[Contest] Psicosi di un Male Reale

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    Nell'Ignoto

    Questo episodio della mia vita si colloca successivamente alla risoluzione del caso sulla depressione ereditaria avvenuta recentemente all'interno dell'abitazione Helor. Si ritiene doveroso fornire nuovamente una spiegazione sul significato di tale problema. Il caso di depressione ereditaria si manifesta in seguito ad un forte senso di colpa. Tale consapevolezza dà origine ad un demone in grado di penetrare nella mente degli individui che hanno forti legami con il defunto - causa primaria del sentimento di colpa -, solitamente il più stretto.

    I soggetti che ospitano il demone perdono gradualmente la capacità di controllare la propria mente e il proprio corpo. Le loro emozioni vengono alterate e portate all'estremo a seconda del carattere dell'individuo. Nonostante si tratti in primo luogo di una condizione mentale, sono proprio gli effetti dell'Ignoto a portare conseguenze totalmente reali. Prima di proseguire, è necessario aprire una parentesi sul concetto di Ignoto. Le acque della vasca da bagno mi permettono di concentrarmi, di liberare la mia mente e sprofondare all'interno di una delle dimensione più pericolose.

    La Dimensione dell'Ignoto è un luogo puramente surreale dove domina tutto ciò che ha a che fare con la mente e l'inconscio. Attraverso essa è possibile scoprire Frammenti di Verità che possono manifestarsi in molti modi, come ad esempio con le Visioni di Futuri Passati o Dimenticati, ovvero immagini di avvenimenti che nella realtà non sono mai accaduti, ma percepiti come ricordi un tempo sfumati. La soggettività di ognuno cambia radicalmente il modo di osservare questo luogo. E spesso è proprio il significato dietro al modo di vedere le verità detenute che identifica il tipo di persona. Come ragiona, come guarda, come pensa.

    Emerse dalle acque di un piccolo bacino d'acqua. Alison allungò un braccio verso la riva rocciosa. Una volta uscita dal laghetto si prese un momento per osservarsi intorno. Non vi erano dubbi: si trovava all'interno di una grotta. Poggiò la mano sulla parete formata dall'irregolarità delle pietre. Dietro di lei non vi era alcuna strada, non riusciva a capire da dove provenisse l'illuminazione giacché di fronte a lei non era in grado di scrutare oltre l'abisso che la fissava.

    Adam Helor è la prima vittima di questo demone. Il soggetto ha dimostrato una grande forza di volontà e ha manifestato gli effetti della depressione per mezzo di sentimenti repulsivi nei miei confronti. Mio padre ha saputo trarre dalla sua debolezza un punto di forza. Ha cercato di allontanarmi con la sua apatia, con il suo silenzio.. con il suo disprezzo. Al tempo non ho saputo leggere oltre. Ho assorbito il suo carattere e ora più che mai faccio tesoro del piacere della solitudine. Non ho la certezza piena e tuttora mi chiedo se non abbia provato vero odio nei miei confronti. Dopotutto sono la causa della morte della sua compagna.

    Sono queste sensazioni, questi dubbi, ad alimentare i demoni che noi stessi creiamo. Quando ho cominciato a sospettarne l'esistenza - in seguito a studi approfonditi - ho deciso di andarmene, di abbandonare tutto e tutti. In realtà ero spinta anche dal fragile legame con mio padre. Si stava sfaldando, come il tempo della mia dipendenza da lui. La seconda vittima è il Maggiordomo Claudius. La vendetta lo ha consumato e ho potuto vedere per la prima volta la degenerazione fisica causata dal demone. Non sono certa se l'età possa essere un fattore, poiché la stessa sorte stava per avvenire alla terza vittima: Serene.

    La figura che ha sostituito mia madre. Colei che ha colmato la forte assenza, non è stata capace di riempire il mio vuoto causato dall'impatto con la realtà omicida. Che sia proprio il delitto a permettere alcune figure di attraversare i confini della realtà? Ho varie ipotesi a riguardo, ma non credo sia il momento di deragliare in modo così improvviso su ciò di cui non ho certezza alcuna sostenuta da basi altrettanto deboli composte da concetti e congetture povere. Fortunatamente ho impedito che Serene manifestasse alcun sintomo. La vicenda si è conclusa tristemente con l'ultima vittima: Alison Helor.

    Mi chiamo Alison, Alison Helor. E sono una Indagatrice dell'Ignoto.

