[Contest]L'Illerillallo

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    L'Illerillallo
    - New Year Contest -


    La Dominante era per Seras un po' come casa dei suoi: un po' la odiava, un po' la amava ed a volte tornarci sembrava quasi d'obbligo, soprattutto sotto le feste. O almeno pensava fosse così. Dal canto suo non aveva voglia alcuna di tornare a metter piede nei Domini del Sale, ma le belle calle di Alioth le donavano quella sensazione di familiarità- soprattutto le sue floride tasche. Ed infatti non poteva mancare ad una delle sue feste preferite, per qualche furtarello facile che riempisse le infinite bocche di Mimicloak di qualche cosa di nuovo nonché di Solidi sonanti, o per rubare qualche bacio qui e là allo scoccare della mezzanotte e forse qualcosa di più dalla moglie dello Speziale Martino. Alla fine era quello che aveva fatto per tutto il giorno fino a notte fonda, in un susseguirsi di dita agili e labbra roventi, fino a quando stremata si era coricata nella sua camera vicino alla Calle de Fabbri. Come ogni anno donna Gisa le affittava una piccola camera con balcone e, come sempre, le appioppava come compagno di dormita il cugino Gesilao, un ragazzotto non troppo sveglio che l'aiutava nelle faccende domestiche durante i giorni del Capodanno e del Carnevale.
    Si era dunque stesa a poche ore dallo scoccare della mezzanotte, ebbra di vita ed allegria, cercando di recuperare un po' di forze fino a quando un vento improvviso, furente tra le assi e contro i muri, s'insinuò fra le sue orecchie e dentro i suoi sogni, destandola. La Yùner spinse con un piede il suo compagno di stanza:

    "Oh, Gesilao... Gesilao... Ch'è l'hai chiuso il secchiaio ieri sera? Sento un gran pisciolio d'acqua"

    L'altro non fece una piega e solo la voce insonnolita si levò dalle coperte:

    "Via, Seras... è la solita storia. E' la sora Gisa dal pian di sopra: il sò marito l'è andato al bagno e lei l'ha fà piscià il figliolo fori dalla finestra" dette un colpo di tosse "Và a vede che un sia la buriana"

    "E va bene, Gesilao... andrò a vedere, andrò a vedere"

    Si alzò dal giaciglio con un brontolio, andando al piccolo balcone della stanza. Ciò che vide la lasciò più che sconvolta e l'ultima cosa che sentì Gesilao da dentro la stanza, prima di rimettersi a dormire, fu rumore d'acqua e Seras che esclamava uno sconcertato 'oh Dei, quanta roba gialla'.
    Seras si trovò trascinata via nella notte. Non affogò nell'improvviso maroso che aveva investito la Dominante, graziata da una porta divelta che galleggiava. Ciò che stava vedendo era qualcosa a cui non riusciva a dare un nome, ma insieme ad un liuto riuscì a comporre una canzone mentre veniva sballottata per la capitale:

    "Nuoti sommerso in un mare di cacca,
    non sai se d'uomo oppure di vacca.
    Non sai capire icché t'è successo,
    ti pare troppa per esser d'un cesso

    E mentre cerchi di restare a galla
    L'Umihy trabocca laggiù dalla calla,
    scorre veloce su scudi e blasoni
    al Mastro lava fremente i coglioni.

    Tutto d'un tratto ti trovi col clero
    ti par di sognare, ma invece l'è vero,
    quel mondo dorato di santi lassù
    lo tocchi con mano, lè sceso quaggiù.

    E via bordeggiando per mille stradine
    in quattro e quattr'otto sei fra palazzine
    fermati pallade, via, fermati adesso,
    lascia che l'acqua ti scorra un po' addosso.
    Attaccati a un palo, non fare i pazzo
    se tu un'ciai l'palo, attaccati al ....

    Ma la corrente la ti porta via
    fin nei giardini della signoria,
    là dove dame vanno a cavallo
    al ché tu t'attacchi ai l'illeri lallo.

    Mortificato per questa gran lagna
    cerchi rifugio dove l'acqua non bagna
    dove la Yùner fa becco Martino
    gli soffia la moglie e lo lascia lì chino.

    Non hai più salvezza, non hai più speranza
    ovunque c'è cacca in frenetica danza
    e trascinato dall'onda feroce
    giungi stremato alla porta del Doge.

    Enchan di Sirrah, comandante divino,
    mira sdegnato l'immane casino:
    'o aliothiani m'avete stancato,
    prendete la merda che dio v'ha mandato'
    "



    E mentre la Yùner fissava negli occhi l'anziano Galzani, rabbioso sulle scale della Residenza del Doge, riuscì a mormorare un'unica bassa strofa, poco prima di venir centrata da una mazzata:

    "Pensavo, in rima, di essere in gloria
    Ed infine invece l'ho presa in meloria"



    Fu buio e dolore. Acuto e caldo, fra gli occhi, in un punto dannatamente strano. Pensava sarebbe morta ed invece si trovava a provare dolore e sentire odore di... cavoletti bolliti? La morte poteva veramente puzzare così tanto? Non poteva essere. Doveva essere ancora viva, dopotutto, e s'arrischiò ad aprire un occhio: sopra di lei il piede di Gesilao l'aveva centrata in piena fronte, strappandola da forse uno dei sogni più belli che avesse mai fatto in vita sua. Scostò malamente il piede del compagno di stanza, che rispose al gesto con un grugnito, e si portò sul piccolo balcone della stanza: sotto di lei la città ancora fremeva per i festeggiamenti di quello strano Capodanno, ignara del sogno della Yùner che canticchiava ricordandolo con allegria.




    Rivisitazione della MERAVIGLIOSA 'L'alluvione' di Riccardo Marasco
     
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