi tentacoli in direzione del niente, ma Paradox era decisamente stanco dei tentacoli.
    Infatti, più o meno la guardiana si stava dirigendo verso di lui, ma Paradox deviò la via all’ultimo secondo e si diresse altrove. Un suono curioso, un po' gradevole e allo stesso tempo un po' triste, aveva raccolto le sue attenzioni. Il pianto di una bambina, inerme e sotto la pioggia, che teneva stretta tra le sue tenere mani la mano femminile, adulta, che giaceva sotto le umide macerie. La melma non capiva bene la situazione, era tutto una prima volta per lui, anche la morte e il dolore della perdita. L’unica cosa che si sentì di fare e porre una domanda per molti ovvia, ma non per lui.

    Paradox: «Cosa fai?»


    Chiese con estrema tranquillità.
    La bambina si voltò in sua direzione con gli occhioni gonfi di lacrime, un po' confusa guardando Paradox stesso, ma non troppo.

    Bambina: «Tengo... la mano della mamma. Non vuole che mi allontani.»

    Quelle poche e tenere parole, tirate fuori in un piccolo fiato, misero Paradox in un momento di pura confusione.
    Non aveva ancora compreso il concetto di morte, però allo stesso tempo non capiva bene come doveva reagire. L’istinto gli urlavano ricordi che non sentiva suoi: ricordi di dolore, abbandono, rimpianto, tristezza e disperazione, ma non ne riconosceva nessuno di questi. Era come se il suo corpo rigettasse simili sentimenti, non gli assimilasse nemmeno, come la pioggia che scivolava su un corpo solo all’apparenza liquido.
    La cosa lo incuriosiva e allo stesso tempo lo confondeva.
    Percepiva il tutto come se quello fosse un dilemma che doveva risolvere, l’ennesima sfida in cui la parte divertente era quella di trovare la soluzione… ma non la trovava. Era troppo facile tagliare la mano della donna o della bambina, ma sarebbe bastato. Poteva persino tirare fuori il corpo, ma sapeva pure lui che se questo non si muoveva era solo una soluzione temporanea al problema. Quella bambina aveva rivelato a lui un vincolo, una regola che non poteva essere infranta, accumulando in lui la voglia di spezzare quel vincolo proprio per aiutare quella bambina.
    E perché voleva scioglierlo?
    E perché voleva aiutate quella bambina?
    Perché si annidavano tali domande in lui?
    Era come se dentro di lui ci fosse di più di quello che credeva avere, ma allo stesso tempo non capiva da dove venisse o cosa fosse.
    Però le domande erano troppe e il protagonista non era lui al momento, quella bambina doveva avere una soluzione e cascasse il mondo Paradox ci avrebbe almeno pensato sopra.
    Si sedette poco più lontano da lei.

    Paradox: «Non riesco benissimo a capire, ma adesso ci ragiono un attimo e trovo una soluzione, ok?»

    Disse perplesso, picchiettandosi la testa col dito che a ogni colpo si inglobava nella sua carne liquida.
    Non la notò subito, ma poco più lontano di lui venne raggiunto dalla fanciulla dalle vesti sacre. Lei iniziò a parlare alla bambina con dei toni dolci che lui non sapeva che potevano essere usati, parole di una complessità che nemmeno Paradox riuscì a capirle appieno. Eppure la bambina, nell’ascoltare quelle parole, sciolse il vincolo con sua madre, aggrappandosi ai religiosi abiti della giovane umana.
    Nella sua così bassa abilità di comprensione non si fece troppe domande, era stranamente felice che il dilemma amletico era stato risolto dalla fanciulla e che la bambina avesse trovato una soluzione. Così si mise nuovamente in piedi alla ricerca di qualcos’altro da fare, in fondo non poteva essere finito qui tutto il divertimento, no?
    Invece non c’era nient’altro che colse l’interesse di Paradox a tal punto da metterlo in azione, tale che non gli era rimasto molto da fare. Si ritrovò più o meno alla situazione di partenza, così si guardò intorno in attesa che un qualcosa di interessante accadesse. C’erano delle persone che si dirigevano in una qualche sorta di punto d’incontro.
    Sarà lì che il divertimento continua?
    Così iniziò a dirigersi dove tutti stavano andando, anche con un po' di fremito visto che temeva di perdersi momenti salienti dell’apocalisse. Però di tanto in tanto si voltava per controllare che la bambina e la giovane fossero al passo, attendendole con quasi calma.
    Si era incuriosito così tanto di quelle due che non voleva perdersi nessuna interazione, come a studiarle per capire cosa stava accadendo.
    Non erano soltanto due individue per lui, non più almeno, ma bensì erano diventate motivo di divertimento di quella creatura nata dall’entropia.

    Se questo fosse stato un bene o un male nessuno ancora poteva immaginarlo.

    Spesi 1 Punto Stess per prova Atletica 7 per uscire dal polpo (avvenimento in supporto)
    Minacciato per 6 danni in Riflessi: rifeso con azione difensiva in rilfessi 4+0 = presi 2 danni (avvenimento in supporto)

    Paradox
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato


    Livello: 11
    Salute: 46 (-2 T. 2°) = 44
    Energia: 58
    Stress: 11 (-2 T. 1°)+(-1 T. 2°) = 8

    Statistiche



    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano

    Equipaggiamento



    Ossa Antiche
    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]
    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.

    Muscolo del Polimorfo
    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]
    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.

    Abilità Personali


    Specializzazioni
    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.

    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.

    Passive
    Carne dell’Infinito:
    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]

    Follia Razionale:
    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]
     
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    Si sa come sono le bolle: delle sfere così limpide da rivelare tutto di loro, con il nefasto destino di essere anche degli involucri molto delicati, anche fin troppo.
    Per fortuna quella di Vinea non fu come tutte le altre trattandosi comunque di uno scudo, sebbene il pericolo sopra di essa avrebbe potuto renderla facilmente scoppiabile come tutte le altre sue simili.
    Al non sentirsi sommersa da tutte quelle cose che stavano cascando, la fanciulla riaprì lentamente gli occhi per poter constatare il servizio impeccabile offerto dalla sua magia.
    Eppure tutte le viscere erano rimaste attaccate alla superficie, quindi ella non avrebbe potuto dissolvere la barriera.
    L'unica soluzione logica - a parte attendere aiuto da una persona esterna - era quella di far in modo di rimuovere il tutto. Così, non accorgendosi della figura femminile che stava andando a soccorrerla, la sacerdotessa iniziò ad accarezzare le pareti dello scudo-bolla, facendo scorrere con non troppa fretta le dita delicatamente in varie direzioni. Con queste movenze fuse alla magia, sfruttò la composizione acquosa e la forma, e rese maggiormente viscido il suo rifugio facendo scivolare via tutte le viscere capitate sopra.
    Certo, la concentrazione fu più difficile del previsto data la situazione e la sgradevole visuale, ma ciò che conta fu il risultato finale: era libera.
    Una volta dissolta la protezione, la ragazza si guardò in giro senza un piano ben preciso in mente.
    Voleva solamente trovare qualcuno di vivo, ad esempio, ma ciò la condusse solamente nel fissare i poveri pesci: anche quest'ultimi erano delle vittime, spinti giù dal cielo da qualcuno o da qualcosa.
    Dopo pochi istanti da questa constatazione, gli occhi di Vinea si fermarono su una donna, la quale stava puntando l'arma verso...

    Sta puntando l'arma verso il povero polpo?!

    Doveva assolutamente raggiungerla e fermarla già che c'era una povera creatura ancora in vita, ma la sua visione ovviamente aveva la lacuna del non sapere cosa fosse successo nel mentre in quell'angolo del paese.
    Nel tragitto fatto tutto di corsa, la sacerdotessa stette ben attenta a non mettere i piedi sulle povere vittime, cioè...ehm... i pesci, ovviamente.
    Infatti calpestò solo gli umani - morti o quasi - dalla fretta e dalla accortezza citata poco prima.

    Scusa scusa scusa scusa scusa

    Disse ad ogni suo passo sbagliato, perché effettivamente cosa fanno le brave persone? Chiedono scusa.
    E perché continuava a cadere nello stesso errore? Semplicemente aveva altre priorità ed era sbadata.
    Ella si fermò solamente quando vide la balestra abbassarsi e notare che del polpo se ne era già occupato qualcuno, e lei doveva farsene una ragione, non collegandolo alla comparsa dello strano essere appena avvicinatosi alla sconosciuta.

    Una calamità sta minacciando questo luogo, andate via di qui.

    Ammonì quest'ultima, con una Vinea seriamente in dubbio sul da farsi.
    Nonostante le parole, non sapeva dove andare né cosa fare, ma una persona buona come lei avrebbe sicuramente potuto aiutare.

    Posso rimanere con te?

    Chiese alla donna con voce colpevole, non calcolando troppo il secondo essere vivente.

    Restate dietro di me.

    Perfetto, aveva accettato.
    Così loro due seguirono anche piuttosto felicemente la donna che aveva già adocchiato la prossima meta: due feriti.
    Di aspetto erano molto simili e, fortunatamente, meno coperti di sangue rispetto ad altri loro compaesani.

    Sapete... sapete come curare una ferita del genere?

    Alla richiesta di uno dei due, Vinea notò la ferita sulla gamba.
    Quindi era giunto finalmente il suo momento? Davvero?
    Esaminò per tipo due secondi le reazioni dei suoi due nuovi compagni d'avventura, ma nessuno dei due sembrava propenso nell'immediato a fare qualcosa. O magari fu solamente lei fin troppo pronta, dato che venne pervasa da una voglia di far vedere a tutti loro quanto fosse brava.
    Così, leggermente titubante dallo sguardo aggressivo della vittima, ma mossa dalla bontà che sicuramente la contraddistingueva, la sacerdotessa esaminò il punto dove si sarebbe dovuta accovacciare vicino a lui, per poi tirarsi indietro le maniche penzolanti della veste e disporre entrambe le mani sopra la ferita senza entrarne in diretto contatto. Tanto non ne aveva bisogno e poi, insomma, non voleva sporcarsi i candidi guanti. Già non osava guardare com'era ridotto il suo bel vestito.
    Beh, almeno la cura portò anche ad un miglioramento nei confronti delle due donne, ma non verso l'essere sempre allegro.

    Non sembrate di queste parti.
    Avete... idea... di che cazzo è successo?


    Al riassumere la vicenda un po' alla propria maniera ci pensò la melma.

    Poverini, creature indifese... Poverini... Cosa sarà successo? Poverini...

    Ho bucato il polpo e lui mi ha colpito, ma poco male, cioè un po' male fa ancora... quindi...

