[Contest] There once was a...

Valutazioni

Aeon
La scena si apre abbastanza bene, partendo dalla descrizione dei natali dell'eroe protagonista della vicenda, nonostante si voglia, a questo punto e praticamente solo in questo, come vedremo, concettualmente osare poco. Abbiamo una base precisa dal quale partire, che è Hederath, ed un registro linguistico che dà sì l'aria di voler essere alto e permeato di toni epici, ma la scelta di lasciare la genesi avvolta da una buona porzione di mistero, quando avrebbe avuto invece senso insistere sull'origine mitica dell'uomo (coerentemente con quanto poi dimostra), non convince appieno e restano più interrogativi che certezze. Dello stesso avviso è quasi tutta la scena narrata, dove si accavallano situazioni sempre più improbabili che mai arrivano davvero a convincere: siamo fra il divino e l'epico, il che sarebbe anche in linea con l'idea di leggenda, non fosse che questa esigenza di superare il limite non fa che rendere ogni azione di Alister sempre meno interessante. Per tutta la durata della storia sembra già scontato l'esito di qualsiasi impresa, che perde il gusto dell'epico per la troppa semplicità con la quale viene narrata. Non vi è, in tutto questo, una qualche evoluzione psicologica se non ad una fine, per l'eroe, impietosa. Enigmatico il fatto che il personaggio passi di fatto alla storia per una porzione di narrato infima rispetto a tutto il testo.
Registro linguistico alto, dicevamo: sembrerebbe, in verità, più un tentativo non particolarmente riuscito di narrazione che non una consapevole "arma" da usare per conquistare punti in forma o stile. Non convince quasi mai, perché troppa è la sensazione di "tentativo", aggravata anche da una sintassi spesso mancante o errori piuttosto diffusi. Diverse le critiche, poco il salvabile, che si concentra quasi tutto in una idea discreta, pur non originale, di base che tuttavia appare grossomodo rovinata da uno sviluppo non all'altezza.
Lo staff assegna quindi un premio monetario di 150 monete, e il terzo posto per Alister, Occhi di Sangue.

Mordreth
La storia è buona ed è sviluppata altrettanto bene, con coerenza e senza particolari esagerazioni. Questo, da un certo punto di vista, è tuttavia il primo grosso limite: il personaggio narrato, nonostante emerga chiaramente con la sua pur discreta caratterizzazione, ha l'aria di essere troppo ordinario. Alastor sembra condurre il proprio esercito come qualunque buon Re farebbe ed è un buon simbolo di integrità, ma non va davvero oltre questo. La scena narrata si presenta come l'epilogo di un grande uomo, un Re mitico che, tuttavia, poco di grande o di fantastico, all'interno della scena narrata, ha realmente fatto. Ciò va molto contro il senso del contest: da una parte il personaggio è troppo vicino alla memoria degli atlassiani per rientrare nella leggenda, dall'altra parte manca dei requisiti giusti per farlo. L'unico episodio straordinario all'interno della giocata, ad esempio (si accenna alle azioni di Logan), è anche liquidato con poco sforzo.
La prosa è omogenea, ma all'interno del post - soprattutto nella parte centrale - la qualità sembra scemare e molti sono gli errori (refusi, coniugazioni mancate e simili) che minano la scorrevolezza del testo fino all'arrivo in scena di Berenice.
Parliamo, in definitiva, di una scena che, se da background è sicuramente buona, va comunque molto contro l'assegno nel contest per quella che è l'attinenza alla stesso.
Lo staff assegna quindi un premio monetario di 300 monete, e il secondo posto per L'ultimo grifone.

chaotic beauty ~
La scena si apre immergendo da subito il lettore in un'atmosfera che ben si adatta allo scopo principe del contest. Questo particolare elemento permane, convincendo, all'interno di tutta la giocata e la non eccessiva verbosità della narrazione tramuta quella che poteva sì essere una scelta stilistica molto azzardata in un elemento determinante nella valutazione finale. Lo sviluppo della storia sembra coerente lungo tutto il testo e quelli che sono gli insegnamenti che qualsiasi buona favola dovrebbe dare sono snocciolati senza ombra, con semplicità: fin qui, molto bene. La prosa scorre quasi sempre bene e quei rari errori non compromettono mai la logicità della storia, che pure è abbastanza semplice o, quantomeno, nulla di eccezionale - particolare che forse non avrebbe neanche guastato, impreziosendo quella che è, tuttosommato, una storia di amore non corrisposto. Ciò che non convince del tutto è però l'assenza di elementi di spicco dell'ambientazione. Quella narrata è una favola, una buona favola, ma l'unico elemento capace di cantare Atlas è fondamentalmente Bài Chèn, che pure è la sola narratrice. Certo è adattabile, adattabilissima a molti contesti e ad Atlas stesso, ma manca quella fedeltà, quella conformità all'ambientazione che avrebbe avvicinato ulteriormente la storia narrata alla perfetta risposta per l'assegno.
Lo staff assegna quindi un premio monetario di 920 monete, e il primo posto per All'improvviso la terra sorride.