C'era una volta un eroe

Dicono che quando un uomo muore le persone a lui più vicine ereditano la sua volontà. Da padre a figlio, da marito a moglie, da generale a tenente. Mi chiedo cosa accadrebbe se un uomo morisse senza alcuna persona al proprio fianco. La sua volontà andrebbe persa come una nuvola nel vento. Oppure, magari, si avvinghierebbe alla cosa a lui più vicina nel momento del trapasso. Donandole consapevolezza. Chi può dirlo.





Li chiamano sciacalli. Persone che viaggiano da un campo di battaglia all'altro in cerca di qualcosa da razziare. O per meglio dire: raccogliere, dal momento che i resti di una battaglia non possiedono più un proprietario. In tempi bui come questi si fa di tutto pur di sopravvivere, perfino rischiare di inciampare su una trappola magica inesplosa o ferirsi con una lama avvelenata. La fame chiama.
Ed è proprio nel bel mezzo di uno sperduto scenario di battaglia nei meandri putridi delle sconfinate paludi del Veh Dreyva che si trova un'armatura. Un'armatura pesante completa di ogni accessorio, persino dell'elmo. Inerte, riposa sul terreno come un gigantesco bambino durante il pisolino pomeridiano. Il muschio, sciacallo maledetto, si è impadronito di almeno tre quarti della sua figura. Doveva esser stata maestosa, anni fa, tanto da venire invidiata da chiunque, candida e rilucente da attirare lo sguardo di tutti. Ma il tempo ha portato via tale bellezza. Della fascinosa magnificenza non resta che un triste e arrugginito grigiore.
Riposa nel suo giaciglio da tanto di quel tempo che vi posso giurare al suo interno non vi sia rimasto più niente. Immacolata e dimenticata, l'armatura ha visto passare eserciti, bracconieri, mostri delle paludi e bande di sciacalli. Mai una volta ha battuto ciglio (perché non possiede ciglia), mai una volta ha mosso un dito. Ma come potrebbe un'armatura vuota muovere un dito, direte voi. Eppure, in un tal giorno ad una tal ora, che ci crediate o meno, l'armatura muoverà un dito e, a seguire, la mano e il braccio intero. Poi, pian pianino, come un uomo che si sveglia da un profondo coma, l'armatura riprenderà coscienza e otterrà consapevolezza. Si scrosterà di dosso il muschio, alla bell'e meglio. Si ergerà sulle proprie gambe cigolanti. E, nella luce fredda di mezzogiorno, erediterà finalmente la propria volontà.







VOLONTÀ DI FERRO
Il corpo di Rozwald è di fatto l'armatura. Se aveste occasione di scrutarvi dentro avreste modo di notare che all'interno è vuoto. Non v'è niente, nemmeno gli organi vitali. Né cervello, né cuore, né intestino. E difatti Rozwald non prova emozioni. O quantomeno non nel modo in cui le prova il resto degli uomini, né ragiona o pensa come loro. Segue altresì una morale tutta sua, rigida e categorica. E allo stesso modo non è sottomesso ai bisogni fisiologici delle creature viventi. Non mangia, non beve e non si riproduce per diletto. Il suo essere si concretizza unicamente nella realizzazione della propria volontà: distruggere il male in ogni sua forma, senza alcun compromesso. E tale sua finalità è garantita dalle peculiarità del suo stesso corpo: privo di punti deboli, immune alla fatica e dotato di una naturale resistenza metallica. Qualità che lo rendono irrefrenabile.
equipaggiamento semplice armatura pesante completa (0 slot)
armatura superiore +1 volontà (1 slot)
corpo vuoto non soggetto a colpo fatale per punti deboli (2 slot)
infaticabile malus -0/-1 per spese grandi/ingenti (1 slot)
difensiva medio; versatile I; volonta/tempra; costo 5; effetto (1 slot)



[...] L'armatura sollevò la testa del Qytir da terra. Il volto della bestia, che un tempo aveva trafitto il pettorale dell'uomo che aveva abitato l'armatura, era disteso in un urlo raggrinzito. I suoi occhi ballonzolavano nelle orbite, senza controllo. Rozwald immerse il proprio indice all'interno del collo del Qytir, che ancora spruzzava freschi getti di sangue incandescente. E poi, una volta intinto ben bene, l'indice viaggiò verso il proprio pettorale, all'altezza del cuore, dove uno squarcio interrompeva la trama d'acciaio. Ed è lì che, col sangue della bestia, Rozwald vi dipinse due punti ravvicinati e un cerchio che li racchiudesse. Così lo squarcio divenne il sorriso di un emoticon. E l'emoticon divenne uno stemma che, da lì in avanti, sarebbe stato l'araldo dell'armatura. [...]



Non importa dove vi nascondiate, la giustizia vi scoverà. Presto o tardi ogni peccatore crollerà nell'oblio che gli spetta. E, in coro, le pecorelle smarrite lagneranno tristi melodie nell'eternità del loro rimorso. Non vi sarà pace per quegli esseri egoisti e malvagi. La condanna calerà su di essi come la lama del boia che trancia il loro collo colpevole. Come lo spadone che porta il suo nome: Giustizia. Colei che guida le anime degli infami negli abissi dell'inferno. E nell'eco della loro sofferenza l'armatura godrà. Il vigilante di metallo annienterà l'ingiustizia, soffocherà il male e mieterà i soprusi. Porterà a compimento le preghiere mai pronunciate dai sottomessi, troppo codardi per esporsi a denunciare l'iniquità di una società egoista. E lo farà nel modo più macabro possibile, concimando la corrotta terra col sangue degli esseri maligni che vi fioriscono.
arma superiore II +2 atletica (4 slot)
versatile I riflessi (1 slot)
offensiva alta; impreciso; atletica; volontà; costo 6; effetto 13 (1 slot)
offensiva alta; finale; atletica; volontà; costo 14; effetto 26 (1 slot)

Un essere senza bisogni e senza necessità. Un essere immortale e senza pietà. Un essere disinteressato e dai valori incorruttibili. Un essere dai giusti principi e da una volontà inesauribile. L'incarnazione della furia della bontà e della violenza della gentilezza. Un tiranno magnanimo di cui il mondo timorato di Dio ha bisogno. Un eroe.



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Ispirato al romanzo Il Cavaliere Inesistente di Italo Calvino e all'opera fumettistica Watchmen di Alan Moore
Dedico questo personaggio ad apo.