    La sacerdotessa sbarrò gli occhi dall'orrenda rivelazione relativa all'ultimo essere acquatico.
    Fortunatamente ciò durò per pochissimi istanti, dato che il desiderio di avere un pretesto per raccontare tutta la sua vita era appena sbocciato in lei e aveva superato il dispiacere di poco prima.
    Finalmente poteva rivelare tutto, ma proprio tutto, anche ad esseri viventi oltre che alla propria falce. Evviva!

    Se avete un po' di tempo, vi vorrei raccontare di come i miei genitori mi hanno lasciata da piccola al tempio per diventare Gran Sacerdotessa fino ad oggi.

    Ma ripensandoci sarebbe stato più soddisfacente narrare le sue sfortune e fortune davanti ad un bel pasto, belli comodi. E la situazione attuale non rispecchiava minimamente quella ideale da lei immaginata.

    Anzi, meglio dopo, forse...
    Ehm so che siamo circondati da esseri ormai morti o quasi, ma per caso conoscete altre persone o creature che potrebbero aver bisogno del nostro aiuto e che potrebbero anche esserci utili, dandoci maggiori informazioni?


    Non... so. Il villaggio è tutto qui.
    Va... va capito dove altro sono... caduti...
    Baktra è in quella direzione.


    Informarono molto incerti i due maghi, facendo sospirare una Vinea un po' persa.
    L'altra donna invece li liquidò abbastanza in fretta, dirigendosi verso il povero halun, mentre la bizzarra e annoiata creatura andò verso una bambina e la madre deceduta.
    Sempre con un iniziale dubbio, la fanciulla dai capelli rosa decise di seguire la melma.
    Non che la sua vicinanza alla bambina l'allarmasse, però... era meglio andare con lui.

    Tengo... la mano della mamma. Non vuole che mi allontani.

    Inizialmente lasciò la parola alla creatura per esaminarlo e, nel contempo, comprenderne meglio la natura.
    Eppure la situazione della giovane che tentava di rimanere con la madre malgrado la situazione mise decisamente l'essere in difficoltà, sebbene non le parve particolarmente agitato. Però Vinea ne apprezzò lo sforzo, tant'è che quasi lo perdonò per la triste sorte del polpo.

    Povera piccola...
    Ma se rimani qui tua mamma non sarà contenta. Di sicuro preferirebbe vederti in un bel posto e non qui, da dovunque ella ti stia guardando.
    Che ne dici se adesso io e lui ti aiutiamo? Sarà la tua mamma a seguirti sempre.


    Fortunatamente quelle parole bastarono per farla staccare dalla madre e invogliarla nel seguire la sacerdotessa, aggrappandosi alla sua veste con la manina.
    Vinea mise la mano dietro alla schiena della piccola, un po' per darle sicurezza e aiutarla a proseguire.

    Ora andiamo a vedere cosa fa tutta quella gente in piazza, così magari troviamo qualche persona che conosci. Ok?

    Le domandò con voce dolce, ricordandosi un po' come anche ella stessa era rimasta estremamente triste e disorientata all'abbandono - seppur avvenuto in maniera molto diversa - dei suoi genitori.
    Notando poi la creatura andare nella loro stessa direzione, sebbene stando più avanti e che le fissava ogni tanto, allora Vinea decise di dare una direttiva ad entrambi.

    Mi raccomando, cerchiamo di non calpestare i poveri pesci.

    Fece una brevissima pausa di silenzio.

    E neanche le persone, ovviamente.

    Aggiunse solo successivamente l'ultima parte.

    CITAZIONE
    Ho speso 2 punti stress per togliere le viscere dalla bolla (Arcana 8, supporto)
    Ho speso 1 punto stress per curare la ferita dello sconosciuto (Natura 7, Supporto)

    Parlato Vinea Pensato Vinea
    Parlato Gwen
    Parlato Paradox
    Parlato NPC


    Livello del Personaggio: 11

    Risorse Base
    Salute: 40
    Energia: 64
    Stress: 9 - 2 - 1 = 6

    Punti Competenza
    Arcana: 6 + 2 stress (prova) = 8
    Natura: 6 + 1 stress (prova) = 7
    Società: 6
    +1 Specializzazione in Natura

    Punti Prestigio
    Rango: IV
    Notorietà: III
    Ricchezza: I
    Influenza: I

    Classi di Difesa
    Riflessi: 2
    Tempra: 5
    Volontà: 4

    Specializzazione in Natura: trattamento delle malattie rare

    Abilità Passive

    Chierico
    Rigenerazione
    Trionfo
    Come Indenne


    Abilità Artefatto

    Equipaggiamento Superiore II +2 Arcana
    Arma Curatrice II
    Mangiamana II
     
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    Veh Dreyva - limite orientale

    C'era solo morte e distruzione attorno a lei.
    Esitava nel soccorrere le vittime che ormai non avrebbero potuto trovare salvezza da lei.
    Per questo cercava di individuare i sopravvissuti, chi ancora poteva aggrapparsi alla speranza.

    Una bambina che teneva la mano della madre morta schiacciata dal peso di una carcassa.
    Un halun che aveva perso gli occhi per colpa di alcuni detriti.
    Due maghi, la cui barriera non aveva retto del tutto, lasciando uno dei due zoppo.

    I suoi occhi si posarono su alcune bizzarrie.
    Una bolla completamente imbevuta di sangue, in cui dentro vi era una giovane ragazza.
    Lei sembrava in pericolo, ma col giusto tempismo, Gwen avrebbe potuto aiutarla.
    Non servì, le viscere che minacciavano l'incolumità della donna scivolarono magicamente.

    La Guardiana non proferì parola.
    Un solo cenno per poi riporre l'attenzione su un'altra figura singolare.
    Pareva molto simile alle Creature d'Oscurità che apparivano in presenza di cadaveri per sottrarre la loro Luce.
    Agire sui caduti è più facile, ma alcuni sono capaci di diventare un pericolo anche per i vivi.

    La balestra spianata puntata sull'ignota creatura nera a distanza.
    Sembrò avere qualche difficoltà con il tentacolo di un polpo gigante che aveva perforato.
    Gwen cercò dapprima di identificarlo, pronta a qualunque reazione.

    L'entusiasmo della creatura la scagionò, nonostante non fosse ancora sicura delle origini.
    Il suo allineamento non si accostava ancora al male.
    Per cui abbassò la balestra a due mani e con sguardo assente:
    Una calamità sta minacciando questo luogo, andate via di qui.
    Le parole non uscirono in maniera naturale, come se si fosse presa del tempo per sceglierle.

    Ma loro scelsero di ignorare il suo consiglio e di seguirla, per un motivo o per un altro.
    Restate dietro di me.
    Si pronunciò, accettando la formazione del gruppo.
    Dopotutto non c'era più nessun riparo che potesse essere definito tale.
    Non rimase altro che tornare indietro sui suoi passi.

    I due uomini dai capelli bruni, occhi piccoli e fisici emaciati, apparivano confusi mentre guardavano il cielo in cerca di una risposta.
    La vistosa, profonda e mortale ferita alla gamba dell'uno non poteva essere trattata dalla balestriera.
    Gwen non conosceva l'arte della cura, ma fortunatamente l'altra sì.
    Ignoravano lo sguardo aggressivo del ferito - comprensibile - e quando lei lo rimise sufficientemente apposto tutti cercarono di rispondere al quesito principale.
    Cos'era successo?

    Nessuno poté trarne le conclusioni, e ognuno si limitò a raccontare la propria versione di come tutto iniziò.
    Gwen non lasciò trasparire alcuna emozione, osservando i suoi compagni con apparente interesse, celando perplessità.
    Una distrazione che non durò a lungo.
    Non era importante chi fossero, fintanto che erano lì per aiutare, andava tutto bene.

    Non c'è altro che possiamo fare, rimanete al riparo.
    Asserì alla coppia soccorsa, congedandosi come se non li avesse mai incontrati.
    La mossa migliore rimaneva l'approccio verso chi aveva bisogno di loro, evitando di perdere tempo quando non erano in grado di acquisire informazioni davvero utili.
    A quel punto si separarono: Gwen si avvicino all'halun non più capace di vedere, mentre gli altri due si affrettarono a consolare la bambina rimasta sola.

    Halun.
    Lo chiamò. Non era lì per confortarlo, ma per offrire aiuto immediato.
    Mi duole per la vostra perdita, se non sapete dove andare posso accompagnarvi presso una coppia di uomini.
    Non c'era molte alternative per lui, accettando saggiamente la soluzione suggerita.
    Un'ignota calamità ha colpito questo luogo, il mio interesse verte unicamente che chiunque sia ancora vivo trovi un rifugio adeguato.
    Ma il luogo più sicuro oramai distava miglia da lì, oltre la palude, seguendo un sentiero che l'halun conosceva bene.
    Vi porgo il braccio, se ne avete bisogno.
    Allungò il braccio, così che egli potesse farsi guidare più facilmente verso la destinazione indicata.
    Io non sono ancora pronta. Ci sono ancora vite da soccorrere e morti da pregare.

    Fece quanto promesso.
    Il peggio sembrava essere passato e la gente cominciò a uscire dalle macerie delle proprie abitazioni per radunarsi in piazza.
    La Guardiana si riunì lì assieme agli altri.
    Rimasta all'oscuro della loro vicenda, poté solo immaginare l'umanità con cui avevano convinto la bambina a stare con loro.
    A rimanere con lei.



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    Artigianato: 4
    Carisma: 3

    Equipaggiamento:

    Balestra Sacra. Un'enorme balestra a due mani legata indissolubilmente a Gwen.
    [Atletica su Volontà][Ammazzacreature I: Creature Oscurità][Indistruttibile][Nascosto]
    Acque Benedette dal Lago. Un'ampolla che contiene un liquido proveniente dal Lago da dove è tornata in vita.
    [Consumabile][Panacea: 8]

    Specializzazioni:

    Guardiana del Faro. Nonostante Gwen non abbia potuto seguire lo stesso percorso della Guardiana precedente, ciò non preclude un bagaglio interessante sulle strutture antiche. Il ruolo che occupa nel continente non sono altro che aggiunte alla sua influenza che può esercitare su altri.
    [Specializzazione Artigianato: Tecnologie Antiche]
    [Specializzazione Carisma: Diplomazia]

    Cercatrice di Luce. Uno dei compiti di una Guardiana è quello di prevenire che le forze del Male, le Oscurità, si impossessino della Luce.
    [Specializzazione Arcana: Conoscenza Oscurità]

    Abilità Passive:

    Eco dell'Ultimo Lamento. Ora che Gwen ha assunto un nuovo ruolo nella solitudine dell'isola dove si trova l'ultimo baluardo contro le Oscurità, le sue responsabilità sono aumentate sensibilmente. Sulle sue spalle grava il peso di rimanere l'ultima linea di difesa per il Faro.
    [Generoso][Angelo Custode][Fortezza][Come Indenne][Rigenerazione: +2][Intrepido: quando difende con successo]
     
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    Scende una lenta e fitta pioggia mentre la piazza comincia a popolarsi, dandovi magari un'idea più chiara della situazione. Molti sono indaffarati in operazioni di primo soccorso come lo siete stati voi, e qualcuno si salva da sotto le macerie. La casa da cui si udiva la voce di una donna non rigurgita lei, ma un figlio ancora sano nel corpo. Altri riescono a uscire da sé, anche senza l'aiuto delle guardie del villaggio, concentratesi per lo più attorno al polpo che Paradox ha impalato.
    Dei cittadini, molti si avvicinano alla carcassa della balena, ma ogni singolo passo è più debole del precedente: non per la puzza, comunque asfissiante, che le sue viscere emanano, ma per ciò che doveva probabilmente stare sotto di lei. Uomini e case, certo, ma di chi?
    – Il capovillaggio... – Sussurrano. – E là in fondo la chiesa col prete. Ammazzato anche lui. –
    Così, questa gente ha perso ogni riferimento importante.