    Mormorò per testare eventuali alterazioni della sua coscienza. Guardò un'ultima volta le acque da cui era giunta chiedendosi come mai era finita lì dalla sua vasca da bagno. Che cosa doveva cercare? In quale parte del suo inconscio si era addentrata? Proseguì forte nel passo, ma in parte intimidita dal buio che imperversava la grotta. Non riusciva a vedere a più di due metri da lei, come se ci fosse una piccola lampada sopra la sua testa ad accompagnarla in ogni momento.

    Nulla di cui temere, tutto ciò che stava osservando era solo il prodotto delle immagini create dal suo inconscio. Era un po' come dire che si trovava nella sua realtà. Ed è solo andando avanti che poco a poco tutto diventa più chiaro. La sua realizzazione era in proporzione a quanto poteva vedere lontano. Una bambina le si palesò. Capelli biondi e sporchi, una veste bianca e logora. Si ricordava di lei, l'aveva incontrata alla Tenuta Helor.

    Sei venuta a uccidere la mia mamma?

    Udendo quelle parole, la donna ricordò per quale ragione aveva scelto di compiere un altro viaggio. Era venuta per uccidere sua madre. O meglio.. la concezione che il suo inconscio influenzato dal demone aveva generato. Era venuta per uccidere la mamma di quella bambina, dall'aspetto e dalla voce non poco familiari. Un occhio attento poteva scorgere la sua reale natura. L'autoconvinzione, il rifiuto della verità. Appariva ingenua, come una bambina. Come era stata lei molti anni prima.

    Quello è solo un mostro che voglio rimuovere dal mio inconscio.

    L'aveva già vista una volta, sempre nella Tenuta Helor. L'aveva attaccata, avvertita, impressionata. Condizionata con la sua presenza portandola sotto un mare di sangue. Quella volta non era da sola, vi era anche Lady Annisia, la sua professoressa ai tempi di studio. Stavolta - per la prima volta - era da sola. Non poteva chiedere l'aiuto di nessuno e non doveva, altrimenti non avrebbe raggiunto l'obiettivo prefissato. Alcuni problemi non si risolvono andando via o cercando sostegno.

    Sei tu il mostro!

    Dovrei rimanere sorpresa eppure la mia interdizione è motivata dalla mia debolezza sociale. Cosa dovrei dirle esattamente? Dopotutto oramai mi è chiaro che quella giovane non è altro che una rappresentazione della mia stupidità. Le sue parole non mi sfiorano minimamente, la mia indifferenza è la risposta al suo ennesimo tentativo di fuorviare i miei pensieri. Punta chiaramente a ciò che potrebbe farmi abbassare la guardia: sensi di colpa, emozioni. Tutto ciò che vorrei cancellare. Da tutto ciò cui vorrei ripulirmi. La sorpasso e proseguo il mio cammino alla ricerca degli orrori che ho costruito indirettamente. Non lo faccio solo per uscire da questa pazzia, bensì per rispetto di mia madre.

    Mostro!

    Insiste per buoni minuti in questo apparente eterno cammino. Poi realizzo che qui tutto accade per una ragione. Ogni azione, reazione o aspetto ha un significato ben preciso. L'importante è trovare la chiave e comprendere il meccanismo, ma sopratutto.. scoprire quali sono le bugie. Con un movimento improvviso, mi chino sulla bambina e afferro le sue spalle con entrambe le mani. Non voglio che mi scappi. La osservo in volto, ammiro le sue spensierate pupille interamente bianche. Cieca, incapace di vedere la verità. O meglio, può vedere solo ciò in cui vuole credere. Così ero anch'io, senza rendermene conto, mentre incolpavo me stessa per la morte di mia madre e la fine dei rapporti con mio padre.

    Hai ucciso la tua mamma?

    Con una serietà disarmante, Alison le pose una domanda inaspettata. Allo stesso modo, la reazione che ricevette fu altrettanto incredibile. Un quesito che derivava da un profondo sospetto, giacché quando la incontrò la prima volta alla Tenuta di famiglia, lei era stata già incolpata di aver ucciso sua madre. Quel giorno credeva si riferisse alla sua colpa di nascita. Ora invece barcollò nella confusione, assalita da un nuovo dubbio. Che fosse stata solo una visione condivisa con Lady Annisia? La piccola ne approfittò e si sbracciò dalla presa mostrando un sorriso e un ghigno inquietante.

    No, ho ucciso la tua. Mamma, aiuto!