    La bambina che accompagna Vinea fa molta attenzione a non calpestare nulla, come da istruzioni, finché non ha la buona idea di leccarsi una mano, fattasi improvvisamente secca. Ma sta piovendo.
    Che schifo. È salata. – Farfuglia. Scusa, come? – È acqua di mare! Mio papà ci aveva portati.
    Alcune delle persone radunatesi nella piazza la guardano, fissandola con occhi strani. Poi, fra chi fa le mani a coppa e chi opta per imitarla, fanno tutti per assaggiarla. Non è possibile, vero? L'acqua di mare non piove in un temporale, no? Beh, neanche le balene. C'è chi bestemmia il suo dio, e poi c'è chi reagisce con paura, guardando all'insù. Il cielo è strano, come caos in movimento. Scuro scuro, illumina di quando in quando di rosso, viola e altre sfumature sinistre, come attraversato da cattivi fulmini. Poi, finalmente qualcuno chiede ad alta voce quello che si stanno domandando tutti.
    – Secondo voi... ne verranno giù altri? Di pesci e mostri. – Il gelo.
    Ad avvicinarsi, una della guardie. Un omone di quasi due metri, che deve ancora capacitarsi davvero di ciò che è successo. Un po' come tutti.
    – Di certo ne sono caduti altrove. Ne stavo vedendo a sud quando qua è caduta quella bestia. Credevo ad uno scherzo della vista. –
    – E se qualcuna di quelle è caduta... viva? Il polpo... quel coso si muoveva ancora, insomma. –
    Questo solleva più di una buona domanda, e quasi nessuna riguardante mostri sopravvissuti dal cielo. Solo mostri. Per questo alcuni si girano verso Paradox, con un'aria assai interrogativa. Per essere gentili.
    – Io... io ti ho visto. – Accusa uno.
    – Lo hai... fatto fuori. Poi ne sei uscito vivo. – Dice un altro.
    E sono parole sufficienti ad attirare l'attenzione del villaggio per intero, o se non altro per quello che ne rimane. Ora, in Dreyva girano tante creature strane, ed è forse per questo motivo che la gente che ti guarda lo fa più per interesse che non con terrore. La palude è due passi dal villaggio, quindi devono essere abituati alle cose più inconsuete, quando non esplicitamente spaventose. Tu, Paradox, sei un buon esempio di entrambi. Ma ciò che realmente gli uomini cercano, nell'Impero, è la forza. Non importa da dove viene. Il più forte vince contro ogni calamità, e governa. Su tutti gli altri, e per diritto sacrosanto. Così dice la legge del drago. Ma.
    – Anche lei... anche lei è uscita indenne. – A tradire Vinea è un altro paesano. – Posso giurarlo! Ha creato una sfera e nulla ci è entrato dentro. E ha pure curato gli allievi del capovillaggio. –
    I due maghi annuiscono. Certo, c'è anche chi parla di Gwen, e di quanto velocemente sia piombata nel villaggio, ma non è qualcosa che abbia veramente attirato l'attenzione di molti. Una creatura che impala un polpo gigante e una strega potente, invece... sì che sono storie.

    Il più forte governa, ma oggi ce ne sono almeno due. E un villaggio che non vede alternative, se non piegarsi ai mostri.




    Qm PointDecidete che fare in supporto. I paesani sono piuttosto inclini a seguirvi, in questo momento, ovunque voi andiate. Che dire, avete fatto colpo.
     
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    Veh Dreyva - limite orientale

    Il più forte governa.
    Questa era la legge di queste lande.
    Agli occhi degli abitanti, gli altri due membri del gruppo si sollevano.
    L'uno con la forza, l'altra con la magia.
    Finora Gwen aveva solo camminato da un punto all'altro, indenne.

    Ascoltava paziente, con poco interesse, le loro interazioni.
    Attendeva il momento in cui avrebbe potuto fare la differenza, per il bene di tutti.
    E mentre la bizzarra creatura sperimentava i suoi limiti ed esplorava i cieli sommersi,
    Vinea - la donna con la falce - espose il suo punto debole.

    Ora lei era la loro guida.
    Provò invano - nel suo primo tentativo - di organizzare in gruppi i sopravvissuti.
    Ma nessuno di loro poteva fornire informazioni che già non avevano scoperto da soli.
    Non ne erano in grado, mentre quel discorso carismatico da stratega li teneva incollati.

    Avrebbe voluto intervenire prima, ma nessuno l'avrebbe ascoltata.
    Avrebbe voluto suggerire a Vinea di sfruttare la sua influenza per invitare tutti ad andare via.
    A quanto pareva non serviva più.
    Gwen approvò, con un cenno, guardando dritta negli occhi dell'altra in cerca di appoggio.

    La Guardiana era preoccupata, guardando verso il cielo che aveva perso la sua identità.
    Come lei, senza la sua umanità.
    La pioggia continuava, ma più, quasi fosse una normale.
    Era salata, spiegando loro che sopra non c'erano più nuvole, ma un grande mare.
    Prima o poi un'altra onda del Naatar si sarebbe potuta abbattere su di loro.

    Dobbiamo muoverci, Dama Vinea.
    Apprese il suo nome, origliando lo scambio tra lei e la bambina di nome Jess.
    Dell'altro ancora nulla, tranne che pareva nuovo a questo mondo,
    quasi quanto lo fu lei al suo tempo quando fece il primo passo nella terraferma.
    Le sue proposte erano fuorvianti, contradditorie all'obiettivo comune.
    L'appello fu l'occasione per rimediare alla sua maleducazione e riprendere l'iniziativa.

    Gwen.
    Si presentò in maniera estremamente concisa e diretta.
    Ma, effettivamente, qual era la sua opinione sulla situazione?
    Il mare ha preso il posto del cielo.
    Guardando ancora una volta in alto.
    Non ho le competenze per indagare questo fenomeno.
    Abbassò lo sguardo su Vinea.
    Qui non siamo al sicuro.
    Rivolse la sua attenzione sulla massa di disgraziati, dovevano spostarsi immediatamente.
    Seguitemi.
    Disse con calma mentre congiungeva le mani intersecando le dita all'altezza dello stomaco.
    Si diresse verso l'halun, l'unico che al momento conosceva la via per andare verso il luogo più sicuro e vicino: Baktra.

    Egli la riconobbe, privo della vista e senza usare l'udito.
    Egli identificò anche tutti gli altri, dimostrando una reazione inaspettata nei confronti dello slime:
    urlò e cadde inciampando orripilato, come se Popopò fosse qualcosa di spaventoso.
    Più terrificante di ciò era appena successo su quel loco.
    Vinea intervenne, e nonostante l'halun parve concentrato a scegliere le parole giuste da usare,
    per Gwen tutta quella situazione sembrò piuttosto normale.

    Sentì comunque il bisogno di dire qualcosa, per ridurre i tempi.
    Halun.
    La sua voce ferma, come a spezzare il trambusto che sembrò sul punto di crearsi.
    Mi dispiace se vi abbiamo spaventato.
    Si guardò intorno, circospetta, cercando di capire le ragioni dietro gli sbalzi d'umore del cieco.
    Rimase perplessa all'inizio, poi tornò a concentrarsi senza scomporsi.
    Non ho nessun altro a cui rivolgermi per portare tutti via di qui.
    La Guardiana non era interessata alle cure del paziente, non essendo una sua competenza.
    Non sono in grado di stabilire cosa abbia generato questa anomalia.
    Le sue mani erano rimaste congiunte mentre di tanto in tanto dedicava qualche istante all'ambiente per essere sempre pronta ad una seconda spiacevole innondazione.
    Sono venuta da voi per questo: ritengo la soluzione migliore sia spostarci tutti da qui il prima possibile.

    Avevano un accordo.
    Vinea avrebbe curato l'halun, restituendogli la vista, in cambio di un aiuto geografico.
    Passare per la palude avrebbe condannato molti di loro.
    Il suggerimento che avrebbero seguito era quello di impiegare più tempo e seguire un percorso alternativo lungo un fiume che collegava alla città.



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    Raggiungere il centro dove la massa si stava radunando non fu difficile, o almeno non lo fu per Paradox.
    Notò infatti molti tra gli sconcertati o gli acciaccati, o entrambe le cose in alcuni singoli individui, e altrettanti che non ce l’avevano fatta proprio; da morti non si può camminare.
    Lo strazio che molti provavano era un sentimento troppo complesso per quella creatura rinata da così poco, così nella sua testa di chiese più volte cosa diavolo stesse accadendo a tutti.
    Normalmente la melma non era così paziente da voler studiare così tanto emozioni così complicate, o almeno non credeva di esserlo, ma in quell’istante non sapeva benissimo cosa altro avrebbe potuto fare, così si sentì libero di rimanere ancora un po' con tutti loro.

    La giovane con la bambina passeggiavano assieme, parlando forse del più e del meno.
    La guardiana era allarmata per il prossimo, pronto ad aiutarlo… dove era il polipuomo? Non importa.
    Paradox invece era lì, a godersi lo spettacolo che la genitrice Quinta Stagione gli stava generosamente offrendo.

    Improvvisamente però la calma -o così come la percepiva Paradox- si spezzò. Un uomo indicò alla sua caotica figura accusandolo di qualcosa. Improvvisamente si sentì osservato da una miriade di occhi che volgevano a lui, come se fosse stato colpevole di un crimine che non conosceva. Dentro di sé percepì sia pericolo che orgoglio, senza però sapere quale dei due scegliere; doveva almeno capire se quello che aveva fatto era un qualcosa di positivo o negativo, no?

    Paradox sapeva cosa era il positivo o negativo? No. Solo in qualche breve esempio volto a sé stesso, forse.
    Se faceva male: non bene.
    Se era felice: molto bene.
    Ma nell’umore lunatico del figlio dell’entropia anche questi due concetti semplici potevano drasticamente mutare da un momento all’altro.

    Così, presto dallo spirito gioioso del momento (per quanto fosse in realtà estremamente cupo l’ambiente attorno a lui) e dalla curiosità nei volti dei villici sperduti, si sentì in dovere di dare una spiegazione che potesse essere più o meno decente.

    Paradox: «Beh sì, è stato facile, cioè credo… mi sono trasformato in uno spuntone e… ecco credo che questa è stata la mia prima volta che mi succede una cosa del genere… o… almeno penso…»

    Ovviamente non fu per nulla decente come risposta.
    Mettendosi in difficoltà da solo iniziò a grattarsi la testa così forte che la mano si inglobò nel cranio, a seguire l’intero braccio per poi risbucare dove era prima. Non si ricordava nemmeno più dove voleva andare a parare con quel discorso, si sentì abbastanza confuso.
    Però, visto che tutti lo stavano guardando… forse…

    Paradox: «Voi sapete forse chi sono?»

    Era una domanda che frullava nella testa del mutaforma da diverso tempo, da quando era nato in realtà. Non sapeva chi fosse, da dove venisse, cosa doveva fare, dove doveva andare e nemmeno di cosa fosse capace. L’istinto lo guidava, ma alcune conoscenze sembravano la reminiscenza di una qualche sorta di eredità ancestrale proveniente da non si sa dove. Egli era conscio soltanto che in fondo anche lui doveva pur essere qualcosa o qualcuno, o almeno desiderava sapere qualche fosse il suo nome.

    Paradox non era conscio che era Paradox ancora.

    Così sperò che qualcuno di loro, benché colto alla sprovvista da una domanda così improvvisa, potesse magari sapere chi in realtà fosse quella bizzarria che avevano di fronte.


    “…più suonato di quella fottuta balena” si sentì a malapena attraverso quel borbottare confuso dei paesani, probabilmente convinti sempre meno che quello davanti a loro fosse sano di mente.

    Colpi di tosse e spifferi andarono a adornare il sordo suono di quell’ambiente triste.

    Infine nessuno di loro sapeva chi era Paradox, ma quest’ultimo non dette troppo peso a ciò; c’erano altri problemi da risolvere, o così almeno stava percependo vedendo tutti gli altri all’opera.

    C’era infatti un qualcosa che non gli tornava, ma in un suo enorme ragionamento contorto sentì la necessità di dover almeno tentare una qualche sorta di esperimento.

    Guardandosi sotto i piedi andò a cercare uno di quei tanti pescetti che erano caduti nei pressi del villaggio. C’era l’imbarazzo della scelta, ma ovviamente Paradox stava cercando quello giusto.
    Poco dopo eccolo lì! Il pesce perfetto!
    Andò per prenderlo allungano la mano e dita su quel colorato pesciolino dai denti affilati, bello gonfietto e grassoccio; era proprio quello giusto.
    Appena ghermito il primo, però, cadde improvvisamente un nuovo pesce sulla schiena di Paradox. Lo acchiappò in poco tempo.
    Paradox guardò il pesce e il pesce guardò Paradox.

    “Tu sei quello perfetto!” pensò scartando via il vecchio pesce, gettandolo alle spalle, prendendo lui, uno più leggero e aerodinamico.

    Così lo prese ben stretto tra le sue dita malleabili, con i suoi luminosi occhi mirò con cura verso un punto alto casuale del cielo.
    Il piede scivolò dietro di sé spostando l’umido fango. La schiena stessa molleggiò all’indietro testando la flessibilità del suo stesso corpo. Il bracciò tenente il pesce andò più indietro di tutti, come a caricare una potente catapulta.
    Un solo slancio, due passi, poi il lancio più forte che avesse fatto nella sua -breve- vita.

    Un colpo secco che sparò il povero pesce dritto in cielo velocissimo tra la pioggia e suoi simili. Si scontrò rovinosamente contro altri suoi parenti, a vista tranciandone uno a metà, per poi farsi spingere dal vento e cadere rovinosamente di nuovo a terra in chissà quale punto della palude.

    Paradox osservò soddisfatto la sua performance.

    Paradox: «I pesci non rimangono più in cielo.»

    Pronunciò la sua sentenza, non capendo ancora che non era normale che i pesci volassero nella volta celeste, ma questo lui ancora non lo sapeva. Era pure vero che se nel cielo la normalità era diventata anormale -benché al momento fosse tornata più o meno quasi normale- voleva dire che nello stesso cielo poteva esserci qualcosa di strano.

    Anzi, doveva esserci per forza qualcosa di strano per forza.

    E se nel cielo c’era dello strano, quello strano poteva essere divertente.

    Così il più strano di tutti iniziò a stiracchiarsi quei muscoli che non possedeva.

    Paradox: «Magari lì succede qualcosa di interessante…»

    Pronunciò guardando verso l’alto la tempesta.
    Ricordo che c’erano delle strane creature, come i pesci, che potevano librarsi in cielo. Non ricorda come si chiamavano, ma avevano delle piume? O forse erano ali quelle? O forse nessuna delle due?
    Paradox non ricordava molto bene quella creatura chiamata “Pipistrello” che vide di tanto in tanto camminando tra gli acquitrini del posto, però doveva comunque fare del suo meglio.
    La melma iniziò infatti a appallottolarsi in un grumo nero molliccio e pressoché caotico, come se lì dentro una mandria di animali si stesse azzuffando per prendere la prossima forma.
    Il vincitore del regno animale fu uno strano palloncino nero con due alette da pipistrello, con un paio di occhietti luminosi che sbucarono ai lati.
    Questa creatura bizzarra iniziò pian piano, battito d’ala dopo battito d’ala, ad alzarsi in cielo verso le nubi feroci che lo aspettavano.
    Non si alzò tantissimo, anche perché più in alto andava e più la tempesta sembrava farsi forte, ma soprattutto perché al di sopra di lui fulmini e saette dai colori purpurei e vermigli minacciavano l’esile figura della creatura mutaforma.
    Eccetto però la minaccia del temporale, attorno alla città non c’era nient’altro che morte e balene spiaggiate (morte anch’esse).
    A quel punto Paradox piombò con poca eleganza di nuovo a terra, riprendendo quella forma semiumana a cui si era abbastanza affezionato. Si sentì deluso da non aver trovato nulla che lo facesse realmente divertire, sembrava proprio come se stesse lì senza ancora un motivo valido; non che c’è lo disturbasse più di tanto, ma ogni cellula del suo corpo bramava per sentire delle emozioni più forti.
    Voleva un brivido, o forse qualcosa di simile? O nessuno dei due? Faceva fatica persino lui a capire cosa realmente desiderava.
    La concentrazione verso sé stesso infatti gli fece ignorare completamente il discorso delle persone attorno a lui, in particolare di Vinea che iniziò a fare un bellissimo discorso che sentì soltanto a mozzichi e bocconi. Non capiva molto di quello che aveva appena detto, ma si sentì anche qui in dovere di proporre un’alternativa.

    Paradox: «Potremmo andare lì.»

    Pronunciò non appena aveva finito di proferire Gwen, indicando controvento in direzione della tempesta che infervorava.

    Paradox: «Potrebbe essere divertente!»

    Esclamò con quella poca empatia che lo caratterizzava.

    Ebbe l’approvazione di Vinea ad andare per primo; più divertimento per lui!
    Così Paradox ci pensò su un attimo da dove poter cominciare. Sentì un rombo e si girò in direzione di esso, seguendo a gran velocità la direzione di quella chiassosa cosa. Poi improvvisamente alla sua sinistra vide di sfuggita il lampo, lanciandosi in direzione di esso. Finalmente ecco che vede il fulmine, ma è lontano, così lo insegue benché sia già scomparso. Così fa per qualche minuto, tornando poi al punto di partenza senza aver concluso assolutamente nulla.

    Era confuso.

    Dopo aver fatto un inutile giro intorno al villaggio, avendo trovato solo gente persa, morta e pesci -molti pesci- si ritrovò faccia a faccia col gruppetto di prima.

    Era molto confuso.

    Paradox: «No, proprio no, è pieno di pesci gialli in cielo che compaiono e compaiono, sembrano spostarsi velocissimi.»

    Ovviamente il giallo in realtà era rosso, il viola non lo considerava, mentre i nomi degli altri colori erano molto spesso dettati dall’umore del momento; molto probabilmente questo avrebbe creato grande confusione.
    Iniziò a pensarci su un po', anche perché c’era un qualcosa di illogico in tutto ciò.
    I pesci stavano cadendo, allora perché…

    Paradox: «Però loro non sono caduti… chissà perché…»

    Altre domande, ancora senza risposta.

    Nel mentre che rimuginava nei suoi contorti pensieri illogici, Gwen prese il controllo della situazione. L’autorevolezza della donna convinse subito Paradox a seguirla, anche perché tanto non aveva granché da fare a star lì fermo ad aspettare.

    Aveva finito di fare nulla, ma ora non aveva più nulla da fare.

    Così, passo dopo passo nel fango, si torna di nuovo davanti ai due umani e a quello strano polpo bieco.
    Questo non sembrava aver alcuna grande intenzione di interagire con gli altri, soprattutto con Vinea e Paradox, ma quest’ultimo ovviamente non sapeva cosa volesse intendere l’umore restio dell’halun. Neppure quel “cos’altro” quasi dispregiativo lo fece indietreggiare, anzi, purtroppo quell’affermazione aveva appena fatto scattare la scintilla della follia di Paradox.

    Paradox: «Altro?»

    Domandò all’istante piegando la testa verso un lato.

    Paradox: «Sono forse altro? Cos’è altro? Sai forse cosa sono?»

    Domandò a raffica, nel frattempo nella sua testa una miriade di domande arrivavano come i pesci nel cielo, variando sul perché quel tipo assomigliasse tanto a un polpo e se fosse imparentato con quello che ha impalato poco fa. Altre centinaia, migliaia di domande di differente natura, tipo e anche non inerenti esplosero nella testa della melma… e anche in quella dell’halun.

    Quest’ultimo urlò in un verso incomprensibile, fuggendo via.
    Essendo cieco inciampò nelle viscere della balena squartata poco distante, finendo a terra dolorante.

    Halun: << STAI LONTANO DA ME! >>

    Urlò di nuovo in Atlassiano, tenendosi la mano dove sarebbero stati gli occhi, se li avesse ancora.

    Paradox si spaventò un bel po', non si aspettava di certo una razione così estrema, mettendosi letteralmente di guardia. Si pose un altro centinaio di domande, forse tormentando nuovamente l’halun, ma questo il nostro Paradox non poteva di certo saperlo. Tra tutte quelle domande, solo una sentenza gli uscì dalle labbra.