    Cominciò a correre, mentre l'istinto di Alison le suggeriva di afferrarla nuovamente. Senza successo, si spinse con la mano a terra per cominciare l'inseguimento, prima ch'ella potesse uscire dal suo ridotto campo visivo. Come un segugio, si appellava a ogni senso a disposizione seguendo le tracce di sangue lasciate dai piedi nudi della giovane. Si tagliavano ad ogni saltello seguendo un percorso articolato e infinito. Una parte dell'indagatrice riteneva di stare per finire in una trappola, d'altra parte non aveva scelta se voleva andare a fondo di questo suo caso. Ciò che le rimaneva era capire la differenza tra tutto ciò che aveva visto sinora, tra le visioni esterne, la realtà e quello che stava vivendo in quel momento.

    Inutile, l'ho persa di vista. Rallento, mi accascio sia per la stanchezza sia perché cominciò ad accusare della gravità di questo mondo. Il mio stato d'animo, i miei pensieri influenzano inconsapevolmente la struttura di questo sistema surreale. Corro contro il tempo cercando di uscire da questo inferno e sperando di potermi svegliare un giorno e credere che tutto questo non sia altro che un semplice incubo. Sono la protagonista di una storia orrifica. La mia natura, però, mi impedisce di gettare la spugna poiché se ancora non ho lasciato questo luogo devo avere le mie ragioni. E so benissimo quali sono: cercare la verità.

    Mi rialzo mentre ricapitolo ciò che ho visto e udito. Alcuni demoni utilizzano immagini e simboli per comunicare. Mi è chiaro il suo tentativo di dominare la mia mente, eppure ritengo che non si sia aspettato di trovarmi qui, a casa sua. O meglio, dove ha scelto di stabilirsi. Non devo né dimenticare né affermare che questo mondo non è mio. Prima o poi i miei piedi calpestano sempre la pista giusta. Devo accettare quello che è successo con convinzione e distruggere tutte le menzogne che infettano il mio inconscio. Se non troverò io quella cosa, sarà lei a trovare me. Per la seconda volta.

    Le tenebre intorno ad Alison si dissiparono permettendole di vedere meglio intorno a lei. Poco più avanti vi era una porta in una parete. Alison rimase immobile e attenta, aspettandosi il peggio. L'anta si aprì lentamente e un fumo nero fuoriuscì lentamente. Assottigliò lo sguardo notando come il gas venisse tagliato in maniera innaturale. Boccheggiò comprendendo ciò che stava succedendo. Troppo tardi per reagire, ma altrettanto fortunata. Qualcosa di violento colpì la parte della grotta al suo fianco, mancandola per un soffio.

    Era invisibile. La porta si spalancò in seguito a rumori ignoti. Una voce irriconoscibile che recitava parole incomplete e mescolate tra di loro. Alison si voltò, una forte inspirazione e si armò di tenacia e determinazione per riprendere la corsa, stavolta dettata dalla fuga. Non sapeva dove stava andando, perché tutto era cambiato - i vividi e indelebili ricordi non corrispondevano a ciò che stava vedendo attualmente - manipolato dalla mutevole prospettiva di un mondo dominato da una creatura non reale.

    Vado per tentativi. Non conosco le regole qui e non so esattamente come devo procedere. Quel che so è che ho acquisito questo particolare dono. La mia professione si limitava agli effetti che l'Ignoto aveva nel mondo reale. Tutto è cambiato da quando ho cominciato a sviluppare queste capacità. In questo momento, ritengo che affrontare questo orrore che mi perseguita possa essere il processo risolutivo per alleviare la depressione che mi schiaccia e condiziona la mia vita. Devo abbandonare le convinzioni che mi danneggiano. Tossiche, inutili. Occupano spazio e annebbiano la mia capacità di giudizio. Il dubbio è il peggior nemico.

    Tutto ciò è nato dal mio senso di colpa. Eppure non basta semplicemente dire ad alta voce che va tutto bene, che si accetta il passato immutabile. Quando sarò riuscita a vincere la mia battaglia, mi sentirò una persona diversa. Tutti noi abbiamo delle battaglia da affrontare. A volte crediamo di aver vinto, a volte riteniamo di dover seguire strategie particolari. Tutto per l'autoconservazione, per non togliersi la vita. Mi ritrovo di fronte ad un vicolo cieco. Poggio le mani sulla roccia e mi convinco che è giunto il momento di impormi con la mia volontà. Ma la Alison che impersono qui e fuori.. non sono così uguali.

    Quando uscirò di qui, avrò in memoria solo dei frammenti. Pensarlo è così ambiguo, poiché non ho posso dimenticare nulla. Nemmeno il più piccolo dettaglio, la più insignificante informazione. Tuttavia questo è il mio inconscio, una parte che normalmente non è possibile raggiungere. Che io stia per oltrepassare qualcosa di impossibile? I miei occhi lilla scintillano in un viola più scuro e luminoso, contornato da timidi riflessi bluastri. Vedo chiaramente i tentacoli scuri materializzarsi. Nulla sfugge più alla mia vista. Porto una mano sul cappello e mi preparo all'inevitabile impatto. Non posso fare nulla per evitarlo. Nonostante ciò, non provo un briciolo di paura.