    Paradox: «È proprio strano questo polpo, più di quello che mi è caduto in testa…»

    Fu ripreso prontamente dalla sacerdotessa con estremo vigore, chiamandolo in un modo che non gli suonò famigliare, così pensò che non si riferisse nemmeno a lui il cazziatone a quel punto.
    L’ignoranza è beatitudine.
    Però, nel frattempo che l’ignaro Paradox giocava con i piedi bagnati tra i pensieri contorti, la più utile Vinea iniziò a praticare delle arti magiche tali da poter curare il povero polpo.

    Questo, scendendo a patti con la sacerdotessa, iniziò così a spiegare come poter sopravvivere di lì portando via tutti quanti.
    Il posto era palesemente pericoloso, la situazione era una delle più catastrofiche, la stessa zona senza la Quinta Stagione è un agglomerato di situazioni mortali e fatali; Paradox era come se non riuscisse a sentire nulla di ciò.

    Spostò una viscida anguilla con il piede.

    Paradox: «Il fiume va bene, la palude va bene.»

    Esclamò con totale indifferenza sulla scelta del gruppo, della gente o dell’incolumità di tutti quanti, incluso sé stesso, mostrando un placido sorriso privo di qualsiasi preoccupazione.

    Paradox: «In fondo qui non c’è più niente da fare.»

    Concluse, privo d'empatia.

    Fatte varie prove senza spendere stress in supporto

    Paradox
    «Parlato»
    "Pensato"

    Stato


    Livello: 11
    Salute: 46 (-2 T. 2°) = 44
    Energia: 58
    Stress: 11 (-2 T. 1°)+(-1 T. 2°) = 8

    Statistiche



    Riflessi: 4 ~ Tempra: 6 ~ Volontà: 1
    Arcana: 5 ~ Atletica: 6 ~ Artigianato: 0 ~ Carisma: 0 ~ Furtività: 6 ~ Natura: 0 ~ Percezione: 0 ~ Società: 0
    Rango: 0 ~ Notorietà: 0 ~ Ricchezza: VIII ~ Influenza: 0
    Età: ??? ~ Sesso: ??? ~ Razza: ??? ~ Lingue: Atlassiano

    Equipaggiamento



    Ossa Antiche
    [Equipaggiamento Semplice: RTV]
    [Slot Artefatto: 0]
    Formano una struttura come una rete sottile e quasi impercettibile attorno a tutto il corpo malleabile di Paradox.
    Possiedono una forma spugnosa resistente, capace di assorbire gli impatti e attenuare i danni, oltre a questo
    fungono da repellente contro gli attacchi mentali, come se la magia nelle stesse potesse proteggerlo.

    Muscolo del Polimorfo
    [Arma Superiore II su Riflessi & Tempra: +2 Atletica][Attacco Ampio II][Versatile I][Nascosto]
    [Slot Artefatto: 8]
    Le fibre che legano i muscoli di Paradox sono tanto mutabili quanto pericolosi. La loro forma e densità dipendono
    dal suo volere, tale che può prendere le forme che esso desidera. Può essere una lama che taglia come un martello
    che annienta, una lancia che infilza o una falce che miete. Rigidità a affilitezza cambiano a seconda della
    necessità, rendendo pericolosa anche la sua imprevedibilità.

    Abilità Personali


    Specializzazioni
    Specializzazione in Furtività: Doppelganger (Creatura Uccisa)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze esatte della creatura che è riuscito a uccidere, confondendosi tra le altre.
    L'effetto diminuisce se la creatura non viene uccisa, o se sceglie solo di copiare in modo generico la razza.

    Specializzazione in Furtività: Mimic (Oggetti d'Arredamento)
    [1 Punto Competenza]
    Prende le sembianze di un oggetto d'arredamento comune per poter sferrare attacchi a sorpresa alle prede ignare.
    L'effetto è meno efficace se prende la forma di oggetti ambientali, come rocce, alberi exc.

    Passive
    Carne dell’Infinito:
    [Tag: Corpo Vuoto] [Tag: Rigenerazione] [Slot: 3]

    Follia Razionale:
    [Tag: Ferocia] [Tag: Analisi] [Slot: 3]
     
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    Se non fosse stato per il commento della bambina, la sacerdotessa avrebbe ignorato bellamente la pioggia salata e i successivi assaggi degli abitanti.

    Forse la loro non è stata una buona idea...

    Così decise di analizzarla, impaurita dalla possibile pericolosità di essa; fortunatamente si trattava di normalissima acqua salata.
    Ella si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, mentre i mormorii della gente che stava commentando le imprese di lei e dello strambo essere diventarono sempre più evidenti.
    E fu così che Vinea venne inondata dalle successive stranezze e, quando comprese di essere abbastanza al centro dell'attenzione, decise di aiutare la bambina accanto a sé a trovare qualcuno che potesse conoscerla.

    Scusate, qualcuno conosce questa bambina?

    Il suo intento era quello di affidarla a qualcuno di loro, di affidabile.

    Oh, non ti ho chiesto il nome. Io sono Vinea!

    Nel mezzo di ciò un ragazzino diede un minimo d'aiuto riconoscendola, ma la piccola rimase nella sua nube di sconsolatezza.

    Mi chiamo Jess. Hai un bel nome.

    Eppure, anche se in quello stato, il semplice complimento uscito dalla bocca della bambina fece spuntare un sincero sorriso alla fanciulla dai capelli rosa.

    Grazie!
    E dimmi, Jess, cosa vorresti fare adesso?
    Vuoi stare con loro intanto che io e gli altri cerchiamo di capire cosa sta succedendo, oppure vuoi rimanere ancora un po' con me?


    Potremmo dire che la sua timida risposta provocò un'ondata di tenerezza in Vinea, la quale annuì velocemente per poi notare come un ennesimo gesto della melma avesse fatto avvicinare i paesani ancora di più a lei.

    Buona Dama, cosa facciamo?

    In un primo momento giusto la domanda passò oltre la barriera dell'attenzione della sacerdotessa che iniziò ad agitarsi, ma decisamente a scoppio ritardato avvertì anche l'appellativo datole assieme ad un aggettivo.

    B-b-buona...? Ho... ho sentito bene? I-io sono davvero...?

    Il continuo della frase le si soffocò in gola talmente il suo improvviso tremore aveva creato una gabbia di emozioni di alto livello.
    Era decisamente la prima volta che qualcuno al di fuori del tempio - la dimora delle menzogne - si era rivolto a lei così, e soprattutto affidandosi a lei per una situazione talmente grave: insomma, era diventata lei la loro guida, per davvero.
    Vinea iniziò a sbattere più veloce le palpebre non tanto per evitare la secchezza degli occhi, ma più per l'esatto opposto: doveva trattenere le lacrime che erano pronte per fare il salto e brillare lungo le sue guance.

    Resisti.

    Un sussurro freddo come il ghiaccio passò dalla falce ancora piccola e nascosta, fino alla mente della sacerdotessa.
    Se l'era appena immaginata?
    Ma fu ciò a raffreddare le vampate di caldo create dalle forti emozioni, così la fanciulla ebbe modo di schiarirsi la voce e asciugarsi le lacrime pericolanti con il polso scoperto.

    Prima di tutto, chi vuole lasciare il paese per cercare rifugio altrove è libero di farlo.
    Per chi invece volesse rimanere ad aiutarci a capire meglio la situazione, sarei ben felice di affidarmi a voi come voi state facendo con me.
    Direi di formare dei gruppi equilibrati, mescolando gli abili osservatori con chi è più incline nel proteggere gli altri, per poi dividerci e cercare... qualcosa.
    Qualsiasi cosa di sospetto, escluso quello che abbiamo già appurato sia strano.
    Qualsiasi cosa che possa aiutarci a capire cos'è successo e come risolverlo, osservando in ogni angolo e soprattutto da ogni prospettiva, incluso ovviamente il cielo.
    Più occhi siamo, prima dovremmo riuscire a capirci qualcosa.


    Riprese successivamente il respiro avendo buttato fuori tutto così velocemente, concludendo con un inchino verso di loro.

    Vi ringrazio!

    Da una parte era felice di questa sua nuova posizione di guida, ma dall'altra era preoccupata non confidando molto sulle sue idee o sulla sua scarsa preparazione.
    Cercò lo sguardo degli altri due compagni d'avventura per la loro approvazione, e forse l'aveva ottenuta...?
    Non comprese appieno, ma la sua sola sicurezza fu la sconsideratezza nella proposta dell'essere di andare in una precisa zona nella tempesta.

    Per la gente lì è ancora più pericoloso...
    Cioè, anche qui lo sarebbe, però almeno conoscono il luogo e possono aiutarci.


    Rispose dopo un intenso fissare la creatura, per poi sorridergli angelicamente.

    Potresti andarci tu a perlustrare e poi torni a riferirci tutto, che ne dici?

    La successiva problematica furono le perplessità derivanti dall'intera situazione, dato che anche il giro di perlustrazione della melma parve non portare nessuna novità.

    Cosa ne pensi dell'intera situazione e sul da farsi, ehm...?

    Non conosceva il nome della donna e stava parlando proprio con ella - presto presentatosi come Gwen - considerandola maggiormente abituata a situazioni del genere.

    Il mare ha preso il posto del cielo.
    Non ho le competenze per indagare questo fenomeno.
    Qui non siamo al sicuro.


    A quelle parole la sacerdotessa si sentì veramente afflitta, dato che la sua proposta precedente avrebbe potuto mettere in pericolo tante persone.

    Le brave persone non fanno morire la gente...

    Borbottò tra sé e sé ma comunque udibile da chi le stava vicino, come se fosse in un altro mondo e con lo sguardo perso nel vuoto.
    Riprese poco dopo lucidità, come se non avesse detto nulla, per poi rivolgersi agli altri a voce alta.

    Andiamo via di qui. Seguite la cara Gwen!

    Questo piano, però, non aveva risolto le stranezze che li circondavano già da troppo tempo.

    Il punto d'origine sembra essere quel cielo.
    Il cielo non si può raggiungere.
    L'acqua salata sta nel mare.
    Quello che dovrebbe essere giù è invece su.
    Quindi quello che dovrebbe essere su è invece giù?


    Recitò come se fosse una poesia senza rime, tentando di far lavorare il cervello e meditando veramente su tutto, anche l'impensabile.

    Quando hai assaggiato la pioggia salata hai detto che tuo papà ti aveva portata al mare.
    Andiamo a fare una passeggiata lì, Jess?


    Ma la risposta della bambina oscurò il sorriso della fanciulla, data l'effettiva lontananza dello specchio d'acqua.

    Ah nono, pensavo fosse più vicino! Rimandiamo la passeggiata verso il mare.

    Infine implorò con lo sguardo Gwen, chiedendole palesemente aiuto, ed ella non deluse le sue aspettative portandoli da un Halun incuriosito.
    Vinea non fece in tempo a rispondere alla domanda del nuovo personaggio - e non vedeva l'ora di farlo - che la melma si prese tutta la scena spaventando l'Halun e creando una scena che fece dapprima inorridire la sacerdotessa, infine allarmarla per la caduta dell'essere.

    Oh no!!!! Tutto bene?

    Era decisamente suo compito rimproverare... come si chiamava la melma?

    Popopò, non farlo spaventare!

    Lo sgridò dandogli un nome, ormai conscia della problematica principale della melma: non sapeva chi fosse.

    Comunque io invece sono una buona sacerdotessa e puoi stare tranquillo! Cioè, ho una falce con me, ma la so usare bene bene!

    Proclamò Vinea all'Halun facendo comparire da chissà dove la falce per la prima volta da quando era entrata nel villaggio, intanto accarezzando la bambina sulla testa con la mano libera per rassicurarla.

    Ehm... puoi aiutare tutti noi?

    Buonissima. Mai il mondo ne conoscerà di più buone. Davvero davvero.

    Oh no, era il suo cuore quello che stava battendo nel suo petto come gli zoccoli di una mandria di cavalli su un terreno roccioso?
    In più quella creatura sembrava molto saggia, così la mente semplice di Vinea non potette far a meno di prendere quelle parole come oro colato.
    Non doveva mettersi a piangere, assolutamente no, ma le era difficile ignorare la gioia di quel "buonISSIMA" e il resto.
    Un solo villaggio e già così tanti complimenti: il suo cuore avrebbe potuto non reggere tale felicità!
    Da piccoli respiri veloci, la sacerdotessa cercò di farne più lunghi e profondi per darsi un tono, giusto per poter reagire al meglio alla risposta della creatura.

    Oooh... hai dei problemi agli occhi?
    Forse ti posso aiutare!


    Era decisamente il suo campo: da buonissima sacerdotessa gli avrebbe ridonato la vista.
    E iniziò ad avvicinarsi con la falce in mano, ma dopo tre passi constatò una cosa.

    Per questa cosa non dovrebbe servirmi la falce.

    Così la rimpicciolì e la ripose al proprio posto non visibile agli altri, avvicinandosi, e tendendo le mani con innocenza e tante buone intenzioni.
    Peccato che esse non sembrarono essere state trasmesse all'Halun dato il suo atteggiamento successivo.

    Non vuoi farti curare? Non ti fidi di me?

    Si fermò.
    Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Aveva appena disintegrato il suo essere buonissima? Ma come?

    Sono venuta da voi per questo: ritengo la soluzione migliore spostarci tutti da qui il prima possibile.

    Così, con qualche frase, Gwen risolse la scomoda situazione che si era andata a creare.

    No, è che, vedete, Buonissima, noi Halun siamo non-morti. Non siamo troppo abituati alle magie curative. Ma mi affido alle vostre buone mani.

    Ecco, era stata colpa dell'ignoranza della sacerdotessa ad aver messo in difficoltà l'Halun.
    Eppure l'ennesimo aggettivo alleggerì quella sua "colpa" come una piuma: l'importante era rimanere buonissima.

    Ooooh effettivamente ha senso come motivazione, sì sì.

    Precedentemente aveva avuto timore di altro, ma sicuramente si trattavano di preoccupazioni e sospetti infondati.

    Beh se non ci sono altri problemi e me lo concedi, io, da brava sacerdotessa, cercherò di curarti.
    Così poi tu aiuterai noi, perché anche tu sei buono. Vero?


    Chiese tutta sorridente, avvicinandosi e tendendo le mani coperte dai guanti, sempre senza toccare, data l'attenzione che aveva nel farli rimanere candidi.

    La luce che irradiate è buona quasi quanto voi, Santissima.

    Santissima? Ma qui si stava raggiungendo livelli altissimi!
    Tante volte in passato aveva fantasticato sul suo destino ideale, dove ella era la luce della speranza e della salvezza, e il vedersi un po' realizzare quel sogno grazie alla guarigione della vista l'aveva fatta arrossire e commuovere.

    Eppure io mi devo scusare...
    La mia luce è stata per un attimo offuscata da una piccola nuvola bianca chiamata ignoranza, e ciò ti ha portato ad una situazione imbarazzante. Ma comunque hai avuto la delicatezza nel spiegarmi la tua sensata motivazione.


    Esatto, doveva rimanere umile.
    Eppure, intanto che l'Halun spiegava la via più sicura per tutti, la sacerdotessa stava intensamente meditando passando lo sguardo dalla melma a Gwen, e viceversa.

    Non ti preoccupare, Meme, cammina al mio fianco e la mia luce ti aiuterà a riscoprire te stesso.

    Disse modestamente alla melma, cambiando nuovamente il nome inventato perché... se l'era già dimenticato, e facendogli il segno con la mano di mettersi dal lato opposto rispetto a Jess.

    Gwen, che la mia luce questa volta ti possa essere in futuro di maggior aiuto.

    Insomma, perché una Santissima sarebbe dovuta rimanere coi piedi per terra?

    CITAZIONE
    Ho speso 1 punto stress per analizzare la pioggia (Natura, supporto)
    Ho speso 2 punti stress per donare di nuovo la vista all'Halun e far Vinea santissima (Natura 8, Supporto)

    Parlato Vinea Pensato Vinea
    Parlato Gwen
    Parlato Paradox
    Parlato Falce (pensiero)
    Parlato NPC


    Livello del Personaggio: 11

    Risorse Base
    Salute: 40
    Energia: 64
    Stress: 6 - 1 - 2 = 3

    Punti Competenza
    Arcana: 6
    Natura: 6 + 1 e 2 stress (prova) = 8
    Società: 6
    +1 Specializzazione in Natura

    Punti Prestigio
    Rango: IV
    Notorietà: III
    Ricchezza: I
    Influenza: I

    Classi di Difesa
    Riflessi: 2
    Tempra: 5
    Volontà: 4

    Specializzazione in Natura: trattamento delle malattie rare

    Abilità Passive

    Chierico
    Rigenerazione
    Trionfo
    Come Indenne


    Abilità Artefatto

    Equipaggiamento Superiore II +2 Arcana
    Arma Curatrice II
    Mangiamana II
     
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    Il sole al tramonto illumina le nubi di rosso e altre mille sue sfumature, gettando luce sulla vostra strada come in pieno giorno. Sebbene caotico e portatore di sventura, il cielo così ridipinto s'avvicina molto ad un bel quadro di un artista pazzo, ed è quasi un peccato che durerà ancora così poco - o almeno, questo devono voler dire i sospiri tanto della bambina quanto dell'Halun, rapiti dallo scenario inusuale per motivi diversi. Anche qualcun altro potrebbe goderselo, se non fosse per la pioggia onnipresente e l'occasionale pesce volante che ricorda a tutti in che guaio vi siete cacciati.
    Alla fine, avere radunato praticamente tutti, cioè circa sessanta persone, di cui un buon terzo di feriti, a vario livello. Siete in viaggio tutti insieme da molte ore, oramai, in parte perché non c'era motivo di trattenersi un minuto di più al villaggio, ma soprattutto perché le abitazioni schiacciate dalla carcassa della balena erano più di quante se ne potessero contare, e quelle rimaste in piedi troppo pericolanti, per un motivo o per l'altro. Il grosso di voi ha un bagaglio molto piccolo, fatto di quei pochi indumenti o oggetti recuperati dalle macerie, mentre il resto non ha nulla di diverso da ciò che indossa, salvo molti rimpianti e un cuore pesante, disperato. In pochi hanno invece il lusso di muoversi a cavallo, offerto generosamente soprattutto a Vinea, con meno ardore a Gwen. E basta.
    L'intuizione dell'Halun, fin qui, è corretta: ogni tanto vi raggiungono versi mostruosi che vi fanno accelerare il passo, ma qualunque cosa stia accadendo nel cuore delle paludi, dove la Marcescenza incontra vita nuova, non vi ha toccati. Ancora. Le cose peggiori, però, sono accadute al Sud, dove la pioggia ha portato con sé creature persino più grosse della balena che ha distrutto il villaggio di questi profughi. Le avete intraviste, fra la pioggia e i lampi rossi. Molti ne sono rimasti traumatizzati, ma era da prevederlo: gli orrori delle cascate non possono essere solo fantasie.
    Forse è per questo che avete fatto solo qualche pausa, nel corso della vostra lunga marcia. Il pericolo costante vi ha tenuti svegli, ma la gente è quasi allo stremo, e i più logorati dalla fatica, zuppi da testa a piedi non meno di tutti gli altri, cominciano già a lamentarsi dalle retrovie. In effetti, vi sorprende quasi che non lo abbiano fatto prima.
    Penso che dobbiamo fermarci da qualche parte. – L'Halun si esprime per primo, portando a voi tre, che oramai siete i capobanda, notizie sullo stato delle retrovie. La gente è stanca, e molto. E tutta questa luce svanirà a breve. Fare affidamento sulle stelle nella notte, poi, con questo tempaccio, è fuori discussione. Ma c'è un di più. La pioggia, fin qui insistente, non è solo acqua da un po'. Altri pesci l'hanno raggiunta, piccoli e medi. E stelle marine colorate, che hanno attirato l'attenzione di qualche bambino e un paio di adulti. Poco fa ha fatto invece scalpore un pesce per come si è conficcato a terra, la testa affilata come una spada. In pochi sono rimasti affascinati da quello, però. Troppi brutti pensieri sul rimanerne impalati, c'è da giurare. – Servirebbe un rifugio, per la notte. La città non è lontana...

    Ma alcuni di voi rischiano di non arrivarci proprio.




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    Sebbene il messaggio mandato dal cielo era sicuramente nefasto, i colori adagiati su di esso erano indiscutibilmente affascinanti.
    In sella al cavallo offertole gentilmente, gli occhi della sacerdotessa erano intenti - per la maggior parte del tragitto - nel cercare di cogliere dove finisse un colore e ne iniziasse uno nuovo, con una maggiore attenzione all'abbracciarsi di quest'ultimi.
    Vinea accarezzò gentilmente l'animale che le stava fornendo il trasporto, ricordandosi la non poca difficoltà di qualche ora prima nel salirci sopra: non aveva mai cavalcato in vita sua e per fare attenzione ai vestiti e all'incolumità dell'animale, ella aveva messo poca forza nel saltello per cercare di tirarsi su, tant'è che l'aiuto di altre persone era stato molto prezioso e gradito.
    Le dispiaceva sfruttare in quella maniera il cavallo, non capendo ancora appieno che l'utilizzo di esso fosse normale per tutti, e proprio per questo cercava di coccolarlo ogni qualvolta ne avesse avuto l'occasione.