    I tentacoli si ritirarono dalla figura ammantata della giovane Alison. Ondeggiavano con pazienza nell'aria. Qualcosa di diverso era accaduto sul corpo dell'indagatrice. Un'ala, formata da pelle, carne e muscoli dal colore altrettanto scuro - indiscutibilmente putrido e marcescente - ne aveva protetto il volto e il corpo. Due corna avevano forato il suo cappello caratteristico e le sue mani avevano unghie più lunghe. Quell'aspetto era frutto del contagio, dell'influenza con il demone. Una forma che apparentemente solo nell'ignoto poteva adottare.

    Percepisco una forza sovrumana risiedere in ogni fibra del mio essere. Riesco a scorgere ciò che non dovrei vedere. Sento come se avessi l'attrezzatura adatta per portare rimedio ai problemi che albergano nell'inconscio, nell'Ignoto. Tutto questo non è reale, ma fino a che punto l'Ignoto influenza la realtà? Cosa sto per diventare? Sto perdendo la mia umanità? Sto combattendo la mia malattia con ciò che mi ha cambiata. Avanzo verso quel mostro, i miei piedi non toccato terra, mentre le ali sulla mia schiena sbattono con naturalezza. Le controllo come il mio respiro, come se le avessi avute da sempre.

    Distruggerti mi porterà di nuovo la pace.

    Questa non sono io - forse non ancora - bensì semplicemente quello che accidentalmente ho generato di me. Così come quella bambina.. quel mostro.. non sono altro che rappresentazioni. Concetti, idee, convinzioni errate che devo eradicare. E quando ci riuscirò, non sarò più oppressa dai sensi di colpa. Per mia madre, per mio padre, per Claudius, per Serene. Per me stessa.

    Alison!

    Una voce chiara e distinta, come una luce potente potrebbe perforare ogni forma di oscurità - lei compresa. Il timbro di suo padre, Adam, che da troppo tempo non udiva e giurerebbe di stare per dimenticarlo - seppur impossibile - echeggio intorno a lei. Mentre volteggiava evitando ognuna di quelle protuberanze caotiche, rapide e imprevedibili. Volevo raggiungere la porta. E più si avvicinava, più le minacce intorno a lei parevano ritrarsi allo stesso modo. Fuggiva da lei per nascondersi di nuovo dietro a quella porta. La voleva aprire, spalancare, distruggere ora come non mai.

    Padre..? Padre?!

    Non lo vedo da nessuna parte. Che si trovi dietro la porta? Ed è proprio quando sto per sfiorarla con le dita nel mio disperato allungo che qualcosa interrompe la mia corsa. Una catena è cinta intorno alla mia vita. Non capisco cosa significa. La porta dinnanzi a me si spalanca una seconda volta. Il rigetto, il rifiuto dell'abominio. Una miriade di tentacoli emerge riempiendo ogni dove, mi sento circondata, senza alcuna via di fuga. Allorché tiro istintivamente l'insieme di anelli di metallo. Come un'ancora, mi trascina via a forza ad una velocità impressionante. Sollevo il capo per vedere dove mi sta conducendo. Un profondo respiro e riemergo nelle acque del bacino.


    Nella Realtà

    Riprendo conoscenza facendo uscire la testa dalla vasca. Non ho l'energia per alzarmi da lì. La mia mente è offuscata, non so bene cosa ho visto o cosa sia successo precisamente. Mi occorrono alcuni minuti per far funzionare ogni parte di me. Torno a fissare il vuoto della stanza mentre mi pervase una forte malinconia su mia madre. Vorrei piangere, per sfogare per l'ennesima volta il mio profondo rimorso. Ho distrutto la mia famiglia. Io, l'ultima degli Helor, sto per estinguermi sotto un peso che non riesco a sostenere. Porto nella realtà gli incubi che vorrei tenere rinchiusi. Sospiro e il mio sguardo cala sull'acqua ormai più che tiepida. Vedo il mio riflesso: un aspetto mostruoso mi fa sussultare dandomi la forza di sollevarmi e uscire dalla vasca. Esito, un po' tremante mentre mi tocco il viso. Con coraggio, guardo ancora una volta e.. nulla di strano, credo di essermi immaginata tutto. C'è qualcosa che non va in me e non credo sia semplice stress.

    Madre, perdonami..

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