    I versi che li raggiungevano e la vista di ulteriori catastrofi facevano pensare seriamente alla fine del mondo: vari testi, anche di fantasia, raccontavano di questo mostruoso epilogo, sebbene non fosse mai giunto. O meglio, non prima di adesso.
    Era decisamente comprensibile la stanchezza della gente, soprattutto perché non avevano potuto godere della comodità che era stata concessa a lei, a Gwen e a pochi altri.
    Ancora adesso Vinea non riusciva a comprendere dove avessero trovato la forza di abbandonare la loro casa e i cadaveri di molti loro cari, per affidarsi a loro e cercare la salvezza. Probabilmente speravano di trovarla nel trio di loro, estranei comparsi senza alcuna apparente ragione.

    Penso che dobbiamo fermarci da qualche parte.
    Servirebbe un rifugio, per la notte. La città non è lontana...


    L'Halun aveva ragione. Sebbene non ci fossero pericoli apparentemente preoccupanti in quell'esatto istante, ciò non toglieva che non ci sarebbero stati per le ore successive.
    La sacerdotessa si fece aiutare per scendere da cavallo e non cadere di faccia, per poi cercare un piccolo posto riparato magari da qualche albero per l'animale che l'aveva aiutata.

    Ti ringrazio.

    E gli diede un'ulteriore carezza.

    Mmmh lascio la decisione a Gwen e... sì, forse anche a Memepo.

    Disse, dato che aveva altre esigenze al momento, tipo ritrovare Jess.
    Nel mentre stavano cadendo - o si trovavano anche già a terra - altri pesci, e anche delle stelle marine: era la prima volta che le vedeva dal vivo, e diciamo che avrebbe preferito che il loro primo incontro fosse stato leggermente diverso.
    Vinea iniziò a pregare silenziosamente per tutte le creature distese lì, anche per quello con la testa dannatamente affilata.
    Una volta aver finito, avvistò la bambina e si diresse verso di lei, non avendola avuta vicina come prima al villaggio.

    Sai che anch'io ho perso i miei genitori da piccola?
    All'inizio ho provato sentimenti brutti verso la falce che porto con me, ma ora è diventata come una specie di sorella maggiore.
    So che può sembrare strano, ma mi ha aiutata varie volte a modo suo.


    Stranamente stavolta non entrò nei dettagli, ma riguardo la prima parte era sicuramente a causa del dubbio e del dolore che ancora stavano ballando nel suo cuore.
    Non sapeva effettivamente se i suoi genitori l'avessero abbandonata solo per mera credenza nel culto, oppure per altro, e ripensando alle colpe delle persone del suo passato, un'incertezza si insinuò nella mente della sacerdotessa.
    Fin da subito aveva pensato a tutte quelle stranezze come avvenimenti naturali, seppur strani.
    Ma se ci fosse in verità un colpevole? E se quest'ultimo fosse tra loro?
    Non tutti sono buoni.

    Ma dimmi, Jess...
    In tutti questi giorni non hai notato nessun paesano o estraneo fare o dire cose particolarmente strane? Ehm a parte noi tre, ovviamente.


    Non fece troppo caso alla reazione della bimba nella prima parte di conversazione, ma lo fece dopo l'esatta domanda.

    Non abbiamo spesso visite, siamo un piccolo villaggio, lontano dal confine... ah. Beh. Sì, quello è stato strano.
    Mamma ha parlato di un tale, in paese, un viaggiatore dal nord... che andava dicendo che le stagioni non sono più quattro, ma cinque. E che la Quinta è quella della 'clissi.
    Mamma diceva che era pazzo.-


    La Quinta stagione? 'Clissi?

    Non ne aveva mai sentito parlare, ma poteva chiedere all'Halun.
    Così si diresse verso di lui, dopo aver ringraziato la bambina, per ripetergli tutto quello che ella le aveva riferito e domandare.
    S'intromise giusto per un attimo nel colloquio tra i due particolari esseri, giusto il tempo anche di cogliere qualche frase tra loro.
    Innanzitutto l'Halun non seppe dare una risposta soddisfacente alla sacerdotessa, o meglio non per lei.

    Dubbio: che succede se rimaniamo qui invece che andare a Mezzodí?

    Effettivamente sarebbe stato utile scoprire qualcosa in più.

    Beh, se continua a piovere così tanto, il fiume potrebbe esondare e ucciderci tutti quanti. Qualche pesce potrebbe piombarci in testa e ammazzare qualcuno di noi. E più o meno altre cinquanta cose brutte.

    Il corpo di Vinea ebbe un leggero e rapido fremito: in ogni angolo del futuro vedeva solo morte e distruzione, eppure non doveva scoraggiarsi.

    Dato che sono la figura più buona e luminosa, devo cercare di far qualcosa, anche per le povere creature...

    Ma per i pesci, probabilmente, poteva solo pregare come prima.

    Sono incline alla scelta di portare in salvo quante più vite possibili.

    Oh, era sicuramente una frase degna di un eroico leader, proprio da far breccia nel cuore di molti.

    Se possono far smettere di piovere i pesci, o costruire case più grandi delle vostre, magari possono aiutarti con tutte quelle malattie che hai e arrivare prima a Mezzodí.

    L'ulteriore sensazione nel cuore della sacerdotessa provocata anche dall'innocenza con la quale la melma pose la domanda mischiata alla sua apparente voglia di aiutare, tese la mano alla sensazione precedente provocata da Gwen pochi attimi prima.
    Mentre guardava prima uno e poi l'altra, e viceversa, la mente della giovane sembrava completamente vuota.
    Ed effettivamente non aveva ancora un piano, ma capì sicuramente qualcosa in più: i suoi due nuovi compagni di viaggio erano buoni.
    Gwen aveva detto che voleva salvare più gente possibile, mentre Paradox... lo stava iniziando a guardare diversamente rispetto a qualche ora prima.
    Non si è dimenticata del fattaccio nel villaggio, però...
    PERÒ non potevano essere più bravi di lei.

    E se risultassero più buoni di me? Non posso permetterlo, non voglio..

    Era la gelosia che parlava?
    Non capiva, sinceramente, e si allarmò anche per un breve istante di quel nuovo pensiero apparso dal nulla.
    Scosse la testa, come a voler far uscire quel malsano fiocco di neve però color scarlatto - l'aveva immaginato così nella sua mente - e concentrarsi sulle misteriose parole di Gwen. Sì, Vinea le aveva comprese fino ad un certo punto.
    E per questo decise saggiamente di passare ai discorsi di una mentalità più affine alla propria, più semplice, se si può definire così: quella del terzo componente del trio.
    Però doveva dargli un nome definitivo, un qualcosa che lo ricordasse.
    Si trattava di una melma, quindi l'inizio della parola avrebbe potuto aiutarla.

    Melma... Mel... Me... Me... Meme!

    Le suonava perfetto come nome.
    Ah, ma l'aveva già chiamato in precedenza così.
    Allora voleva dire che era il nome perfetto per lui, e molto facile da ricordare per lei.
    Ma in tutto questo ragionamento, sentì solo Meme domandare:

    In che direzione sono?

    E l'Halun indicare un luogo.
    Poi avvenne tutto molto velocemente, troppo per Vinea: Meme era corso via con una velocità e in una maniera mai viste prima.
    La sacerdotessa fissò dove probabilmente era sparita la melma con un'espressione scioccata, ma la bocca serrata.
    Si girò lentamente - paradossalmente alla velocità dell'altro - verso gli altri due.

    Ma... è andato a fare qualcosa di utile?

    La risposta fu negativa.
    Eppure lei gli aveva promesso di indicargli la via con la sua luce. Ora che non era più vicino, come avrebbe potuto farlo? Si trattava di un fallimento come sacerdotessa?

    Se la caverà, pensiamo agli altri.
    Non è sicuro rimanere nelle vicinanze del fiume. Dobbiamo cercare uno spazio distante e accamparci.


    Non era il tempo di disperarsi, Gwen aveva ragione: quel Meme sarebbe tornato da loro, o loro l'avrebbero raggiunto, prima o poi.
    Era giunto invece il momento di meditare su dove andare, quale sarebbe potuta essere la zona migliore mantenendo un limite comunque di percorrenza.
    La sacerdotessa si sforzò di ricordare dai suoi studi al tempio qualsiasi dettaglio utile: Dreyva ha un territorio dannatamente - data la loro situazione - pianeggiante, mentre la maggior parte delle catene montuose a lei conosciute si trovavano in zone decisamente troppo lontane da loro.
    Ma allora cosa poteva cercare in quella sua mappa mentale? Dove si trovava la X della salvezza?
    Effettivamente il sottosuolo aveva una conformazione paradossalmente ideale per loro rispetto alla superficie attuale, e lì si sarebbe potuta trovare una qualche grotta da sigillare in caso di necessità.
    Vinea spiegò così la situazione dell'area circostante, e quella che le sembrava essere l'unica direzione più sicura.

    Attraversiamo allora la palude e cerchiamo una grotta?
    So che richiede un ulteriore sforzo, ma è l'unica soluzione che mi viene in mente.


    Chiese principalmente a Gwen, per poi nel caso azionare tutti gli altri

    Dama Vinea, ho fiducia nella vostra idea. Procediamo pure a trovare riparo nel sottosuolo di Dreyva.
    Halun, guidateci per cortesia.


    Ricordate che le Paludi sono un posto pericoloso per una massa così grande di persone. Per di più, trovare una grotta non è sinonimo di sopravvivenza. Molte sono le catacombe della mia gente in quest'area. Non tutti sono amichevoli.

    Certo, le parole dell'Halun non furono molto rassicuranti e qualcuno protestò anche, ma alla fine dove sarebbero potuti andare altrimenti?
    Lei e Gwen - e Meme in giro - si stavano impegnando per portarli in un luogo sicuro e cercare come renderli il più felici possibili dopo tutte le tragedie che li stavano circondando.
    Anche lei avrebbe preferito rimanere nel suo bel letto, bella comoda, riverita e con una vita tranquilla, e invece non era stato così.
    Era facile lamentarsi solo, come se loro tre si stessero invece divertendo - Meme probabilmente sì - a vedere i poveri pesci piombare giù dal cielo.

    Calma.

    La voce fredda della falce riuscì a smorzare quella fiamma di un brutto sentimento come una rapida bufera di neve.
    Vinea si girò con una lentezza disarmante, e si rivolse con voce decisa a tutta la gente e con un sorriso fisso stampato sul volto.

    Sento e posso comprendere che siate affaticati e che le parole dell'Halun riguardo la direzione da noi scelta non siano state di vostro gradimento, ma vi chiederei di guardarvi attorno molto bene, ricordarvi di tutte quelle atrocità viste prima e durante il percorso, e di comprendere che qui attorno non c'è nessun bel praticello accogliente dove stare beatamente sdraiati.
    Ma vorrei ricordarvi una cosa: voi siete liberi di fare quello che volete.
    Non voglio obbligare nessuno a seguirci, e avete scelto voi di farlo.
    Ricordatevi, non siamo io e neppure Gwen a sancire il vostro destino, ma siete e sarete sempre voi.
    Avete scelto di seguirci? Avete scelto il vostro destino.
    Per me l'importante è che siate delle brave persone. E se la natura, il giudice finale, da adesso in poi dovesse fare a propria volta delle scelte, vorrà dire che ella mi sta solo consigliando di stare alla larga da gente che vuole cercare di macchiare la mia sacra purezza.


    Tutta questo discorso venne eseguito con una calma infinita, un dolce sorriso e gli occhi della sacerdotessa che sembravano voler scrutare l'anima di ogni singolo paesano.

    Detto questo, io proseguo.

    CITAZIONE
    Ho speso 1 punto stress per trovare una via migliore (Natura, supporto)

    Parlato Vinea Pensato Vinea
    Parlato Gwen
    Parlato Paradox
    Parlato Falce (pensiero)
    Parlato NPC


    Livello del Personaggio: 11

    Risorse Base
    Salute: 40
    Energia: 64
    Stress: 3 - 1 = 2

    Punti Competenza
    Arcana: 6
    Natura: 6 + 1 stress (prova) = 7
    Società: 6
    +1 Specializzazione in Natura

    Punti Prestigio
    Rango: IV
    Notorietà: III
    Ricchezza: I
    Influenza: I

    Classi di Difesa
    Riflessi: 2
    Tempra: 5
    Volontà: 4

    Specializzazione in Natura: trattamento delle malattie rare

    Abilità Passive

    Chierico
    Rigenerazione
    Trionfo
    Come Indenne


    Abilità Artefatto

    Equipaggiamento Superiore II +2 Arcana
    Arma Curatrice II
    Mangiamana II
     
    .
  15.      
     
    .
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    Veh Dreyva - sentiero lungo il fiume

    Erano riusciti a radunare una sessantina di persone, di cui un terzo di feriti.
    Il cielo si era ridipinto creando un'atmosfera nuova e meravigliosa.
    La pioggia e i pesci in caduta, riportavano tutti loro alla realtà che non avevano più una casa e dovevano trovare al più presto un luogo temporaneo dove stabilirsi.
    Gwen aveva rifiutato il lusso di muoversi a cavallo. Preferiva lasciarlo a chi potesse averne più bisogno. Inoltre era da molto tempo che non saliva in sella a un cavallo, sarebbe stato solo un disagio.

    L'halun, giustamente, espresse l'opinione di trovare un posto dove fermarsi.
    La stanchezza stava logorando tutti, soprattutto la massa di persone senza più una casa.
    Gwen era abituata ai viaggi, ma nemmeno lei ne era completamente esente, considerando che spesso si spostava - tramite il mappamondo magico del Faro - apparendo direttamente nelle vicinanze del punto dove operare.

    Ascoltò il silenzio lo scambio di parole tra Popopò e l'halun, tra Dama Vinea e la bambina Jess.
    Per un momento le parse di non trovare qualcosa di interessante su ciò che avevano da dirsi, poi tirarono fuori l'argomento sulla Quinta Stagione.
    Tra credenza e scetticismo, Gwen poteva solo appellarsi alle memorie dei Guardiani.
    Sono incline alla scelta di portare in salvo quante più vite possibili.
    Rimase perplessa quando Vinea definì il gruppo "strano". Per Gwen, non c'era niente di bizzarro, tutto pareva nella norma.

    Il tempo è contro di noi, la catastrofe ci raggiunge. Affrontiamo ora le conseguenze o le ritardiamo fino a quando non saremo più in forze?
    E se avrebbero deciso di accamparsi ora, sarebbe stato bene ricordare che non ci sarebbe stata alcuna garanzia sul miglioramento atmosferico, ma solo i continui segnali di un pericolo molto più grande imminente.
    La mia conoscenza e le mie competenze sono limitate.
    Il sapere dei Guardiani viene condiviso tramite la possibilità di trasferire le proprie esperienze all'interno del Faro, così che la prossima in carica possa essere egualmente preparata.
    Ma quello dei Guardiani è di gran lunga superiore, e posso dire in questo momento che ci troviamo di fronte alla verità di un pazzo.
    Facendo riferimento al predicatore citato.
    Variano di tempo e di ragione, ma finora nessuna è mai stata fermata. Nemmeno l'ultima, non prima di un secolo addietro.
    L'unica cosa che potevano fare, quindi, era usare ogni loro mezzo a disposizione per prepararsi e difendersi da ciò che poteva spezzare gli equilibri.

    Ciò che ricordò in merito fu l'esistenza di un'anomalia - forse pregressa al Divoratore - dall'origine sconosciuta ma probabilmente legata all'Atlante Nero, che si manifesta portando disordine sull'intero continente. I fenomeni, che normalmente avvengono in altre aree geografiche, durante questo periodo capitavano nei posti più impensabili e contro-natura. Ciò che solitamente accadeva nelle Cascate del Nulla, stavolta stava succedendo lì. Ma nessuno poteva essere preparato a qualcosa che non sarebbe dovuto accadere. Fino a lei, non era stato ancora scoperto un modo per invertire questa catena di apocalissi.

    Poi l'inaspettato: la melma aveva deciso di separarsi dal gruppo senza una minima spiegazione o consulto. Non che avessero un qualche tipo di legame indissolubile, Gwen aveva dato per scontato che fossero mossi da un obiettivo comune: portare i salvi gli sfortunati vittime dell'apocalisse.
    D'altra parte, ciò non avrebbe cambiato nulla all'equazione. Fin dall'inizio la Guardiana aveva creduto di dover risolvere la situazione da sola, nonostante ciò era grata di avere al suo fianco qualcuno come Dama Vinea, pronta a usare le proprie capacità senza farsi troppe domande o chiedere qualcosa indietro.

    Gwen non sapeva cosa rispondere o come reagire esattamente.
    Se la caverà, pensiamo agli altri.
    Erano in una situazione in cui una massa di persone andava portata in salvo.
    La stanchezza si era fatta sentire e nessuno era più sicuro di riuscire a raggiungere la città.
    Occorrevano almeno diciotto ore e seguire un fiume con questa pioggia incessante poteva rischiare di aggravare il loro peregrinaggio.
    Non è sicuro rimanere nelle vicinanze del fiume. Dobbiamo cercare uno spazio distante e accamparci.
    Si rivolse sia a Vinea che all'halun. E naturalmente a chiunque lì vicino in ascolto che avrebbe potuto azzardare suggerimenti.

    Gwen si era ripetuta già troppe volte. E non era mai stanca di continuare a dire la medesima cosa.
    Vinea propose di cercare una grotta. Gwen era incerta all'inizio, non aveva una conoscenza approfondita della geografia.
    Certo, si poteva spostare da un posto all'altro in pochissimo tempo, grazie alla tecnologia antica del Faro, tuttavia raramente si fermava più del dovuto o era costretta a percorrere zone a lei ignote o tendenzialmente poco visitate. Poteva sembrare una contraddizione - cercando sempre di tenersi lontana dalle faccende quotidiane e dai centri abitati - ma normalmente le dispute più importanti avvenivano nei loro più accessibili a chiunque.

    Ascoltò in silenzio, senza smuoversi. Scelse le parole giuste, poiché non avrebbe potuto accettare l'idea di chiunque altro all'infuori dei suoi compagni.
    Dama Vinea, ho fiducia nella vostra idea. Procediamo pure a trovare riparo nel sottosuolo di Dreyva.
    Poi si rivolge verso l'halun.
    Halun, guidateci per cortesia.
    L'unico che realmente doveva - per forza di cose - sapere come raggiungere la nuova meta.
    La natura pianeggiante di Dreyva non permetteva di trovare facilmente un riparo naturale, mentre le catene montuose si trovavano in punti troppo distanti da loro. La soluzione migliore, e più prossima, doveva essere per forza il sottosuolo della regione. Un ambiente popolato da halun, tra cunicoli e catacombe.

    Le parole della loro guida non li poteva spaventare, dopotutto, ovunque potessero andare sarebbe stata un'incognita. I pericoli erano dietro qualunque angolo, per cui il loro criterio era solo la distanza. Ci avrebbero pensato nel momento opportuno, stare lì non avrebbe risolto la loro situazione. Il discorso di Vinea sembrò a misto tra parole di speranza, un ricordo alla consapevolezza di ognuno - fautori del proprio destino - e una eventuale giustificazione da parte della natura divina. Gwen ignorava le reali intenzioni o le emozioni dietro quella parlata. Registrava solo quello che sentiva e poteva rispondere unicamente a quello.
    Spero che nessun altro abbandoni il nostro cammino.



    Statistiche:

    Livello: 12
    Salute: 68
    Energia: 40
    Stress: 6
    Riflessi: 4
    Tempra: 4
    Volontà: 4

    Competenze:

    Arcana: 4
    Atletica: 6
    Artigianato: 4
    Carisma: 3

    Equipaggiamento:

    Balestra Sacra. Un'enorme balestra a due mani legata indissolubilmente a Gwen.
    [Atletica su Volontà][Ammazzacreature I: Creature Oscurità][Indistruttibile][Nascosto]
    Acque Benedette dal Lago. Un'ampolla che contiene un liquido proveniente dal Lago da dove è tornata in vita.
    [Consumabile][Panacea: 8]

    Specializzazioni:

    Guardiana del Faro. Nonostante Gwen non abbia potuto seguire lo stesso percorso della Guardiana precedente, ciò non preclude un bagaglio interessante sulle strutture antiche. Il ruolo che occupa nel continente non sono altro che aggiunte alla sua influenza che può esercitare su altri.
    [Specializzazione Artigianato: Tecnologie Antiche]
    [Specializzazione Carisma: Diplomazia]

    Cercatrice di Luce. Uno dei compiti di una Guardiana è quello di prevenire che le forze del Male, le Oscurità, si impossessino della Luce.
    [Specializzazione Arcana: Conoscenza Oscurità]

    Abilità Passive:

    Eco dell'Ultimo Lamento. Ora che Gwen ha assunto un nuovo ruolo nella solitudine dell'isola dove si trova l'ultimo baluardo contro le Oscurità, le sue responsabilità sono aumentate sensibilmente. Sulle sue spalle grava il peso di rimanere l'ultima linea di difesa per il Faro.
    [Generoso][Angelo Custode][Fortezza][Come Indenne][Rigenerazione: +2][Intrepido: quando difende con successo]

    Riassunto:
    - Prova di Arcana.
    Consumo: 2 Stress.
     
    .
24 replies since 15/5/2023, 13:32   545 views
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